RAVE NEL VITERBESE, IL RACCONTO DEI MEDICI DA DENTRO: “IMPOSSIBILE SGOMBERARE, AVREBBE AVUTO EFFETTI DEVASTANTI”
“NOI LAVORIAMO PER RIDURRE I RISCHI PER LE PERSONE CHE PARTECIPANO”
Grazie alla mediazione delle forze dell’ordine, è terminato oggi il mega rave che da cinque giorni si stava tenendo sulle sponde del lago di Mezzano, nell’alto Lazio. Migliaia i partecipanti, arrivati da tutta Italia e da tutta Europa per prendere parte a questo evento non autorizzato.
Una decina i ‘muri del suono’, centinaia i camper e le automobili parcheggiate nei campi di Valentano, paese del Viterbese. Purtroppo si è registrata una vittima: un 24enne è affogato nelle acque del lago.
Cnca, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, è una federazione nazionale che raccoglie oltre 200 gruppi in Italia che svolge tutto l’anno attività di riduzione del danno e dei rischi in eventi simili. Insieme alla Rete di riduzione del danno Itad ha deciso di garantire una presenza costante anche all’interno di questo rave con l’obiettivo di assistere i partecipanti.
Sono stati quindi presenti ogni giorno 24 ore su 24. Spiega ai microfoni di Fanpage.it Stefano Regio, psicoterapeuta, referente di Cnca-Lazio: “Noi lavoriamo per ridurre i rischi per le persone che partecipano. In questo senso abbiamo un atteggiamento laico, senza giudizi. Dialoghiamo con la polizia, ma anche con gli organizzatori. Emergency e Medici senza Frontiere, per esempio, non entrano nel merito delle persone che curano. Se c’è un problema intervengono a prescindere, dando assistenza alle persone che ne hanno bisogno. I rave ci sono e qualcuno deve esserci per ridurre i danni. Se il festival si fa, noi abbiamo il dovere di esserci”.
“Avere sul posto persone qualificate come medici, psicologi, educatori, persone formate per fare questo lavoro, abituate a intervenire in contesti del genere, è fondamentale sia per gestire effetti acuti da uso di sostanze che per disidratazione, ad esempio”, spiega Regio.
Cnca ha messo in piedi una squadra di 80/100 persone da tutta Italia che si sono organizzate su turni per garantire una presenza continuativa. Molti interventi sono stati effettuati per esempio per piccole contusioni.
Sono state portate casse d’acqua con i camion, ma anche ghiaccio secco “che è la prima cosa che abbiamo finito, perché ce n’era una richiesta incredibile”. È stato montato un presidio fisso all’interno della festa, una zona di ‘chillout’, cioè un luogo che offre una sorta di spazio di ‘decompressione’ suono forte, dai battiti cardiaci accelerati dalla musica ad altissimo volume. Oltre a questo coppie di operatori hanno passeggiato senza sosta per l’evento per effettuare “un monitoraggio costante, perlustrando anche le zone che si ritengono un po’ più pericolose”
Negli ambienti dei ‘ravers’ questo grande evento era noto da tempo. E allora perché non è stato bloccato sul nascere? “Si sapeva da tempo che ci sarebbe stato un grande evento. Si sapeva che lo stava organizzando una rete internazionale e non i soliti sound locali. L’evento era previsto, ma non si sapeva né il luogo né la data. Sapevamo soltanto che ci sarebbe stato e quindi noi ci siamo organizzati per essere pronti. Dopodiché abbiamo aspettato, come hanno aspettato tutti i partecipanti. E all’ultimo momento è stato indicato il luogo preciso e la data di inizio. Si sapeva che ci sarebbe stato, ma non dove e quando sarebbe stato realizzato, come tutti i rave”.
Il prefetto e il questore hanno deciso di dialogare con gli organizzatori e di non intervenire subito per sgomberare l’area. “La nostra opinione sulla condotta delle forze dell’ordine è estremamente positiva. Hanno avuto un atteggiamento estremamente dialogante con noi riconoscendo il nostro ruolo e la nostra funzione. Dal nostro punto di vista hanno gestito bene la situazione perché sgomberare un rave di quelle dimensioni sarebbe stato molto pericoloso: immaginate diecimila persone immerse in questa festa, con le caratteristiche che sappiamo… Non si può spegnere la musica improvvisamente perché si crea un disorientamento così forte nelle persone che sono immerse in quella dimensione, che può provocare effetti devastanti. Sgomberare migliaia di persone senza incidenti è veramente complicato”.
(da agenzie)
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