MAREA NERA, DUE ORE DI RITARDO NEL DARE L’ALLARME
600.000 LITRI DI GREGGIO FINITI NEL POLCEVERA: “DISASTRO AMBIENTALE COLPOSO”
Tamponata l’emergenza, ora si lavora alla ricostruzione degli eventi che hanno portato al maxi sversamento di petrolio nel torrente Polcevera e nei suoi affluenti.
Il pm Alberto Landolfi ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato più grave possibile, disastro ambientale colposo, per cui sono previste pene fino a dieci anni di carcere.
E ha posto alla squadra giudiziaria dei vigili del fuoco e di Arpal una serie di quesiti. Buona parte dell’inchiesta giudiziaria si gioca su due punti: la manutenzione dell’impianto Iplom e i tempi in cui l’azienda è intervenuta per arginare la fuoriuscita di petrolio.
Una verifica ulteriore riguarda anche la segnalazione dei comitati di residenti, per capire se una frana collegata ai lavori dei cantieri del Terzo Valico abbia influito sul guasto alle tubazioni.
In un primo tempo la Procura sembrava intenzionata a procedere per inquinamento ambientale colposo, ma il sopralluogo effettuato nella notte di domenica ha convinto il magistrato a iscrivere il fascicolo partendo dalla condotta più grave.
L’eventualità di un sabotaggio è stata esclusa da subito, anche perchè l’oleodotto correva sotto terra.
A questo punto si tratta di chiarire le cause dell’incidente e i tempi di intervento: «La rottura è stato un evento improvviso e inaspettato – spiegano fonti dell’azienda – in questo momento stiamo lavorando per capire cosa possa averla provocata».
Di certo per ora c’è che l’impatto della fuoriuscita è imponente.
Le prime stime dei vigili del fuoco parlano di 600.000 litri di greggio finito nelle acque .
Parte della massa oleosa ha oltrepassato le barriere installate dai pompieri alla foce del Polcevera e ha raggiunto il mare, ma una buona parte del danno è stata circoscritta al greto del torrente: «Abbiamo evitato una catastrofe – dice senza mezzi termini il comandante provinciale dei pompieri Antonio La Malfa – ancor prima di aver notizie certe, abbiamo deciso di posizionare sul tratto terminale del Polcevera “panne” e ruspe. Sono grato del lavoro svolto dai miei uomini, che hanno operato senza sosta».
Decisivo, per le indagini, l’accertamento della cronologia degli eventi.
Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione del tubo viene sentita da alcuni residenti già intorno alle 19.
Nella mezz’ora si susseguono le chiamate alla centrale operativa dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Nel frattempo al porto petroli i sensori indicano un forte calo di pressione, che porta i responsabili a interrompere il rifornimento, effettuato dalla nave battente bandiera maltese “Sea Dance”.
Il vero interrogativo riguarda quello che è accaduto dopo.
I comitati spontanei di residenti lamentano forti ritardi da parte dei tecnici Iplom nell’intervento: «C’è un vuoto di almeno due ore».
L’azienda sul punto ha una diversa versione dei fatti: «Già a 20-25 minuti dall’allarme, i nostri tecnici sono intervenuti per isolare il punto esatto del danneggiamento e chiudere le valvole dell’oleodotto, una manovra che poteva essere effettuata solo manualmente, in condizioni complesse, per via dell’ora».
Ora saranno gli accertamenti dei magistrati a stabilire la verità .
(da “il Secolo XIX”)
Leave a Reply