SUICIDIO CINQUESTELLE: FANNO ELEGGERE MATTEOLI, RINVIATO A GIUDIZIO PER CORRUZIONE
VOTANO UN INQUISITO PRESIDENTE DI COMMISSIONE AL SENATO… LA PENOSA GIUSTIFICAZIONE: “BEH… NON E’ UNO STINCO DI SANTO, MA COSI’ ABBIAMO FATTO UNO SGAMBETTO AL PD”
La doppia morale dei grillini che, per “fare uno sgambetto al Pd”, vengono a patti con quello che hanno sempre considerato “il diavolo”. Cioè Forza Italia.
Ma più che un patto è proprio una questione di voti, grazie ai quali Altero Matteoli (“non è uno stinco di Santo”, dice il pentastellato Cioffi) è stato confermato presidente della commissione Lavori pubblici del Senato.
Lo stesso Matteoli contro il quale i senatori M5S hanno votato in Giunta per le elezioni e le immunità dando il via libera all’autorizzazione a procedere nell’ambito dell’inchiesta Mose che vede coinvolto l’ex ministro dell’Ambiente e dei Trasporti indagato per corruzione e ora rinviato a giudizio.
L’accusa della procura di Venezia nei confronti di Matteoli è quella di corruzione in atti d’ufficio per aver ricevuto — in due separate situazioni — due tangenti dell’importo di 400.000 e 150.000 euro, da Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, anche loro coimputati nello stesso procedimento allo scopo di favorire l’assegnazione di appalti al Consorzio Venezia Nuova.
I fatti risalgono al quinquennio 2001-2006, tempo in cui Matteoli ricopriva la carica di ministro dell’Ambiente e al 2008-2011, quando era titolare del ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Quando l’autorizzazione a procedere è arrivata in Aula, è stato lo stesso Matteoli a chiedere di dare l’ok senza votare. IIl 21 dicembre scorso, Matteoli è stato rinviato a giudizio.
Stavolta, dunque, i grillini fanno una deroga alla loro linea di sempre: quella del rigore assoluto e della totale estraneità nei confronti di chi abbia pendenze giudiziarie.
E tanto più, nel caso di Matteoli le pendenze riguardano il Mose su cui i grillini hanno fatto tante battaglie e vantano – come si legge nel blog di Grillo – di essere stati i primi a dire che sarebbe scoppiato lo scandalo.
Guai, adesso, però, a parlare ai grillini di asse con Forza Italia. “Noi assi non ne facciamo con nessuno, nè tantomeno con Forza Italia”, esordisce il senatore pentastellato della commissione Lavori, Andrea Cioffi.
Quindi, in alcuni casi le regole possono venire meno? “L’obiettivo era dare uno sgambetto al Pd e ce l’abbiamo fatta. ”
I tempi del post sul blog di Beppe Grillo, rilanciato da Luigi Di Maio su Facebook, dal titolo “Larghe intese in manette” sembrano lontani.
In quel caso, nel giugno 2014, nel mirino, in particolare, c’erano l’arresto di Giorgio Orsoni, sindaco veneziano del centrosinistra, e quello chiesto per Giancarlo Galan, deputato forzista ed ex governatore del Veneto.
I grillini si domandavano “cos’altro devono fare questi partiti per non meritare più il voto dei cittadini italiani?” e ricordavano che da sempre il Movimento pentastellato si occupa del Mose e ha mostrato “preoccupazioni in merito ad utilità e meccanismi d’appalti”.
Pochi giorni prima Matteoli era stato raggiunto da un avviso di garanzia.
Oggi hanno cambiato idea e, a giudicare dai commenti che girano, hanno commesso un gigantesco autogol.
(da agenzie)
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