Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
SUMMIT A SORPRESA IERI SERA: MONTI CHIEDE COMPATTEZZA AI PARTITI CHE LO SOSTENGONO…MA PER IL WALL STREET JOURNAL “E’ FINITA LA LUNA DI MIELE, LE PESANTI MISURE DI AUSTERITY HANNO SOFFOCATO LA CRESCITA”
Novanta minuti. E’ durato quanto una partita di calcio il vertice a sorpresa tra il presidente del Consiglio e i leader di Pdl, Pd e Udc.
Il premier Mario Monti ha convocato ieri sera a palazzo Chigi il segretario del Pdl, Angelino Alfano, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il leader Udc, Pier Ferdinando Casini.
Una convocazione “a sorpresa”, quasi “emergenziale”, come è stata definita la riunione da ambienti parlamentari, tra il premier con il cosiddetto ABC per chiedere sostegno.
Monti, che nei giorni scorsi aveva detto di aver perso l’appoggio dei poteri forti, ha chiesto ai tre politici di evitare i distinguo su ogni argomento nell’agenda del governo.
La situazione economica e il nuovo attacco dei mercati sull’Italia desta preoccupazione e per questo serve “compattezza” ha detto Monti ai suoi interlocutori spiegando come il governo intende muoversi.
La risposta della politica all’appello potrebbe essere una mozione di fiducia per sostenere l’operato dell’esecutivo di fronte alla platea della Europa e chiedere a Bruxelles misure utili alla crescita.
Nel corso dell’incontro “i tre leader hanno confermato il pieno sostegno al governo e l’impegno a portare sollecitamente a compimento le riforme all’esame del Parlamento e i provvedimenti in corso di elaborazione nell’ambito della “spending review” ha fatto sapere quindi Palazzo Chigi. Monti era “preoccupato dalla situazione di emergenza causata dall’evoluzione dei mercati finanziari internazionali, che coglie l’Italia nel momento in cui deve fronteggiare le conseguenze del terremoto”.
I leader sono stati informati “dell’atteggiamento che l’Italia assumerà nei prossimi appuntamenti con i capi di governo degli stati membri, e della necessità di coesione delle forze politiche nel sostegno all’azione di risanamento e di crescita condotta dal Governo. Ciò consentirà al Paese quell’unità di intenti necessaria a superare la criticità del contesto attuale e a dare all’estero un’immagine coesa”.
Dell’esito positivo dell’incontro, Monti ha informato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, (il capo dello Stato e il primo ministro sono stati costantemente in contatto in questi giorni), il presidente del Senato Renato Schifani e il presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini.
L’incontro non era previsto e la chiamata alle segreterie di Pdl, Pd e Udc è arrivata nel pomeriggio dopo una giornata convulsa.
Il presidente del Consiglio ha chiesto l’incontro ad Alfano, Bersani e Casini per fare il punto sulla crisi e sulle ultime vicende come i commenti arrivati dall’Austria sul nostro paese che hanno irritato il premier.
Gli argomenti dell’incontro saranno poi riferiti alla Camera e in particolare il tema della crisi economica, con le borse continuano ad andare sulle montagne russe, e sul rapporto con i partner europei.
Secondo fonti parlamentari, tuttavia, nel vertice potrebbero essere stati toccare altri punti.
Nodi politici come quello che riguarda la Rai, dopo il blitz sulle nomine che non è piaciuto molto al Pdl.
Intanto in una intervista alla radio tedesca pubblica Ard il presidente del Consiglio spiega che “l’Italia anche in futuro non avrà bisogno di aiuti dal fondo europeo salva-stati” e nega che l’il nostro paese possa essere la prossima pedina debole dell’Eurozona dopo Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo.
Sugli eurobond, osteggiati dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, riflette che è necessario per poterli introdurre il rigore.
Monti rassicura che l’Italia è immune al contagio delle crisi dei quattro paesi in difficoltà ed esorta i mercati e gli osservatori internazionali a “non farsi condizionare da clichè o pregiudizi.
