Giugno 28th, 2012 Riccardo Fucile
GENNAIO 1994: LA STRAGE ALL’OLIMPICO PROGETTATA, RINVIATA E ANNULLATA
“Fate sapere a madre natura che bisogna fermare il Bingo”. 
Usano codici ci-frati i mafiosi di rito corleonese. Siamo nel biennio di sangue che è iniziato il 12 marzo 1992 con l’omicidio di Salvo Lima. Totò Riina non si ferma, uccide Falcone e Borsellino, sbarca sul Continente con le bombe a Roma, Firenze e Milano.
È una lunga stagione di sangue che a un certo punto si deve fermare.
Perchè lo Stato ha capito. Ed è venuto a patti.
Oppure, come sostengono mafiosi trasformatisi in pentiti, è cambiato il potere, al governo ci sono i nuovi, gli amici.
Madre natura è Giuseppe Graviano, re di Brancaccio e componente influente della direzione strategica di Cosa Nostra.
È il 12 gennaio 1994, quando Francesco Tagliavia, boss di Corso dei Mille, durante un processo avvicina suo padre e gli affida un messaggio da trasmettere a Graviano: “Fermate il Bingo”. Le stragi mafiose.
Ma per capire dobbiamo rileggere quegli anni di fuoco illuminandoci con le cose che sappiamo oggi grazie al lavoro delle procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze. Bisogna andare ai mesi che separano l’estate del 1993 dall’inizio del 1994.
Al governo c’è Carlo Azeglio Ciampi, ministro dell’Interno è Nicola Mancino, alla Giustizia c’è Giovanni Conso.
Il 27 luglio, appena due mesi dopo la strage di Firenze, è scoppiata la bomba di via Palestro a Milano, il 28 quella di San Giovanni Laterano a Roma. §
È la fine di luglio quando Giovanni Brusca incontra Leoluca Bagarella e gli chiede se se ci sono novità , segnali, disponibilità istituzionali dopo le bombe.
“Le cose sono un po’ ferme. Non ho contatti”, risponde Bagarella.
Brusca detta la linea: “Luchino a questo punto non ti conviene fermarti, vai avanti, perchè se ti fermi ora è come se tu hai cominciato e non hai fatto niente”.
Insomma, i vantaggi acquisiti dopo le stragi e le bombe in Continente, rischiano di essere vanificati da una strategia attendista.
È lo stesso Brusca, anni dopo, a spiegarlo ai magistrati: “I motivi per andare avanti erano sempre quelli. Cercare le persone per andare a contatti con lo Stato, per portare avanti un vecchio progetto che noi pensavamo che era già attivato”.
Alleggerimento del carcere duro, ridimensionamento del ruolo dei collaboratori di giustizia, introduzione, anche per i reati mafiosi, della “dissociazione” (mi pento e confesso tutti i miei reati senza fare rivelazioni sull’organizzazione), revisione di alcuni processi importanti.
Quando Brusca e Bagarella si confrontano Cosa Nostra sta già lavorando a un nuovo progetto stragista.
Una bomba allo stadio Olimpico di Roma da far esplodere durante una partita di campionato e destinata a lasciare sul terreno un centinaio di carabinieri.
Una cosa grossa che avrebbe piegato in due lo Stato e gettato il Paese nel terrore. “All’Olimpico — rivela anni dopo il mafioso pentito Gaspare Spatuzza — dovevamo usare una tecnica esplosiva che neppure i talebani avevano mai usato”.
Una Lancia Thema imbottita di esplosivo e pezzi di ferro stipati in un bidone da 50 litri.
Il commando è già a Roma il 5 giugno 1993.
Otto giorni dopo la strage dei Georgofili, fa i primi sopralluoghi. Sono tutti uomini di Cosa Nostra che nella capitale dispongono di due appartamenti (zona Tuscolana) e una villetta sul litorale.
Tutto è pronto, a ottobre l’esplosivo arriva da Palermo. Ma a un certo punto il meccanismo così preciso, così oleato, si blocca.
“Ricevemmo un contrordine e tornammo tutti in Sicilia”, rivela un pentito. Confermano i magistrati della procura di Firenze: “Vi furono due momenti diversi di operatività del gruppo. Il primo durò 4-5 giorni e fu interrotto da un contrordine, il secondo iniziò subito dopo le feste di Natale del 1993 e si protrasse fino all’esecuzione dell’attentato”.
Agli inizi di gennaio la Lancia Thema viene parcheggiata allo stadio Olimpico in una zona dove sicuramente sarebbero passati i bus con a bordo i carabinieri di servizio. Ma qualcosa va storto.
Quando Salvatore Benigno, ‘o picciriddu, aziona il telecomando, la macchina non esplode. Riprova, ma è inutile. La Thema è lì, al suo posto, imbottita di esplosivo.
È arrivato un altro contrordine? E perchè?
Anni dopo, da pentito, Gaspare Spatuzza offre una spiegazione che non convince i magistrati. Le bombe si fermarono perchè stava cambiando tutto.
Ora in politica c’erano gli amici. “Quello di Canale 5 e il nostro paesano che ci stanno mettendo nelle mani l’Italia”.
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 28th, 2012 Riccardo Fucile
RIFORMA DELLA P.A., DIMINUZIONE DELLA PRESSIONE FISCALE E DEFISCALIZZAZIONE DEGLI UTILI REINVESTITI: ECCO LE RICHIESTE DEGLI IMPRENDITORI… ADEGUARE L’INFRASTRUTTURA TELEMATICA AGLI STANDARD EUROPEI
Al centro di un tira e molla fra il Governo e le parti sociali.
