PER FARE UN GOVERNISSIMO CI VUOLE BERLUSCONI
IL PDL CHIEDE GLI INTERNI E LA GIUSTIZIA… L’ALTERNATIVA: IN CAMPO SOLO LE SECONDE FILE
Il nuovo inciucio nasce sotto il segno di Letta nipote e dello schifo. Parola del parlamentare prodiano del Pd Sandro Gozi, che dice: “A me un governissimo iperpolitico con dentro la Gelmini e Quagliariello farebbe molto schifo”.
Risponde Maurizio Gasparri del Pdl: “A me farebbe schifo Gozi se sapessi chi è”.
Battute a parte, il nodo dello schifo, più unilaterale che reciproco, cioè del Pd verso il Pdl, è destinato a rendere abbastanza stretto il sentiero del premier incaricato con riserva Enrico Letta.
Il quale, non a caso, rispetto ai tempi previsti farà un po’ più tardi: la lista dei ministri, che saranno diciotto, arriverà entro domenica al Colle.
Di conseguenza la fiducia slitta a inizio della prossima settimana, tra lunedì e martedì.
Ad alzare la fatidica asticella nelle trattative partite ieri è stato il Cavaliere dagli Stati Uniti, in collegamento telefonico con lo stato maggiore del Pdl: Angelino Alfano, Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, pure Daniela Santanchè.
La paura del centrodestra, che già sente odore di trappolone, è un governo di seconde file, “un governicchio balneare” secondo la definizione di Alfano, che di fatto disimpegnerebbe il Pd.
Berlusconi invece vuole un impegno ai massimi livelli, di qui l’ordine impartito ai suoi fedelissimi: “Abbiamo già rinunciato ad Amato premier, a questo punto il centrosinistra ha premier, presidente del Senato e presidente della Camera, ci vuole un fortissimo riequilibrio”.
Ed è per questo che la rosa dei ministri del Pdl vede in primissima fila il segretario Alfano, vicepremier in pectore, i capigruppo Schifani e Brunetta, alias i due Renati, Mariastella Gelmini, il saggio Gaetano Quagliariello.
Per Schifani sarebbe stata già avanzata la richiesta di due ministeri chiave: l’Interno (da cui gestire le prossime elezioni politiche, quasi sicuramente anticipate) oppure la Giustizia, inutile dire perchè alla luce dei guai del Cavaliere.
Poi c’è la questione dell’Economia , il vero contrappeso alla premiership di Enrico Letta.
Una sorta di premier ombra per la destra, visto che per B. il primo punto del programma dovrà essere l’arrembaggio all’Imu, ossia restituzione e abrogazione dell’odioso balzello sulla casa.
In merito si segnala il clamoroso pressing dei falchi del Pdl su Berlusconi, che va ben oltre la provocazione.
Un’ipotesi che renderebbe già morto e sepolto il governo di Letta nipote: “Caro Silvio, per evitare trappole e non trovarci di fronte fra tre mesi a un ribaltone tra Pd e grillini contro di te e contro di noi, fai tu il ministro dell’Economia”.
Una condizione per rompere più che per trattare, ma che dà alla perfezione il clima di sospetto e di diffidenza che circola nel Pdl.
Il nodo dello schifo, cioè dei ministri impresentabili del Pdl, impossibili da far digerire, potrebbe essere aggirato dai democratici con la proposta di seconde file e di personalità della società civile, modello saggi di Napolitano.
Sotto lo scudo della novità , con esponenti mai stati al governo, il Pd risponderebbe alle richieste di Napolitano e B. sul governo politico con una massiccia iniezione di cosiddette seconde file, non di big: Sergio Chiamparino e Graziano Delrio per i renziani; Davide Zoggia per i bersaniani; persino qualche giovane turco come Andrea Orlando.
Letta ha anche in testa nomi da pescare all’esterno, in grado di parlare al mondo grillino, per esempio Salvatore Settis alla Cultura.
Ma nel Pd la discussione è animata: Massimo D’Alema e Anna Finocchiaro sono per adeguarsi al Pdl e non fornire un contributo di serie B.
La partita è complessa e “rischia di incartarsi”, per dirla con una fonte democrat.
Il totoministri contempla anche l’ipotesi che il Pdl accetti le richieste del Pd e indichi esponenti mai stati ministri, a eccezione del segretario Alfano.
In questo caso, oltre a Quagliariello, entrerebbero in ballo Maurizio Lupi e Donato Bruno.
Per i centristi di Scelta Civica molto probabili sono i nomi di Mario Mauro e Lorenzo Dellai mentre a Mario Monti potrebbe andare la guida della nuova Bicamerale, ossia la Convenzione per le riforme.
L’attuale premier sconta il veto del Pdl: “Non vogliamo nel governo l’uomo dell’Imu”.
Per la serie, c’è sempre qualcuno più impresentabile di te.
In questa trattativa in cui iniziano a dominare richieste impossibili, tutti, compre Letta, dovranno fare i conti con il vero dominus dell’esecutivo: Giorgio Napolitano.
A lui spetterà l’ultima parola sui ministeri chiave: Economia, Interno, Difesa, Esteri, Giustizia.
Impensabile, quindi, che in Europa ci vada a parlare Brunetta, come numero uno di via XX Settembre.
Meglio piuttosto Fabrizio Saccomanni, dg di Bankitalia.
Così come la Giustizia, snodo delicatissimo: Luciano Violante o Franco Gallo, presidente della Consulta.
Il nuovo inciucio si farà ma non si sa ancora come.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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