PER IL CAMPIDOGLIO SPUNTA IL NOME DI BARCA
L’IDEA DEL PD DI COMMISSIONARE UN SONDAGGIO PER TESTARE 20 NOMI
Un sondaggio su venti nomi, anche più di uno. Da commissionare tra dicembre e gennaio «perchè adesso siamo nel momento di massima crisi e non servirebbero a niente», dice Matteo Renzi.
La scommessa, per recuperare Roma e provare a vincere nella primavera del 2016, è dare subito un segno di cambiamento.
Come? Mettendo risorse economiche a disposizione dell’amministrazione e del commissario su tre capitoli chiave di una svolta per il Campidoglio: trasporti pubblici, pulizia, periferie.
Questi sono i punti fissati da Renzi e dal presidente del Pd Matteo Orfini.
«L’identikit perciò lo facciamo a gennaio, dopo aver visto i sondaggi». E dopo aver provato a cambiare il trend nella Capitale.
Tra i venti candidabili il Pd inserirà personalità della società civile, politici, alcuni ministri romani e Fabrizio Barca.
L’ex ministro del governo Monti sembra oggi una figura in grado di tenere unito il Partito democratico, di recuperare il voto a sinistra malgrado lo strappo di Sel ed è stimato dal premier che Barca non ha mai attaccato pur avendo una storia politica completamente diversa.
È anche un possibile concorrente che ha il pregio di far coincidere sul suo nome tutte le correnti Pd e ricompattare il centro sinistra, ovvero può consentire di saltare le primarie perchè, come dice Orfini, «se c’è un solo candidato non si fanno ».
Il premier e il commissario romano hanno ricordato nei loro primi colloqui i precedenti di Sergio Chiamparino e Nicola Zingaretti, vincenti nelle loro regioni senza passare dai gazebo.
Ma sono precedenti che rimandano a esperienze in cui avevano sostituito un centrodestra diviso e travolto dagli scandali. Qui la situazione è opposta.
Oggi le primarie sono ancora in campo. Meglio non offrire nuovi argomenti polemici, non prestare il fianco ad altri attacchi.
Ma l’obiettivo, nella partita più delicata delle amministrative, è proprio quello di evitarle. In questo senso Barca appare il personaggio ideale, la soluzione unitaria per eccellenza.
A oggi, naturalmente. L’ex ministro della Coesione sociale era del resto il vero candidato di Pier Luigi Bersani al comune di Roma.
Un candidato che non sarebbe passato dalla prova dei gazebo. Ma Barca rifiutò malgrado un pressing costante e il Pd di si rifugiò nella competizione interna che promosse Marino. Per Bersani e per la minoranza in genere sarebbe quindi difficile dire di no a Barca.
Certo non bastano queste caratteristiche.
Ieri sono partiti all’attacco Sergio Lo Giudice e Sandra Zampa chiedendo un nuovo congresso romano e il rimescolamento delle carte nel Pd capitolino.
È un segno che questo primo affondo non sia venuto dai bersaniani. Ma non bisogna dimenticare che qualche giorno fu Nico Stumpo, deputato vicino all’ex segretario, a chiedere una verifica sul commissario Orfini, a denunciare l’allungamento del mandato per un anno senza passare da una discussione interna.
Insomma, non andrà tutto liscio nelle prossime settimane ma il prefetto Franco Tronca godrà di una prima fase di pace intorno a lui.
La rimonta dem passa ora dagli stanziamenti che aiuteranno Roma.
La prima fiche andrà sui trasporti: si parla di 150-200 milioni di investimenti sulla manutenzione in primo luogo e sul sistema in generale.
Uno stanziamento ingente che toccherà a Marco a Rettighieri gestire.
Il Giubileo, con la sua eccezionalità , servirà a coprire le spese che verranno dirottate anche sulla pulizia delle strade e sulle periferie. A quel punto sarà più semplice ragionare sul sindaco.
Dal totocandidati si tira fuori Raffaele Cantone. Il presidente dell’anticorruzione sta confermando anche in queste ore ai suoi interlocutori che la sua intenzione è quella di non entrare in politica, con alcun incarico.
Fuori dalle ipotesi è anche Alfio Marchini ma per altri motivi: andrà a destra e soprattutto il feeling con Renzi è quasi inesistente.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
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