Discussa, dibattuta e controversa.
Eppure per le imprese italiane la riforma del lavoro è l’ultima delle priorità per creare sviluppo e produttività : è quanto emerge dal rapporto “L’Italia verso Europa 2020, come prosperare in una decade di crescita zero” di Business International (Fiera Milano Media), presentato a Roma durante una tavola rotonda tra l’imprenditoria e gli esponenti del mondo politico italiano.
In un quadro congiunturale ancora molto difficile, legato alla contrazione della domanda, al ritardo dei pagamenti e al credit crunch, il Top Management italiano, coinvolto nel campione, ha dichiarato che gli interventi prioritari da realizzare nel medio termine per rilanciare la crescita sono la riforma della Pubblica Amministrazione (77% delle risposte), la diminuzione della pressione fiscale (68,3%) e la defiscalizzazione degli utili reinvestiti nell’impresa (60%).
Non prioritarie le politiche di liberalizzazione e privatizzazione, ritenute importanti solo dal 31% e dal 22%.
Non è un mistero d’altronde che l’inefficienza della burocrazia del nostro Paese, la pressione fiscale eccessiva e il feroce ritardo nella costruzione dell’infrastruttura telematica, secondo un’indagine Ocse, siano solo alcune delle prime cause dello svantaggio competitivo italiano.
Ed è proprio la digitalizzazione dei servizi a stare particolarmente a cuore al mondo della piccola e media imprenditoria italiana.
L’adeguamento dell’infrastruttura telematica agli standard europei è auspicato dal 75% del campione.
Dopotutto in Italia il Digital Divide è ancora un problema rilevante e l’attuale Governo ha in effetti inserito l’Agenda Digitale tra le sue priorità anche se la sua attuazione è in ritardo e gli imprenditori concordano nell’identificare tra le cause la congiuntura economica sfavorevole (53%), ma anche l’eccessiva burocratizzazione delle procedure (43%) e la carenza di infrastrutture tecnologiche (41%).
“Digitalizzare la Pa non vuol dire solo mettere in rete i dati, ma renderli trasparenti e fruibili”, ha detto Giorgio De Rita, direttore generale di DigitPa, “una sfida che l’Italia deve assolutamente raccogliere tramite l’attuazione dell’Agenda Digitale”.
Un servizio che sarebbe utilissimo anche alla rete delle imprese che dichiara di soffrire molto l’attuale congiuntura economica: il 66% degli imprenditori intervistati dice di aver subito gli effetti della crisi, con un peggioramento di otto punti percentuali rispetto a quanto affermato in uno studio di Business International del 2009.
Nel 47% dei casi degli imprenditori intervistati il fatturato è diminuito nell’ultimo biennio, mentre il 70% del campione ritiene che la crisi avrà ancora effetti di lungo e medio termine sulla propria azienda.
Tra le principali criticità affrontate dalle imprese in questo periodo emergono la diminuzione degli ordini e delle vendite (62%) e l’insolvenza dei clienti (60%) a cui si sommano l’inefficienza della burocrazia (50%), l’aumento del costo del credito (40%) e la difficoltà di accedervi (39%). Il 29% degli intervistati lamenta l’aumento dei prezzi delle materie prime e il 25% denuncia in ritardo nei pagamenti della Pa.
Interventi per la ripresa. E sul risanamento del debito pubblico, l’attuazione del fiscal compact da coniugare con un progetto di crescita a breve termine, si è espresso il direttore della Finanza pubblica del Fmi, Carlo Cottarelli che ha detto: “Molto è stato fatto, ma il lavoro non è ancora finito. Non bisogna farsi prendere dal pessimismo e completare il cammino”.
“La recente missione del Fmi ha dato un giudizio altamente positivo sulle liberalizzazioni, ma c’è ancora da fare su energia, lavoro, settori professionali e giustizia”, ha sottolineato, specificando “l’urgenza della spending review che deve concentrarsi su tagli a singole componenti della spesa piuttosto che a tagli lineari”.
“Servono interventi di riforma nel settore dell’energia, del lavoro e in quello delle professioni e giudiziario – ha continuato il direttore – L’aumento dell’efficienza del sistema giudiziario è essenziale perchè la sua lentezza produce incertezza per le imprese”. ha poi avallato la tesi degli imprenditori secondo cui il peso della pressione fiscale continui a rallentare le possibilità di crescita.
“Occorre agire su quattro fronti per affrontare le incertezze del breve e del lungo periodo – ha suggerito – In primo luogo bisogna risanare i conti pubblici a ritmo appropriato, conciliando l’aggiustamento fiscale al sostegno della domanda aggregata”.
In secondo luogo bisogna “rafforzare la crescita nel breve e nel lungo periodo” anche attraverso un “rafforzamento del sistema bancario che è necessario per la crescita e – ha osservato – per riattivare il canale del credito”.
In terzo luogo bisogna “mantenere alta la fiducia nel progresso dell’euro” attraverso “l’unione bancaria e l’unione fiscale”. Per Cottarelli, in particolare, “occorre un grado molto più elevato di integrazione fiscale” nell’area euro.
Infine, quarto punto indicato dal membro dell’Fmi è “la necessità di assicurare un grado elevato di liquidità ai mercati”.
Proprio per questo è necessaria “un’azione più flessibile della Bce” e “abbiamo incoraggiato proprio la Bce – ha concluso – nel maggiore acquisto diretto di titoli di stato e in ulteriori operazioni di finanziamento a lungo termine”.
Linda Varlese
argomento: economia | Commenta »