RAI, LE COMICHE: “FUORI I PARTITI” DICE RENZI, MA L’AD LO SCEGLIE LUI E IL CDA IL PARLAMENTO
FUMO NEGLI OCCHI: LA RAI SARA’ SEMPRE PIU’ IN MANO ALLA CASTA
Stop alla “contiguità ” fra partiti e Rai, promette Matteo Renzi nella conferenza stampa seguita al consiglio dei ministri di stasera.
Ma delinea un sistema in cui è il governo a scegliere l’amministratore delegato dell’emittente pubblica e il parlamento “in seduta congiunta” a nominare il consiglio d’amministrazione.
Nel cdm che si è occupato principalmente della riforma della scuola, la discussione sulla nuova governance della Rai non si è conclusa ma “abbiamo avviato l’esame del ddl, lo presenteremo nel prossimo cdm, con Guidi, Giacomelli e Padoan”, ha spiegato Renzi.
Il governo, ha chiarito, “crediamo abbia il dovere più che il diritto di individuare il capo azienda che deve passare dal voto di conferma del cda”.
Quanto al consiglio d’amministrazione, Renzi lo immagina “più ristretto, la cui maggioranza sia eletta dal Parlamento in seduta comune e con un membro espressione dei dipendenti Rai”.
Nessun sorteggio, come proposto dal Movimento 5 Stelle, perchè “devono essere i più bravi a gestire l’azienda”.
Ovviamente a decidere chi sono i più bravi è lui e i partiti di governo
Con l’attuale legge Gasparri, il cda è scelto dalla Commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi (sette membri) e altri due, tra cui il presidente, dal ministero del Tesoro.
Due espressioni dirette rispettivamente di governo e Parlamento, dunque.
In attesa che il ddl venga discusso, approvato e reso pubblico dal governo, è difficile capire dove sarebbe la riuvoluzione.
In che modo finirebbe la “contiguità ” con la politica che ha marchiato la storia dell’emittente pubblica italiana?
La politica sceglierà direttamente i vertici come sempre.
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