SI PUO’ DARE ALLOGGIO AI CLANDESTINI: PURCHE’ L’AFFITTO SIA BASSO
UNA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE STABILISCE CHE AFFITTARE UN APPARTAMENTO A UN CLANDESTINO NON E’ REATO SE L’AFFITTO E’ EQUO… …NIENTE PIU’ SEQUESTRO DELL’IMMOBILE… AFFINCHE’ LA LOCAZIONE SIA VIETATA E’ NECESSARIO CHE NE DERIVI UN INGIUSTO PROFITTO
I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione rimettono in discussione la legge che regola l’Immigrazione nel nostro Paese o, quanto meno, danno della legge Bossi-Fini un’interpretazione restrittiva, se pur ampiamente motivata giuridicamente.
I giudici hanno, infatti, stabilito pochi giorni fa che affittare un appartamento a un clandestino non è reato, a patto che l’affitto sia equo.
In questo modo i togati hanno, di fatto, scardinato l’art.12 della Bossi-Fini, laddove prevede il sequestro dell’immobile “concesso in locazione allo straniero privo del permesso di soggiorno”.
La sentenza interpretativa stabilisce un principio, quello dell’affitto equo, che riapre anche involontariamente le porte agli affitti in nero e, soprattutto, fuori dalle regole.
Sulla base di questa sentenza, la Corte ha confermato il dissequestro di un appartamento, di proprietà di un calabrese, che l’aveva affittato ad un clandestino di origine indiana per 150 euro al mese.
In particolare, secondo la Cassazione, la sanzione prevista dalla Bossi-Fini è giustificata solo quando l’immobile viene concesso a un clandestino “al fine di trarne ingiusto profitto”.
Ed è proprio qua che la Corte si richiama al testo letterale della legge che impone il sequestro dell’abitazione nei confronti di chi “dà alloggio ad uno straniero” – si legge nel dispositivo varato dal Parlamento – “privo del titolo di soggiorno, in un immobile di cui abbia la disponibilità al fine di trarre ingiusto profitto”.
Il “nodo” della questione, secondo la Cassazione che ha confermato una precedente decisione del tribunale del riesame di Reggio Calabria, è rappresentato dall’ingiusto profitto.
I magistrati spiegano che, nel caso di una locazione per 150 euro al mese, il profitto non è ingiusto. “Si tratta di un canone sostanzialmente equo” si legge nel dispositivo della sentenza.
Aggiungono i magistrati che “l’equilibrio delle prestazioni non è alterato a favore del titolare dell’appartamento”.
La Cassazione ha quindi respinto il ricorso del pm di Reggio Calabria che invece chiedeva di rimettere i sigilli a quell’appartamento affittato a un immigrato clandestino.
Poco importa, replica la Corte al ricorso dell’accusa, che sempre lo stesso articolo della Bossi-Fini si riferisca anche a chi “cede l’immobile anche in locazione”.
Affinchè la locazione sia vietata, spiega la Cassazione, è comunque necessario che da questa derivi un “ingiusto profitto” ( in gergo tecnico si chiama “dolo specifico”).
In conclusione, per sequestrare un appartamento non basta che sia affittato a un clandestino: è necessario che il padrone di casa ci guadagni in modo esagerato.
Una sentenza che, comunque la si giudichi, sarà destinata a sollevare nuove polemiche.
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