“NESSUNA ETICHETTA PUO’ IMPRIGIONARE LA CULTURA”: CON SAVIANO INIZIATO A VITERBO IL FESTIVAL “CAFFEINA CULTURA”
ORGANIZZATO DAI FINIANI DI “FAREFUTURO”, PREVEDE 15 GIORNI DI GRANDI APPUNTAMENTI CON OSPITI BIPARTISAN: TRA QUESTI BUTTAFUOCO, DACIA MARAINI, CARDINI, LUCIA ANNUNZIATA, BEPPE ENGLARO, ALBERTAZZI, MARGHERITA HUCK, CRISTICCHI, BRUNO GUERRI, GAD LERNER, GIORELLO, SCUDATI, ERRI DE LUCA, VAURO… L’ATTACCO DE “IL GIORNALE” E LA REPLICA DI “CAFFEINA”
E’ iniziato l’altro ieri sera a Viterbo, in una splendida cornice di pubblico, il festival “finiano” denominato “Caffeina Cultura”, con la partecipazione alla serata inaugurale di Roberto Saviano che aveva rilasciato un’intervista esclusiva al primo numero di “Caffeina magazine”, la rivista diretta da Filippo Rossi, scrittore e già direttore di FareFuturoweb Magazine, il periodico della Fondazione di Gianfranco Fini, spesso al centro del dibattito politico.
Come sottolinea Saviano nell’intervista “questo è un paese di contrade, come diceva il Guicciardini, dalla divisione trae sempre beneficio il singolo, mai il Paese intero. Non realizzi nulla, quindi non sbagli”.
“Caffeina” è anche la testata del festival ricco di ospiti che si alterneranno sul palco dal 30 giugno al 17 luglio, personaggi sia di destra che di sinistra, senza imprigionare la cultura.
Come scrive nella brochure di presentazione Filippo Rossi: “Di tutte le sostanze, droghe e spezie che da secoli animano gli usi e i commerci degli uomini, la caffeina è senz’altro la più popolare. E’ l’unica sostanza stimolante che sia riuscita ad abbattere resistenza e pregiudizio, si tratta di un eccitante potentissimo chiamato “creatività “.
L’iniziativa è stata ovviamente subito criticata dai “guardiani della rivoluzione mai fatta” de “il Giornale” di Perdente Feltri che hanno posto l’accento sui troppi ospiti di sinistra. Pubblichiamo di seguito la risposta di Stefano Petroselli di FareFuturo alle osservazioni del quotidiano dei falchi berlusconiani, in modo che possiate farvi un’opinione anche sullo spirito che anima “Caffeina cultura”
Sulle pagine del Giornale “Caffeina cultura” è stata definita una «sagra del pugno chiuso», con una retorica che forse nemmeno in pieni anni Settanta veniva utilizzata con questa veemenza inquisitoria.
Nessuna attenzione alla cultura, nessuna attenzione alle soluzioni, nessuna attenzione alla qualità : quel che conta è solo la barricata, è solo l’intelligenza considerata come arma propagandistica.
Il merito non conta, conta solo il grado di fedeltà al partito, alla causa, al capo.
In una declinazione della cultura come “strumento di lotta” che tanto, troppo, assomiglia a un totalitarismo delle idee che, forse, dovrebbe appartenere a tradizioni politiche diverse dal giornale che fu di Indro Montanelli.
Una tradizione che ama dividere il mondo in nostri e loro, che ha bisogno di commissari politici i quali, occhialetti inforcati, sottolineano col rosso i nomi che non vanno, li escludono, li depennano.
È una tradizione che non dovrebbe appartenere a chi dice di credere alla libertà individuale e di pensiero, a chi dovrebbe odiare ogni etichettatura militante.
E invece il Giornale cerca di censurare un festival come “Caffeina cultura” che, con quasi trecento appuntamenti, mette insieme il meglio della cultura italiana senza cadere nella paranoia etichettatoria, senza catalogazioni archivistiche che hanno per fortuna sempre meno senso nella società civile, in quell’Italia “del fare” che si sente sempre più tradita e che non si attarda strumentalmente in categorie ideologiche morte e sepolte.
E, oltretutto, nella foga censoria diventa “a pugno chiuso” un evento che mette insieme – con il gusto della misticanza, come spiega Filippo Rossi nel primo numero del magazine che affianca il festival – personaggi come Antonio Pennacchi e Pietrangelo Buttafuoco, Vauro e Giuseppe Ardica, Dacia Maraini e Franco Cardini, Roberto Vecchioni e Margaret Mazzantini, Andrea De Carlo ed Erri De Luca, Giorgio Albertazzi e Simone Cristicchi, Giuseppe Conte e Gianluca Nicoletti, Giordano Bruno Guerri, Gianni Scipione Rossi e Filippo Ceccarelli, Francesco Delzio e Lucia Annunziata… fino ad arrivare all’apertura in grande stile con Roberto Saviano.
Ecco, su questo nome forse vale la pena soffermarsi un attimo in più.
Perchè sembra proprio che per i colleghi del Giornale l’essere a destra ormai debba coincidere in tutto e per tutto nell’essere tifosi del berlusconismo di stretta osservanza.
E allora, se anche uno come Saviano che ribadisce a ogni occasione la sua lettura “non di sinistra”, da Ezra Pound a Cèline per passare da Ernst Jà¼nger, se anche uno come Saviano che si è presentato in televisione con il monologo più anticomunista che si ricordi, se anche uno come Saviano viene trattato come “pericoloso comunista” significa che qualcosa non funziona nemmeno in una improbabile categorizzazione.
Perchè, a ben vedere, dal punto vista del dibattito culturale, niente prevede il fatto che una persona che s’inserisce nel grande filone della cultura “di destra” debba per forza di cose essere un tifoso sperticato della politica di Silvio Berlusconi.
Quale potrebbe essere d’altra parte il filo conduttore tra, per dire, un appassionato di Ernst Jà¼nger e un militante dei Promotori della libertà ?
Non so se qualcuno potrebbe spiegarlo.
Qualcuno – ancora – dovrebbe invece spiegare quale dovrebbe essere il lungo elenco di scrittori “del Pdl” che secondo il Giornale quelli di “Caffeina cultura” dovrebbero inserire nel programma per farne un festival “allineato e coperto”. Abbiamo in mente un paio di nomi: li mettiamo in una busta chiusa e aspettiamo risposta.
Così vediamo se ci abbiamo indovinato…
Stefano Petroselli
Leave a Reply