NELLA LEGA MARONI CONTROLLA ORMAI LA LOMBARDIA, IL CERCHIO MAGICO CERCA DI BLOCCARE TOSI E FAR CANDIDARE SINDACI I PARLAMENTARI MARONIANI
E’ SEMPRE GUERRA INTERNA NEL CARROCCIO, I MARONIANI PREVALGONO NEI NUMERI INTERNI MA MANCA UNA STRATEGIA E UN CAPO CREDIBILE… E I RISULTATI ELETTORALI POTREBBERO DETERMINARE NUOVI EQUILIBRI INTERNI
Nel Carroccio è ancora guerra aperta tra bossiani e maroniani e non rientra lo scontro sulla lista civica di Tosi.
Dal partito di Arcore, intanto, continuano i tentativi di dialogo in vista delle prossime amministrative ma dal fortino di via Bellerio la chiusura rimane totale “Ce ne faremo una ragione, siamo convinti che i cittadini ci ripagheranno e puniranno la Lega”, stuzzica Maurizio Lupi.
“Berlusconi mi fa pena” è l’affettuosità più recente di Umberto Bossi nei confronti dell’ex alleato.
Che gentilmente ricambia a mezzo stampa, dedicando la prima pagina de Il Giornale di famiglia con un cordiale “Bossi suicida la Lega” vergato da Vittorio Feltri.
Il dialogo tra Arcore e via Bellerio è a questi livelli.
Il Carroccio ha ben altri problemi da affrontare e l’unica cosa certa sembra essere proprio la volontà di correre da soli.
La guerra interna tra i Barbari Sognanti di Maroni e i cerchisti integralisti bossiani è ormai deflagrata a ogni latitudine della Padania e la resa dei conti si avrà ai congressi nazionali, che in gergo leghista sono regionali.
Si salva solo il Piemonte, dove ieri è stato riconfermato segretario Roberto Cota, per il resto, dalla Lombardia all’Emilia, giorno dopo giorno si contano le “truppe” elette ai congressi e l’esercito più consistente è quello dei maroniani.
A Bergamo il rapporto dei delegati è 65 a 5 per i seguaci di Bobo, in Valtellina addirittura 26 a zero.
Anche a Como, città dove si rinnoverà Provincia e Comune (entrambi oggi a guida leghista) il risultato è impietoso per i bossiani: 27 a 1.
Infine Milano, dove ieri è stato nominato segretario Igor Iezzi, la partita è finita 16 a 5. Un rapporto di forza impietoso a favore dei Barbari Sognanti.
Ma i congressi si terranno solo a giugno, prima ci sono le amministrative.
Per tentare di riequilibrare i rapporti di forza il Cerchio Magico ha in mente di far candidare sindaco tutti i parlamentari maroniani espressione del territorio in cui si vota, così da lasciarli fuori dalle politiche del 2013.
A partire da Nicola Molteni, a Cantù.
Ma la sorta dovrebbe toccare anche ad alcuni uomini forti del cerchio, come Marco Desiderati, infaticabile braccio operativo di Marco Reguzzoni (nemico di Maroni che educatamente ricambia) e sindaco di Lesmo.
C’è poi un problema di precedenti: come introdurre l’incompatibilità tra l’incarico di sindaco e quello di parlamentare finora non prevista?
Certo, il segretario federale è Bossi e quello che decide lui è (ancora) per tutti legge.
Ma la mossa sarebbe una palese ritorsione contro i “dissidenti” e inasprirebbe ulteriormente gli animi scatenando nuove contestazioni al Capo.
La figura del Senatùr è già stagliata sul tramonto.
Il problema per Bossi non è dunque il Pdl, ma la sua stessa sopravvivenza politica.
O almeno questo è il quadro che gli prospettano i soliti cerchisti, a partire da Rosi Mauro che, per quanto le sia stato revocato il ruolo di legato (così i leghisti chiamano il commissario politico), rimane la fidata ombra del Capo su ordine della moglie, Manuela Marrone.
Il braccio di ferro con Flavio Tosi a Verona sulla lista civica del sindaco uscente, finora miseramente fallito, è stato suggerito come prova di forza indispensabile per fermare l’avanzata dei maroniani.
Che in realtà tutto vogliono tranne che “eliminare” Bossi. Tutt’altro.
A Verona la partita è cruciale.
Tosi rischia di vincere a mani basse al primo turno, la sua lista civica è data al 30%.
E qui si assiste in anteprima a quello che saranno le prossime amministrative in buona parte del Nord: per tentare di limitare i danni il Pdl ha sperimentato una alleanza con Futuro e Libertà e Udc proprio per sbarrare il passo alla Lega. Testa d’ariete in riva all’Adige è Luigi Castelletti, 57 anni, avvocato, ex presidente di Veronafiere e vicepresidente vicario di Unicredit.
Maroni spinge per il dialogo. “Bossi ha anche detto che si troverà una soluzione quindi sono certo che così sarà ”, ha detto.
La parola chiave è trattativa.
Ma, Verona a parte, la Lega rischia un tonfo elettroale al nord di non poco conto, sia in termini di voti che di sindaci.
A quel punto ereditare un partito sfasciato non gioverebbe a nessuno.
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