POLONIA, IL PRESIDENTE BLOCCA LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA CHE AVREBBE ANNULLATO L’AUTONOMIA DEI GIUDICI
LA RIVOLTA POPOLARE FERMA UNA LEGGE LIBERTICIDA CHE AVREBBE APERTO LA STRADA A UNA DITTATURA… L’82% DEI GIOVANI POLACCHI CONTRO IL GOVERNO E PER I VALORI EUROPEI
Colpo di scena a Varsavia e vittoria della società civile e delle proteste, soprattutto giovanili, contro le leggi del governo nazionalconservatore che detiene la maggioranza assoluta.
Inaspettatamente, il giovane capo dello Stato Andrzej Duda, che pure aveva vinto le elezioni presidenziali come candidato del PiS (il partito di governo) ha deciso di porre il veto alle leggi sulla Corte suprema e sul Consiglio nazionale della magistratura.
Leggi che – secondo le opposizioni europeiste, il movimento giovanile, la società civile e anche secondo i moniti della Commissione europea – mettevano a rischio gravissimo l’autonomia del potere giudiziario, violando quindi un valore costitutivo della democrazia e dei Trattati dell’Unione europea. Della quale la Polonia è il più importante membro orientale.
È la prima sconfitta per il PiS e per il suo leader storico, il popolare Jaroslaw Kaczynski, dall’arrivo al potere con le libere elezioni del 25 ottobre 2015.
È stato il presidente in persona, disinnescando l’escalation della tensione, ad annunciare in una conferenza stampa la decisione di non firmare le due leggi, e quindi di accogliere la richiesta dei dimostranti, della società civile, della Ue.
Ha aggiunto di non essere stato consultato prima dell’approvazione in Parlamento e ha contestato che secondo le nuove leggi i giudici dovrebbero essere indicati dal ministro della Giustizia, che già ha superpoteri ricoprendo anche la carica di Procuratore generale.
Il mio ufficio, ha precisato il capo dello Stato, preparerà un nuovo progetto di legge in due mesi.
Egli ha anche lanciato, per la prima volta da quando il PiS è al potere, un appello alla pace sociale. Rivolgendosi sia alle forze di governo guidate da Kaczynski sia alle opposizioni, al Comitato di difesa della democrazia (organizzazione dei cittadini che da mesi organizza grandi manifestazioni contro ogni svolta autocratica in tutti i weekend) e ai movimenti giovanili europeisti, Duda ha invitato alla responsabilità e alla saggezza. Perchè “lo Stato dove regna l’inquietudine e dove è in corso una guerra politica non si può sviluppare”, ammonendo poi che “il potere si rifiuta alle elezioni, non in piazza”.
Comunque, egli ha continuato contestando duramente Kaczynski per la prima volta, “il sistema giudiziario polacco non ha bisogno di una riorganizzazione progonda, deve prima di tutto garantire senso di sicurezza. E nessun cambiamento del sistema legale dovrebbe aprire fratture tra società e Stato, dunque ho dovuto prendere la mia decisione dopo che le modifiche proposte hanno suscitato reazioni cosà sentite da molti cittadini”.
Le dimostrazioni contro l’abrogazione de facto dell’indipendenza di Consulta e magistratura erano cresciute nel weekend scorso con cortei in ben cento città , e ieri sera con una spettacolare “marcia delle candeline” davanti al palazzo presidenziale. Sabato a Danzica si era unito alla protesta anche il padre della rivoluzione democratica non violenta che nel 1989 con l’aiuto di Giovanni Paolo II e di Gorbaciov aprà la strada al crollo del Muro di Berlino e alla fine del cosiddetto “Impero del Male” sovietico.
Il fatto nuovo della forte ondata di protesta è la forte partecipazione giovanile: secondo i sondaggi 82 giovani polacchi su cento sono contro le scelte e la politica dell’attuale governo e rifiutano uno scontro con la Ue e una negazione dei valori europei.
(da agenzie)
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