Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
IL PREMIER A BERLINO RACCOGLIE LA FIDUCIA DELLA GERMANIA E ANTICIPA L’IDEA DI COME TROVARE I SOLDI NECESSARI AD AFFRONTARE LA CRISI
Mario Monti è a Berlino per ricevere un premio, il ‘Responsible Leadership Award’.
Ma è la crisi internazionale a dominare i discorsi nella cerimonia.
“L’euro ha bisogno dell’Italia – dice il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble – La zona euro ha bisogno del successo nelle riforme di Roma e di un’Italia forte”.
E poi loda “i notevoli progressi dell’Italia negli ultimi sei mesi” e “il programma ambizioso portato avanti dal presidente del Consiglio”.
“Sono convinto – continua – che le attività economiche italiane avranno una ripresa nel 2013 se si continuerà sulla strada del consolidamento fiscale e delle riforme strutturali”. Una promozione piena per il capo del governo italiano e per i suoi sforzi da quando è alla guida del Paese.
“Grazie Wolfgang, credo che tu sia il miglior esempio di leadership europea”, ha risposto Monti definendo Schaeuble un “mentore”.
Il primo ministro italiano ha sottolineato che “proprio come la leadership deve essere esercitata e valutata nel tempo, nell’interesse delle generazioni future, credo che debba essere esercitata e valutata anche nello spazio, oltre confine, in un’Europa di cui vogliamo aumentare l’integrazione.
Ogni leader nazionale deve tenere presente quale sarà l’impatto delle sue azioni in un contesto più ampio”. Poi ha lanciato un messaggio alla Germania: “Non bisogna creare deficit, ma l’austerità non è sostenibile nel lungo periodo”.
E ancora: “La disciplina fiscale e la crescita devono procedere di pari passo”. ”Noi siamo anche la locomotiva della crescita”, ha ribattuto Schaeuble, sottolineando che la Germania non è contraria alla crescita.
Il governo tedesco cerca a sua volta di tenere fede ai suoi impegni interni, ha detto, cercando ad esempio di ridurre il suo deficit.
Nessuna nuova manovra per l’Italia.
Sui conti pubblici ”abbiamo fatto un po’ di più di una manutenzione, ma un pesantissimo intervento.
Non occorrerà una seconda manovra quest’anno, ma l’azione di disciplina di conti pubblici dovrà procedere”.
Poi il primo ministro ha aggiunto: “Il sistema italiano non è fragile, ha aspetti che sono più fragili di altri, in particolare il debito pubblico, ma altri più solidi di altri sistemi. Non sarei sicuro quali fra i sistemi bancari italiano e tedesco sia più solido. Il sistema italiano ha un elevato debito pubblico, ma uno scarso debito privato di famiglie e imprese. L’Italia ha punti di forza e di debolezza e noi italiani tendiamo a oscillare troppo fra momenti di euforia irresponsabile e una depressione eccessiva”.
Tobin tax.
A chi gli chiede della Tobin tax, Monti risponde che “potrebbe avrebbe senso”, ma “dovrebbe essere introdotta “nell’Europa a 27”, sottolineando che una tassa del genere ha senso in un contesto che sia il “più ampio” possibile.
Patrimonio pubblico.
“Una cessione di quote del patrimonio pubblico? Non solo non la escludo, ma la stiamo preparando”, ha detto Monti, spiegando che “stiamo preparando la cessione di una quota dell’attivo del settore pubblico, sia immobiliare che mobiliare, anche del settore locale”.
Lavoro
Il premier italiano ha anche parlato del problema del lavoro nel nostro Paese: “In italia abbiamo un mercato del lavoro troppo protetto per gli occupati e non protetto e impenetrabile per i giovani” e i non occupati.
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
IL GOVERNO OTTIENE LA FIDUCIA SUL TESTO, MA IDV E FLI CONTESTANO CHE NON SI APPLICHI DA SUBITO… IL GOVERNO GARANTISCE CHE LO FARA’
L’aula della Camera ha votato la prima, la seconda e la terza fiducia preliminare al governo sul ddl corruzione.
Dopo aver dato il proprio ok all’articolo 10 sull’incandidabilità dei condannati, la Camera ha votato a favore anche sull’articolo 13 e sul 14, che prevede la «corruzione tra privati» e include l’aumento, voluto dal Pd, delle pene, nel minimo e nel massimo, per la corruzione.
I voti a favore sono stati 430, 70 quelli contrari, 25 gli astenuti.
L’ARTICOLO 13
Numerose modifiche al codice penale, tra cui un aumento delle pene per il reato di peculato, portato da tre a quattro anni.
È ridefinito, poi, il reato di concussione che diventa riferibile al solo pubblico ufficiale.
Nuova formulazione dell’attuale reato “corruzione per un atto d’ufficio”, sanzionato più severamente con la reclusione da uno a cinque anni, anzichè da sei mesi a tre anni.
L’INCANDIDABILITA’ DEI CONDANNATI
L’articolo 10 che ha passato l’esame della fiducia stabilisce che il Governo è delegato ad adottare, entro un anno, un decreto legislativo per disciplinare l’incandidabilità di chi ha una condanna definitiva.
Un’incandidabilità alla carica di membro del Parlamento europeo, di deputato e di senatore della Repubblica, oltre che per qualsiasi altra carica elettiva di enti regionali o locali, e per le cariche di presidente e di componente del consiglio di amministrazione dei consorzi, aziende speciali e comunità montane.
La norma, però, secondo Fli e Idv, non si applicherà alle prossime elezioni nel 2013 ma scatterà dal 2018.
Un’interpretazione non condivisa dai parlamentari del Pd Giovanelli e Ferranti: «L’incandidabilità in conseguenza di sentenze definitive di condanna può essere applicata già alle prossime elezioni politiche del 2013 se il governo eserciterà , come è sicuramente possibile, la delega in tempo utile».
LA CONFERMA DEL GOVERNO
Una conferma alla tesi del Pd arriva dal ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi:«Con il testo approvato oggi, il Governo è in grado di esercitare la delega a partire dal giorno successivo all’approvazione della legge e in questo modo i nuovi divieti sarebbero di immediata applicazione.
Il termine della delega è un termine massimo».
E anche la Severino conferma: «Cercheremo di accelerare al massimo e di legiferare sull’incandidabilità dei condannati entro il 2013.
