POCHI SOLDI AI PARTITI: PRESSING DEI TESORIERI PER IL FINANZIAMENTO
“SENZA FINANZIAMENTO PUBBLICO, LA POLITICA FINIR’ IN MANO ALLE LOBBY”
Si sono guardati negli occhi, con aria un po’ smarrita, quasi impotente, la prima volta che si sono incontrati, i tesorieri dei partiti.
Appuntamento a Montecitorio, al gruppo Pd, nella sala Berlinguer.
Giro di tavolo piuttosto sconsolato. “Ci vorrebbe di nuovo il finanziamento ai partiti. Ma come facciamo a riproporlo ai cittadini?”.
La questione di fondo, il problema quasi irrisolvibile.
Alla prima riunione hanno partecipato un po’ tutti: Francesco Bonifazi (Pd), Maria Rosaria Rossi (Forza Italia), Franco Bonato (Sel), Gianfranco Librandi (Scelta Civica), Paolo Alli (Ncd), rappresentanti di Fratelli d’Italia e Lega.
Non c’erano quelli di Camera e Senato del M5S: non sono stati convocati, visto che il finanziamento pubblico loro non l’hanno mai preso.
Nell’ultimo mese i tesorieri si sono incontrati due volte. E si rivedranno ancora.
Primo accusato: il fallimento del meccanismo del 2 per mille che gli italiani avrebbero dovuto destinare ai partiti nella dichiarazione dei redditi .
Secondo la legge fatta dal governo Letta avrebbe dovuto portare un “tetto massimo” di 7,75 milioni di euro nel 2014.
Evidentemente sovrastimando e non di poco le potenzialità del meccanismo: alla fine sono state solo 325.711 euro le risorse recuperate così.
“Per garantire un funzionamento minimo dei partiti i soldi servono — ha chiarito Alli — per mantenere dipendenti, sedi, iniiniziative. Si tratta di una garanzia minima della democrazia”.
E dunque, “senza finanziamento pubblico il rischio è che la politica finisca nelle mani delle lobby, come succede in America”.
Sono mesi che le cronache raccontano di bilanci in rosso, dipendenti in cassa integrazione e affitti non pagati.
Ma sono anni che i giornali sono pieni di scandali legati a tesorieri che sisono intascati tesori (vedi Lusi per il Pd e Belsito per la Lega).
Perchè di soldi i partiti ne hanno ricevuti a palate (oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro solo tra il 1994 e il 2008).
“Davanti ai cittadini riproporre il finanziamento pubblico è insostenibile. Ma dovremo comunque trovare un modo alternativo di ricevere soldi”.
Quale? Come? “Ci torneremo a una forma di finanziamento pubblico”, dice Librandi (quello che ha appena proposto di affittare i parlamentari).
Che la mette così: “I politici ne hanno combinate di tutti i colori e i 5 euro a voto che ricevevano i partiti prima erano troppi. Ma meno, 1 o 2, sarebbe un compromesso accettabile”.
Poi spiega: “Magari faremo una proposta di legge condivisa da noi tesorieri”.
Un bel problema per Bonifazi, che a quelle riunioni ha partecipato come tesoriere, ma anche come rappresentante del partito di governo.
Lui combatte con i conti che non tornano e con la dubbia riuscita delle cene di fund raising , tra ospiti imbarazzanti (c’era anche il Buzzi di Mafia Capitale) e elenchi di partecipanti impossibili da completare (e da offrire all’opinione pubblica).
Ma sa che il governo Renzi la faccia su una legge che reintroduca il finanziamento pubblico proprio non ce la può mettere.
Guai in arrivo.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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