LEGA PICCOLA, VOCE GROSSA: “LIBERATELI” O CI PENSA SALVINI
INSULTI E MINACCE, MA PER LA MAGISTRATURA L’ISTIGAZIONE A DELINQUERE NON ESISTE PIU’ NEL CODICE PENALE
“Avete risvegliato il Nord”. Umberto Bossi fotografa la reazione dei veneti all’arresto dei 24 secessionisti “bollati terroristi” avvenuto mercoledì.
Il vecchio senatùr torna a parlare in pubblico da un palco della Lega dopo oltre un anno.
Poche frasi in una Piazza dei signori a Verona.
Circa mille persone (passati i tempi della mobilitazione del nord), altrettante bandiere autonomiste, dell’Insubria, del Tibet e ma soprattutto della Repubblica di San Marco. Gli slogan: “secessione”, “libertà ” e “arrestateci tutti”.
C’è il governatore Luca Zaia, il sindaco Flavio Tosi, poi Matteo Salvini con il collega eurodeputato Mario Borghezio, senatori e deputati leghisti. Assente Roberto Maroni, nonostante sia l’altro governatore leghista in carica.
Ma pochi si accorgono della sua assenza.
Non c’è e si nota, invece, Gianluca Busato, ideatore di plebiscito.ue che ha realizzato il referendum online per l’indipendenza della Regione cui hanno partecipato oltre due milioni di persone.
Dati non accertati e forse virtualmente gonfiati. E il malessere di quello che era il motore economico dello Stato italiano è tangibile, lo spiega facilmente Zaia. “L’unica cosa che secondo Roma dobbiamo fare è pagare, pagare, pagare: 21 miliardi solo di tasse abbiamo mandato, in cambio vengono nelle nostre case all’alba ad arrestarci”.
Ma avverte Zaia: “Nessuno pensi che questa battaglia per l’indipendenza che non vedo l’ora di votare sia la battaglia di un partito. Niente di più sbagliato, è una battaglia di tutti, di un popolo che non ne può più ed esiste solo per pagare, basta stringere la cinghia”. Il Veneto, conclude, “è la periferia dell’impero e si è rotto le balle”.
Un gruppetto di no tav prova a fischiare, ma è accompagnato rapidamente lontano dalla piazza. Tra carri armati di cartapesta, manifesti “arrestateci tutti” e altri con fantasiosi paragoni in cui due degli incarcerati vengono accostati a Nelson Mandela e Martin Luther King, o gli insulti alla “Italia di merda”, ci sono anche molte famiglie con bambini.
Che nulla hanno a che vedere con la Lega. Veneti arrivati “per curiosità ”, dice Mario R.. “Di cosa? Cerchiamo una speranza. Non si vive più, venga a fare un giro nella provincia di Belluno, è tutto morto, ammazzato dalla crisi”.
E l’indipendenza, dice, “io non credo si farà mai ma di sicuro non si può stare più zitti, non ci fanno neanche più votare”.
Al netto del folklorismo (leghista e non) di protesta contro gli arresti (salami con inciso Tnt sopra per trasformarli in dinamite, alcuni vestiti da detenuti, cappelli di cartone a forma di tank), che garantisce qualche sorriso, tornano i toni del celodurismo bossiano che ha fatto la fortuna della Lega e che era stato messo in soffitta.
E Salvini si mostra a pieno agio nei panni delle origini. I fucili di Bossi, dice, non ci sono più. “Siamo contro ogni tipo di violenza”. Porta i figli di alcuni dei secessionisti veneti sul palco con lui. “Dobbiamo far tornare i loro papà a casa”, esordisce. “Se non li liberano subito andiamo noi nelle galere dove li tengono, con loro hanno arrestato tutti noi. Scandisce anche una sorta di ultimatum: “O tornano a casa entro la settimana o ci ritroviamo tutti nelle carceri che lo stato spalanca per far uscire i pedofili, i criminali veri per metterci lavoratori e gente onesta che esprime le proprie idee”. A
ncora: “Devono capirla che così non funziona più, noi siamo bravi e buoni, ma il conto lo presenteremo a chi di dovere, presto”.
A chi gli ricorda che nei Palazzi di “Roma ladrona” si sono accomodati anche loro, Salvini risponde facendo spallucce e garantendo che la sua è una Lega nuova.
Prossimo appuntamento lanciato da Salvini è per il 25 aprile, “il giorno della Liberazione saremo in tutte le piazze dei Comuni del Veneto a ricordare che qualcuno è stato arrestato nel 2014 per le proprie idee”; poi ai primi di Maggio il ritorno a Pontida. Il sacro prato leghista.
Dove, ovviamente, i protagonisti saranno i secessionisti arrestati e nel frattempo liberati.
E qualche trattore travestito da carro armato.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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