Il tempo di un anno previsto nell’articolo 10 del disegno di legge anticorruzione – ha spiegato – è il termine massimo».
LE VOTAZIONI
Fli non ha partecipato al primo voto di fiducia, votando a favore invece nelle due successive votazioni.
Il Pdl invece ha votato sì «per responsabilità » ma il ddl scontenta soprattutto il Popolo della libertà che ha già annunciato la richiesta di cambiamenti al prossimo passaggio del provvedimento in Senato.
Dal partito democratico c’è invece l’ok: «Questa legge è un passo avanti e questo passo avanti lo sottolineeremo con la fiducia».
Molto critico il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: «Siamo qui a discutere di due specifici articoli di legge su concussione e corruzione: il 317 e il 319 del codice penale».
Articoli, ha ricordato Di Pietro «grazie ai quali fu fatta l’inchiesta Mani Pulite».
La norma che più ha fatto discutere è infatti quella che contiene la nuova concussione per induzione (che diventa “Induzione indebita a dare o promettere utilità “): è stata ribattezzata salva-Penati dal Pdl per la riduzione degli anni di prescrizione.
Con la nuova legge, vengono puniti sia il pubblico ufficiale e l’incaricato di pubblico servizio (da 3 a 8 anni), sia il privato che dà o promette utilità (fino a 3 anni). «Ma così si favorisce l’omertà » ha aggiunto Di Pietro.
IL VOTO FINALE
Il voto finale del ddl è previsto per giovedì. E per consentire a tutti i deputati di seguire con calma la seconda gara degli Europei dell’Italia contro la Croazia, prevista per le 18, la Camera farà gli straordinari.
La conferenza dei capigruppo ha stabilito infatti che l’assemblea rimanga a esaminare gli articoli restanti (dal 15 al 20) e i 16 ordini del giorno depositati.
Il tutto per accelerare i tempi e arrivare domani alle 12 con le dichiarazioni di voto e alle 13 il voto finale.
Insomma già prima di pranzo gli onorevoli saranno in viaggio con trolley al braccio per assistere, almeno per quanto riguarda gli appassionati, alla sfida che potrebbe essere decisiva per il passaggio del turno.
Antonio Castaldo e Corinna De Cesare
(da “Il Corriere della Sera)
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
TUTTE LE NOVITA’ DEI PROVVEDIMENTI CHE HANNO GENERATO TANTE POLEMICHE
Art. 10: condannati non più candidabili
L’articolo 10 contiene la delega al governo per disciplinare, entro un anno, l’elezione di quanti hanno ricevuto una condanna definitiva.
A chi ha commesso reati gravi, come quelli di mafia e quelli contro la Pubblica amministrazione, sarà preclusa la possibilità di ricoprire la carica di parlamentare europeo, deputato e senatore o presentarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali.
Non solo, è previsto anche il divieto di essere nominato presidente o componente del Cda dei consorzi, dei Consigli e delle Giunte delle unioni di Comuni, delle aziende speciali e degli organi esecutivi delle Comunità montane.
Le condanne per l’incandidabilità dovranno essere passate in giudicato, per gli altri reati sono previste quelle oltre i tre anni.
Art. 13: nuova concussione e “traffico di influenze”
Le nuove norme prevedono che il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che abusi della sua funzione o dei suoi poteri, inducendo a dare o a promettere indebitamente allo stesso pubblico ufficiale o ad una terza persona denaro o altra utilità è punito con la reclusione da 3 a 8 anni.
Per quel che riguarda il “traffico di influenze illecite” si stabilisce che chiunque, fuori dai casi di concorso in altri reati, «sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sè o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita, ovvero per remunerare il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio», sia punito con la reclusione da uno a 3 anni. Identica pena è prevista per chi dia o prometta denaro o altri vantaggi di carattere patrimoniale.
La pena viene aumentata nel caso in cui chi indebitamente fa dare o promettere denaro o altri vantaggi patrimoniali ha la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio.
La condanna è ulteriormente accresciuta nel caso in cui i fatti siano commessi in relazione all’esercizio di attività giudiziarie.
Art. 14: concussione tra privati
Con le nuove norme viene introdotto il reato di corruzione tra privati, punito con la reclusione d uno a 3 anni, raddoppiati in caso di società quotate, attraverso la modifica dell’articolo 2635 del codice civile sulle disposizioni penali in materia di società e consorzi.
«Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, che, a seguito della dazione o della promessa di denaro o altra utilità , per sè o per altri, compiono od omettono atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà , cagionando nocumento alla società , sono puniti -si legge nel testo approvato dalla Camera- con la reclusione da uno a tre anni».
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
“EMERGE LA VALENZA GRAVEMENTE OFFENSIVA E UMILIANTE DI TALE ESPRESSIONE CHE HA L’EFFETTO NON SOLO DI VIOLARE LA DIGNITA’ DI GRUPPI ETNICI, MA ANCHE DI FAVORIRE UN CLIMA INTIMIDATORIO E OSTILE”
Zingaropoli. Nei giorni della campagna elettorale per la poltrona di sindaco di Milano Pdl e Lega evocavano questa immagine nei cittadini per opporsi alla candidatura sempre più forte dell’avvocato Giuliano Pisapia, poi diventato primo cittadino.
In quel periodo i toni era più che accessi e i manifesti elettorali, per esempio quello che poneva sullo stesso piano pm di Milano e brigatisti avevano portato a un’inchiesta penale. In questo caso però è stato il Tribunale civile di Milano ha condannato, dichiarando il carattere “discriminatorio” di quell’espressione, i due partiti di centrodestra.
Il ricorso era stato presentato dal Naga, Associazione Volontaria di assistenza Socio Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti nei confronti di Lega Nord e Pdl per i manifesti affissi e le dichiarazioni fatte da Silvio Berlusconi e Umberto Bossi.
I due partiti dovranno rimborsare le spese di giudizio e la sentenza dovrà essere pubblicata entro trenta giorni sul Corriere della Sera.
“Emerge con chiarezza — scrive nella sentenza il giudice Orietta Micciche’ — la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti”.
La polemica, ormai vecchia di un anno, aveva scatenato un dibattito acceso.
“Per la prima volta in Italia viene depositato un provvedimento giudiziario che condanna dei partiti politici per discriminazione – commenta Pietro Massarotto, Presidente del Naga — è per noi una vittoria molto importante e vorremmo fosse intesa come un messaggio molto chiaro contro la normalizzazione dell’emarginazione e delle pratiche di esclusione sociale a cui purtroppo siamo stati abituati”.
