SINDACI E SENATORI? I PRIMI CITTADINI FANNO GIA’ FESTA
DA TORINO A BARI, GIUBILO PER LE RIFORME…. PIÙ CAUTI DORIA E DE MAGISTRIS: “A NOI BASTANO LE CITTà€ METROPOLITANE”
La Trinità della Terza Repubblica.
Il sindaco uno e trino. Senatore, poi a capo della città metropolitana ex provincia e sindaco, ovviamente. Più che super, mega. Il megasindaco di Torino o Bari o Napoli a Genova o Milano e così via.
Michele Emiliano, possente sindaco-sceriffo di Bari, non vede l’ora di triplicare il suo impegno: “Questa riforma del Senato, se passa, è una bomba atomica”. Il termine bomba è declinato positivamente. Emiliano, che è renziano, esplode di gioia: “Oggi il sindaco se rileva un problema nella legislazione o ha bisogno di un chiarimento finanziario a Roma deve armarsi di pazienza e chiamare il segretario regionale del suo partito. Questi a sua volta si rivolge agli uffici nazionali che poi devono interpellare il capogruppo parlamentare”.
Una catena infernale. Continua il sindaco di Bari: “Vuol sapere come finisce?
Che 99 volte su cento nessuno ti si fila anche perchè esiste una forte contrapposizione tra sindaci e parlamentari. I primi però sono eletti sul territorio, i secondi nominati dalle segreterie di partito”.
Viva il superlavoro, allora: “Mi creda questa riforma è una vera bomba. I sindaci invece di fare i lobbisti a Roma strisciando ai piedi dei nominati, s’impegneranno direttamente nella nuova assemblea, muovendo rilievi e obiezioni, perchè se una legge non va bene la puoi richiamare a Palazzo Madama”.
Ma il tempo? Il tempo non è mai relativo.
Emiliano ha una risposta per tutto: “Attualmente, proprio per i problemi che le dicevo prima, io trascorro due giorni a settimana a Roma e non credo, in tutta sincerità , che bisognerà riunirsi sempre, dal lunedì al venerdì”.
Nulla scalfisce l’ottimismo del sindaco barese: “Mi scusi, ma non è meglio mandare me da sindaco che non un tizio qualunque al Senato? Faccio il lavoro più bello del mondo e sono felice di farlo”.
Anche Piero Fassino, storico uomo-macchina di sinistra, non è spaventato. Anzi sì. Sostiene il sindaco di Torino, oggi renzianissimo: “Questa sfida mi spaventa e mi affascina, sempre che vada in porto, intendiamoci. Io lavoro 16 ore al giorno da quando avevo 19 anni e non temo la fatica”.
Il problema è la durata della giornata. Appena 24 ore per occuparsi di comune, provincia e Senato.
Fassino non si tira indietro: “Questa può anche essere una buona occasione per riorganizzare il lavoro delle Camere. Per quanto ci riguarda non è detto che bisogna vedersi quattro volte le settimane. Si può adottare il metodo delle sessioni come fa il Parlamento europeo oppure come fanno in Francia e Germania, qualora, ripeto, dovesse farsi la riforma”.
La prudenza è d’obbligo. Al momento il sindaco certamente diventerà il presidente dell’area metropolitana, al posto della provincia. La carica di senatore è più distante, disegnata solo sulla carta.
Marco Doria, sindaco di Genova, di un centrosinistra non d’apparato, ha una cifra sobria per natura: “La preoccupazione per il carico di responsabilità e di lavoro indubbiamente esiste. Fare il sindaco di una grande città significa già confrontarsi in prima linea con i molti problemi che la società attraversa. Per contro, la futura città metropolitana consentirà a me in collaborazione con gli altri sindaci del territorio di governare e pianificare direttamente, senza più il filtro di altre istituzioni, le grandi reti e i servizi di area vasta. Però, mentre la prospettiva della città metropolitana mi pare ravvicinata e anzi auspico che lo sia, la prospettiva per il nuovo Senato mi pare comunque più lontana”.
Stesso concetto per Luigi de Magistris, il sindaco della rivoluzione arancione a Napoli: “Sulla città metropolitana il giudizio è positivo e la nostra amministrazione si sta preparando ad affrontare questa sfida, tanto che come sindaco ho mantenuto la delega. Tutti i sindaci che ricadono nei confini della città metropolitana vanno coinvolti e, con loro, anche i cittadini, all’interno di un modello di partecipazione democratica. Questa riforma deve servire a superare la sovrapposizione odierna di competenze tra enti, a semplificare e rendere più efficiente l’azione amministrativa, particolare su trasporti e rifiuti. È essenziale però, affinchè la riforma sia una vera opportunità per tutti, che sia riconosciuta l’autonomia economico-finanziaria della città metropolitana, ponendo fine alla logica dei tagli pesanti orizzontali imposti ai comuni dai governi, in questo senso l’impostazione di Renzi mi fa ben sperare in un cambiamento. Sul ddl di riforma del senato non voglio esprimermi perchè aspetto di leggere il testo definitivo: certo, per noi si tratterebbe di un ulteriore impegno in una attività , quella di sindaco, già altamente impegnativa”.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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