SAMAR, CENTESIMA VITTIMA TRA I MEDICI: “HA LAVORATO FINO ALLA FINE, L’ULTIMO SMS A UNA PAZIENTE APPENA INTUBATA”
LA STORIA DEL MEDICO DI FAMIGLIA DI TREVISO: “AVEVA SEMPRE TEMPO PER TUTTI, IN QUESTI GIORNI HA CERCATO DI FERMARE IL VENTO CON LE MANI, PER SETTIMANE SENZA MASCHERINA”
Samar Sinjab era una dottoressa, medico di famiglia a Treviso. È morta ieri, dopo aver contratto il coronavirus ed è la vittima numero cento tra i camici bianchi caduti durante l’emergenza sanitaria in atto.
Oggi a raccontare la storia della dottoressa Sinjab è il figlio, sulle pagine del Corriere della Sera.
L’ultimo sms digitato sulla tastiera del telefonino è stato per uno dei suoi pazienti. “Ha lavorato fino alla sera di venerdì 6 marzo – racconta il figlio –. Sabato mattina è stata ricoverata. Il suo ultimo messaggio WhatsApp è di domenica e l’aveva inviato a un paziente con le indicazioni per la terapia da seguire, poco dopo è stata intubata”.
Samar Sinjab era nata in Siria 62 anni fa ed era andata via da Damasco per venire a studiare medicina in Italia, all’Università di Padova. Sposata col collega Omar El Mazloum, la dottoressa era mamma di due figli, anche loro medici.
“Era così fiera di loro – ricorda adesso Paolo Zambon, titolare della farmacia di Borbiago vicina allo studio di Samar Sinjab –. Ma aveva sempre tempo per tutti. Una volta che mi aveva sentito un po’ mogio al telefono, mi richiamò dopo venti minuti per chiedermi che cosa potesse fare per me. Siamo andati a mangiare una pizza insieme” […] Dall’inizio dell’epidemia la dottoressa Samar ha tentato in ogni modo di “fermare il vento con le mani”, per usare l’espressione del suo collega Stefano Righi. Per settimane senza dispositivi di protezione, guanti, mascherina, visiera.
(da “Huffingtonpost”)
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