SALVINI SCAPPA DAI PM PER TENERSI LA CASSA: VERSO IL NUOVO PARTITO “LEGA PER SALVINI PREMIER”
ANNUNCIO IMMINENTE, GLI AVVOCATI STANNO STUDIANDO COME SOTTRARRE I 5 MILIONI IN CASSA AL SEQUESTRO DEI BENI
Minaccia “l’ira dei giusti” sulla via che già da mesi ha studiato per bene con i suoi. Matteo Salvini è furioso per la decisione del riesame di Genova di accogliere il ricorso della procura sul sequestro dei beni della Lega per 49 milioni di euro, la cifra di rimborsi elettorali ‘spariti’ per cui sono stati condannati l’ex segretario Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori dei conti.
La nuova via ‘studiata’ con Giancarlo Giorgetti e i fedelissimi è un nuovo partito: a breve, “annuncio imminente”, ci dicono autorevoli fonti leghiste.
Il nome? “Lega per Salvini premier” è dato come il più realistico. Perchè il nome ‘Lega’ non si tocca, è il mantra del segretario. Che è anche un modo per dire che non sarà un partito unico con Forza Italia.
Il nuovo partito “ci permetterà di sopravvivere”, dicono i suoi. E’ il modo per aggirare il sequestro disposto dai giudici, “altrimenti qualsiasi cosa mettiamo sui conti correnti ci verrà presa per affari di una Lega che appartiene al passato…”, si sfogano.
Del resto, “siamo costretti a chiudere”, è l’allarme lanciato da Giorgetti una settimana fa in vista della decisione del riesame arrivata oggi.
Ora che si è vista accogliere il ricorso, la procura di Genova dovrà rivolgersi al tribunale per avere il provvedimento con il quale procedere effettivamente al prelievo. I soldi verranno poi “congelati” nel Fug, il fondo unico della giustizia, in attesa che la sentenza di condanna di Bossi e Belsito diventi definitiva.
Ma se l’operazione ‘nuovo partito’ riesce ad arrivare in porto presto, i giudici rischiano di non riuscire a prendere ‘il malloppo’ che sarà in sicurezza nelle casse della nuova creatura politica, con tanto di nuovo simbolo che sarebbe già registrato in Gazzetta ufficiale.
Al momento nelle casse della Lega ci sono 5 milioni di euro.
E’ una manovra spericolata, in barba alle sentenze e al ruolo della magistratura. Zittisce anche l’alleato pentastellato, da Luigi Di Maio a Giuseppe Conte, esponenti di un Movimento da sempre vicino ai giudici. Eppure stavolta non dicono nulla.
Si premurano solo di assicurare che “non ci saranno conseguenze sul governo”. Nulla sulla scelta di Salvini e i suoi di giocare a ‘Bonnie and Clyde’ con i pm.
Il vicepremier leghista non demorde. Presto, il congresso fondativo.
(da “Huffingtonpost“)
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