PRONTI AD ARRENDERSI: IN ITALIA, NEGLI ULTIMI TRE ANNI, I FAVOREVOLI A UN ESERCITO COMUNE EUROPEO SONO SCESI DAL 57 AL 48%. IL SOSTEGNO MAGGIORE ARRIVA DAGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA
È CRESCIUTA L’OPPOSIZIONE VERSO L’ESERCITO EUROPEO, MA ANCHE VERSO L’EUROPA UNITA. L GRADO DI FIDUCIA VERSO L’UE È SCESO AL 30%. L’INDICE PIÙ BASSO DEGLI ULTIMI DIECI ANNI
Stiamo attraversando una fase difficile, sul piano “globale” e non solo. Ma il mondo intorno a noi incombe. In modo inquieto e talora drammatico. I conflitti e le guerre sono numerosi. Come le tensioni fra Paesi
Trump, infatti, ha sviluppato relazioni di confidenza reciproca con Vladimir Putin, presidente della Federazione russa. In questo modo, i due presidenti hanno costruito e rafforzato un asse di controllo geopolitico internazionale. Che oggi è condiviso soprattutto con la Cina. Non certo con l’Unione Europea.
Perché, nonostante le premesse e le promesse, l’Europa è divenuta una “Unione di Paesi poco uniti”. E sicuramente incapaci di sviluppare progetti condivisi, oltre il campo economico. Di certo lontani dalla realizzazione di iniziative comuni nel campo politico e soprattutto della difesa.
La materia sicuramente più “critica”, perché la guerra è divenuta un tema “quotidiano”.
Amplificato dai media perché genera paura. E la paura fa ascolti, spettacolo. “Lo spettacolo della paura” va, quindi, in onda in diretta. E, in Europa, è drammatizzato dall’evidente difficoltà di elaborare e costruire una strategia comune. Una difesa comune. Un esercito comune.
Si tratta di un problema evidente, agli occhi dei cittadini, come emerge dal sondaggio condotto da Demos per Repubblica, dal quale emergono, al proposito, due indicazioni interessanti e inquietanti. La prima riguarda direttamente l’atteggiamento dei cittadini nei confronti della possibilità di formare un esercito europeo comune. Una prospettiva meno estesa, fra gli italiani. Anche se di poco
L’utilità di un esercito europeo è, infatti, condivisa dal 48% del campione. Poco meno di quanti, al proposito, manifestano dissenso. Tuttavia, tre anni fa, nel 2022, le proporzioni erano inverse. E la distanza più ampia. Gli italiani favorevoli alla formazione di un esercito europeo, infatti, raggiungevano il 57%. Quasi 10 punti di più. Inoltre, una quota, per quanto limitata al 4%, non esprimeva opinioni. Per incompetenza. O per incertezza.
Oggi, invece, i dubbi sono spariti, mentre è cresciuto il distacco. L’opposizione verso l’esercito europeo. Ma, in fondo, anche verso l’Europa unita. Che ai più appare, sempre più un progetto sbiadito e lontano. Il sostegno più ampio e convinto proviene, sempre più, dai giovani e soprattutto dagli studenti. Li abbiamo per questo definiti la “generazione E”, Europea, successivamente, EG. Cioè, Euro-Globale.
Parallelamente il sondaggio di Demos segnala e rende chiaro anche un crescente distacco dall’Ue. Negli ultimi mesi, infatti, il grado di fiducia verso l’Unione è sceso al 30%. L’indice più basso degli ultimi dieci anni. O meglio, dal 2016. In caduta rispetto ai primi anni 20. Quando il ruolo dell’Unione era stato reso evidente dal contributo finanziario – e non solo – che aveva offerto nel tempo del Covid.
Allora la fiducia verso l’Unione europea era salita fino al 45%. Oggi è caduta al 30%. Come sempre, il fattore politico conta molto. E condiziona le opinioni. In particolare, il sostegno maggiore verso l’esercito europeo si osserva tra le persone più vicine ai partiti di centro sinistra. Anzitutto del cosiddetto Terzo Polo: +Europa, Azione e Italia Viva. Insieme al Pd e Avs.
Mentre scende fra i sostenitori dei partiti di governo. FdI, Lega e FI. Insieme alla base del M5s. Che si “tira fuori” da un tema critico come l’Esercito comune.
Nell’insieme, si conferma l’immagine di un Paese diviso, dove le distanze fra i partiti e i loro sostenitori restano ampie e non calano. Soprattutto quando entrano in campo questioni critiche, come l’esercito comune europeo. Allora le distinzioni diventano fratture.
(da La Repubblica)
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