Si sosteneva nel ricorso che non fosse possibile nè legittimo per un partito politico utilizzare slogan e dichiarazioni manifestamente discriminatori.
Speriamo che questo rappresenti un passo verso l’effettiva tutela delle minoranze nel nostro Paese, ma quello che più speriamo è di non dover mai più intervenire per questo genere di discriminazioni istituzionali“.
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
DOPO AVER GUIDATO IL VENETO DAL 1995 AL 2010 ED ESSERE STATO MINISTRO DELLA CULTURA, ORA L’EX GOVERNATORE SFIDA LA SEGRETERIA
Presidente Galan, da giorni riflette sull’opportunità di candidarsi alle primarie. Ha deciso?
«Sì, ho deciso, mi candido».
L’ha detto a Berlusconi?
«L’ho chiamato stamattina e non per chiedergli il permesso, ma per avvertirlo. Era impegnato, e siccome non mi ha ancora richiamato prima di lui lo sapete voi, che siete un giornale torinese, la patria del liberalismo italiano».
Berlusconi sarà contento?
«Penso di sì».
Sicuro, sicuro?
«Sicuro sicuro no, ma penso che lo sarà ».
Dovevano essere primarie per legittimare un leader, Angelino Alfano, che legittimazione non ha.
«Non lo legittimerebbero primarie farlocche. Farle così sarebbe stupido e pure ingiusto, anche per lui. Il momento è difficile, al partito serve un autentico confronto di idee».
Ecco, che cosa propone?
«Mi candido per tre motivi. Uno, è la prima volta che in Europa un partito di centrodestra indice primarie; potevo restarne fuori? Due, è l’occasione giusta per aprire il dibattito in un partito che forse non l’ha mai avuto: nel ’94 ci animarono idee ancora valide e che hanno la maggioranza».
Lei crede?
«Me lo auguro. La rivoluzione liberale è attuale e ci siamo andati più volte vicini».
Non ce ne siamo mai accorti.
«Male. Ma quando a Onna i partigiani misero il fazzoletto attorno al collo di Berlusconi, il consenso ci avrebbe permesso tutto. C’erano le condizioni per passare alla storia, per favorire un cambiamento epocale».
E che cosa è successo?
«E’ successo che dentro il governo qualcuno remava contro. Perchè non abbiamo proposto allora il semipresidenzialismo? Perchè ci siamo messi a rincorrere i temi della Lega, le ronde o i ministeri al Nord? E, vorrei sottolinearlo, senza l’approvazione del ministro della Cultura».
Che era lei.
«Che ero io. Mesi e mesi persi a litigare sul niente».
Non è troppo tardi?
«Io lo dicevo allora e avevo ragione. Sul Tremonti che dominava con la golden share della Lega, avevo ragione io. C’era gente che nei corridoi mi incitava di nascosto ad andare avanti. Ma fatemi dire. Poi c’è il terzo motivo: restituire rappresentanza alle posizioni laiche, quelle dei diritti civili, della regolamentazione delle coppie di fatto».
Anche quelle omosessuali?
«Ma certo!».
Anche sulla bioetica?
«Anche sulla fecondazione assistita. Vi sembra normale che abbiamo favorito il turismo clinico in Spagna e in Belgio?».
Pare il modo migliore per mettersi contro il corpaccione del partito.
«Ottimo, ne sono solo contento. Ma al Pdl serve discutere, servono nuove spinte. E sono convinto che ne discuteremo civilmente».
E sull’economia?
«Voi immaginerete che un liberale come me incontri già il favore di Antonio Martino. Bè, a noi una politica che affronta la crisi aumentando le tasse sembra una politica demenziale. Oh, nei primi quattro mesi del 2012 sono spariti tre miliardi e mezzo di introiti fiscali! Oggi lo spread è lo stesso di sette mesi fa, quando Berlusconi lasciò il governo, ma non lo dice nessuno. A noi un’Europa che è diventata tedesco-centrica non piace. Comunque, senza entrare troppo nel dettaglio, perchè ne parleremo diffusamente nei prossimi tempi, l’obiettivo politico è proporre una posizione che svecchi un partito ormai troppo spostato su An e su idee della destra conservatrice».
Ma lei pensa davvero di avere chance di battere Alfano?
«Ma dico di sì. In caso contrario, avremo contribuito a ridare voce ai molti che nel Pdl si rifanno allo spirito del ’94 e che oggi non ce l’hanno. E poi, scusate, io Forza Italia l’ho fondata. Io l’ho creata in Veneto, dove abbiamo vinto sempre, e abbiamo governato bene e onestamente. Lo riconoscono anche a sinistra».
Si augura che si candidino altri?
«Non sta a me dirlo».
Allora mettiamola così: si augura che l’area ex An esprima una candidatura?
«Mi auguro che l’area An esprima un partito».
Addirittura.
«Ma senza dubbio. Poi se vogliamo facciamo una federazione. Sono convinto che se ci fosse stata An da una parte e Forza Italia dall’altra, si sarebbero presi più voti che col solo Pdl. E se ne sarebbero lasciati di meno alla Lega».
E se poi vince Alfano, lei che fa?
«Se lui vorrà , sono pronto a lavorare con lui nell’interesse del partito. Quando si fanno primarie serie, le cose devono andare così».
Mattia Feltri
(da “La Stampa“)
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
I MOVIMENTI: CALPESTATO IL VOTO… PER SISTEMARE LA RETE SERVONO 65 MILIARDI
Era giusto un anno fa, 13 giugno del 2011.
Un po’ a sorpresa, visto che non succedeva dal 1995, il referendum sull’acqua raggiunge il quorum.
Dopo una campagna elettorale partita «dal basso», che aveva spiazzato i partiti, una valanga di sì cancella due norme.
La prima disegnava un percorso a tappe per far salire la partecipazione dei privati nelle società che gestiscono il servizio.
La seconda, più tecnica ma altrettanto importante, diceva che alle stesse società doveva essere garantito un profitto, perchè nel calcolo della bolletta bisognava tener dentro anche la remunerazione del capitale investito.
Un anno dopo non è cambiato nulla.
