NEL CORRIDOIO DEI PASSI PERDUTI GLI ONOREVOLI TEMONO IL VOTO ANTICIPATO
NEL PALAZZO ALEGGIA IL FANTASMA DEL VOTO: “RENZI PUNTA A SFORARE IL 3% E ANDARE A VOTARE A PRIMAVERA”
Uno spettro si aggira per il Parlamento, lo spettro del voto anticipato.
Francesco Boccia, uno che di leggi di stabilità ne ha lette a centinaia, va dritto al punto: “Se il paese, così come accaduto negli ultimi dieci anni, non vedesse rispettare le previsioni di crescita indicate nella legge di stabilità , non vedo altre strade alternative alla rottura con Bruxelles. E quindi in Italia il voto per evitare la troika”.
Nel day after della presentazione della legge di stabilità , è lo scenario di un voto in primavera al centro dei conciliaboli tra deputati e senatori: “Diciamo — sostiene Stefano Fassina – che con questa impostazione Renzi costruisce le condizioni per”.
Sono soprattutto i ghostbusters antirenziani ad afferrare il fantasma del voto.
Le “condizioni per” di cui parla Fassina si possono così riassumere: Renzi fa una finanziaria espansiva, che agisce a sinistra con l’Irpef a destra con l’Irap, dicendo agli imprenditori “con questi sgravi non avete più alibi per assumere”, ma tutto l’impianto poggia su una previsione di crescita dello 0,6.
Poichè è difficile raggiungere lo 0,6, e quindi non sforare il tre per cento tra deficit e Pil, a febbraio, sul tavolo della nuova commissione, ci sarà il “caso Italia”.
E per piegare Bruxelles Renzi potrebbe fare della legge di stabilità il programma su cui chiedere il consenso agli italiani, andando al voto. Perchè non c’è dubbio che è un programma forte: “Sicuramente — prosegue Boccia — intercetta il consenso delle grandi e delle medie imprese, meno delle piccole”.
C’è di più. Il provvedimento su cui Renzi si gioca tutto arriva dopo settimane di guerriglia a bassa intensità tra palazzo Chigi e il Parlamento.
La fiducia sull’articolo 18 per sfidare la sua maggioranza, poi i voti a palazzo Madama su cui la maggioranza ha raggiunto il suo punto più basso, con 161 voti sulla nota di aggiornamento al Def e 164 sul decreto per gli stadi. Segnali di allarme, cui aggiungere la fronda permanente sulla Consulta letta a palazzo Chigi come una fronda al Patto del Nazareno. Renzi da un lato, insofferente verso il Parlamento. Il Parlamento dall’altro, insofferente verso Renzi.
Cala su questo scenario una legge di stabilità letta innanzitutto come una grande operazione politica. Per capire i punti su cui miete consenso, basta ascoltare le parole di Laura Ravetto, una che ad Arcore è di casa, verso alcuni parlamentari fittiani: “Voi non avete capito che a fare opposizione si fa un favore a Renzi che vuole una scusa per andare a votare. Se decidessi io, questa legge la voterei. Lo so che sulle coperture bisogna ancora vedere. Ma non vorrei che votandogli contro lo esonerassimo dal trovare le coperture nel 2015 e consentirgli di portare al voto anticipato con una legge che fa contenti tutti”.
E, soprattutto, che prosciuga l’elettorato di Forza Italia.
Gli ultimi sondaggi arrivati ad Arcore sono davvero da brivido.
Alle regionali del prossimo anno non c’è una sola regione in cui il centrodestra risulta competitivo. Al momento è “otto a zero” per il Pd.
Sarebbe un traino formidabile se Renzi trasformasse quel giorno in un election day, regionali e politiche.
Il dato di Forza Italia poi, è ancora più da brivido. Prima della presentazione della legge di stabilità Forza Italia è andata per la prima volta sotto il 14 per cento.
E ancora non c’era la manovra sull’abbattimento dell’Irap, una vera calamita per i voti di Forza Italia che chiamava quella tassa “Imposta rapina”: “Beh — dice Nunzia De Girolamo, capogruppo di Ncd — se la legge di stabilità fosse l’indice di un programma elettorale sarebbe il programma del Pdl del 2008. È un’Opa su Forza Italia”.
Già , un’Opa. Lanciata a destra. Ma anche a sinistra. Per questo, pure tra i critici, i toni sono molto costruttivi: “Io — dice Boccia — tifo affinchè sia davvero una manovra espansiva, perchè il paese ne ha bisogno. Ma una cosa deve essere chiara: per uscire dalla deflazione serve uno shock e per lo shock servono soldi. E sui tagli voglio capire meglio se siamo di fronte a una riqualificazione della spesa o di fronte a tagli lineari”.
Sulla scia di questo ragionamento arriviamo all’incognita più grande.
Tra Renzi e il voto, ammesso che sia questo il vero obiettivo del premier, c’è l’istinto di conservazione di questi gruppi parlamentari.
Gruppi che saranno chiamati a gestire la successione di Napolitano, ormai prossima. Nel senso che è opinione diffusa che il capo dello Stato avrebbe intenzione di mollare all’inizio del prossimo anno, una volta approvata la legge elettorale.
Legge elettorale, al momento ferma. Ma cui da ambienti informati trapela un’importante indiscrezione.
E cioè che sarebbe pronto, se lo stallo si prolungasse, un emendamento per far valere l’Italicum anche al Senato. Per i ghostbusters è un’altra precondizione per arrivare al voto.
(da “Huffingtonpost”)
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