NOMINE UE: A RENZI, DOPO IL CONO, LA COPPA DEL NONNO. VINCONO MERKEL E JUNCKER.
PRESENTATA LA SQUADRA: IL FALCO KATAINEN ALLA VICEPRESIDENZA SARA’ IL SUPERVISORE DI TUTTI I PORTAFOGLI ECONOMICI… SCONFITTI I FAUTORI DELLA FLESSIBILITA’
Hollande dirà di aver vinto la sua battaglia per la flessibilità , avendo posto a guardia delle politiche economiche il fido Moscovici.
E lo stesso diranno i falchi radunati intorno a Katainen, dal momento che dall’alto della vicepresidenza (aiutato in questo ruolo dall’altro popolare Dombrovskis) potranno frenare eventuali eccessi anti-austerity.
Su un altro piano, Renzi vanterà di avere uno scranno molto vicino al presidente e con potere di veto (sperando così di pesare su tutti i dossier, non solo sugli Esteri).
I popolari saranno felici di avere mantenuto il grosso delle poltrone più importanti, mentre i socialisti diranno di avere ottenuto un posto in più rispetto all’esecutivo Barroso, oltre al primo vicepresidente Timmermans.
Insomma, tutti (o comunque i principali attori) si dichiareranno vincitori.
Ma dalla guerra sotterranea che si è combattuta a Bruxelles nelle ultime settimane, il vero trionfatore, stando a quanto dicono dalle parti del Berlaymont e non solo, è lui, Jean-Claude Juncker.
Anche se c’è chi sottolinea come il successo vada diviso ancora una volta con lei, Angela Merkel, sua big sponsor fin dalla convention dei popolari di Dublino che lo ha lanciato verso la presidenza dell’esecutivo Ue.
In effetti, guardando più all’assetto che alle nomine in sè, la nuova Commissione sembra disegnata apposta per imbrigliare falchi e colombe (e più in generale, per congelare le posizioni meno conciliabili), lasciando a Juncker il potere di far pendere l’ago della bilancia da un lato piuttosto che dall’altro.
Il tutto grazie ai sette vicepresidenti che “coordineranno” il lavoro dei commissari: niente “supervisione”, ha tenuto a precisare il nuovo capo del Berlaymont, ma ogni vice avrà una serie di portafogli con cui lavorerà “a stretto contatto”.
Nonostante queste rassicurazioni, i vicepresidenti avranno di fatto il potere di veto e seguiranno da vicino le mosse dei commissari. “I commissari saranno una sorta di team player”, dicono a Bruxelles i più informati.
Si prenda, a esempio, la materia più delicata, quella dell’economia.
Parigi oggi esulta, perchè il ministro di Hollande, Pierre Moscovici, ha ottenuto l’incarico di commissario agli Affari economici e finanziari, finora ricoperto dai custodi del rigore.
Custodi che sono stati “accontentati” con due vicepresidenze di peso: Occupazione e crescita con il falco Katainen ed Euro e dialogo sociale con il popolare lettone Dombrovskis.
Inoltre, quando si parlerà di crescita, il team di lavoro vedrà anche un’altra esponente popolare al tavolo, la belga Thyssen.
I socialisti potrebbero obiettare che sopra questo reticolo di competenze, Juncker ha posto il laburista olandese Timmermans, il primo vicepresidente che avrà poteri speciali e che sarà il braccio destro del lussemburghese.
Ma chi conosce bene i laburisti olandesi, sa che, quando di parla di rigore, le loro posizioni sono più vicine ai falchi che alle colombe.
Ecco perchè, come in molti tengono a sottolineare a Bruxelles, lo schema sembra disegnato apposta per annullare le singole posizioni e dare a Juncker di volta in volta la chiave per sbloccare eventuali stalli.
“Gli stessi direttori generali della Commissione — dicono al Berlaymont — che hanno un potere invisibile ma efficace nell’indirizzare le politiche Ue, si troveranno a dover scegliere se essere ‘fedeli’ al commissario o al ‘vicepresidente’”.
E nel dubbio, non è detto che non indirizzino la loro “lealtà ” direttamente al capo, cioè a Juncker.
Dunque, per il neo presidente dell’esecutivo europeo sembra profilarsi una sorta di “premierato” forte, che si vedrà solo col tempo quanto autonomo dai dettami di Berlino.
Non a caso, oggi la cancelliera Merkel ha elogiato l’approccio della nuova Commissione, escludendo qualsiasi allentamento dell’austerità : passi indietro in materia di rigore di bilancio “rappresenterebbero un enorme rischio per la ripresa” dell’Eurozona, ha detto.
Parole che fanno eco a quelle dello stesso Juncker, che oggi in conferenza, a proposito di Moscovici, ha detto con una battuta: “forse gli amici francesi capiranno meglio la necessità del consolidamento dei conti”.
Per il governo Renzi (e i suoi alleati europei del “patto del tortellino”), la strada verso un cambio di rotta dell’Ue su flessibilità e crescita sembra più che in salita.
Dopo la festa per la nomina della Mogherini agli Esteri, oggi Renzi si trova a incassare una sorta di depotenziamento del ruolo della sua ministra: negli ambienti italiani, infatti, ci si aspettava che la prima vicepresidenza (quella più pesante) andasse a lei e non a Timmermans (il laburista diversamente socialista, per usare un gioco di parole).
La Mogherini avrà comunque un ruolo importante, con tanto di potere di veto. Ma la sua presenza ai tavoli collegiali non sarà assidua.
“Sono felice che la Mogherini abbia deciso di insediare il suo ufficio al Berlaymont. Farà di tutto per partecipare al maggior numero possibile di riunioni”, ha detto Juncker.
Con la speranza, per l’Italia, che una crisi internazionale non la tenga lontana da Bruxelles nei momenti più delicati.
Parlando di sconfitte, si può aggiungere quella della Gran Bretagna: Cameron aveva posto il veto su Juncker, che lo ha ricambiato dando al britannico conservatore Hill un portafoglio importante (la stabilità finanziaria) ma depotenziato: “Spero che gli amici britannici ora capiscano un po’ meglio la logica europea dei servizi finanziari e le sue necessità , se gliela spiegano nella lingua di Shakespeare”, ha ironizzato il neo presidente.
Un’ironia che la dice lunga sul personaggio, ma anche sulla sua sicurezza dopo queste settimane di intense trattative.
Al Parlamento, cui spetterà l’ok finale sulle nomine, qualcuno proverà a scalfire le certezze del lussemburghese.
A rischio potrebbero essere i commissari Canete (popolare spagnolo alla guida del Clima) e l’ungherese Navracsics.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply