L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SOVRANISTA ISPIRA LA STRAGE: ATTACCO A DUE MOSCHEE IN NUOVA ZELANDA, 49 MORTI
ALL’OPERA UN COMMANDO DI SUPREMATISTI BIANCHI DI QUATTRO PERSONE, SUI CARICATORI DELLE ARMI ANCHE IL NOME DI LUCA TRAINI… COSA SUCCEDE QUANDO LE DEMOCRAZIE TOLLERANO GLI ISTIGATORI ALL’ODIO INVECE CHE ELIMINARLI CON UNA CORDA AL COLLO IN DIRETTA TV A RETI UNIFICATE
“Sentivo le urla strazianti dei tanti colpiti a morte. Sono rimasto immobile, pregando Dio di essere risparmiato. I killer hanno ucciso alla mia destra e alla mia sinistra. Poi si sono spostati nella stanza dove pregavano le donne e da lì sono arrivate altre urla che non riesco a dimenticare. Siamo fuggiti in massa, coperti di sangue…”.
E’ la drammatica testimonianza raccolta dalla Afp da uno dei sopravvissuti alla strage della moschea di Al Noor, una delle due colpite nella città neozelandese di Christchurch.
Un uomo che non vuole dire il suo nome: “Sono ancora terrorizzato”. Al Noor è una delle due moschee colpite ieri in Nuova Zelanda durante la preghiera del Venerdì da un commando di quattro persone guidate da un ventottenne australiano, Brenton Tarrant che nell’orribile live della strage si descrive come: “un normale uomo bianco”. Spiegando: “mi sono ispirato alla strage compiuta ad Utoya, in Norvegia, da Anders Breivik nel 2011. Voglio uccidere gli stranieri invasori”.
Gli attacchi sono avvenuti intorno alle 13.40 ora locale – l’1.40 del mattino in Italia – è il bilancio delle vittime è di almeno quarantanove morti. Tanto che la premier della Nuova Zelanda Jacinta Arden ha subito affermato in diretta televisiva: “E’ uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda. Siamo davanti a un atto di violenza senza precedenti”.
Il primo allarme è arrivato dalla moschea di Al Noor, dove c’erano almeno 300 persone raccolte nella preghiera del venerdì. I killer hanno prima attaccato la sezione maschile e poi si sono spostati nella sala preghiere femminile.
Poco dopo il secondo assalto alla moschea di Masjid nel sobborgo di Linwood. La dinamica del secondo attacco non è ancora chiara, ma comporterebbe delle auto cariche di esplosivi. A sparare invece sarebbe stato un commando formato da 3 uomini e una donna, che la polizia è successivamente riuscita a fermare. Ma si teme che ci siano altri complici, parte di una rete molto più larga.
“Il ritrovamento di esplosivi” ha detto il commissario di polizia neozelandese, Mike Bush, durante la prima concitata conferenza stampa “sottolinea la serietà dell’attacco”. Tanto più che nelle stesse ore il centro della città era pieno di giovani diretti alla loclale manifestazione per il clima degli studenti, che per ragioni di sicurezza è stata poi cancellata.
Fra gli scampati ci sono anche gli atleti della nazionale di cricket del Bangladesh che stavano aspettando dei compagni di squadra in ritardo in un parco, proprio per recarsi alla preghiera nella moschee sotto attacco. Sono riusciti a fuggire tutti illesi: ma il match di sabato con la nazionale neozelandese è stato comunque cancellato.
Non sembrano esserci dubbi sul fatto che matrice dell’attacco è il razzismo anti islamico.
Poco prima della strage sui social era infatti apparso un manifesto di 87 pagine “anti-immigrati e anti-musulmani” che è stato poi cancellato.
Secondo le prime ricostruzioni uno dei killer è di nazionalità australiana: lo ha confermato anche il premier di quel paese, Scott Morrison. Si tratta di un uomo bianco, tra i 30 e i 40 anni che indossava un’uniforme militare quando ha aperto il fuoco.
A rendere ancora più odioso l’episodio, è la comparsa, in un tweet postato da uno terrorirsti di una lista di eventi storici e di nomi di assassini di migranti scritti su alcuni caricatori di armi automatiche, dove compare anche quello dell’italiano Luca Traini, che nel 2018 tentò una strage di migranti a Macerata ferendo sei persone.
“Sono sconcertato” ha detto Giancarlo Giulianielli, il legale di Traini. “Sono certo che anche Luca condannerà la strage. Ha rivisto il suo gesto e lo ha stigmatizzato in pubblico”.
Il live della strage trasmesso su Facebook, subito ritirato dalla rete, sta purtroppo ancora circolando. Al punto che la polizia della Nuova Zelanda ha “esortato con forza” media e popolazione a non condividere quei 17 minuti di sangue girati e postati da uno dei killer.
Anche molti utenti hanno esortato i social a rimuovere le terribili immagini. E infatti si è subito mossa anche Facebook, con il portavoce locale, Mia Garlick, che poche ore dopo ha confermato che il video della strage è stato rimosso.
Per ragioni di sicurezza tutte le moschee del Paese sono state chiuse. Evacuate anche molte scuole.
“La polizia della Nuova Zelanda ci aveva allertato relativamente al video su Facebook poco dopo l’inizio dello streaming live e noi abbiamo velocemente rimosso sia il video e sia gli account Facebook e Instagram dell’attentatore”, ha precisato la Garlik.
(da agenzie)
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