SENATO: LE QUATTRO REGIONI DOVE IL CENTROSINISTRA SI GIOCA LA MAGGIORANZA
ANALISI ED EQUILIBRI TRA LE COALIZIONI IN VENETO, LOMBARDIA, SICILIA E CAMPANIA
Grandi manovre intorno al Senato e ai suoi premi di maggioranza regionali. I sondaggi danno veramente in bilico i risultati di Lombardia, Veneto, Sicilia e Campania e le coalizioni cercano di rastrellare ogni possibile voto utile.
Tenendo conto della variante che nella ripartizione dei seggi destinati ai perdenti non ci sarà più una ripartizione bipolare, come nel 2006 e 2008, ma multipolare.
Perchè oltre a Pd, Pdl e Monti, secondo i sondaggi possono superare la soglia dell’8 per cento prevista per accedere al Senato anche Grillo e Ingroia.
L’obiettivo di Pd e Sel, comunque, non è solo di superare la fatica quota di 158 senatori, ma di raggiungere una quota di sicurezza superiore che renda possibile governare.
Evitando l’esperienza del secondo governo Prodi appeso a pochi voti di maggioranza e spesso “sorretto” dal voto dei senatori a vita.
Ma per fare questo bisogna conquistare tutte le altre regioni e vincere in almeno due fra Campania, Sicilia e Lombardia.
Diventa quindi fondamentale conquistare i 27 seggi lombardi sui 49 in palio.
E assumono carattere vitale i 16 consiglieri campani, su 29, e i 14 siciliani su 24. Nell’isola la partita del centrosinistra sembra persa, ma in Lombardia e Campania si lotta.
Anche se all’ombra del Vesuvio Bersani deve fare i conti con l’irrompere sulla scena, oltre che di Monti, anche di Ingroia e dei suoi arancioni.
Stimati ben al di sopra dell’8 per cento possono fare perdere il centrosinistra.
E lo stesso ragionamento vale anche per la Lombardia.
Per questo Vendola sta cercando di “trattare” con Ingroia qualche forma di “desistenza” che non favorisca Berlusconi.
Il Cavaliere da parte sua sta chiudendo accordi con tutti.
L’ha fatto in Sicilia con il Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo e con il Pid di Saverio Romano.
E in Campania Berlusconi ricandiderà anche Nicola Cosentino, ex sottosegretario e deputato al centro di una vicenda giudiziaria.
Niente accordo invece con Clemente Mastella che correrà da solo con la sua Udeur.
Il nostro risultato, avverte l’ex ministro della Giustizia, sarà comunque decisivo per la vittoria al Senato di una delle coalizioni.
Berlusconi nella sua ricerca spasmodica di “alleati” per vincere la partita di Palazzo Madama si apparenterà anche con il movimento di Gianpiero Samorì e Rinnovamento italiano di Arturo Artom.
Un imprenditore che assicura di avere i voti per essere decisivo al Senato in Lombardia.
VENETO
Da Santini alla Puppato, questa volta ci sperano
Partita equilibrata in una delle roccaforti del centrodestra. Il politologo Feltrin: ma Pdl e Lega sono ancora avanti
Testa a testa tra destra e sinistra in un altro degli Ohio italiani, il Veneto, tra le regioni chiave per la conquista della maggioranza al Senato.
Notizia straordinaria per una roccaforte conservatrice, dove alle ultime regionali Lega e Pdl avevano superato insieme il 60 per cento dei consensi, lasciando a 30 punti di distacco il centrosinistra.
Oggi i sondaggi mostrano due schieramenti alla pari, che si contendono il premio di maggioranza (14 seggi su 24) superando entrambi di poco il 30 per cento dei consensi. Percentuali che permettono a Laura Puppato, capolista al Senato, che aveva avuto un buon risultato personale alle primarie del Pd, di presentarsi con ottimismo alla competizione: «Questa volta ce la giochiamo. E possiamo farcela».
Se il Pd non può diffondere gli ultimi risultati in suo possesso, qualche giorno fa lo ha fatto il sito Scenaripolitici che ha pubblicato i dati raccolti tra il 3 e il 6 gennaio in Veneto: centrodestra al 30%, centrosinistra al 28%, liste per Monti al 14%, Movimento 5 stelle al 13,5%.
Raffredda gli entusiasmi della sinistra Paolo Feltrin, docente di Scienza Politica all’università di Trieste: «È vero che la sinistra ha aumentato i suoi consensi negli ultimi tempi, ma i modelli di simulazione danno ancora vincente, in Veneto, l’alleanza Lega-Pdl. Certo la campagna elettorale non è ancora finita. Però, al momento, penso che i 14 seggi di maggioranza andranno alla destra. Il Pd potrà contare su 4 o cinque seggi, uno Sel, due Monti, due Grillo».
Partita aperta. Che si giocherà molto sulle candidature.
Il Pd schiera tra i suoi capolista oltre a Laura Puppato, capogruppo in consiglio regionale, l’ex magistrato veneziano Felice Casson e Giorgio Santini, padovano, numero due della Cisl, che ha lasciato il suo incarico per candidarsi.
