SOLDI AI PARTITI, RENZI DIFENDE I TAGLI DI LETTA
IL TESORIERE PD: TESTO DA CAMBIARE… PDL: NO ALL’ABROGAZIONE DEI FONDI
Il governo alza le barricate in difesa della legge che cancella il finanziamento ai partiti.
Perchè «o il sistema viene riformato o andiamo verso il collasso », sostiene il premier Enrico Letta, mettendo in guardia da qualsiasi manovra di alleggerimento messa a punto per attenuare i rigori della norma.
Trova man forte questa volta in Matteo Renzi, pronto a sparare a pallettoni contro le eventuali retromarce. Soprattutto quelle che qualcuno sta ipotizzando dentro il Pd.
I suoi parlamentari di riferimento sono sul piede di guerra. «Su questo punto il Pd deve essere limpido e lineare, troppe ambiguità finora» attacca ad esempio il deputato Dario Nardella: «Il governo Letta si gioca la credibilità , ora si tratta di capire se tutti nel nostro partito credono in questa battaglia o meno, se la linea sia quella di Sposetti o quella del premier: diciamo no al 2 permille ma anche ai finanziamenti a progetto». Il monito di Letta nei colloqui privati – tanto più dopo prese di posizioni come quella dell’ex tesoriere Ds e senatore Pd, Ugo Sposetti, nell’intervista di ieri aRepubblica («Senza soldi ai partiti la democrazia è morta») – si spinge fino al punto di minacciare l’intervento drastico di Palazzo Chigi con un decreto, alla ripresa d’autunno.
Avvertimento che conta poco o nulla sulla sponda Pdl, dato che Cicchitto e altri sono contrari all’azzeramento di ogni forma di finanziamento e lo dichiarano fin d’ora.
Il ddl governativo a stento concluderà il suo iter in commissione Affari costituzionali della Camera a fine luglio.
Tutta la partita in aula poi sarà rinviata alla ripresa.
Lo scontro è aperto proprio dentro il Partito democratico.
Col tesoriere Antonio Misiani chiamato in causa quale big sponsor del contestato rimborso «a progetto».
Il deputato, che ha anche studiato in Canada le forme di finanziamento alternative ai partiti, nega qualsiasi intenzione di sabotare il ddl Letta in combutta coi colleghi del Pdl. Spiega che «se c’è un modello Ottawa da guardare con attenzione riguarda il tetto massimo alle singole donazioni private, forti agevolazioni fiscali per le piccole donazioni, l’organizzazione della raccolta fondi dei partiti canadesi ».
Del resto, aggiunge, il provvedimento adottato dal governo «ha significativi margini di miglioramento ».
Cicchitto su questo punto dà ragione a Sposetti, dissentendo dalle ipotesi di abrogazione tout court del finanziamento dei partiti, «perchè in questo contesto porterebbe anche alla loro di abrogazione: su tale punto andrebbe aperta una riflessione senza demogogia».
Elena Centemero, anche lei Pdl, mette in guardia dall’articolo 13 del testo che conterrebbe interventi «salva fondazioni» e avverte: «Se il provvedimento resta tale, non lo voterò».
I Radicali invitano Renzi e il M5s a sostenere il loro referendum (uno dei 12) anti finanziamento.
Ma i parlamentari grillini, in una nota, chiamano in causa su questa vicenda il presidente del Consiglio Letta: vuole approvare la riforma del finanziamento, «peccato però che non dica una parola sui 91 milioni di euro che entro il 31 Luglio lo Stato verserà nelle casse dei partiti ».
Hanno depositato una mozione che sarà discussa il 15 luglio alla Camera con cui chiedono «al governo di sospendere il pagamento dei rimborsi di luglio in attesa che il Parlamento abbia approvato la riforma».
Difficile, dato che è stato già approvato lo scorso anno il dimezzamento del budget, che ha già dimezzato la cifra erogata dallo Stato alle formazioni politiche, dai quasi 180 milioni a 91 milioni di euro. Intanto, se e quando il ddl Letta verrà approvato, l’abolizione del finanziamento sarà graduale. Per entrare a regime solo nel 2016.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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