STRAGE NUOVA ZELANDA, ORA SI INDAGA SULL’INTERNAZIONALE NEO-NAZISTA
I VIAGGI DI TARRANT NON SOLO IN CROAZIA E BOSNIA, MA ANCHE IN TURCHIA, BULGARIA, SERBIA, UNGHERIA E ROMANIA
Una strage che fa venire in mente qualcosa di molto saggio: troppa libertà nel commercio di armi è pericolosa. Soprattutto di un certo tipo di armi particolarmente letali.
Qualcuno sentendo parlare di sicurezza può approvare. Ma tanti dimenticano che più armi in circolazione fanno di noi non solo potenziali persone difese ma soprattutto potenziali vittim
Così dopo la strage di Christchurch si corre ai ripari: «Posso dirvi una cosa: la nostra legge sulle armi cambierà ». All’indomani della peggiore strage nella storia recente della Nuova Zelanda, la premier Jacinda Ardern ha promesso che subirà delle modifiche la permissiva legge sulle armi in vigore nel Paese affacciato sul Pacifico.
Prima di raggiungere Christchurch, Ardern ha detto che dell’arsenale trovato in possesso del 28enne australiano Brenton Tarrant facevano parte anche «due armi semi-automatiche e due fucili».
Il capo del governo di Wellington ha anche aggiunto che l’autore della strage aveva ottenuto nel novembre 2017 un regolare porto d’armi, mentre dal mese successivo aveva iniziato a mettere insieme l’arsenale usato per il massacro
In Nuova Zelanda circolano circa 1 milione e 200 mila armi: una ogni tre abitanti. «L’amara ironia è che il presunto autore di quanto avvenuto a Christchurch non avrebbe potuto acquistare quelle armi nel suo Paese d’origine, l’Australia», diceva al New Zealand Herald Chris Cahill, presidente dell’associazione della polizia neozelandese.
Dopo una sparatoria di massa nel 1996, l’Australia ha infatti imposto limiti sulla vendita e sul possesso di armi da fuoco, compreso l’obbligo di presentare «un motivo giustificabile» per le richieste di porto d’armi.
I viaggi del terrorista e la rete internazionale
La radicalizzazione del terrorista e forse i legami con altri gruppo neo-nazisti si potrebbe essere cementificata a partire dal 2016.
Oltre ad un viaggio in Turchia Tarrant è stato segnalato alla fine del 2016 e all’inizio del 2017 in Croazia e in Bosnia-Erzegovina . Gli inquirenti stanno analizzando i motivi della permanenza. Tarrant si sarebbe fermato in Croazia per circa due settimane e avrebbe visitato Zagabria e varie città della costa adriatica, inclusa Dubrovnik.
ll procuratore generale bulgaro Sotir Tsatsarov ha reso noto che Tarrant aveva visitato vari Paesi balcanici fra il 2016 e il 2018, fermandosi in varie località storiche legate in particolare alle battaglie tra cristiani e ottomani.
Non solo: oltre alla Bulgaria il terrorista era anche andato in Ungheria e Romania.
Ci sono poi altri elementi: la conoscenza di eventi italiani fanno pensare anche al continuo contatto wia web tra gruppi di suprematisti bianchi e nazisti e razzisti nel mondo.
Un reticolo di informazioni e propaganda con uno schema non differente dall’Isis.
Le autorità di Sofia hanno annunciato l’apertura di un’inchiesta sul soggiorno del giovane stragista fra il 9 e 15 novembre dello scorso anno, quando aveva già deciso di colpire. Tarrant è arrivato a Sofia con un volo da Dubai e poi ha visitato via terra diverse località , dove si sono svolte epiche battaglie contro l’impero ottomano.
Una di queste è Plovdiv dove fu impiccato dai turchi l’eroe nazionale Vassil Levski. Nel 1999 dalla stessa città era partita la Legione Levski per dare man forte ai serbi bombardati dalla Nato
L’organizzatore, Ivan Dionisiev, era sodale di Radovan Karadzic. Il criminale di guerra in galera a L’Aja, un mito per Tarrant, che si è messo la canzone dedicata al serbo in macchina prima della mattanza. Non solo: nella zona confinante con la Turchia il nome di Levski e della battaglia contro gli ottomani del passo di Shipka, visitato da Tarrant, è stato usato da gruppi ultra nazionalisti anti migranti.
Formazioni che hanno contatti anche con l’estrema destra italiana. Su uno dei fucili mitragliatori della strage c’era la scritta bianca «Shipka pass» e altre simili in cirillico su un caricatore.
In Nuova Zelanda sono attivi gruppi xenofobi e legati alla destra identitaria: una costale locale del National Front britannico, ma anche il Dominion Movement che si ripromette di «rivitalizzare la cultura e l’identità degli europei» nel Paese. Sebbene le autorità stimino in poche centinaia i militanti di estrema destra e l’intelligence non li ritenga una grave minaccia, le cronache raccontano di suprematisti infiltrati nell’Università di Auckland e di episodi di violenza, compresi tafferugli davanti al Parlamento.
(da Globalist)
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