Il Pdl scommette sull’ex governatore Giancarlo Galan, mentre la Lega non ha ancora scelto.
Circolano nomi minori come Marco Marcolin, sindaco di Cornuda, in provincia di Treviso, e Emanuele Prataviera, segretario del Veneto orientale.
Sel punta su Pape Diaw, portavoce della comunità senegalese. La lista Monti avrà , naturalmente, un professore: Gianpiero Dalla Zuanna, docente di Demografia all’università di Padova. Mentre per il Movimento 5 stelle potrebbe essere Enrico Cappelletti, imprenditore della green economy, a capovolgere le previsioni.
SICILIA
Moltiplicate le formazioni per aggiudicarsi un premio di maggioranza che può cambiare le sorti delle elezioni
Otto liste per il Cavaliere. In campo anche Crocetta
Una dote di 14 seggi.
Un tesoretto che può segnare la differenza, facendo ancora una volta della Sicilia una sorta di swinging State, una regione chiave nella sfida del Senato.
Il premio di maggioranza per la coalizione vincitrice dell’Isola peserà , eccome, sul risultato finale: basti pensare che, secondo il sondaggio Ipsos, fallendo il successo in Sicilia e in Lombardia Bersani non avrebbe più i numeri sufficienti a Palazzo Madama.
Berlusconi lo sa bene e, con l’obiettivo dello stallo, ha preparato la partita in Sicilia allargando al massimo il centrodestra: ha addirittura riabbracciato Raffaele Lombardo, che lo fece vincere nel 2008 ma che poi lo tradì alleandosi con il Pd alla Regione.
E ha messo su uno schieramento che conta otto simboli: oltre al Pdl e all’Mpa di Lombardo, Grande Sud di Miccichè (altro figliol prodigo), Fratelli d’Italia, la Destra, il Pid dell’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, il Mir di Samorì e una lista faida- te («lista del popolo») che fa capo a un editore siracusano.
La parola d’ordine, anche per Bersani, è quella di moltiplicare il numero delle liste.
Così, con il Pd — oltre a Sel che schiera l’ex presidente dell’Antimafia Francesco Forgione — ecco una formazione che fa riferimento al governatore Rosario Crocetta, capeggiata dal senatore uscente Giuseppe Lumia.
Ma è la lista Tabacci, nell’Isola, a fare da cavallo di Troia per moderati in cerca di collocazione nel centrosinistra: vi sono approdati, in queste ore, anche un gruppo di ex fedelissimi di Miccichè che hanno lasciato Grande Sud.
Il centrosinistra, peraltro, deve affrontare in Sicilia anche l’impatto della candidatura di Ingroia, la cui lista è stimata dall’Ipsos all’11 per cento.
La sfida, i leader delle principali coalizioni, se la giocano schierando cacciatori di voti e volti televisivi.
Bersani ha messo in campo l’ex direttore di Rainews Corradino Mineo. A lui il numero uno di una lista puntel-lata, al secondo posto, da Nino Papania, ex Ppi padrone delle tessere nel Trapanese.
Sono loro a formare il gruppo di fuoco che fronteggerà , sull’altra sponda, una lista del Pdl che vedrà in cima il presidente del Senato Renato Schifani.
Mentre i montiani schierano Casini come testa di lista.
Al numero due Rosario Sidoti, uomo vicino all’ex tesoriere dell’Udc Giuseppe Naro, escluso perchè rinviato a giudizio nell’inchiesta sulle tangenti Enav.
LOMBARDIA
Il centrodestra schiera Berlusconi, Calderoli, La Russa La lista Monti è data intorno al 14 per cento
Mucchetti guida l’assalto al fortino del berlusconismo. E Albertini insidia la destra
Vincere o perdere, qui, vuol dire 27 senatori in più – su un totale di 49 seggi – da mettere sul piatto della governabilità del Parlamento che uscirà dal voto di fine febbraio.
Un obiettivo che tutte le coalizioni in gara in Lombardia hanno presente: l’ultimo sondaggio di Ipsos dà centrodestra e centrosinistra esattamente alla pari, con il 32,5 per cento dei consensi a testa, quasi il doppio di quanto raccoglierebbe la lista coagulata attorno a Mario Monti, ago della bilancia ancor più dei grillini.
Una situazione in continua evoluzione, con lo spettro di un «esito imprevedibile» evocato dal politologo Roberto D’Alimonte che, di conseguenza, agita i partiti.
Addirittura, il sito Scenaripolitici. com, con dati aggiornati al 6 gennaio, porta sorprendentemente avanti il centrodestra di 10 punti sull’avversario: 37,5 per cento contro 27,5 per cento, con la lista Monti all’11 e i 5 Stelle mezzo punto sotto.
