PENSIONE AGLI ESODATI? FAVOREVOLI SETTE ITALIANI SU DIECI
IL 20% PROPONE INCENTIVI CHE NE AGEVOLINO IL RITORNO AL LAVORO
Negli ultimi giorni, in contemporanea con il procedere della faticosa approvazione del provvedimento sul lavoro redatto da Elsa Fornero (che continua a provocare polemiche e proteste su più fronti, ma per il quale tutti concordano in una necessità di approvazione entro fine mese), sono entrate nel dibattito politico due questioni, sempre relative alla tematica del lavoro, che hanno suscitato dibattiti piuttosto accesi. 1) Il problema degli esodati.
Come si sa, si tratta di chi, avendo sottoscritto degli accordi di uscita anticipata dal lavoro in vista della prossima pensione, ha visto l’avvio di quest’ultima improvvisamente spostato in avanti per effetto del provvedimento Fornero. Trovandosi quindi, per un periodo più o meno lungo, senza lavoro e senza pensione. La polemica è subito divampata, sia sulla stima del numero dei soggetti interessati (per la quale la discussione è ancora in corso) sia, specialmente, sulla natura (e sull’opportunità ) dei provvedimenti da prendere in favore di questa categoria.
Secondo alcuni, va comunque garantito agli esodati il diritto alla pensione nei tempi previsti prima del provvedimento Fornero, poichè è in vista di quella scadenza che essi avevano in buona fede sottoscritto i loro accordi.
Altri sono di parere diverso, ricordando specialmente che molte altre persone, specie i più giovani, sono state comunque danneggiate dalle nuove norme e suggerendo quindi al massimo un aiuto al reinserimento lavorativo degli esodati, senza garantire loro condizioni privilegiate di pensionamento secondo le nuove norme.
La maggioranza assoluta della popolazione (72%) condivide la prima posizione, che sollecita la necessità che lo Stato aiuti sostanzialmente gli esodati, garantendo loro il diritto alla pensione.
Si tratta, secondo alcuni commentatori, della riproposizione di una visione assistenziale dello Stato ormai incompatibile con l’attuale momento di crisi: ma essa è condivisa dalla gran parte dell’elettorato di tutti i partiti politici. In misura solo di poco più accentuata dai votanti per le forze del centrosinistra (ove il favore alla concessione della pensione raggiunge il 75%) e quasi altrettanto elevata tra gli elettori del centrodestra (favorevoli al 70%).
Una quota minoritaria, ma abbastanza consistente (poco più di un italiano su cinque) ritiene invece auspicabile che gli esodati vengano aiutati favorendo un loro nuovo inserimento nel mercato del lavoro: lo pensano in particolare le persone di età più elevata. Infine, solo una esigua minoranza propone di abbandonare gli esodati al loro destino
2) La proposta, avanzata dal sottosegretario Polillo, di rinunciare a una settimana di ferie in modo da provocare, a suo avviso, un incremento del Pil attorno all’1%.
Ancora una volta, una parte minoritaria, ma consistente, di italiani (poco più di uno su cinque) si dichiara senz’altro favorevole.
Questo atteggiamento è relativamente più diffuso tra i meno giovani, tra i laureati e tra gli elettori delle forze di centrodestra.
A questo gruppo vanno forse affiancati quanti (la maggioranza relativa, il 36% della popolazione) offrono comunque, in questo momento di crisi, la loro apertura, ma solo a patto che si tratti di un provvedimento temporaneo.
È questa l’ipotesi più considerata dai votanti per il centrosinistra.
C’è anche chi (13%) accetterebbe una riduzione delle ferie solo di fronte alla prospettiva del licenziamento.
E chi (27%) in ogni caso rifiuta l’idea di vedersi diminuire i giorni di ferie. Quest’ultima posizione è più diffusa tra le persone di età compresa tra i 30 e i 50 anni, i residenti nei grandi comuni e i votanti per Sinistra ecologia e libertà (ma, in una certa misura, anche tra quelli della Lega).
Nell’insieme, dunque, le risposte degli italiani suggeriscono l’esistenza, per una parte rilevante della popolazione, di una certa disponibilità a fare sacrifici per aiutare il Paese a uscire dalla crisi. Anche se, secondo la gran parte dei commentatori, l’eventuale riduzione delle ferie non è il provvedimento più opportuno ed efficace in questo momento.
(da “Il Corriere della Sera“)
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