“NESSUNA ELEZIONE DIRETTA, RENZI LI HA FREGATI ANCORA”: IL GIURISTA PELLEGRINO PARLA DI UN GRANDE BLUFF
“MA QUALE MEDIAZIONE, NEL TESTO NON C’E’ ALCUN RIFERIMENTO AL LISTINO, LA MINORANZA PD E’ DAVVERO INGENUA”
“Un emendamento che non emenda. Un bluff, anche piuttosto ingenuo”. L’avvocato Gianluigi Pellegrino legge parola per parola la norma che ha sancito la pace tra Renzi e Bersani, nella minuta faida interna al Partito democratico su cui si gioca la riforma della Costituzione.
Del famoso “listino” che dovrebbe garantire l’elettività dei nuovi senatori — il successo politico di cui si vanta la minoranza Pd — non c’è traccia.
“La verità — dice Pellegrino — è che Renzi li ha fregati, se li è messi nel taschino. L’emendamento del comma 5 si limita a ripetere quello che già c’era scritto al comma 2: sono ridondanti. Non è cambiato proprio nulla”.
L’analisi della norma: testo confuso e inutile
I nuovi costituenti scrivono in modo bizantino, involuto, difficile da intendere. Pellegrino prova a guidare nella lettura del testo.
“Il comma 2 — che Renzi non vuole cambiare — è quello decisivo: stabilisce come si determina l’elezione dei senatori”.
Ecco il testo: “I consigli regionali eleggono con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti”.
E allora questo famoso emendamento al comma 5, su cui si basa l’accordo Renzi-Bersani, in che modo interviene?
“In nessun modo. È speculare al comma 2”.
Il testo emendato stabilisce che il mandato dei senatori coincide con la durata dei consigli regionali che li hanno eletti “in conformità (ecco la modifica, ndr) alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge”.
“In conformità all’esito del voto regionale”, spiega Pellegrino, significa appunto “con metodo proporzionale”. Ovvero “quello che è scritto al comma 2”.
Il nuovo listino non c’è, e se c’è non si vede.
“A voler esser benevoli con la minoranza, dovrebbe essere introdotto dopo, con una modifica alla legge elettorale. Ma quella elettorale è una legge ordinaria, non può entrare in contraddizione con la norma costituzionale rimasta al comma 2.
I sindaci dimenticati e gli altri “accrocchi”
L’accordicchio con la minoranza Pd, peraltro, si dimenticato di introdurre l’elettività per i 21 sindaci che saranno catapultati in Senato dopo la riforma.
Il listino, se si materializzasse, non li riguarderebbe in nessun modo.
Si chiede Pellegrino: “Possibile che il principio di elettività che rivendicano di avere introdotto con questo emendamento, si applichi solo ai consiglieri e non ai primi cittadini?”. Mistero.
Le modifiche alla riforma firmate da Anna Finocchiaro (Pd) sono altre due.
Quella dell’articolo 1 restituisce al Senato funzioni di controllo, come la verifica “dell’impatto delle politiche dell’Ue sui territori” e la “valutazione delle politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni”.
Tommaso Romano
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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