SALTA L’INCIUCIO MA SILVIO SI SALVA LO STESSO (FORSE)
RENZI RINVIA LA RIFORMA FISCALE A DOPO IL QUIRINALE, MA I LEGALI DI BERLUSCONI SPIEGANO COME IL LEADER AZZURRO POTRA’ RICANDIDARSI A FINE PRIMAVERA
L’inciucio salva-Cav è saltato. Ma il Cav è salvo lo stesso. O quasi.
Palazzo Chigi è stato costretto a fare marcia indietro e il testo del decreto della delega fiscale che affronta anche le norme tributarie non va più alle commissioni parlamentari ma torna in Consiglio dei ministri per le necessarie modifiche.
I comunicati di palazzo Chigi e le dichiarazioni di Renzi sono univoci: “Mai fatte norme a favore di Berlusconi, non c’è alcun inciucio. Ci fermiamo”.
Quindi, come dice anche il responsabile Giustizia del pd Davide Ermini, “il governo scriverà nuovamente la norma. Saranno esclusi i reati dolosamente più gravi come la frode fiscale (per cui è stato condannato Berlusconi, ndr) e sarà rivisto anche il criterio del 3%”, la percentuale di evasione rispetto all’imponibile di un’azienda ritenuta tollerabile e quindi sanabile con sanzioni amministrative e comunque non più reato.
Cambiano anche i tempi: a scanso di ipotesi inciuciste all’ombra del Nazareno, Renzi in persona ha spiegato che “il nuovo testo sarà trasmesso in Parlamento solo dopo l’elezione del Presidente della Repubblica e dopo la conclusione del periodo di Berlusconi in affidamento ai servizi sociali”.
Sarebbe stata una via d’uscita eccezionale per Berlusconi: gli avvocati avrebbero potuto presentare un “incidente di esecuzione” perchè la frode non è più reato (l’evasione prodotta da Fininvest era pari all’1,2 e allo 0,7% dell’imponibile, molto meno del 3% previsto) chiedendo di revocare “gli effetti penali della condanna che tuttora permangono visto che il fatto non costituisce più reato e in nome del principio del favor rei”.
E cioè l’interdizione penale dai pubblici uffici (aprile 2014-aprile 2016) e anche l’interdizione amministrativa introdotta dalla legge Severino che è figlia della condanna penale.
Insomma, la revisione delle norme fiscali, in nome di un fisco più amico ma anche più certo e severo e remunerativo per le casse dello Stato, ci avrebbe restituito in un balletto un Cavaliere lindo e senza macchia. Strepitoso.
Bloccato l’inciucio, Berlusconi è comunque già quasi salvo.
E tra la primavera e l’estate “potrà riavere la totale agibilità politica” e tornare candidabile. Questo almeno sostiene lo staff legale del Cavaliere. Che infatti non sa che farsene del contestato articolo 19 bis del decreto della delega fiscale. “Non l’abbiamo neppure letto — dicono il professor Coppi e l’avvocato Ghedini — e mai abbiamo rilasciato interviste in queste ore”
Ecco la road map dei legali. Seppure punteggiata da qualche “se”.
In aprile termina l’anno di affidamento ai servizi sociali, la pena per la condanna ai tre anni per frode fiscale (che ha beneficiato dell’indulto del 2006).
Se i giudici riterranno che il condannato ha eseguito i servizi sociali secondo le prescrizioni, le conseguenze sono due. La prima: uno sconto di 45 giorni di pena (fine pena a marzo). La seconda: l’estinzione di ogni effetto penale in base all’articolo 47 comma 12 dell’ordinamento penitenziario. “Se i giudici riconosceranno il percorso dell’affidamento in prova, l’interdizione penale dai pubblici uffici (aprile 2014- aprile 2016) decadrà del tutto” spiegano
Resterebbe in piedi l’interdizione amministrativa della legge Severino, sei anni a partire dal primo agosto 2013 che impedirebbero la candidatura anche nel 2018.
Per scardinare anche questo impedimento, i legali puntano su due giudizi: la Cedu europea (Corte europea dei diritti dell’uomo) e la Consulta. “Entro l’estate 2015 attendiamo il responso della Cedu e non abbiamo dubbi che ci darà ragione nel sostenere che la legge Severino non poteva essere applicata retroattivamente”.
Trattandosi poi di una pena amministrativa, se la Cedu giudica inapplicabile la Severino, il verdetto è immediatamente applicabile senza ulteriori passaggi (“su questo ci confortano sentenze della Consulta e della Cassazione”).
Entro quella data, dovrebbe esprimersi anche la Consulta che è stata investita del problema dal caso De Magistris (il sindaco di Napoli vittima della Severino ma che ha vinto i ricorsi a Tar e Consiglio di Stato).
Ecco che dunque, delega fiscale o meno, Berlusconi punta a riacquistare la propria agibilità in via autonoma. “Nel merito e non certo per qualche codicillo” chiariscono gli avvocati.
Anche se il testo è stato fermato, resta da capire chi l’ha scritto quell’articolo 19 bis che mette mano a tutta la legge 74 del 2000 (norme tributarie).
Il giallo della manina fa il paio con lo scarica barile tra palazzo Chigi e Mef, “l’hanno scritto loro”, “no, gli altri”.
Ed ecco che tra i responsabili più quotati compare il viceministro Luigi Casero, Ncd ma uno di quelli, si spiega- “che non ha mai lasciato la casa madre, parla sempre con Berlusconi ed è amatissimo da Renzi che lo ascolta come pochi altri e spesso lo fa anche partecipare alle riunioni del Cdm destando le gelosie di Alfano”.
Ma magari è stata solo una scivolata in un testo che ha obiettivi meritori: deflazionare i tribunali (a rischio un processo su tre per evasione), venire incontro agli errori, far incassare più soldi allo Stato grazie alle pene pecuniarie.
(da “Huffingtonpost”)
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