TAV, ANDRANNO FINO A FONDO (E SPERIAMO NON ARRIVI UNA ONG A SALVARLI)
SALVINI PARLA ORMAI DI CRISI DI GOVERNO, DI MAIO REPLICA: “SE NE ASSUMERA’ LA RESPONSABILITA’ DAVANTI AGLI ITALIANI”
Alle otto di sera in buvette alla Camera sbuca il ministro Danilo Toninelli: “Uno yogurt, grazie”. Poi si guarda intorno, con aria stanca: “Sono venuto qui a rilassarmi un po’”. È l’epilogo di una giornata vissuta al cardiopalma con i venti di crisi di governo che soffiano sempre più forti intorno alla Tav: Matteo Salvini e Luigi Di Maio non sono mai stati così avversari.
Per la prima volta il ministro della Lega arriva a evocare lo show down: “Continuerò a fare il ministro in questa formazione a meno che i ‘no’ non diventino troppi. Vado fino in fondo”, dice in tv all’ora di cena.
Mezz’ora prima il capo politico M5s aveva tuonato: “Non sono disponibile a mettere in discussione il ‘no’. Per noi i bandi devono essere sospesi proprio perchè stiamo ridiscutendo l’opera, come previsto dal contratto”.
“Abbiamo solo chiesto la sospensione dei bandi per un’opera vecchia di 20 anni, lo abbiamo chiesto perchè previsto dal contratto siglato tra M5S e Lega. E cosa fa Salvini? Oltre a forzare una violazione del contratto minaccia pure di far cadere il governo? Se ne assuma le responsabilità di fronte a milioni di italiani. Io questo lo considero un comportamento irresponsabile, proprio mentre siamo in chiusura su due misure fondamentali come il reddito di cittadinanza e quota 100. Dovrà spiegare il suo comportamento anche ai truffati dalle banche”, durissimo in serata il vicepresidente e ministro Luigi Di Maio, in riferimento alle dichiarazioni di Matteo Salvini.
Mai lo scontro era arrivato pubblicamente a questo livello.
Ma facciamo un passo indietro. Il titolare dei Trasporti sta per andare all’assemblea dei parlamentari grillini. In pochi minuti nel bar arrivano tutti i ministri e tantissimi deputati e senatori: “Che facciamo, Danilo? Come va a finire questa storia?”. E lui non ha dubbi: “Il premier Conte ha detto tutto. Non c’è altro da aggiungere. L’analisi costi benefici è inconfutabile, è negativa”. Il resto lo dice il capogruppo dei senatori grillini, Stefano Patuanelli, reduce dal vertice notturno: “Sono giunto alla conclusione che se c’è Tav non c’è più governo”.
Il presidente del Consiglio si è appena schierato sul fronte del ‘no’ e ha difeso l’analisi costi-benefici come non era mai successo fino a questo momento legittimando il lavoro dello stesso Toninelli e dei tecnici da lui scelti e dando fiato alle trombe 5Stelle.
La presa di campo, annunciata in conferenza stampa a Palazzo Chigi, come a voler dire ai 5Stelle “io sono con voi”, manda su tutte le furie Salvini, allo scontro finale con Luigi Di Maio sulla pubblicazione dei bandi di gara, dopo una notte tormentata e infruttuosa con un vertice finito con un nulla di fatto.
“Nessun ministro della Lega firmerà mai per bloccare i bandi”, mette in chiaro il segretario del Carroccio dopo che le parole del presidente del Consiglio non avevano escluso questa possibilità .
Perchè il cuore della questione è questo: pubblicare o no i bandi di gara. Il presidente del Consiglio ammette pubblicamente lo “stallo politico”, pur escludendo, come è giusto che faccia un premier, “la crisi di governo”. L’11 marzo il Consiglio di amministrazione di Telt, la società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione dell’Alta velocità , si riunirà e dovrà avere un’indicazione precisa dal governo.
Lo stesso Conte spiega però che “da una parte c’è la Lega che è favorevole, dall’altra c’è il Movimento 5 stelle che è contrario”. Questo “crea oggettivamente uno stallo”. Stallo che si manifesta nei comportamenti tra i due alleati. Si sorvegliano a vicenda, studiano le mosse dell’uno e dell’altro, e ribattono colpo su colpo. Il ‘sì’ leghista e il ‘no’ grillino vanno avanti per tutto il giorno.
Quindi “alla luce dei forti dubbi emersi — annuncia Conte – e me ne assumo la responsabilità , l’unica strada che credo sia d’obbligo è procedere ad un’interlocuzione con i partner di questo progetto, Francia e Ue, per condividere questi dubbi e le perplessità “. A bandi pubblicati o no? Ancora non è dato saperlo ma, spiega Conte, “stiamo valutando di non vedere compressi i finanziamenti” perchè se i bandi non dovessero essere pubblicati si perderebbero 300milioni di euro.
Palazzo Chigi, in breve tempo, diventa la war room della Tav. Telefonate, incontri, contrattazioni. Per Conte è un giovedì estremamente complesso, perchè tra Lega e M5S non c’è accordo e non si fa nulla per nasconderlo: si respira un clima di pre-crisi di Governo.
Intorno alle 11 di stamattina da Palazzo Chigi è partita anche una telefonata diretta a Torino nella sede di Telt, la società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione della Tav Torino Lione. Il direttore generale Mario Virano ha preso il primo aereo per raggiungere Roma e incontrare il premier nel pomeriggio. Sul tavolo, naturalmente il dossier Tav i bandi di gara da 2,3 miliardi congelati dalla fine di luglio dell’anno scorso. Il premier ha approfondito con Virano, tra le altre cose, i tempi necessari per la pubblicazione dei bandi. Se è possibile o meno congelarli, e sul piano giuridico cosa ne comporta la pubblicazione, per poi confermare in conferenza stampa che sono in corso approfondimenti. L’idea ventilata da Di Maio di sospenderli in teoria non è ammessa. Comunque sia le possibilità sono tutte sul tavolo, compresa quella di aprire una crisi di governo se i due leader resteranno così distanti.
(da “Huffingtonpost”)
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