Nel mondo un miliardo e 300 mila persone non hanno accesso all’acqua potabile ma in Italia continuiamo a sprecarla come nulla fosse: i nostri impianti sono malmessi e ne perdono per strada più di un terzo, il 38%.
Per sistemare le cose servirebbero 65 miliardi di euro in 30 anni, dice uno studio di Althesys, una società indipendente di ricerca.
Ma fra incertezza delle norme e crisi economica gli investimenti sono fermi, nelle nostre città le tubature continuano a gocciolare mentre nel resto del mondo si muore di sete.
E il Forum italiano dei movimenti dell’acqua, figlio del comitato promotore del referendum, dice che il «voto degli italiani è stato calpestato», anzi parla di «alto tradimento della democrazia». Che cosa è successo?
Il vero nodo è proprio quello del profitto.
Nonostante il risultato del referendum continuiamo a pagare la cosiddetta remunerazione del capitale, che in bolletta pesa tra il 10 e il 20%.
È vero che la soluzione non è semplice dal punto di vista tecnico ma dopo un anno non si è mossa una foglia e il Forum dell’acqua ha lanciato una campagna di «obbedienza civile»: in 20 mila, un po’ in tutta Italia, hanno calcolato per conto loro quella voce in bolletta e hanno deciso di non pagarla.
Venti giorni fa l’Autorità per l’energia, che dopo il referendum ha preso in carico anche il settore idrico, ha messo sul sito internet la sua proposta per cambiare il sistema delle tariffe. Un documento aperto alla consultazione pubblica, cioè solo un primo passo in attesa di suggerimenti e modifiche.
Ma che ha già attirato l’attenzione di molti dove parla di oneri finanziari sul capitale immobilizzato.
«Si tratta – dice Paolo Carsetti, rappresentante del Forum sull’acqua – di garantire anche per il futuro quel principio del profitto che il referendum ha cancellato e che ancora adesso continuiamo a pagare in bolletta. È la stessa tecnica usata per il finanziamento pubblico dei partiti: cancellato con un referendum e poi reintrodotto con un nome diverso, rimborso elettorale».
Come finirà ?
Alessandro Marangoni è un professore della Bocconi ed è l’autore di quello studio che, come altre ricerche, fissa a 65 miliardi gli investimenti necessari per rendere efficente la nostra rete: «È vero che l’acqua è una risorsa naturale da tutelare – dice – ma portarla nelle case ha un costo. Per questo serve un processo industriale e quindi tariffe che consentano all’operatore almeno di svolgere la sua attività ».
Al momento le bollette italiane sono tra le meno care d’Europa, anche se restano grandi differenze da città a città .
Ci sono anche distorsioni clamorose come la quota sulla depurazione fatta pagare persino dove il depuratore non c’è. Ma tutti sono d’accordo sulla necessità di ammodernare quella rete che, battuta vecchia ma efficace, fa acqua da tutte le parti.
Fra patto di stabilità che impedisce ai comuni di spendere, incertezza delle norme e difficoltà ad ottenere credito, Adolfo Spaziani – direttore generale di Federutility, l’associazione delle aziende del settore – dice che non riescono a partire «4,5 miliardi di progetti già cantierabili che porterebbero 60 mila posti di lavoro». Sarebbe solo un pezzo di quei 65 miliardi considerati necessari nei prossimi 30 anni.
E se questa è senza dubbio un’opportunità sprecata la vera domanda è chi dovrebbe metterci soldi.
Il professor Marangoni dice che pensare solo a risorse pubbliche «con l’attuale situazione finanziaria dell’Italia e dell’Europa è purtroppo solo un bel sogno».
E per questo sostiene che «serve l’aiuto dei privati», immaginando un gioco a somma positiva: considerando gli acquedotti, un investimento da 18,5 miliardi avrebbe un beneficio da 42,4 miliardi, dei quali 14 arriverebbero solo dalla riduzione degli sprechi. Ed è proprio qui che entra in gioco l’altro referendum, quello sull’ingresso dei privati nelle società .
Qui a far discutere non è la violazione del risultati del referendum ma la sua lettura politica. Il risultato di un anno fa non vieta di aumentare la partecipazione dei privati ma cancella l’obbligo di farlo.
A Roma, tra polemiche e rissa in consiglio comunale, il sindaco Gianni Alemanno vuole comunque cedere il 21% dell’Acea.
A Napoli il Comune ha deciso di «ripubblicizzare» l’acqua, scegliendo come assessore ai Beni comuni Alberto Lucarelli, professore di diritto pubblico, uno degli estensori dei quesiti di un anno fa. La vecchia spa è stata trasformata in un’azienda speciale, nel consiglio d’amministrazione ci saranno anche i rappresentanti dei cittadini.
E di investimenti privati, Lucarelli non vuole proprio sentir parlare «Pensare di risolvere tutto così è un falso mito. Da quando i privati sono entrati nel settore, gli investimenti sono scesi del 65% mentre le tariffe sono aumentate del 70%. Nessuna sorpresa, il mercato ha cercato di ottimizzare i profitti proprio riducendo gli investimenti».
Tutto pubblico, dunque, per di più a Napoli dove i problemi sono tanti: «Questo non vuol dire aumentare il deficit o le tasse.
Oltre alla fiscalità generale e alle tariffe, ci sono piani di finanziamento europeo che finora non sono stati sfruttati a dovere. Anche questo è denaro pubblico e noi partiremo proprio da qui».
Lorenzo Salvia
(da “Il Corriere della Sera“)
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
SMENTITA L’IPOTESI SUPER TICKET SUI RICOVERI… RESTA L’OBIETTIVO DI TROVARE CINQUE MILIARDI ENTRO IL 2014
Cinque miliardi di risparmi tra il 2012 e il 2014 attraverso la riforma dei ticket.
L’indiscrezione arriva da una riunione a porte chiuse al ministero della Salute.
Sarebbero state messe sul tavolo due ipotesi: una di franchigia in base al reddito, con percentuale tra il 7 e il 9 per mille; l’altra riguarderebbe l’introduzione di sei scaglioni di reddito (6.000, 12.000, 18.000, 30.000, 40.000 e oltre 40.000) con ticket modulati per tutti.
In day hospital si potrebbe così dover pagare da 10 a 180 euro di ticket, mentre per i ricoveri ordinari il costo a carico del cittadino varierebbe dal minimo di dieci euro al massimo di 200 euro.
