“NOI TUTTA LA NOTTE NELLA MELMA CONTRO LA MAREA NERA”: I VIGILI DEL FUOCO NELL’INFERNO DEL GREGGIO DEL POLCEVERA
SOLO IL LORO GRANDE SACRIFICIO HA LIMITATO LA CATASTROFE AMBIENTALE: “ABBIAMO CHIESTO LO SCHIUMOGENO A IPLOM, LO STAVAMO FINENDO, CI HANNO MESSO TROPPO TEMPO A FORNIRCELO”
Il fiume va bloccato. È nero, viscido, oleoso. Puzza di gas che prende alla gola, bolle in superficie, schiuma negli angoli.
Si insinua nel letto quasi secco del torrente come un serpente.
«Se quello schifo arriva in mare, è un disastro». Lo pensano tutti, nella sera tiepida di primavera rovinata dall’olezzo immondo che si diffonde tra i palazzi di Borzoli e poi più giù sino al ponte di Cornigliano, dove il letto si allarga e c’è più acqua.
C’è chi non si limita a pensarlo, ma lo fa. Ferma il fiume nero e salva il mare.
L’intervento
Trenta vigili del fuoco, presenti per caso, perchè alle otto di sera c’è il cambio del turno, sia nella centrale di San Benigno che nel distaccamento di Bolzaneto. Ma questa volta no: l’emergenza è grossa.
«Nessuno ce lo ha chiesto, purtroppo è la prassi perchè gli organici sono sempre più risicati. In teoria dovresti aspettare che ci sia lo stato di calamità per essere chiamato in straordinario. Ovviamente nessuno molla i colleghi. Ma per fortuna che ieri non c’è stato un incendio a Genova, sennò eravamo scoperti», racconta Davide Palini, uno di loro, che è anche sindacalista della Usb.
Si muove per primo il nucleo Nbcr, specializzato per le emergenze di questo tipo.
Una squadra va sul luogo della perdita, un’altra comincia i monitoraggi per rilevare la presenza di acido solfidrico nell’aria, con gli “esplosimetri”.
«Purtroppo alcuni sensori non funzionano, i rilevatori andrebbero rinnovati», attacca Palini. In zona arrivano quattro ambulanze che aiutano a chiudere al traffico via Borzoli e a rassicurare gli abitanti che sentono la puzza dai balconi.
La schiuma e la paura
Il livello del Polcevera è basso e l’acqua scorre lenta: si agisce prima sui due affluenti. Sul Pianego e sul Fegino viene gettata una grande quantità di schiuma per evitare che possa infiammarsi il greggio.
Intanto, una squadra di pompieri si posiziona all’altezza del ponte di Cornigliano e un’altra piazza le “panne” assorbenti nel torrente con l’aiuto di tecnici Iplom e dell’azienda Servizi ecologici.
Gli stivali affondano nella ghiaia e l’olezzo è forte.
«Abbiamo usato tutte quelle che avevamo in dotazione, mentre ne chiedevamo altre all’azienda. Sembravano non bastare mai», spiega il pompiere.
Più a valle, si mettono in moto le ruspe, mentre i rimorchiatori e le motovedette della Capitaneria di Porto iniziano a pattugliare la foce del Polcevera.
Quando ormai è calata la notte, vengono alzate delle specie di mini-dighe, terrapieni verso i quali i vigili del fuoco convogliano l’acqua più sporca. La fase più acuta dell’emergenza termina intorno all’una di notte. Il mare, per ora, è salvo.
Poche ore di sonno, poi ancora sul torrente per fermare la “marea nera” sul Fegino e dare il cambio ai colleghi.
Il lavoro dei vigili del fuoco prosegue costante per tutta la notte. Le bolle di schiuma si alzano a intervalli regolari, come soffiati in una vasca da bagno.
Spruzzi posati dal vento sui davanzali delle finestre, mentre le pompe continuano a sparare acqua e materiale schiumogeno. «Non è ancora finita, anche se l’odore si sente molto meno della notte scorsa. Ma non è ancora finita», ripetono i vigili del fuoco parlando e scambiandosi sguardi consapevoli con gli abitanti del quartiere.
Il racconto
Negli occhi ancora le difficoltà dell’intervento di domenica sera. «Nelle prime ore sul posto abbiamo chiesto lo schiumogeno a Iplom, lo stavamo finendo, ma prima di fornircelo o di intervenire ci hanno messo un sacco di tempo, troppo per una situazione simile», raccontano.
Le protezioni al naso, le maschere a coprire narici e occhi, sembrano guerrieri di qualche scenario post-bomba. Pronti a scendere nel torrente per combattere un nemico che è tutto tranne che invisibile.
Le esalazioni si riducono grazie al getto continuo di schiuma e al passaggio della marea nera verso mare, in gran parte bloccata sul Polcevera all’altezza del deposito Ikea mentre il sole illumina il letto del torrente.
Dei pesci, nemmeno più l’ombra. Pochissima acqua macchiata da chiazze oleose, il terreno ormai nero.
«Qui per bonificare tutto servirà un tempo infinito», confidano parlando tra loro alcuni vigili del fuoco, pronti ad aiutare un terzo a scendere per dare una spruzzata di liquido.
L’ennesima di questa lotta che sembra non finire mai.
(da “il Secolo XIX”)
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