RUBY TER, AL VIA LA NUOVA INCHIESTA: IL CAVALIERE RISCHIA FINO A 10 ANNI
VERSO GLI AVVISI DI COMPARIZIONE: SOSPETTI DI FALSO PER LE OLGETTINE
Non servono indiscrezioni, sono soltanto le carte sin qui note e le procedure ad annunciare un (molto probabile) nuovo invito a comparire per Silvio Berlusconi.
Il neo leader della neo Forza Italia, sostengono dal suo entourage, quasi sente il «tintinnare delle manette».
Eppure non è dell’arresto che dovrebbe aver più paura, quanto del normale corso dei processi: la miscela di quelli che erano stati bloccati per anni e ormai stanno avanzando tutti insieme, più il Ruby-ter che si staglia sull’orizzonte. Come?
Con due i titoli di reato. Uno è la corruzione giudiziaria: reato che scatta quando io pago qualcuno perchè «trucchi» le deposizioni, le depisti, le inquini. Concorre chi paga e chi riceve.
La pena non è bassa: va dai 4 a 10 anni (la legge Severino, votata dagli stessi berlusconiani, l’ha appena aumentata, era 3 al minimo e 8 al massimo).
L’altro reato è la falsa testimonianza: scatta quando uno, pagato o no, va in aula e racconta panzane: pena dai 2 a 7 anni.
Ovviamente, segue la confisca dei beni — in questo caso, i bonifici, i gioielli, i contanti — come pena accessoria.
Questo nascente Ruby-ter ha come pilastri le testimonianze, che le fedelissime del bunga bunga (e non solo) hanno reso davanti ai giudici sia del processo Ruby-Silvio (concussione e prostituzione minorile), sia del processo Ruby-Fede- Mora-Minetti (sfruttamento della prostituzione).
Per i giudici sono senza ombra di dubbio false e «smentite».
Alla procura milanese tocca muovere alcuni passi obbligati. Eccoli.
Ieri il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati ha ricevuto le 336 pagine delle motivazioni sul processo Ruby-Silvio.
A giorni, l’alto magistrato milanese riceverà i verbali d’udienza che i giudici della quarta sezione ritengono sospetti e bisognosi d’indagine.
Riguardano ragazze del bunga bunga e parlamentari, Carlo Rossella e Mariano Apicella, in tutto 32 persone
Non succederà ancora niente di pubblico e pubblicabile, solo perchè nei primi giorni di dicembre arrivano, sempre in procura, altre motivazioni ansiogene per i berlusconiani: quelle della sentenza firmata da presidente Anna Maria Gatto, che ha inflitto sette anni di carcere anche a Emilio Fede e Lele Mora, e cinque a Nicole Minetti.
Anche in questo caso «la trasmissione degli atti (…) in relazione agli indizi di reità (…) con particolare riguardo a quanto accaduto il 6-7 ottobre 2010, il 15 gennaio 2011» è sicura.
Coinvolge gli avvocati Niccolò Ghedini, Pietro Longo e Luca Giuliante. Solo a questo punto, quando tutti i documenti sono sul tavolo, la Procura iscriverà nel registro degli indagati Berlusconi e una trentina di persone.
Aprirà un fascicolo. E poi.
Qui l’ansia politico-mediatica è destinata a salire.
In teoria, possono partire perquisizioni, acquisizioni di documenti e persino richieste d’arresto? Sì, anche per Berlusconi.
Ma in pratica, difficile che accada. Lo stile milanese è diverso.
Se viene ritenuto sufficiente provato che alcuni testi abbiano mentito, e che Silvio Berlusconi abbia pagato i testi, le indagini possono autolimitarsi, e di molto.
E il procuratore aggiunto Ilda Boccassini può spedire gli inviti a comparire, per un interrogatorio finale.
Se gli indagati non si presentano, o non convincono, decolla la richiesta al gup di giudizio immediato. Quando? Può accadere anche prima di Natale.
Berlusconi, oggi settantasettenne, deve attualmente scontare un anno di carcere (frode Mediaset).
Nel frattempo, forse entro l’estate, la condanna a sette anni del Ruby-Silvio arriverà in corte d’appello. Poi ci sarà la cassazione. Se tutto resta così com’è oggi, Berlusconi è destinato a perdere i tre anni di sconto per l’indulto (frode Mediaset), che vanno aggiunti ai sette di Ruby: e fanno dieci.
È su questi dieci anni di carcere che si va a innestare il Ruby-ter.
E cioè, inchiesta e processo, in estrema sintesi, riguardano la «rete protettiva» e la «capacità a delinquere» di Berlusconi, dimostrata dalla sua «attività sistematica d’inquinamento probatorio » (parole della sentenza).
Inquinamento che ha lasciato tracce evidenti in un interrogatorio di Ruby Rubacuori a Milano, il 6 ottobre, a scandalo non scoppiato, e organizzato dagli avvocati, ma rimasto senza traccia, senza verbali, e «beccato » grazie alle intercettazioni.
E anche in una riunione delle frequentatrici di Arcore a Villa San Martino «per salvare» (testuale) Berlusconi.
Agli estranei al cerchio magico di Arcore sin dall’inizio era sembrata un macroscopico errore la linea difensiva che tentava una contrapposizione numerica delle testimonianze sul «puttanaio».
Perchè è vero che in tanti parlano a favore della versione «cene eleganti», ma è ancor più vero che le sei ragazze su cui si poggia l’accusa sono apparse in aula ancora scosse (Ambra Battilana), amareggiate (Imane Fadil), ferite (Chiara Danese), innervosite (Melania Tumini), stupite (Natascia Teotino, Maria Magdoum).
E hanno raccontato tutte, con qualche variante, lo stesso schema di serate: non si conoscevano.
Le loro voci s’intrecciano alle intercettazioni e alle indagini, che la difesa non ha scalfito, avvalorandole.
Quindi, sei ragazze per il collegio giudicante sono «oltremodo attendibili».
Le altre, invece, si trovino un avvocato sembra suggerire il Ruby ter — e vadano in Procura, perchè la storia non è finita.
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
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