Le ipotesi diffuse dalle agenzie di stampa hanno provocato però l’immediata smentita del ministro della Salute, Renato Balduzzi, che le ha definite “destituite da ogni fondamento operativo”.
Balduzzi ha precisato che i tecnici del ministero avevano avanzato l’ipotesi del ritocco dei ticket sui ricoveri prima che il governo Monti giurasse, ma che il ministro “ha rifiutato di prenderla in considerazione fin dall’inizio del suo mandato”.
Balduzzi aggiunge che dunque “è perfettamente inutile ogni speculazione politica”.
Spesa cresciuta del 18% in un anno. Intanto sono stati diffusi i dati sulla spesa per le famiglie italiane per la sanità . Per il 58% degli italiani la spesa per la sanità (visite mediche, dentista, analisi e accertamenti diagnostici) è aumentata del 18% in un anno.
La crescita è dovuta soprattutto ai ticket: per i farmaci (per il 65% dei cittadini), le visite mediche specialistiche (64%), analisi e radiografie (63%). Inoltre il 38% degli italiani ha fatto ricorso nell’ultimo anno alla sanità privata per almeno una prestazione.
E’ quando emerge dalla ricerca del Censis contenuta nel Rapporto 2012 ‘Il Sistema Sanitario in controluce’ della Fondazione Farmafactoring.
In particolare sono donne (42%), adulti con 45-64 anni (42,5%) e anziani (40%), residenti nel Nord-Ovest (42%) e nei comuni tra 10mila e 30mila abitanti (42%), laureati (42%). Il 55% giudica però troppo alto il prezzo pagato per la prestazione, il 44% lo valuta giusto e appena l’1% lo ritiene basso.
E il 10% dei cittadini ha fatto ricorso all’intramoenia nell’ultimo anno. In particolare sono donne (11,5%), 45-64enni (12%), residenti al Centro (13%) e nei comuni tra 100mila e 250mila abitanti (15%), laureati (15%).
In questo caso pensa di aver pagato un prezzo troppo alto il 49%, giusto il 48%, basso il 3%.
Rischio di fuga dalla propria regione.
Il rapporto evidenzia inoltre il rischio fuga dalla sanità delle regioni che hanno in corso piani di rientro della spesa con tagli alle prestazioni.
Il 18% dei cittadini di queste regioni, afferma il Censis, si è già rivolto a un medico, a una struttura o a un servizio sanitario di un’altra regione o si è recato all’estero per curarsi, rispetto al 10,3% rilevato nelle altre regioni.
In quelle con piano di rientro sono di più i cittadini che pensano che la sanità regionale peggiorerà nei prossimi cinque anni (il 37,6% rispetto al 29,5% rilevato nelle altre regioni), che hanno fatto ricorso alla sanità privata (il 39% contro il 37%), che hanno sostenuto aumenti della spesa di tasca propria per la sanità (il 61,8% contro il 54,9%) e che hanno subito un incremento medio maggiore della spesa privata per famiglia (+20% contro il +16%).
In queste regioni i cittadini che non si farebbero curare in nessun caso fuori dalla propria regione sono il 29% rispetto al 46% rilevato nelle altre regioni.
Acquisto di prestazioni su internet.
Dall’analisi del Censis risulta che un milione di italiani ha acquistato prestazioni sanitarie su internet: 600mila persone lo hanno fatto una sola volta, 280mila tra due e quattro volte, 120mila più di cinque volte.
Il 74% lo ha fatto perchè è un’operazione semplice e veloce, il 26% perchè i prezzi sono vantaggiosi e conviene, il 59% per acquistare prestazioni di odontoiatria (pulizia o sbiancatura dei denti, apparecchi ortodontici), il 36% servizi legati alla prevenzione (analisi del sangue e delle urine, mammografia, mappatura dei nei), il 23% visite con un nutrizionista (test delle intolleranze alimentari, diete personalizzate), il 9% interventi di chirurgia estetica.
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
L’INTERVISTA A TRAVAGLIO PER “IL FATTO”: “ORA MI TOCCA DIVENTARE MODERATO, SENNO’ QUESTI PARTITI SPARISCONO TROPPO RAPIDAMENTE”
Beppe Grillo se la ride mentre strimpella la sua pianola canticchiando su una base vagamente jazz, nel salotto della sua villa bianca con vista sul mare di Sant’Ilario (Genova).
Accanto c’è quella rossa dove viveva Bartolomeo Pagano, l’attore che interpretava Maciste nei kolossal degli anni 10 e 20, ora abitata dai suoi eredi.
Ma “Grillo contro Maciste” è un film che rischia di uscire presto dalle sale: l’ultimo sondaggio di La7 dà Cinquestelle al 20%, seconda davanti al Pdl, a 5 punti dal Pd.
“Se ne stanno andando troppo in fretta. Io faccio di tutto per rallentare, mi invento anche qualche cazzata per dargli un po’ di ossigeno, ma non c’è niente da fare, non si riesce a stargli dietro. Devo darmi una calmata nell’attaccare i partiti, anzi devo convincere la gente a fare politica, a impegnarsi, a partecipare. È una fase nuova, dobbiamo cambiare un po’ tutti, anch’io. La liquefazione del sistema è talmente veloce che domani rischiamo di svegliarci e non trovarli più. E poi come si fa? Non siamo pronti a riempire un vuoto così grande”.
In casa, alla spicciolata per il pranzo, arriva l’intero Comitato Centrale del terribile M5S: il fratello maggiore Andrea, pensionato, la moglie Parvin e i figli più piccoli Rocco, 18 anni, e Ciro, 11.
Andrea ha già letto tutti i giornali e fa la rassegna stampa al volo. Parvin dice che Renzo Piano telefona in continuazione per sapere come sta Beppe, ha paura per lui dal primo V-Day.
Rocco non sopporta che il padre venga riconosciuto per strada, lo vorrebbe sempre col casco della moto in testa. Per Ciro invece, che si allena in giardino col pallone contro le finestre, un po’ di popolarità non guasta.
“Ma cosa scrivi, facciamo due chiacchiere e basta. Per le interviste è presto, lasciami godere ancora qualche giorno lo spettacolo. Poi penseremo al Parlamento, che lì le rogne cominciano per davvero”.
Come te lo immagini, il prossimo Parlamento?
