VISTO CHE GLI ITALIANI NON FANNO FIGLI, AVREMO BISOGNO DI IMMIGRATI PER PAGARE LE PENSIONI DI DOMANI: NON LO DICE SOROS MA IL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA FIRMATO DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA GIORGETTI E DA GIORGIA MELONI
LA TENUTA DEI CONTI PUBBLICI ITALIANI DIPENDERÀ NEGLI ANNI A VENIRE DAI FLUSSI MIGRATORI: L’ARRIVO DI POPOLAZIONE STRANIERA IN ETÀ LAVORATIVA POTRÀ MIGLIORARE IL RAPPORTO DEBITO-PIL ANCHE DI 30 PUNTI
A questo amabile governo, così applicato nella lotta all’immigrazione sebbene con risultati non proprio prodigiosi poiché nei primi cento giorni dell’anno, rispetto a primi cento dello scorso, il numero di immigrati sbarcati in Italia è cresciuto del triplo vorrei sottoporre un grafico semplice semplice.
Rappresenta l’impatto dell’immigrazione sul debito pubblico nei prossimi quarant’anni. Una curva indica lo scenario A: se la situazione resta più o meno com’è, il debito pubblico aumenterà di una decina di punti sul Pil. L’altra curva indica lo scenario B: se l’immigrazione diminuisce di un terzo, il debito pubblico, oggi al 144 per cento, salirà intorno al 200 per cento del Pil. L’ultima curva indica lo scenario C: se l’immigrazione aumenta di un terzo, il debito pubblico scenderà sotto il 130 per cento.
Pertanto gli immigrati dovremmo andare e prenderceli noi. Non vorrei sembrare troppo sarcastico ma sì, sono una risorsa, proprio come diciamo noi radical chic […] il grafico non mi è stato fornito da George Soros, ma è a pagina 125 del Documento di economia e finanza, appena approvato dal governo e firmato in calce dal ministro Giorgetti e dalla premier Meloni.
La tenuta dei conti pubblici italiani dipenderà negli anni a venire dai flussi migratori. L’arrivo di popolazione straniera in età lavorativa potrà migliorare il rapporto debito/Pil anche di 30 punti. È quanto si legge nella relazione che accompagna il def appena «licenziato» dal consiglio dei ministri: una tesi già ipotizzata da numerosi studi demografici ma che per la prima volta fa breccia nel centrodestra.
Secondo questi calcoli la riduzione o l’aumento dei flussi migratori in Italia avranno un impatto (in positivo o in negativo) fino a 30 punti percentuali. […] un aumento della popolazione di origine straniera del 33% farebbe calare il debito pubblico di 30 punti. Se invece l’apporto dell’immigrazione sul totale dei residenti in Italia dovesse rallentare o calare peggiorerebbero gli equilibri della finanza pubblica dal momento che da un lato verrebbe meno la manodopera necessaria a sostenere lo sviluppo economico e dall’altro aumenterebbe la domanda di prestazioni assistenziali e sanitarie.
In altre parole, dato l’andamento della natalità in Italia (che anno dopo anno abbatte record negativo) nel breve e medio periodo non possiamo contare su un improvviso boom di nascite. L’immigrazione- sempre secondo l’analisi che accompagna il def – non è l’unica variabile demografica che rischia di impattare sui conti pubblici: ci sono anche l’allungamento delle speranze di vita e la fertilità («che cala e fa aumentare il debito»).
Se l’obiettivo è quello di sostenere il bilancio dello stato grazie al lavoro (e alle tasse) che arrivano da nuovi residenti, occorrerà invertire la tendenza attuale.
Nel 2018 l’allora presidente dell’Inps Tito Boeri aveva dal canto suo affermato che «per mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili, è cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro Paese». Con particolare riferimento specificò lo stesso Boeri, all’immigrazione regolare. La tesi scatenò le ire dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini, oggi tornato vicepremier.
La Ragioneria generale dello Stato calcola invece che, alla luce degli scenari attuali, la popolazione italiana calerà a 55 milioni contro i circa 60 attuali e che la percentuale di over 65 crescerà al contrario fino a 18,4 milioni. Una proporzione che di fatto renderebbe insostenibili gli attuali livelli di welfare.
(da La Stampa)
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