NUOVO SCONTRO IN GIUNTA SUI TEMPI DI DECADENZA: IL PD VUOLE ARRIVARE AL VOTO FINALE ENTRO IL 17 OTTOBRE, IL PDL NO
PRIMA O DOPO CHE LA CORTE D’APPELLO RICALCOLI L’INTERDIZIONE ?
“Initium sapientiae timor domini”. Sull’altare di Sant’Ivo alla Sapienza, onnipresente nelle cronache di questi giorni non per la cupola di Borromini o per lo splendido cortile di Giacomo della Porta, ma per la concomitanza con i locali della Giunta delle elezioni del Senato, campeggia un’incisione che suona come monito per i commissari che stanno decidendo le sorti di Silvio Berlusconi.
Che oggi sono tornati a dividersi, con Pd e M5s che spingono per arrivare al voto sulla relazione di Andrea Augello già martedì e il Pdl, che aveva proposto uno spostamento di due settimane, su tutte le furie.
Alla fine si voterà tra mercoledì e giovedì. Ma, superata la confusa fase delle schermaglie procedurali, la strada che porta all’allontanamento del Cavaliere dall’emiciclo di Palazzo Madama appare inequivocabilmente segnata.
Gli allibratori di Palazzo hanno concentrato le proprie scommesse su un nuovo tema: sarà il voto politico dell’Aula a decretare la decadenza del leader del Pdl o la decisione della Corte d’appello di Milano, che si riunirà il prossimo 19 ottobre per ricalcolare i termini dell’interdizione dai pubblici uffici che escluderà de iure il Cav dalle aule parlamentari?
Regolamento alla mano, senza ulteriori dilazioni dei tempi la scure della politica dovrebbe precedere, anche se di poco, la mannaia delle toghe.
È previsto per domani alle ore 15.00 l’avvio della discussione della relazione di Andrea Augello.
Il senatore pidiellino ha proposto la convalida di Berlusconi nel suo seggio.
Una richiesta che, prima del voto, dovrà essere dibattuta con dovizia di particolari. Proprio per questo il regolamento prevede tempi d’intervento ampi: 20 minuti per membro, più 60 minuti finali per ogni gruppo. Il calcolo è presto fatto.
Se ognuno dei ventidue componenti e ciascuno degli otto gruppi decidesse di sfruttare appieno il minutaggio a disposizione, se ne avrà per un totale di 920 minuti, poco più di 15 ore.
Le prime cinque verranno esaurite domani, e per il voto serviranno probabilmente altre due sedute, che dovrebbero essere fissate entrambe per la prossima settimana o poco oltre.
Intorno al 20 settembre, la proposta di Augello risulterà comunque bocciata. Un nodo politico di non poco conto, che ha già messo in fibrillazione i falchi del Pdl: “In quel caso si certificherebbe la morte dell’attuale maggioranza e la nascita di un equilibrio alternativo”, hanno tuonato in coro Renato Brunetta e Daniele Capezzone.
Se si aprirà o meno la crisi è presto per dirlo. Di sicuro sarà quello il primo vero voto politico dirimente per le sorti del governo.
I governisti di entrambi gli schieramenti saranno interessati a far slittare di qualche giorno la decisione sulla proposta di Augello.
Più ci si avvicina al 15 ottobre, data della chiusura della finestra elettorale d’autunno, più sarà complicato per il Pdl arrivare in tempo allo scioglimento delle Camere per arrivare ad un voto a novembre, e tutto sarebbe rimandato ai primi mesi dell’anno nuovo.
Dalla bocciatura della relazione di Augello la strada sarebbe segnata, ma le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo.
Il presidente, Dario Stefano dovrà nominare uno nuovo relatore, scelto nella maggioranza che avrà votato contro la proposta del senatore pidiellino (dunque, verosimilmente, tra Pd, M5s e Scelta civica).
L’iter ripartirebbe daccapo, ma con tempi più brevi. Soprattutto Democratici e 5 stelle rinuncerebbero a parte dello spazio a loro disposizione: sarebbero sufficienti un paio di sedute per arrivare ad un altro voto, intorno al 25-27 settembre, questa volta avverso al Cavaliere.
La sua elezione risulterebbe tecnicamente “contestata”.
A questo punto Berlusconi avrebbe cinque giorni per presentare ulteriori elementi che dovranno essere valutati in una seduta pubblica, fissata entro dieci giorni dal voto di contestazione.
Tra la fine della prima e l’inizio della seconda settimana di ottobre – quando i tempi per andare al voto saranno ormai sfumati – avrà dunque luogo una riunione a porte aperte nella quale lo stesso Berlusconi (o un suo legale, ad eccezione di Nicolò Ghedini, anch’egli senatore e dunque incompatibile nel ruolo) avrà il diritto di essere ascoltato. Immediatamente dopo la Giunta dovrà riunirsi e trasmettera all’aula (entro venti giorni, ma i tempi, assicurano fonti interne, sarebbero in quel caso brevissimi) la decisione della decadenza del Cavaliere dal suo seggio di Palazzo Madama.
A quel punto Pietro Grasso dovrà fissare la data della seduta dell’Aula in cui, a scrutinio segreto, si sancirà ufficialmente l’allontanamento del Cav dalle aule parlamentari.
E, per anticipare i magistrati di Milano, il presidente del Senato avrà a disposizione all’incirca due settimane, fino al 17 ottobre.
C’è un codicillo, però, che potrebbe far guadagnare ancora qualche giorno sia a Berlusconi che ai teorici del dilatamento dei tempi.
Un codicillo del regolamento della giunta recita infatti: “Nell’ipotesi in cui la decisione della Giunta sia in tutto o in parte non definitiva, si riaprono i termini di cui all’articolo 15”. Si ripartirebbe, in pratica, dalla procedura prevista per la seduta pubblica.
Insomma, altri dieci giorni di tempo, forse proprio quelli ‘utili’ a far slittare il voto dell’Aula a dopo la sentenza meneghina.
Al netto di colpi di scena dell’ultimo momento, ovviamente.
(da “Huffingtonpost”)
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