Me lo sogno pieno di rappresentanti di tante liste civiche, movimenti di gente perbene. Ragazzi, professori, esperti. I nostri di Cinquestelle, i No-Tav, quelli dell’acqua pubblica, dei beni comuni, gli altri referendari. Mi sa che, almeno per ‘sto giro, qualche avanzo travestito dei vecchi partiti ce lo ciucciamo ancora. Vediamo se ce la fanno a mettersi tutti insieme, in ammucchiata, quelli che adesso tengono su Monti: allora noi ce ne staremo soli all’opposizione. Magari ci troviamo il povero Di Pietro, mi sa che stavolta non lo vuole nessuno”.
I partiti preparano liste civiche-civetta per sfruttare l’onda.
Poveretti, si illudono di copiarci: mettiamo un Saviano qui, un Passera lì, un Montezemolo là . Partono dall’alto, non capiscono che noi abbiamo fatto l’esatto contrario. Siamo partiti dal basso e da lontano. Io ho cominciato vent’anni fa girando il mondo, visitando laboratori, intervistando ingegneri, economisti, ricercatori, premi Nobel. Ho rubato conoscenze ai grandi. Mi sono informato, mi son fatto un culo così, anche se molti mi prendono per un cialtrone improvvisatore. E ora questi pensano di metter su movimenti in quattro e quattr’otto: ma lo sanno che fra otto mesi devono presentare le liste? Fanno tenerezza, quasi quasi faccio il tifo per loro. Ma non ce la fanno.
Il rischio è che fra qualche mese scavalchiate pure il Pd.
Non mi ci far pensare. Cinquestelle primo partito, col premio di maggioranza della porcata Calderoli che non riescono a cancellare, 300 deputati…
E Napolitano che ti chiama per formare il nuovo governo.
Eh no eh, io mica mi candido.
Ma il premier può benissimo non essere un parlamentare.
Allora ci vado solo per vedere la faccia che fa Napolitano quando gli dico: ‘Presidente, stavolta l’ha sentito il boom?’.
Poi però vi tocca governare.
A me no, figurati, non ci casco. L’ho detto e lo ripeto, io nel palazzo non ci entro: non mi lascio ingabbiare. Preferisco restare un battitore libero, un franco tiratore. Ma troveremo persone competenti e oneste per fare il premier e i ministri. Con i nostri candidati abbiamo già saltato due generazioni, vista l’età media che hanno i partiti. Ma per le politiche vorrei scendere ancora: l’ideale è sotto i 30 anni. Sopra, la gente ha già il Dna corrotto dall’organizzazione-partito. E poi ci inventiamo un meccanismo di democrazia partecipativa per far governare i cittadini.
Ci vorrà anche un programma.
Fosse dipeso da me, ci saremmo fermati ai comuni e alle regioni, il movimento è nato dimensionato sulle realtà locali. Il Parlamento è fatto su misura dei partiti. Ma ora come fai a deludere le aspettative di tanta gente? Ci costringono a presentarci alle politiche.
Ma il programma?
Intanto ne abbiamo uno che non è niente male. Poi, ovvio, per le politiche dovremo cambiarlo, rimpolparlo, ampliarlo, dopo averlo discusso in rete. Cambieremo anche il blog, che ha i suoi anni: 2-300 mila contatti unici al giorno e, per accessi ai vari social network, mi dicono che siamo secondi solo a Obama. E siamo in Italia, con un quarto della popolazione americana e la connessione a singhiozzo.
Il problema della democrazia interna al movimento, che già fa discutere, quando entrerete in Parlamento con decine di parlamentari esploderà . Non è il caso di prepararsi per tempo con una qualche forma di struttura elettiva interna?
Non voglio sentir parlare di strutture. Siamo un movimento orizzontale, se ti sviluppi in verticale diventi un partito. Poi lo so anch’io che ci sono i dissidi, le divisioni, un Meetup contro l’altro. I gruppi storici, i mitici, i preistorici… come i New Trolls.
In quel caso, con due o tre Meetup che rivendicano il marchio per fare la lista, come vi regolate?
È capitato a Torino e a Genova. Prima ho provato a fare da paciere, fatica sprecata. Allora ho scelto i primi che mi han portato la lista con tutti i crismi. Adesso vanno abbastanza d’accordo.
Ma dovrete scegliere i candidati, che poi saranno inevitabilmente nominati con questa legge elettorale. Il gruppo parlamentare dovrà avere un coordinamento, altrimenti su ogni votazione ciascuno va per conto suo. E, senza una politica delle alleanze, rischiate l’irrilevanza.
Calma, una cosa alla volta. Le alleanze certo, se necessario le faremo, ma solo sulle cose da fare, e in forme trasparenti, senza giochini sottobanco.
I candidati come li sceglierete?
Abbiamo otto mesi per decidere. Su 200 mila iscritti al movimento — esclusi ovviamente i sindaci, i consiglieri comunali e regionali che non potranno correre perchè devono completare il loro mandato — troveremo i nomi giusti. Ma li sceglieremo in rete, e così le procedure per sceglierli. Certo non mi metto a selezionarli io.
Finora come vi siete regolati?
Semplice. Il Meetup locale indica i candidati, mi manda i documenti di residenza e la fedina penale e, se è tutto in regola, se nessuno ha avuto più di un mandato elettivo con altri partiti, può usare il simbolo di Cinquestelle sulla lista. Ora è chiaro che, per le elezioni nazionali, dovremo cambiare. Ma il principio resta valido: niente condannati, niente riciclati, competenza e professionalità , scelta dal basso. Se qualche cialtrone si infiltra, la rete lo smaschera subito. Parliamo di buonsenso e onestà , mica di chissà quale rivoluzione.
Così anche per eventuali ministri?
No, i ministri devono essere esperti nelle loro materie. Ci vuole una selezione molto più stringente: vedremo.
Le “materie” e le “cose da fare” sono tutt’altro che scontate. Chi decide come si vota sull’euro, sulla politica estera, sulla cittadinanza, sull’immigrazione, sulla bioetica e le altre grandi questioni di principio?
Appunto: questioni troppo grandi perchè possa decidere un partito, o un non-leader. Faremo referendum popolari propositivi. In Svizzera fanno così da 200 anni. Lo so, è difficile. Ma è difficile anche continuare così.
Per far questo bisogna cambiare la Costituzione.