Posso capire che l’Italia possa essere stata associata in passato all’idea di un Paese indisciplinato”, ma, “ora è molto più rigoroso di molti altri Paesi europei”. Il presidente del Consiglio ricorda anche che “il nostro Paese attraverso i suoi contributi finanziari”, al fondo salva-stati, “sta sostenendo la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda e ora la Spagna.
Ed ora sta anche pagando tassi di interesse estremamente alti per le tensioni sui mercati”.
Proprio ieri il Wall Street Journal titolava così: “La luna di miele del premier Mario Monti è finita” descrivendo un presidente del Consiglio “per la prima volta sulla difensiva” da quando è iniziato il suo governo.
“Negli ultimi giorni — si legge sulle pagine del prestigioso quotidiano economico — l’aura che finora ha circondato Monti sembra svanire, con gli investitori e i parlamentari italiani che guardano con occhio critico ai problemi irrisolti in agenda, come la riforma del lavoro, i tagli alla spesa pubblica e i piani per modernizzare il sistema di giustizia”.
Una delle domanda più importantiche ci si pone in Europa è se Monti ritroverà lo slancio iniziale: l’Italia — scrive il WSJ — a causa del suo elevato debito, 1.900 miliardi di euro, potrebbe infatti essere troppo grande per essere salvata. I timori degli investitori stanno spingendo i costi di finanziamento dell’Italia ai livelli precedenti all’arrivo di Monti.
Il quotidiano, sul proprio sito internet, sottolinea quindi come le pesanti misure di austerity hanno soffocato la crescita, provocando una contrazione dell’economia italiana dello 0,8% nei primi quattro mesi dell’anno.
“La maggiore sfida per Monti è interna” ed è vedere se il sostegno che gli italiani hanno finora dato al governo tecnico sarà “ripagato”.
Il Wall Street Journal sostiene ancora che la “profonda recessione italiana sia stata una doccia fredda per coloro che avevano dipinto Monti come il salvatore”.
Il calo del sostegno dell’opinione pubblica nei confronti di Monti — chiosa il Wall Street Journal — fa sì che alcuni politici si domandino se Monti possa ancora spingere i forti cambiamenti che i leader dell’Ue chiedono.
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
LA BOZZA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI VENERDI, MA SI CERCANO ANCORA LE COPERTURE…PASSERA ASSICURA: “TROVEREMO LE RISORSE”…ECCO LE NOVITA’
Fondi per la crescita, sgravi fiscali, semplificazioni. La bozza per il Decreto Sviluppo potrebbe essere presentata venerdì al Consiglio dei ministri.
Ma il nodo riguarda le coperture economiche dei provvedimenti.
Ragioneria dello Stato e ministero dello Sviluppo Economico sono al lavoro.
A quanto si apprende, la copertura potrebbe arrivare da un diverso regime di tassazione per le polizze emesse dalle compagnie assicurative estere che operano in Italia.
Oggi, proprio Corrado Passera, ha rassicurato sulle risorse: “Stiamo lavorando, vi assicuro che le troveremo”.
Ma la matassa è ancora tutta da sbrogliare e, rispetto alle versioni precedenti della bozza, molte misure potrebbero essere riviste al ribasso.
Le misure per la crescita.
Al centro della bozza il nuovo “Fondo per la crescita sostenibile”. Nasce dal Fondo speciale rotativo istituito nel 1982 e sarebbe destinato “al finanziamento di programmi e interventi con un impatto significativo in ambito nazionale sulla competitività dell’apparato produttivo”.
Promozione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, rafforzamento della struttura produttiva e promozione della presenza internazionale delle imprese. A definire priorità , forme e intensità massime di aiuto concedibili saranno il ministro dello Sviluppo economico di concerto con il ministro dell’Economia. Le misure saranno attivate con bandi e per la gestione degli interventi.
E il ministero dello Sviluppo potrà avvalersi anche di società in house.
Sgravi fiscali per le assunzioni qualificate.
Tra le misure, il credito d’imposta del 35%, con un limite massimo pari a 200 mila euro, per le imprese che assumeranno a tempo indeterminato personale altamente qualificato (laureati e specializzati).
Una misura su cui sarebbe in corso un braccio di ferro tra Ragioneria e ministero. Nelle precedenti versioni della bozza si era parlato di un tetto pari al 50%.
