SUL PREMIER LA CHIESA SI DIVIDE, RUINI TORNA IN AZIONE PER IL PDL
L’EX PRESIDENTE CEI VOLEVA UNA PRESENZA DI “FEDELI” NELLE LISTE DI MONTI E UN RICHIAMO AI VALORI… SACCONI E QUAGLIARELLO INCONTRANO LE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE
Comunicazioni saltate.
Dopo i giorni del sostegno dell’Osservatore Romano e di Avvenire, delle interviste al miele del cardinal Bagnasco, qualcosa si è inceppato tra Monti e il mondo cattolico.
O meglio tra il premier e quella parte di Chiesa – non solo vescovi ma anche alcune potenti organizzazioni di massa – che ancora fanno riferimento al cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei.
È il fattore Erre, come Ruini, ad aver pesato sul raffreddamento tra Monti e le gerarchie.
Che ha portato, tra l’altro, a far saltare il convegno dei cattolici per Monti, quella “Todi 3” dove avrebbe dovuto prendere la parola lo stesso premier.
Non è un caso che lo scontro sia venuto allo scoperto proprio nei giorni di trattativa sulle candidature.
È stata quella infatti una delle principali fratture che ha opposto l’ala ruiniana al premier.
Il presidente di Mcl (Movimento cristiano lavoratori), Carlo Costalli, che si è speso fino all’ultimo per la riuscita del convegno, ha ammesso ieri che «c’è stato un black-out tra Monti e il mondo cattolico».
In realtà a staccare la luce è stato l’ex presidente della Cei, fin dall’inizio scettico su quella che ha considerato «un’apertura di credito eccessiva» a Monti da parte di Bertone e Bagnasco.
Lo scontro finale, che ha rafforzato le posizioni di Ruini contro Bertone, si è consumato dunque sulla rappresentanza del mondo cattolico nelle liste Monti.
Con i ruiniani che si aspettavano e chiedevano una forte quota di candidati sicuri – almeno il 20 per cento – riferibili al mondo di Todi 2.
Mentre da “Scelta Civica” non è arrivata alcuna garanzia.
Ieri, in un Transatlantico deserto, Rocco Buttiglione – uno che in questi giorni ha tentato dietro le quinte di scongiurare lo strappo – gettava gli occhi al cielo sospirando: «Dovremmo dare segnale di apertura a questo mondo e invece niente, stiamo fermi. Così se ne avvantaggia Bersani».
Un’analisi condivisa dai promotori del convegno “mancato” (si sarebbe dovuto tenere domani), che guardano con invidia alla qualità delle candidature cattoliche del Pd: dal cislino Giorgio Santini a Carlo Dell’Aringa, da Edo Patriarca (segretario delle settimane sociali) all’ex Azione cattolica Ernesto Preziosi.
Persino Flavia Nardelli, la figlia di Flaminio Piccoli, sarà con il Pd.
«Sono segnali importanti per il mondo cattolico», ammette Costalli, «adesso siamo tutti curiosi di vedere chi saranno i candidati di Scelta Civica».
Insomma, la vicenda delle (mancate) candidature ha pesato eccome.
Oltre alla delusione per i contenuti dell’Agenda Monti.
A detta dei cattolici ruiniani l’Agenda sarebbe infatti mancante di un riferimento chiaro ai temi eticamente sensibili, ovvero ai cosiddetti valori «non negoziabili».
Per non parlare della sussidiarietà , dell’attenzione al no profit, alla famiglia.
Insomma, il convegno di Todi 3 si sarebbe potuto facilmente trasformare in una sorta di “processo” a Monti.
Anzi, raccontano che sia stato proprio Raffaele Bonanni, annusata l’aria ostile, a sconsigliare a Monti di partecipare al convegno.
Nella vasta e frastagliata galassia cattolica, secondo solo alla sinistra per la cacofonia delle voci, c’è poi un certo malumore — alimentato dall’ala destra ruiniana — contro il ministro Andrea Riccardi.
Lo accusano di aver «monopolizzato » la voce dei cattolici nella Lista Monti.
«Ma il nostro mondo — protesta un ruiniano doc — è più vasto di Sant’Egidio».
Il più deluso di tutti è il presidente della Coldiretti Sergio Marini, considerato vicino al centrodestra, che ieri ha preso le distanze dagli organizzatori del convegno cattolico.
Con un annuncio insolitamente duro: «Permanendo oggi tutte le pregiudiziali di allora, con l’aggiunta di una buona dose di confusione, non avremmo partecipato, nè parteciperemo ad alcun nuovo incontro soprattutto in un momento politicamente sensibile come questo».
Di fronte a questo testa coda tra cattolici e Monti a gongolare sono ovviamente i “teocon” del Pdl e quella parte di Cl rimasta sotto l’ala protettrice di Berlusconi.
Quelli che Ruini aveva provato inizialmente a inserire nella lista Monti.
In modo da creare una testa di ponte, nei futuri gruppi parlamentari montiani, per impedire un’alleanza di governo fra il centro e la sinistra di Bersani-Vendola.
Fallito il convegno di Todi 3, i ruiniani del Pdl si sono messi subito al lavoro per organizzare una contro-iniziativa. Non hanno perso tempo.
Venerdì 18 gennaio Quagliariello, Roccella e Sacconi apriranno un convegno con le associazioni cattoliche sui temi eticamente sensibili.
Per dimostrare che il Pdl resta «l’unica ancora contro la “deriva” vendoliana».
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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