VIGILI DEL FUOCO TRADITI DA SALVINI: L’ASSICURAZIONE INAIL PROMESSA NON E’ MAI ARRIVATA
SCOMPARSI DAL DECRETO SICUREZZA GLI INTERVENTI ECONOMICI E DI TUTELA PROMESSI
La crisi di governo per loro non cambia un gran che.
La disillusione l’avevano già provata quando dal testo finale del Decreto sicurezza, votato in Parlamento nelle settimane scorse, era scomparsa buona parte delle promesse fatte dall’esecutivo.
Le più rilevanti. Loro sono gli oltre 34 mila vigili del fuoco italiani, gli “eroi” celebrati dalla politica sul palcoscenico di ogni emergenza nazionale, ma regolarmente dimenticati nell’ordinarietà di un lavoro mal retribuito e poco tutelato.
Disattese tutte le richieste avanzate da anni: l’incremento dei fondi per migliorare salari e previdenza del personale, con risorse aggiuntive per assunzioni, passaggi di qualifica, cura sanitaria del personale a titolo di anticipo, straordinari per soccorso, incremento delle dotazioni organiche.
E poi il paradosso assoluto della mancanza della copertura assicurativa Inail. I vigili devono pagarsi le cure e i presidi sanitari indispensabili per gli infortuni professionali. Esiste un’assicurazione privata stipulata dall’amministrazione, ma rimborsa solo le spese successive e se riconosciute.
Così i vigili del fuoco, che attraverso Cgil, Cisl e Uil sono in stato di agitazione e non escludono eventuali scioperi, hanno deciso di fare da soli lanciando una petizione su change.org, che chiede l’assicurazione Inail per gli uomini e le donne del Corpo nazionale vigili del fuoco
“Salvano vite ogni giorno, al servizio della collettività , vivono quotidianamente situazioni di pericolo e sono soggetti a frequenti infortuni — si legge nella petizione -. Eppure i vigili del fuoco non hanno una assicurazione per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali che devono affrontare a proprie spese”.
Emblematico il caso dell’incidente del dicembre scorso in un distributore di carburanti della via Salaria, a Borgo Quinzio nella provincia di Rieti: esplose un’autobotte di Gpl, ci furono decine di feriti e perse la vita Stefano Colasanti, vigile del fuoco che pur non essendo in servizio aiutò i soccorsi. Morì anche un altro uomo. Tra i feriti il pompiere Giuseppe del comando di Rieti, rimasto ustionato a mani e gambe: “Dopo un trapianto di pelle — raccontano alla Cgil — il 15 maggio è tornato al lavoro. Non ha ricevuto alcun indennizzo e ora indossa guanti speciali per proteggere dal sole la pelle trapiantata: costano circa 900 euro e li ha comprati di tasca propria”.
La petizione della Cgil si aggiunge ad una iniziativa analoga portata avanti, sempre su change.org, da Luca Cipriani, caposquadra nella sede operativa di Verona: lanciata qualche tempo fa, ha già superato le sessantamila sottoscrizioni.
“Non abbiamo l’Inail — spiega Cipriani – perchè il vigile del fuoco è stato storicamente abbinato ad un modello risarcitorio in uso nei Corpi militari, definito ‘causa di servizio’, con la differenza che il nostro Corpo non ha mai avuto e non potrà mai avere, viste le ridotte dimensioni, una propria struttura medica. Questo nel tempo sta creando un evidente problema e a fronte di malattie professionali e infortuni siamo costretti a combattere da soli contro strutture militari o burocratiche”. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, intanto, ha istituito una commisione che effettuerà una comparazione con le prestazioni erogate dall’Inail in materia di assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul posto di lavoro e per le malattie professionali.
(da agenzie)
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