TROMBATI IN RIVOLTA: LA FALANGE DEGLI EX A DIFESA DEL VITALIZIO
SONO 3.200, COSTANO 170 MILIONI L’ANNO ALLE REGIONI, HANNO LE LORO ASSOCIAZIONI (SOVVENZIONATE) E ORA DIFFIDANO I CONSIGLI: “NIENTE TAGLI O FAREMO RICORSO OVUNQUE”
“Resistere in giudizio ovunque”, come — aggiungeremmo noi — su un’immaginaria linea del Piave.
Ecco, magari Stefano Arturo Priolo, nonostante il doppio nome, non è Francesco Saverio Borrelli, ma con non meno pathos dell’ex Procuratore capo di Milano arringava la folla a fine ottobre: questo scempio accade “per la prima volta nella storia” e per di più “in un clima mediatico torbido”.
Il lettore si chiederà giustamente quali oscure forze, quale complotto stesse denunciando il Priolo: detto in maniera un po’ volgare, il taglio dei vitalizi per gli ex consiglieri regionali (compreso chi, e non sono pochi, ha pure il vitalizio parlamentare).
Il nostro, d’altronde, ha il dovere per così dire istituzionale di non far passare lo straniero sul suo Piave.
Dagli anni 90 è il presidente dell’associazione degli ex politici regionali calabresi e da un bel po’ pure di quella nazionale: una piccola falange di 3.200 (ex) eletti che incassa 170 milioni di euro l’anno.
Un tesoretto che ora rischia di essere pesantemente decurtato: la Conferenza Stato-Regioni, infatti, il 10 ottobre ha votato un odg che chiede tagli pesanti.
Giammai, dice Priolo, toccherete “giusti e legittimi diritti acquisiti”. Mica si fa così, che poi uno si rimangia la parola.
E dunque “resistere in giudizio ovunque”, dall’Alpi al Lilibeo, dal Manzanarre al Reno.
Siccome, però, si tratta pur sempre di (ex) uomini delle istituzioni, si tenta di evitare lo scontro.
L’associazione degli ex ha dunque inviato una lettera-diffida ai presidenti dei Consigli regionali: abbiamo un pacco di pareri legali e qualche sentenza della Consulta che ci danno ragione, guai a voi se tagliate.
Segue maledizione biblica: “Il contenzioso giuridico finirà per ricadere” su di voi (“posizioni puramente demagogiche e includenti porteranno a maggiori costi per le Regioni”).
La cosa curiosa è che le regioni si ritroveranno a lottare contro pareri di giuristi (tra i quali, ad esempio, quello autorevolissimo dell’ex presidente della Consulta Piero Alberto Capotosti) che hanno pagato loro: la sezione calabrese dell’Associazione degli ex parlamentari, per dire, prende 103mila euro l’anno dal Consiglio, quella siciliana all’ultimo dato disponibile 45mila, i veneti 30mila fino a quest’anno (ora basta, però).
Non solo: anche le sedi di queste simpatiche associazioni sono graziosamente messe a disposizione dalle regioni.
Insomma, la lobby del vitalizio vive fianco a fianco coi politici in attività , in attesa che anche loro divengano ex e si uniscano alla causa.
Fa ridere, ma non troppo.
Parliamo di gente di territorio, spesso capace di portare voti e prendere preferenze. Nel Lazio la platea interessata è ad oggi di 270 ex consiglieri che costano 20 milioni l’anno (in Sicilia la stessa cifra se la spartiscono in 207) tra cui l’ex governatore Piero Badaloni e Isabella Rauti, figlia di Pino e moglie di Gianni Alemanno: li guida Enzo Bernardi, assessore del fu Pri nei lontani anni 80.
In Friuli Venezia Giulia, dove si spende la bellezza di 9 milioni per 230 beneficiari, guida la falange il leghista Guido Arduini: “Sembra quasi che l’unico cruccio di questo Paese siano i vitalizi”, è quello che un ottimista chiamerebbe il suo pensiero sul tema.
In Trentino Alto Adige, invece, la faccenda è più complicata: basti dire che in 130 si sono spartiti un assegnone da 90 milioni.
Ora che le province autonome ne chiedono indietro un pezzo, però, l’orgoglioso germanofono della Sà¼dtiroler Volkspartei, Franz Pahl, replica in buon italiano: “Non accetto espropri”.
Nell’operoso Veneto, invece, la regione paga 11,2 milioni a 140 ex consiglieri e un altro milione e mezzo agli eredi di quelli purtroppo passati a miglior vita: il Consiglio in carica, al cospetto, è un consesso di frati trappisti visto che costa solo 9 milioni. Con quei soldi, per dire, gli ex nel 2012 chiesero un parere tecnico contro il taglio dei vitalizi a Maurizio Paniz, all’epoca deputato Pdl e retore d’aula talmente immaginifico che convinse la Camera che Ruby Rubacuori era davvero nipote di Hosni Mubarak.
Solo il meglio per gli ex consiglieri, che d’altronde già sopportano il prefisso che rende eterno il dramma della decadenza , della trombatura.
Nel disastrato Piemonte se ne vanno 8 milioni per 170 eletti dantan (li guida l’ex potente comunista subalpino Sante Bajardi), in Toscana 4,6 milioni vanno a 157 beneficiari, tra cui il presidente degli ex consiglieri, Angelo Passaleva, medico, professore universitario, ex Dc devoto al sindaco-santo La Pira, che esercita modestia e austerità con un assegno da 3.500 euro al mese.
In Lombardia invece c’è l’ex migliorista del Pci Luigi Corbani, oggi direttore generale dell’orchestra Verdi: “Ho un vitalizio di 2.000 euro senza adeguamento Istat”, ha tentato di farsi compatire una volta.
Uomo saldo e fiducioso nel futuro, come ogni migliorista che si rispetti: “Vinceremo al 99,9%”, è il suo parere sui ricorsi.
Nel piccolo e indebitato Molise sono un’ottantina i percettori di vitalizio per un esborso di 3 milioni l’anno, stessa cifra all’ingrosso che spende la Basilicata, che però non ha pubblicato la lista dei beneficiari.
Gli anonimi assegnisti possono stare tranquilli: li guida la mano sicura dell’avvocato Gabriele Di Mauro, già socialista, che da direttore dell’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura nel 2009 è stato condannato dalla Corte dei Conti per un danno erariale da 45mila euro.
Non bastasse lui, c’è sempre l’ottimo Priolo: “L’odg che chiede di tagliare i vitalizi? Siamo contrari per ragioni di metodo e di merito”.
Così parla uno statista.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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