ZINGARETTI METTE ALLE STRETTE LA RAGGI SULLO STADIO: ORA AL COMUNE RESTA UN MESE PER LA NUOVA DELIBERA
IL GOVERNATORE DICE NO ALLA SOSPENSIVA DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI E I TEMPI SI RESTRINGONO
Nel rompicapo che è ormai diventata la procedura che dovrebbe dare il via libera al progetto dello stadio della Roma, era prevedibile che le implicazioni politiche venissero a galla in tutto il loro peso, proprio a ridosso delle scadenze previste dalla legge.
Cosa che puntualmente si è verificata al termine della riunione della Conferenza dei Servizi, nella quale c’era da valutare la richiesta di sospensiva avanzata dai proponenti per poter presentare il progetto rivisto alla luce dell’accordo raggiunto col comune di Roma la settimana scorsa.
Con un rimpallo di responsabilità tra Regione e Campidoglio.
La Regione Lazio (cui la Conferenza dei servizi fa capo), infatti, non ha concesso la sospensiva, e ha calcato la mano sull’atteggiamento a suo avviso ambiguo del Comune, che ieri ha inviato una lettera al presidente Nicola Zingaretti in cui si prospettava un appoggio alla stessa, motivandolo col fatto che il parere negativo dato in precedenza non poteva dirsi definitivo, proprio in virtù degli ultimi sviluppi.
Il problema è che poi in conferenza il rappresentante dell’ufficio tecnico del Comune non ha potuto fare altro che confermare ufficialmente il parere negativo del Campidoglio, non avendo elementi ulteriori al vecchio progetto.
Virginia Raggi non ci sta specificando con una nota che il parere negativo del Comune si riferiva al vecchio progetto “con oltre un milione di metri cubi di cemento: “Entrando nel merito della mancata sospensione della conferenza dei servizi, risulta che siano stati gli uffici della Regione Lazio a non volerla concedere, diversamente da quanto assicuratoci nei giorni precedenti – spiega – Spiace che in Regione qualcuno cerchi di strumentalizzare questa vicenda che abbiamo sbloccato dopo sei anni di immobilismo. Nuovamente si cerca di fermare il cambiamento e creare confusione con vecchi trucchi, privando così la città ed i cittadini di una opportunità di crescita e sviluppo eco-sostenibile”.
La morale della favola è che, con la decisione di fissare al 30 marzo il termine ultimo per la presentazione del nuovo progetto e del nuovo parere secondo quanto concordato in Campidoglio il 24 febbraio, la palla passa ora nel campo della giunta capitolina, che dovrà nello stesso lasso di tempo mettere mano alla delibera della giunta Marino con cui si accordava la pubblica utilità al progetto originale dello stadio, e soprattutto ottenere dal Consiglio comunale un via libera non privo di rischi, dati i mal di pancia manifestati da alcuni consiglieri grillini “ortodossi” anche alla versione senza grattacieli del progetto-stadio.
Il capogruppo di M5S al Comune Paolo Ferrara ha già tenuto a tranquillizzare la sindaca, affermando di non credere che il progetto sia a rischio e che l’ok dell’aula Giulio Cesare dovrebbe arrivare nei tempi richiesti dalla Regione.
L’impressione, però, è che si tratta di un passaggio critico, per il buon esito del quale Beppe Grillo forse dovrà mettere in conto una nuova missione romana.
E in caso di ok alla nuova delibera di pubblico interesse, nulla garantisce che non occorra una nuova Conferenza dei servizi, se la Regione ritenesse che gli elementi a disposizione non sono sufficienti per arrivare a una decisione per il 5 aprile, come stabilito oggi.
In tal caso, la procedura ripartirebbe da zero e richiederebbe almeno altri sei mesi. Intanto, c’è da registrare il probabile avvio dell’iter della costruzione di uno stadio di proprietà di un altro club: si tratta di quello della Fiorentina, il cui progetto sarà presentato il 10 marzo a Palazzo Vecchio, alla presenza del sindaco renziano Dario Nardella, che tra l’altro ha assicurato la cessione alla società viola di terreni di proprietà del Comune.
Con un occhio al bene della squadra cittadina e, forse, un altro alle primarie del Pd.
(da “Huffingtonpost”)
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