QUANDO MATTEO RENZI FACEVA COMIZI CON IL CANDIDATO DEL RAS DI MESSINA
RENZI ERA A CONOSCENZA DEL CASO DI FRACANTONIO GENOVESE, MA CHIESE I SUOI VOTI PER LE PRIMARIE… E A MESSINA OTTENNE IL 90% DI CONSENSI
Dopo la richiesta di dimissioni dei sottosegretari indagati, per Renzi arriva una pianta ancora più spinosa: il ‘caso Genovese’.
Comincia a emergere il background della vicenda che riguarda il potente deputato democratico di Messina accusato di peculato, truffa aggravata e falso in bilancio nell’ambito dello scandalo sui fondi per i corsi di formazione in Sicilia.
I risvolti di questa storia assumono una rilevanza non più tanto isolana quanto ormai nazionale.
Renzi e gli uomini a lui molto vicini erano stati informati, nella primavera del 2013, sulla qualità della politica di Genovese, proprio quando l’attuale premier, in profumo di segretaria, era stato invitato dallo stesso Genovese a salire sul palco di piazza Duomo a Messina per sostenere la candidatura a sindaco del suo stretto sodale, Felice Calabrò.
Messina viene così invasa dai manifesti che annunciano, con tanto di faccione sorridente dell’attuale premier, il comizio del 21 giugno.
Nella stessa mattinata, a Comiso, i renziani della Sicilia orientale, sbaragliati nella lotta interna dai metodi e dalla potenza di genovese, tanto da non essere stati candidati alle amministrative, incontrano Renzi in persona e gli comunicano non solo di essere stati messi da parte, ma gli anticipano anche “la bomba” che da lì a poco sarebbe scoppiata e che ora sta deflagrando nel Pd.
Bomba che era stata fatta presente ancora prima, per scongiurare la presenza di Renzi a Messina, al siciliano Davide Faraone (lo stesso che ora dice ‘Siamo pronti a votare per l’arresto se la richiesta è legittima’) e a Luca Lotti, attuale sottosegretario a palazzo Chigi e titolare dei dossier più importanti del governo in carica.
“Caro Renzi, vista la commistione oscura che esiste tra Genovese e il traffico dei corsi professionali – gli fanno notare all’epoca dei fatti Alessandro Russo, Francesco Quero e altri renziani di prima fila, e adesso lo ribadiscono all’HuffPost – non è opportuna la tua presenza sul palco insieme a lui a sostegno del suo candidato anche perchè noi (renziani della prima ora ndr) siamo stati esclusi dalle liste. Ecco rassegna stampa completa sulla questione ‘enti di formazione e Genovese'”.
Renzi la legge e alla Leopolda dell’ottobre successivo, due mesi prima delle primarie, indicando “il Pd che non vogliamo”, Matteo cita il tipo di Pd alla maniera di Genovese: “Non vogliamo il Pd dei corsi di formazione come in Sicilia”.
Nel frattempo però quella sera di giugno, Renzi sale lo stesso sul palco messinese accanto al figlioccio di Genovese, evita la foto opportunity con il deputato Pd, ma l’accordo era stato fatto prima: Genovese, ras delle tessere, secondo quanto si racconta, aveva promesso a Renzi i voti alle primarie dell’8 dicembre.
Infatti tra Messina e provincia l’attuale segretario raccoglie 19.540 preferenze su 24.000 votanti e nella sola città il 90 per cento dei voti.
Anche la Velina Rossa, il foglio politico vicino al centrosinistra, chiede a Renzi “di dire qualcosa non solo sui sottosegretari indagati ma anche sulla faciloneria di alcuni suoi alleati alle primarie”.
Adesso la bomba messinese democrat è arrivata in Giunta per le autorizzazioni a Montecitorio che dovrà valutare la richiesta di arresto.
L’operazione sganciamento da Genovese è partita in maniera plateale ed è irreversibile.
I democratici si guardano bene dal chiedere l’incarico di relatore, almeno per il momento. Ben sapendo, come tutti sanno e sapevano, che Francantonio Genovese, uomo d’affari, padrone di partito, ex segretario del Pd siciliano, oltre che ex sindaco di Messina e più volte deputato, è stato quello che ha portato i voti siciliani prima a Bersani e poi a Renzi. Non è un caso se è conosciuto come ‘il re delle tessere’.
(da “Huffingtonpost”)
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