«La sfida in Lombardia è cruciale per il Senato, certo, ma la nostra decisione è stata quella di non fare una lista con gli specchietti per le allodole – spiega Maurizio Martina, il segretario regionale del Pd – : questo vuol dire nomi con esperienze concrete sulle questioni che contano, come economia, sviluppo e lavoro».
Il giornalista Massimo Mucchetti, capolista al Senato, declina la sua competenza: «Racconto da sempre i fatti e i misfatti del sistema produttivo italiano, con noi la Lombardia ha la grande occasione di voltare pagina».
All’assalto del fortino, con lui, una lista fatta (con qualche polemica) da volti di partito e società civile, nomi scelti con le primarie parlamentari e altri decisi da Roma. Così se i numeri due e tre sono Franco Mirabelli (consigliere regionale) e Emilia De Biase (deputata), al quarto posto c’è Annalisa Silvestro, presidente degli infermieri italiani. Ultima posizione “sicura” – la dodicesima – per la consigliera comunale di Milano Marilisa D’Amico.
Tra coloro che sono sospesi, al 23esimo posto, il renziano Giorgio Gori.
Roberto Formigoni, dopo il triplo carpiato degli ultimi giorni, sarà quasi certamente in lista col Pdl, ma il numero uno al Senato sarà il fondatore, Silvio Berlusconi, mentre la Lega – capolista Roberto Calderoli – dovrebbe ricandidare quasi tutti gli uscenti. Ignazio La Russa, rischierà come capolista della neonata lista “Fratelli d’Italia”. Infine, “Con Monti per l’Italia”: il tridente è formato da Gabriele Albertini, anche candidato presidente per la Regione, il giuslavorista transfuga dal Pd Pietro Ichino, il ciellino ex Pdl Mario Mauro. Al quarto posto arriva la quota finiana, con Benedetto Della Vedova.
CAMPANIA
Oltre a Cosentino in lista Milanese, Cesaro e Laboccetta.
L’area del governatore Caldoro non ci sta: “Pensano solo a salvare se stessi”.
Per il Pd la Capacchione e Zavoli
Tra il poker di inquisiti e la cronista anti-racket. L’incognita Arancioni
È alla porta del sud, frontiera di bisogni dimenticati, di movimenti politici in crescita e di collusioni tra istituzioni e camorra, che si gioca uno snodo fondamentale della sfida al Senato.
La Campania ha in serbo 16 seggi per la coalizione che vince. Una quota che scende tra 4 e 6 per lo schieramento perdente.
Più ristretta, rispetto a un mese fa, la forbice tra i maggiori contendenti.
L’ultimo sondaggio di Ipsos per Il Sole 24 ore dà l’alleanza di Bersani al 30,5 contro il 28,5 della coalizione berlusconiana, seguiti da Monti (16.5), Movimento 5 Stelle (14,1) e lista di Antonio Ingroia e Luigi de Magistris (11,2).
Altre indagini, strettamente riservate nei rispettivi gruppi, segnano il testa a testa sul livello 32 per Bersani e 30 per Berlusconi, con esiti sempre più incoraggianti per Grillo e Ingroia.
La Campania è la stessa regione che già nel 2010, invertendo la rotta nazionale, assegnò la vittoria al centrodestra, regalando la poltrona di governatore al (non troppo) berlusconiano Stefano Caldoro.
Il Pdl, oggi più che mai, si gioca qui il tutto per tutto: non a caso schiera per Palazzo Madama l’artiglieria pesante, gli uscenti imputati o inquisiti per accuse gravissime (concorso esterno in associazione mafiosa o corruzione).
Da Nicola Cosentino – che, a dispetto dello stop adombrato da Berlusconi a “Porta a Porta” sarà candidato nella squadra di testa al Senato – a Luigi Cesaro, da Marco Milanese ad Amedeo Laboccetta.
Di fatto il poker di politici in fuga dalla giustizia spera, blindandosi in Senato, di trovare un ambiente meno sbilanciato a sinistra e dunque meno favorevole ad eventuali nuove richieste da parte della giustizia.
Una scelta che comunque divide il Pdl campano: visto che molti tra i fedelissimi di Caldoro già hanno fatto sapere ad Alfano che gente «come Cosentino» più che lavorare al rafforzamento del Pdl, costruirà solo «la propria salvezza».
Rispetto a questa strategia, appare più debole la lista del Pd al Senato: dove i nomi di inequivocabile richiamo si limitano a quelli della cronista antimafia Rosaria Capacchione e alla lunga storia di Sergio Zavoli.
L’Udc, oltre a sfoderare Casini come capolista, impegna per Palazzo Madama i suoi più accreditati capibastone, dall’assessore regionale di peso Pasquale Sommese a vari consiglieri.
La lista Arancione di de Magistris punta ad un suo assessore-alfiere del welfare come Sergio D’Angelo, per richiamare al voto fasce di cittadinanza in sofferenza.
E intanto, stando all’ultimo ripensamento, l’Udeur di Clemente Mastella si presenta da sola senza alcuna coalizione. Il leader di Ceppaloni ha depositato ieri il suo simbolo.
(da “La Repubblica”)
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