E la cambieremo, se gli italiani vorranno. Non per dare l’impunità alle alte cariche o altre menate tipo la devolution o il premierato. Ma per far decidere ai cittadini. Stiamo per lanciare una nuova manifestazione, un “Costituzione Day”, con alcune proposte. Primo, ancorare la nuova legge elettorale alla Costituzione: non è possibile che ogni maggioranza si faccia la legge elettorale su misura. Modello libanese corretto alla turca… Secondo, ampliare le forme di democrazia diretta: referendum propositivo senza quorum e obbligo per il Parlamento di discutere le leggi di iniziativa popolare. E magari ci mettiamo anche la class action e i bilanci partecipativi. Così ci portiamo avanti col lavoro, per quando ci tocca governare”.
Referendum anche per uscire dall’Europa?
Ma qui c’è una grande mistificazione. Io mica ho detto questo: me l’han fatto dire per spaventare la gente. Intanto uscire dall’euro non significa uscire dall’Europa: ci sono fior di paesi che stanno in Europa e non hanno l’euro.
Sì, ma — obietta il fratello Andrea, leader dell’“ala prudente” del Comitato Centrale di casa Grillo — chi ha l’euro non può abbandonarlo senza uscire pure dalla Ue.
E allora ci mettiamo a tavolino con gli altri e facciamo i conti dei pro e dei contro, dei costi e dei benefici dell’euro. Poi decidiamo. Mica lo dico io che il sistema dell’euro così non va: lo dice Krugman, premio Nobel, non comico. E ‘sti due Parlamenti europei, uno a Strasburgo e uno a Bruxelles, che cazzo fanno? E del trattato di Lisbona, che ci ha sottratto sovranità , chi sa qualcosa? Non ho soluzioni in tasca bell’e pronte, ma voglio che i cittadini ne discutano.
Porte aperte a gente di destra e di sinistra?
Etichette preistoriche. Dobbiamo ricostruire un’identità , una comunità , locale e nazionale. Se lo Stato diventano i cittadini, non più i partiti, anche ‘nazionalizzare’ diventa una bella parola: le reti autostradali e telefoniche, le frequenze radio e tv, sono roba di tutti, quindi i gruppi privati che se ne sono impossessati le dovranno restituire ai cittadini. E settori vitali come energia e acqua devono essere pubblici. Nessuno deve rimanere indietro. In Italia ci sono un milione di volontari: io ne vorrei 60 milioni, di volontari. Il mio dentista, per qualche ora alla settimana, dovrà operare gratis chi ha bisogno.
Chiunque governi, non ha mai un euro in cassa. Voi che fareste?
Si studia quel che serve e quel che non serve. Il Tav Torino-Lione non serve, via: si risparmiano 20 miliardi. I cacciabombardieri non servono, via: si risparmiano 15 miliardi. Le province non servono, via: altri miliardi risparmiati. Le pensioni non devono superare i 3 mila euro netti al mese, tanto se guadagnavi milioni qualcosa da parte avrai messo, no? Altro che ‘spending review’.
Torniamo alla democrazia interna al movimento. È normale che il marchio sia nelle mani di Grillo e Casaleggio?
Ahah, Casaleggio viene dipinto come una figura luciferina, misteriosa, oscura. Sarà , ma sono anni che lo rivoltano come un calzino e non gli han trovato un belino di niente fuori posto. Mai visto una vita più normale, ripetitiva e noiosa della sua. Va in ufficio la mattina, lavora tutto il giorno, la sera torna a casa dalla moglie e dal bambino. Un persuasore talmente occulto che non riesce nemmeno a convincere la moglie a seguirlo nella casa di campagna a Quincinetto, sopra Ivrea. Ogni tanto mi chiama dall’orto e mi chiede di andare a fargli compagnia. Ecco, la centrale operativa della Spektre è a Quincinetto.
Ma nel movimento in Emilia ancora brucia l’espulsione di Tavolazzi.
Non voglio parlar male di Tavolazzi, lo conosco da una vita, l’ho sostenuto quando presentò la sua lista a Ferrara e al Cinquestelle manco ci pensavo. È onesto e competente. Ma fa politica da troppi anni, ha la testa a forma di partito: faceva riunioni, parlava ai nostri ragazzi di votazioni, organismi interni, cariche, strutture verticali. Noi non siamo così. Non essendo iscritto, non c’è stato bisogno di espellerlo. Ma ci portava lontano dai nostri obiettivi e divideva il movimento. Semplicemente non gli abbiamo più dato il simbolo.
Sta di fatto che Pizzarotti voleva farlo assessore e ha rinunciato.
Tu puoi non credermi, ma da quando è stato eletto Pizzarotti non l’ho più visto nè sentito. Nemmeno al telefono. Qui non mi telefona mai nessuno, a parte Casaleggio che chiama sette volte al giorno per il blog. Ma è giusto che sia così: se non chiamano, vuol dire che se la cavano da soli. Se poi han bisogno, siamo qui coi nostri consulenti. Molti hanno il complesso di Grillo alla rovescia: vogliono dimostrare di essere totalmente autonomi. Uno dei nostri candidati, sul palco in una piazza di non so più dove, appena l’ho presentato e invitato la gente a votarlo, ha detto: ‘Guardate che io con Grillo non ho nulla a che fare, se mi gira lo mando pure affanculo!’. Il nostro sindaco di Mira s’è subito ridotto lo stipendio, ma mica gliel’ho detto io. Ha fatto tutto lui.
Pizzarotti non ha cominciato benissimo. Prima l’intervista a “Chi”, poi quell’idea di mandare i rifiuti a bruciare in Olanda perchè tanto, se i bambini olandesi si beccano il cancro, “non sono io che governo l’Olanda”. E la giunta non c’è ancora.
“Ma dai, dobbiamo concedere qualcosa all’inesperienza di questi ragazzi. Parlo dell’intervista e alla giunta, che comunque adesso arriva: se è del livello dei consulenti che ha scelto il Pizza, da Pallante alla Napoleoni e Ganapini, sarà ottima. Quanto ai rifiuti, meglio mandarli — in attesa di arrivare al traguardo massimo della differenziata e al ciclo completo di smaltimento — in paesi ecologicamente avanzati come la Germania, dove si brucia la minima parte, il resto viene separato, riciclato, o diventa compost o va in discarica.
