PRESIDENTE CASSAZIONE: “REATO CLANDESTINITA’ INUTILE, INEFFICACE E DANNOSO”
ANNO GIUDIZIARIO, CANZIO: “LOTTA AL TERRORISMO NEL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE”
Giustizia, legalità , efficienza ed efficacia della giurisdizione. Sono queste le cose di cui l’Italia ha bisogno e che i cittadini chiedono a gran voce, secondo il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, che ha parlato all’apertura della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Il paese chiede che la legge venga applicata in modo uniforme e rapido e che tutti abbiano un uguale trattamento in casi simili o analoghi”, ha aggiunto Canzio.
Canzio ha aperto la sua relazione con un auspicio: “Vorrei davvero che la cerimonia per l’apertura dell’anno giudiziario non fosse considerata un semplice rito, solenne nella forma, ma ripetitivo e perciò inutile nella sostanza, bensì riuscisse a segnare uno spazio di riflessione e di dialogo e a trasmettere alla comunità nazionale un messaggio di speranza, fiducia e impegno per una più feconda stagione della Giustizia”.
Perchè questo accada, serve anche “una magistratura aperta che non arretra al cospetto di mutamenti tanto repentini” e “una giustizia efficiente nell’affermare diritti e garantire effettività alle libertà dei cittadini”, ha detto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini.
Immigrazione clandestina.
Contro l’immigrazione clandestina, “la risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigor oso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti”, ha sottolineato Canzio, ricordando che sulla questione è “in atto una riflessione del Parlamento e del Governo”.
“Ci adopereremo nel quadro di una ridefinizione delle regole che disciplinano il fenomeno migratorio per il superamento del reato di immigrazione clandestina”, ha ribadito anche il guardasigilli Andrea Orlando.
Terrorismo.
Canzio ha parlato anche di terrorismo, sottolineando che “ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista”, deve essere condotta “nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato”.
“Diversamente tradiremmo la memoria” dei magistrati “caduti in difesa dei più alti valori democratici” e “non faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato”.
Giovanni Canzio cita per primo Emilio Alessandrini (di cui ricorre domani il 37° anniversario della morte), “titolare delle indagini sulla strage di Piazza Fontana e sul terrorismo di destra e di sinistra, colpito a morte da un gruppo di fuoco di Prima linea”.
E poi Guido Galli, Mario Amato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme ai “tanti magistrati vittime del terrorismo e della mafia”. Non sono stati degli “eroi (come mai avrebbero voluto definirsi), ma un modello di riferimento al quale ogni magistrato dovrebbe ispirarsi per il messaggio di speranza, fiducia, forza della ragione e della democrazia contro la violenza e le farneticazioni di coloro nei quali si annida il ‘cuore di tenebra’, traendo dal loro fulgido esempio un monito per la legittimazione, la credibilità , l’autorevolezza della giurisdizione”.
Prescrizione.
Il presidente della Cassazione ha dedicato una parte della sua relazione alla modifica dell’istituto della prescrizione: come è stata modificata, ha detto Canzio, “irragionevolmente continua a proiettare la sua efficacia pure nel corso del processo, dopo l’avvenuto esercizio dell’azione penale o addirittura dopo che è stata pronunciata la sentenza di condanna di primo grado, mentre sarebbe logico, almeno in questo caso, che il Legislatore ne prevedesse il depotenziamento”.
Indipendenza come garanzia.
Il primo presidente della suprema Corte ha, poi, puntato l’accento sull’importanza dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati, affinchè “non appaiano come una prerogativa o un privilegio dei magistrati, bensì come la garanzia dei cittadini. In uno stato di diritto – ha aggiunto – l’autonomia delle toghe è essenziale per l’applicazione equa e imparziale del diritto e per l’uguaglianza davanti alla legge”.
Cassazione in crisi d’identità .
Infine le cifre: per Canzio “la Cassazione versa in uno stato di profonda e visibile crisi di funzionamento e di identità . Si muove oggi lungo un crinale drammatico. La rotta potrà essere invertita – continua – solo con decisi e rapidi interventi di riforma e di autoriforma”.
E ha spiegato: “I dati statistici, aggiornati al 31 dicembre 2015, segnano l’insuccesso di una strategia mirata alla deflazione delle pendenze e del pesante arretrato mediante il mero aumento della produttività , fino al limite dell’esaurimento delle energie dei magistrati e del personale”.
Nel settore civile, “nel 2015 emergono la stabilità dell’alto numero delle iscrizioni (29.966); l’aumento delle pendenze fino alle attuali 104.561 (+3,8%); l’aumento fino a 44,4 mesi della durata media dei procedimenti; gli insoddisfacenti indici di ricambio (87%) e di smaltimento (20%); l’inidoneità del pur altissimo tasso di definizioni (-7,1%) e di produttività del singolo magistrato (215,7 provvedimenti, il 5,6% in meno) a fronteggiare l’impatto della domanda, a causa dell’ormai avvenuto superamento del limite di impiego delle risorse dell’apparato”.
Anche nel settore penale, “a fronte di una sopravvenienza di 56.539 ricorsi (-4,1%), le eliminazioni, nonostante l’incremento di produttività di ciascun consigliere si avvicinano alla sopravvenienza ma non la superano. Sicchè la pendenza aumenta fino a 35.980 procedimenti (+5,4%)”.
Peraltro, conclude Canzio, “la durata media dei procedimenti (7 mesi e 9 giorni) resta al di sotto della soglia europea”, mentre “il passo di inammissibilità dei ricorsi resta altissimo (64,2%), e le decisioni di rigetto sono pari al 14,3%, quelle di annullamento con o senza rinvio sono il 19,3%.
No a modifiche continue.
Il presidente della Cassazione ha anche lanciato un appello a evitare cambi frequenti alle norme: “Sarebbe auspicabile che il legislatore evitasse di intervenire sul tessuto normativo con modifiche troppo frequenti spesso ispirate a logiche emergenziali poco attente ai profili sistematici dell’ordinamenmto”. Sono necessarie, invece, da parte del legislatore, “norme chiare, precise, comprensibili e conoscibili”.
(da “La Repubblica”)
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