Ristrutturazioni.
Alcune misure dovrebbero riguardare le agevolazioni fiscali per chi s’impegna a ristrutturare la propria abitazione. Anche qui, è tutto in divenire. La ricerca delle risorse tiene al lavoro sia i tecnici del ministero che quelli della Ragioneria Generale dello Stato.
E non mancano voci sulla possibile cancellazione della norma nel provvedimento definitivo.
Le infrastrutture.
La decisione definitiva sulla realizzazione di infrastrutture energetiche già approvate con la procedura Via, ma sulle quali le amministrazioni regionali mostrano “inerzia” eccessiva, spetterà alla Presidenza del Consiglio.
Nella relazione si specifica che “sono attualmente in attesa di autorizzazione ingenti investimenti di operatori di mercato, per un ammontare di oltre dieci miliardi di euro che, se celermente autorizzati, potrebbero contribuire a crescita e a occupazione”.
Idrocarburi.
La bozza del decreto Sviluppo prevede un aumento del 3% delle royalties versate dai titolari delle concessioni di coltivazione per l’estrazione di idrocarburi in mare. In questo modo, sempre secondo la relazione illustrativa, “si finanziano le attività di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore da parte dei ministeri interessati”, cioè quello dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 13th, 2012 Riccardo Fucile
I SEGGI DOVEVANO SCENDERE DA 90 A 70, POI SI E’ DECISO DI ANDARE ALLE ELEZIONI E COSI’ E’ SALTATA LA MODIFICA…UN DEPUTATO REGIONALE OGNI 72.000 ABITANTI, CONTRO UNO OGNI 118.440 DELLA LOMBARDIA….16.500 EURO NETTI DI STIPENDIO, TREMILA IN PIU’ DELL’INDENNITA LORDA DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU
Erano i giorni del Grande Trauma, in cui Monti spiegava agli italiani che eravamo nei guai fino al collo.
«La Sicilia anticipa i tempi della politica nazionale», tuonarono i comunicati ufficiali.
Il governo dei tecnici voleva svolte radicali? «Noi siamo già passati ai fatti».
E via con gli auto-elogi sul fatto che il taglio era stato votato «con 59 voti a favore, uno contrario e un astenuto».
«Il quadro economico è drammatico e la politica siciliana oggi ha fatto la propria parte con un segnale preciso», disse il capogruppo Mpa, Francesco Musotto.
«Oggi l’Ars ha dato vita a un’importante autoriforma: ora il parlamento regionale ha la credibilità e il prestigio per poter affrontare altre riforme», discettò quello del Pd Antonello Cracolici.
«Abbiamo votato sì perchè siamo convinti che sia più che opportuno dare un segnale all’esterno», concordò quella dell’Udc Giulia Adamo.
E avanti così: «Un atto di grande responsabilità della classe politica regionale in un momento grave per l’economia» (Nino Bosco, Pdl).
«La Sicilia si pone all’avanguardia rispetto a tutto il resto dell’Italia» (Livio Marrocco, capogruppo di Fli).
«Una bella giornata perchè la politica ha dimostrato buonsenso e soprattutto sintonia con il popolo siciliano» (Davide Faraone, Pd).
Oddio, scendendo a 70 seggi, sarebbero comunque rimasti un parlamentare ogni 72.136 abitanti, cioè molti di più che in Lombardia (uno ogni 118.440) e in tante altre Regioni ordinarie e il triplo rispetto a un’altra a statuto speciale quale il Friuli Venezia Giulia che parallelamente decideva di ridurre la propria assemblea a un consigliere ogni 25.000 residenti.
Ma il presidente dell’assemblea regionale isolana Francesco Cascio spargeva d’intorno incenso profumato: «Non si è mai visto in Europa un Parlamento che vota la riduzione dei deputati. Questa manovra contribuirà al risparmio di 35 milioni di euro».
Raffaele Lombardo, il presidente della giunta, sorrise soddisfatto.
Anche se gli restava l’amarezza di non essere riuscito a ridurre del 50% come aveva proposto (proporre non costa nulla) l’indennità dei parlamentari regionali:
«Cosa cambia se si guadagnano 15 mila o 8 mila euro? Bisogna rendersi conto di cosa significa vivere in mezzo a una crisi come quella di oggi, con migliaia di persone senza lavoro e in cassa integrazione».
