MEDICI A BORDO DELLA SEA WATCH PERCHE’ SE QUALCUNO MUORE I SOVRANISTI E I LORO SERVI NE RISPONDONO PENALMENTE
SALVINI FIRMA CARTA STRACCIA, LA ONG NON MOLLA, L’EUROPA “VIETATO RIPORTARLI IN LIBIA, E’ UN CRIMINE” … I RACCONTI ORRIBILI DI CHI E’ STATO SALVATO: “MI HANNO COSTRETTO A SEPPELLIRE DEI CADAVERI NEL CENTRO DI DETENZIONE PERCHE’ ARRIVAVANO DEGLI OSSERVATORI INTERNAZIONALI”
“Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal nuovo Decreto Sicurezza. Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa“. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato così di aver subito attivato nei confronti della nave dell’ong tedesca con a bordo 52 migranti soccorsi dopo un naufragio al largo della Libia la procedura prevista dal Decreto Sicurezza bis. L
a legge firmata ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella integra il Decreto Sicurezza già in vigore prevedendo multe da 10mila a 50mila euro per il comandante della nave che non rispetta il divieto di ingresso nelle acque territoriali.
“Riportando indietro queste persone commetterebbe un crimine per cui l’Italia è già stata condannata, ovvero quello del respingimento collettivo”, gli ha subito replicato l’ong.
La Sea Watch 3 si trova da due giorni in acque internazionali a 15 miglia dall’isola di Lampedusa dopo che mercoledì è intervenuta in soccorso di alcuni migranti le, tramite la portavoce dell’ong Giorgia Linardi, ha fatto sapere di non essere intenzionata a riportare i migranti in Libia perchè sarebbe un crimine come sancito dalle norme internazionali.
Intanto “il centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare di Roma ha annunciato un controllo sanitario a bordo. Ci stiamo avvicinando alla posizione dell’incontro, in acque internazionali davanti a Lampedusa”, come ha annunciato la stessa ong in un tweet.
“Uno dei naufraghi ha raccontato di essere stato costretto a seppellire cadaveri per preparare il centro di detenzione alla visita di operatori esterni cercando di renderlo più presentabile. Questa è la Libia, il Paese in cui ci viene indicato di portare le persone soccorse: non lo faremo mai“, ha raccontato Giorgia Linardi spiegando che i naufraghi hanno subito “vessazioni inenarrabili durante i lunghi periodo di detenzione”.
“Anche il più piccolo dei minori non accompagnati, che ha solo 12 anni, è stato imprigionato senza un valido motivo. Un’altra persona — continua Linardi — ha raccontato di essere stata venduta, pare, peraltro, a un ufficiale del governo e di essere stato costretto a prestare manodopera gratuita: ha lavorato come servo per potersi comprare la libertà ed essere messo su un gommone”.
“Molte persone — aggiunge la portavoce di Sea Watch — raccontano di aver tentato di lasciare la Libia via mare più volte. Una persona addirittura ha riconosciuto nella motovedetta che è sopraggiunta dopo il soccorso la stessa che lo aveva già riportato indietro”.
Tutte le volte che i naufraghi sono ricondotti in Libia “vengono di nuovo imprigionati”. Alla vista della motovedetta libica “sono terrorizzati”.
“Un’altra persona — prosegue — ha raccontato che il familiare gli è stato ucciso davanti agli occhi con un colpo di kalashnikov, sempre in detenzione. Noi non riporteremo mai nessuno in un Paese dove alle persone è riservato questo trattamento — ammonisce Linardi -. Ci aspetteremmo che i nostri governi si impegnassero perchè questo non avvenga invece di alimentare la spirale del traffico permettendo che queste persone che tentano di scappare dalla Libia siano riportate indietro, torturate, seviziate. E se sopravvivono… di nuovo ributtate in mare per essere poi riportate indietro. Finchè non periscono”.
La questione, per la portavoce della Commissione Ue, Natasha Bertaud, si risolve in partenza: “Tutte le navi con bandiera europea devono seguire le regole internazionali e sulla ricerca e salvataggio in mare, che significa che devono portare le persone in un porto che sia sicuro. La Commissione ha sempre detto che queste condizioni non ci sono attualmente in Libia“.
Quanto allo sbarco, “in generale la Commissione non ha le competenze per decidere se e dove” può avvenire, rimarca Bertaud, “è una questione sotto la responsabilità del Centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo (Mrcc), che ha in carico le operazioni”.
(da agenzie)
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