VELTRONI IN TRIBUNALE A PALERMO NON RICORDA NULLA…FORSE A MALAPENA DI AVERE UN FRATELLO
ALLA FINE, PER EVITARE L’ACCOMPAGNAMENTO COATTIVO, WALTER SI PRESENTA A TESTIMONIARE AL PROCESSO PER MAFIA… NEGA DI CONOSCERE UN SUO CONSULENTE E DI FREQUENTARE PERSINO SUO FRATELLO
Il mese scorso non ha voluto neanche presentarsi, tanto da essere diffidato e rischiare l’accompagnamento coattivo dei carabinieri. La scorsa settimana, per testimoniare a Palermo, è arrivato ancor prima del pubblico ministero e degli avvocati.
Walter Veltroni sale in scena al Palazzo di Giustizia per un’audizione in qualità di testimone che dura una decina di minuti.
Ricordiamo i fatti su cui doveva testimoniare e di cui avevamo trattato in un precedente articolo.
Si tratta del processo sugli interessi delle cosche mafiose per la realizzazione di un ipermercato a Villabate. Veltroni è stato tirato in ballo da Francesco Campanella, un pentito ritenuto più che attendibile dagli inquirenti, ex presidente del consiglio comunale di Villabate, fedelissimo del boss Mandalà .
Fu Campanella, per capirci, a procurare la carta d’identità falsa al capo di Cosa Nostra, l’allora latitante Bernardo Provenzano.
Orbene, secondo Campanella, dato che per realizzare l’ipermercato era necessaria una variante al piano regolatore, si cercò di agganciare Walter per cercare di ammorbidire la posizione di un consigliere comunale Ds che si opponeva al progetto.
L’aggancio doveva essere effettuato tramite Giuseppe Daghino, un ex consulente del Comune di Roma. Il pentito – che cita come sua fonte Francesco Paolo Marusig, amministratore della società romana Asset Development, che avrebbe dovuto gestire gli spazi commerciali del megastore di Villabate che stava a cuore agli uomini di Cosa Nostra – dice di non sapere se il contatto con Veltroni sia poi avvenuto o no.
Sa però che la variante allo strumento urbanistico alla fine passò perchè stranamente i Ds lasciarono strategicamente l’aula al momento del voto.
Non solo. Nello stesso centro commerciale doveva sorgere un Warner Village con una ventina di sale cinematografiche, cui sarebbe stato interessato il fratello di Veltroni, Valerio.
Sin qui la storia. Tutta negata dal leader del Pd che ha solo ammesso di conoscere Marussig: ” Ci siamo conosciuti quando eravamo bambini sui 10 anni, in quanto era amico di mio fratello, L’ho rivisto in Campidoglio una volta per caso, quando ero sindaco di Roma e ci siamo salutati”.
Poi Veltroni, tra lo stupore generale, ha negato di conoscere il suo ex consulente, Giuseppe Daghino, che era nello staff della società Rpr, Risorse per Roma, che lavorava per il Comune.
Il massimo Walter l’ha raggiunto quando ha negato persino rapporti troppo stretti con il fratello Valerio, dicendo che “teniamo le nostre vite separate, da quando sono impegnato in politica, pur avendo affetto e sintonia”.
Unica ammissione, quella di avere un fratello e che la fidanzata di Valerio, Federica Lucisano, fa la produttrice cinematografica.
Praticamente una testimonianza che si può riassumere nel classico ” non so nulla, non conosco, non ricordo, non ho rapporti con nessuno”.
Alla fine il giudice, rassegnato, l’ha congedato. Il viaggio di Veltroni a Palermo, senza accompagnamento coattivo, era terminato.
Pur in ritardo e temendo le ripercussioni negative del suo comportamento iniziale, aveva finalmente espletato il suo dovere di cittadino chiamato a testimoniare, come i comuni mortali.
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