Lui stesso, per dare un esempio, aveva annunciato che il suo stipendio sarebbe passato dall’ 1 settembre 2011 da 18.500 a 16.650 euro netti.
Sottolineiamo: netti.
Solo 5.399 più dell’indennità lorda (lorda!) di Andrew Cuomo, il più pagato (New York) dei governatori americani.
Solo 2.827 più di quella lorda (lorda!) del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
Incassato il figurone dell’annuncio, i parlamentari siciliani avevano comunque una speranzella.
Trattandosi di una riforma di valore costituzionale grazie al fatto che l’autonomia dell’isola è incisa sulla Carta, l’articolo 138 prevede che debba essere approvata da ciascuna delle due Camere con due successive deliberazioni a un intervallo non minore di tre mesi.
Insomma, metti caso che Monti andasse a impantanarsi nelle guerricciole parlamentari…
Ma ecco che il 18 aprile 2012 il Senato dà il primo dei quattro ok parlamentari alla legge sul taglio ai consigli delle tre Regioni speciali Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia e smista subito la palla alla Camera.
Terrore: vuoi vedere che forse, stavolta, il taglio passerà sul serio?
Lo stesso giorno (lo stesso giorno!), quattro ore dopo le notizie di agenzia sul voto del Senato (quattro ore dopo!) esce un’ Ansa : secondo Raffaele Lombardo se si votasse insieme in Italia e nell’isola nella primavera 2013, come previsto, «le alleanze nazionali annichilirebbero ogni possibilità di scelta o d’intesa da costruire in Sicilia».
Aveva già fatto capire qualcosa, ma adesso lo dice testuale: «Il voto nella nostra Regione va anticipato».
Conseguenza automatica: la Trinacria tornerebbe alle urne «prima» della riduzione dei parlamentari.
Con il risultato che la prossima legislatura vedrebbe ancora sui banchi dell’Ars i soliti 90 «onorevoli».
Da allora ad oggi sono stati in diversi a manifestare perplessità e indignazione davanti all’ipotesi.
Dall’avvocato Antonio Catalioto che combatte da anni una battaglia generosa, lunga e (finora) perdente per fare rispettare la legge che imporrebbe al sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca di scegliere fra la carica di primo cittadino e quella di membro dell’Ars fino al deputato democratico Giovanni Barbagallo: «Anticipare di qualche mese le elezioni regionali per conservare 20 deputati in più è assolutamente sbagliato. Aumenterebbe il discredito nei confronti di una classe dirigente che non ha la capacità di governare la Sicilia ma usa tutti i mezzi per salvaguardare la propria poltrona. Se i consiglieri regionali fossero ridotti soltanto nelle altre Regioni si dimostrerebbe che la Sicilia è una zona franca nella quale la classe dirigente non è in grado di fare sacrifici».
Il sindaco di Ragusa Nello Dipasquale è ancora più duro: «Sarebbe un atto di pirateria contro il popolo siciliano». Le elezioni anticipate, caso mai, «si dovevano chiedere quando è stata ribaltata la maggioranza decisa dai siciliani».
Macchè, sabato mattina ecco un’altra notizia Ansa : «Il Pd sfiducia Lombardo e apre all’Udc». Vi si legge che il Partito democratico, che aveva consentito al governatore il ribaltone (con cui era stato estromesso dalla maggioranza il Pdl) e che via via si era sganciato (le ultime dimissioni ieri, dell’assessore Mario Centorrino), ha votato un documento impegnando «il proprio gruppo parlamentare a predisporre la mozione contro il governatore».
Mozione già presentata due mesi fa dal Pdl.
È l’apertura ufficiale della crisi e l’annuncio, con grande sollievo della destra che prende due piccioni con una fava e qualche mal di pancia di alcuni democratici come Barbagallo, del voto a ottobre.
E il taglio dei parlamentari? Ciao…
Gian Antonio Stella
(da “Il Corriere della Sera”)
argomento: Costume, elezioni, la casta, Politica, Regione | Commenta »