“UN POLIZIOTTO NON DOVREBBE ANDARE IN PRIGIONE”: IL CAPO DELLA POLIZIA FRANCESE, FREDERIC VEAUX, LA SPARA GROSSA MENTRE CHIEDE LA LIBERAZIONE DI UN AGENTE COINVOLTO NELLE VIOLENZE DURANTE LE RIVOLTE A PARIGI NELLE SCORSE SETTIMANE
SI SCATENA UNA BUFERA POLITICA, MACRON INTERVIENE A MUSO DURO: “NESSUNO È AL DI SOPRA DELLA LEGGE”
“Un poliziotto non dovrebbe andare in prigione”: polemiche in Francia per le controverse dichiarazioni del direttore generale della polizia nazionale (Dgpn), Frédéric Veaux, che ieri ha chiesto la liberazione di un agente della brigata Bac di Marsiglia, finito in custodia cautelare nel quadro di un’inchiesta su presunte violenze di polizia perpetrate nell’ambito delle recenti rivolte urbane seguite alla morte di Nahel, il diciassettenne ucciso da un poliziotto il 27 giugno, durante un controllo stradale a Nanterre, alle porte di Parigi.
“Considero che prima di un eventuale processo, un poliziotto non debba andare in carcere, anche se ha commesso sbagli o errori gravi nell’ambito del suo lavoro”, ha dichiarato Veaux, mettendo in imbarazzo l’esecutivo e suscitando reazioni indignate nella classe politica. A cominciare dal segretario del partito socialista, Olivier Faure, che si chiede se “nel governo ci sia qualcuno che ricordi qualche nozione elementare del diritto” al capo della polizia.
O il capo della France Insoumise, Jean Luc-Mélenchon, che invita la polizia al “rispetto delle istituzioni repubblicane” mentre la capa degli ecologisti, Marine Tondelier, vede in queste dichiarazioni la radice di una “crisi istituzionale maggiore”.
Più in generale, la coalizione della sinistra Nupes mette in guardia su un'”allerta” ritenuta “ormai massima: se questi comportamenti che rimettono direttamente in discussione l’indipendenza della giustizia non vengono puniti verranno presto ribaditi con maggiore forza”.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, dice di capire “lo stato d’animo” dei poliziotti dopo le recenti rivolte urbane seguite alla morte di Nahel, il diciassettenne ucciso da un poliziotto a Nanterre, alle porte di Parigi, ma ricorda che “nessuno nella Repubblica può essere al di sopra delle leggi”
Le forze dell’ordine traggono la loro “legittimità dal “fatto che proteggono il quadro repubblicano e che fanno rispettare le leggi democraticamente votate”, ha dichiarato il presidente in un’intervista diffusa a metà giornata su TF1 e France 2. “Ovviamente anche loro si iscrivono nel perimetro della legge e dello Stato di diritto”, ha aggiunto. Macron ha inoltre criticato i ”social network”, invocando “un ordine pubblico del digitale che consenta di prevenire queste derive”. E ha promesso, da settembre, un “patto insegnanti” che consenta di rafforzare la presenza dei docenti a scuola, incluso con una migliore retribuzione di professori e supplenti.
(da agenzie)
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