TERRORISMO, INTERVISTA ALLO PSICHIATRA ANDREOLI: “I KILLER? DEI NESSUNO CHE DIVENTANO EROI”
“MACCHE’ MOTIVAZIONE RELIGIOSA, SONO FRUSTRATI: CHI NON HA POTERE E DENARO PENSA DI DIVENTARE UN EROE”
In televisione a parlare di terrorismo dal punto di vista psichiatrico, il professor Vittorino Andreoli non è mai andato e mai ci andrà .
“Perchè l’effetto trainante, imitativo, emulativo è fortissimo. Perchè i media non fanno quella cronaca che Dino Buzzati definiva “secca”, ma soltanto spettacolo. E questo spettacolo sul terrorismo è diventato un grande invito. Ricordo quando invitavo i giornalisti a non parlare del suicidio, perchè è un atto che ha un fascino straordinario. E la situazione che stiamo vivendo è certamente peggiore. Basta un po’ di tritolo e si fa una strage per diventare eroi. Siamo a Wagner, siamo alla distruzione per la distruzione. Siamo ad una piccola apocalisse”.
Professor Andreoli, però è un fatto che assistiamo ad una ripetizione di atti compiuti da soggetti con problemi psichici o in condizioni di disagio grave, che giustificano le loro azioni in nome del fondamentalismo religioso.
“Prima di tutto io metterei in campo un altro soggetto: e cioè, la psichiatria. In crisi profonda per due motivi. Il primo è che si è perso il punto di riferimento della normalità . D’altronde, in un mondo in cui sono cadute le certezze è caduta anche la possibilità di definire cosa è follia. Insomma, si parla di pensiero debole ma io dico che c’è anche una psichiatria molto, molto debole. Soprattutto se rapportata al mondo giovanile, dove tutto diventa ancora più complicato”.
La follia applicata alle nuove generazioni.
“Mah, come si fa a definire la follia in un processo in crescita, in un giovane che sta sviluppando la propria personalità , in un cervello non ancora organizzato, sistematizzato? E poi quale famiglia accetterebbe per un figlio la diagnosi che sia un giovane matto. E badi che quando uso la parola matto, lo faccio con amore”.
Non c’è neanche una rete sociale che se ne occupi.
“Ecco, e siamo al secondo punto. Questa è una società che come mai nella storia ha il potere di frustrare. È così accelerata, complessa, così in crisi e non solo economica per cui ciascuno si sente frustrato: sul lavoro, in casa, nel rapporto con i figli… e laddove c’è frustrazione c’è sempre una spinta a produrre eroi”.
Che tipo di eroe?
“Un Nessuno che non accetta di esserlo e vuole emergere facendo ciò che può distinguerlo. Una volta c’erano gli eroi del sabato sera che andavano contromano sull’autostrada. Adesso non basta più. Bisogna fare cose grosse. Cosa vuole che sia gettare un sasso da un cavalcavia? Oggi per diventare eroi si guarda quello che ci suggerisce la società : la figura di un eroe superiore ad Achille e Ettore, che da solo riesce a vincere tecnologia e potere, che è capace di mettere in crisi una nazione, anzi addirittura il mondo occidentale. Insomma, viviamo in una società di frustrati che tendono all’eroismo e sono convinti di diventarlo compiutamente soltanto se i loro gesti vengono replicati all’infinito su internet o in televisione”.
Frustrati e malati, con modelli e schemi che si ripetono
“I modelli sono quelli della stupidità del mondo occidentale. E’ la nostra società che ha creato il delirio del potere e del denaro. E chi non ne ha non può che avere uno sbocco: diventare un eroe”.
Quindi le motivazioni ideologiche, politiche, religiose non c’entrano.
“Macchè, non l’avete ancora capito: c’entra il gruppo, che permette di fare cose grandi, segrete. E oggi essere Nessuno significa non essere visti, diventare trasparenti, non avere un centesimo. E allora ecco che all’eroe non importa di crepare di fronte a un gesto eclatante. Quando a Stalingrado assediata il generale Von Paulus diceva: Cani, volete voi vivere in eterno? Allora morite in battaglia… beh anche lì mica c’era un Dio, c’era Hitler”.
Un esercito di Nessuno al servizio di chi vuole utilizzarli per altri motivi
“Ma certo. Crede che i soldati della Quinta Armata di Von Paulus fossero tutti consapevoli di morire per la causa? E gli otto milioni di baionette? Il problema non è il contenuto ma la frustrazione di questi giovani forti e intelligenti che si sentono capaci ma sono trasparenti e finiscono per diventare eroi. Vuole sapere se mi piacciono? Le rispondo di no. Ma anche con i miei matti è la stessa cosa”.
Che c’entrano i suoi matti?
“C’entrano. Perchè queste persone più fragili, con più difficoltà di vivere, che hanno comportamenti inaccettabili, invece di essere curati sono abbandonati. E faccio questo discorso perchè se c’è una categoria facilmente strumentalizzabile è proprio quella dei deliranti. Il delirio, che è errata interpretazione della realtà , ha due possibilità : delirio di grandezza, quindi io sconvolgo il mondo, o delirio di persecuzione, quindi tutto il mondo ce l’ha con me. E allora, chi è più adatto di loro a rispondere alla chiamata: vieni che sbaragliamo il mondo, oppure difenditi perchè la società occidentale ti sta ammazzando. Ecco perchè queste ideologie finiscono per essere compatibili col delirio. E perchè chi delira ci cade dentro”.
(da “Huffingtonpost“)
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