Se le penali sono troppo alte, l’inceneritore di Parma si fa lo stesso
Non scherziamo. Le penali, se obbligatorie, si troverà il modo di pagarle. Ma l’elezione di Pizzarotti è stata anche un referendum contro l’inceneritore. Che non è nemmeno un impegno preso dal Comune di Parma sotto l’ultimo sindaco. È una truffa col “project financing”, che vede al centro una società privata finanziata dalle banche a loro volta garantite dal Cip6 sulla bolletta energetica. Queste ‘multiutility’ sono il cancro dei comuni, hanno buchi stratosferici, sono fallite, campano solo sulla garanzia di un tot di rifiuti da bruciare. Nessuno in Europa progetta nuovi inceneritori: entro il 2020 saranno proibiti. Ma possibile che a San Francisco e in tutta la California queste cose sono normali e da noi sembrano follie? Conosco fior di ingegneri che vetrificano i tossico-nocivi senza emissioni, costretti a vendere i brevetti all’estero perchè qui i petrolieri non vogliono.
Vedi mai i dibattiti politici in tv?
Una goduria pazzesca. La miglior prova della bancarotta mentale dei partiti: la prendono alla larga, partono dai massimi sistemi, non vorrebbero parlare di noi, poi girano e rigirano nel labirinto e alla fine si ritrovano tutti al punto di partenza, con una grande foto dell’orco: ‘Aaaarghhhh Grillo!’. Finiscono sempre per parlare di me, non ci dormono la notte, è più forte di loro.
Quando ancora pensavi di costringerli ad autoriformarsi, alcuni politici li hai incontrati.
Qui no, in casa mia è entrato solo Di Pietro, una volta. Gli ho fatto vedere un dvd, che avevo solo io, di una sua lezione di procedura penale al Cepu. Se l’è messo in tasca e se l’è portato via.
Napolitano mai incontrato?
No. Pertini sì, mi invitava il 1° giugno nei giardini del Quirinale. Parlavamo in genovese. ‘Cumme scia stà , presidente?’. E lui: ‘A bagasce’…
Non portasti a Napolitano le firme alle tre leggi popolari?
No, a Franco Marini, allora presidente del Senato. Mi disse che suo figlio è ingegnere elettronico, dunque va in rete. Lui no, mica è ingegnere elettronico.
Poi tornasti in Senato da Schifani.
No, mi ha cercato lui. Lo incalzavo sulle tre leggi popolari imboscate al Senato, allora un giorno che eravamo entrambi in Emilia mi ha fatto cercare. Prima da un poliziotto, poi dal questore, infine dal prefetto. Voleva un incontro privato. E io: ‘Vengo con la webcam, così le persone che hanno firmato vedono l’incontro in streaming’. Ma quelli, alle parole ‘webcam’ e ‘streaming’, si spaventavano e correvano a riferire ai superiori. Non se n’è fatto nulla.
E Prodi?
Gli ho portato il programma delle primarie online. Prima ha chiuso gli occhi per concentrarsi, poi s’è appisolato.
Ora però i politici han cominciato a parlar bene di te.
E questo mi preoccupa molto. Ci copiano. Dicono tutti: fuori i condannati dal Parlamento, massimo due legislature, cambiare la legge elettorale: erano le tre leggi popolari del primo V-Day, quando ci davano dei fascisti qualunquisti anti-politici. Perchè non le hanno discusse e approvate? Adesso è tardi.
Bersani dice che vuol dialogare.
Sì, dopo aver detto che parlo come i mafiosi e che ho fatto l’accordo col Pdl a Parma. Crede ancora che gli elettori siano proprietà privata dei partiti.
Anche Vendola parla di dialogo.
Beh, prima ha detto che io grugnisco: in che lingua dialoghiamo?
Berlusconi ti sta studiando.
Povero nano, si sta guardando tutti i miei discorsi. Ma te la immagini la scena? ‘Via, basta, tutti fuori, niente più figa o Ghedini, via tutti gli avvocati e le bagasce, voglio vedere solo Grilloooo!’. Fa quasi pena. Prima, di me, non parlava mai. E io lo chiamavo psiconano e testa d’asfalto. Poi mi sono stufato. Ma, appena ho smesso di parlare di lui, lui ha cominciato a parlare di me. Pensa che il movimento vinca per le mie battute. Ora magari andrà in giro a urlare in genovese ‘Belìn è una cosa pazzescaaaa!’ (si autoimita, ndr). Vede solo la vetrina. È proprio bollito.
Nessun politico ha mai pensato di avvicinarti, cooptarti, anche solo di contattarti?
Mai sentito nessuno. Si vede che mi vedono irrecuperabile, e han ragione.
Non temi qualche polpetta avvelenata? Nei cambi di regime, chi rompe lo status quo rischia.
Mah, preferisco non pensarci. Magari qualche operazione di discredito… Ma son cinque anni che ci provano. Scheletri nell’armadio non ne trovano: vita privata, cose fiscali, tutto a posto. Andrea (il fratello, ndr) conserva tutto dalla notte dei tempi, anche le bollette, le ricevute, le fatture degli spettacoli, anche di quella festa dell’Unità dei primi anni 80 che il Tg1 tirò fuori per insinuare chissà cosa. Provano a dire che dalla politica ci guadagno: meglio che non ti faccia il calcolo di quanto ci ho rimesso di tasca mia con i due V-Day e la Woodstock in Romagna. Abbiamo provato a ripagarci le spese con qualche libro e dvd a offerta libera, ma la gente s’è fatta l’idea che tanto sono ricco e quindi non li compra. Ora abbiamo dovuto mettere un po’ di pubblicità sul blog. Ma finanziamenti pubblici mai.
E se fallite?
Se falliamo, ci appendono per i piedi: almeno quelli che si ostinano a pensare che l’Italia la salva l’uomo della Provvidenza che mette le cose a posto mentre loro delegano e si disinteressano. Ma dai, ragazzi, basta coi leader e i guru, diventiamo adulti: a Parma Pizzarotti non l’ho mica messo io, ce l’han messo i parmigiani, e tocca a loro aiutarlo a salvare Parma. Così per l’Italia. La gente si dia da fare, partecipi, rompa i coglioni, s’impegni. E io sarei il nuovo Mussolini: più democratico di così! Lo so benissimo che non posso salvare l’Italia: io getto le basi, faccio il rompighiaccio, dissodo il terreno, propongo un metodo e qualche strumento. Poi ogni cittadino deve camminare con le sue gambe. Io il mio lavoro l’ho fatto. Ora tocca agli italiani.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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