Giugno 7th, 2012 Riccardo Fucile
CHI SI VUOLE RAPPRESENTARE? IL PERSONALE POLITICO E’ ADEGUATO? C’E’ COERENZA TRA TESI E COMPORTAMENTI? L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE E QUELLA SUI MEDIA E’ ALL’ALTEZZA DEI TEMPI?
Come tutti i partiti non ideologizzati (quelli che hanno sempre una risposta a tutto) Futuro e Libertà con il passare dei mesi è diventato sempre più come una coperta corta, tirata un giorno da una parte e un giorno dall’altra, col risultato che l’essenziale rimane sempre scoperto e “visibile agli occhi”.
Tipico dei partiti strutturati (e non più movimento) è poi quello, in caso di sondaggi negativi, di dare vita, da parte di dirigenti e militanti, a un quotidiano e tafazziano martellamento dei genitali propri e altrui: con relative divisioni e sfoghi umorali, fans dell’uno e dell’altro, nonchè portatori di strascichi come nelle peggiori corti medievali.
Come in tutte le nuove aziende che si immettono sul mercato (per usare un paragone caro a tanti liberisti annidati in Fli) la prima cosa è che il titolare (e titolato) sia sempre presente e vigile e che si circondi di manager di livello che guardino alle fortune dell’azienda e solo di conseguenza alle proprie, non viceversa.
Per eventi imprescrutabili e di cui prendiamo semplicemente atto, Futuro e Libertà non ha certo un titolare a tempo pieno.
A differenza di altri, non riteniamo che se Fini si dedicasse al partito ci sarebbe chissà quale risalita nel consenso degli elettori: questo per due ragioni che onestà vuole siano dette.
La prima è che Fini è ormai assimilato da molti nell’ambito della vecchia nomenclatura politica italiana: tutti i sondaggi sulla fiducia che si nutre nei maggiori noti esponenti di partito del nostro Paese lo danno costantemente in decremento, meno magari di altri, ma con lo stesso trend negativo.
Frutto dei tempi, certo, ma che non si può nascondere.
Un Fini impegnato in prima persona permetterebbe probabilmente a Fli di risalire dal 2,6% attuale al 4%, nulla di più.
La seconda ragione è che Fini non è mai stato un organizzatore di partito (vedi Msi e An lasciato gestire dai colonnelli) per sua forma mentis, non è certo un reato.
Il suo successo personale deriva da altre qualità che sarebbero meglio valorizzate se avesse un partito ben organizzato alle spalle.
Il che non è.
Compito di un titolare di impresa è però quello di scegliere dirigenti adeguati, come un presidente di una società di calcio deve azzeccare la scelta del direttore generale, di quello sportivo e dell’allenatore.
Se la squadra non ha un gioco e lo spogliatoio è diviso di chi sono le responsabilità ?
Inutile fare congressi pilotati, nomine radiocomandate e poi non ammettere, laddove è necessario, di aver sbagliato e perseverare nell’errore.
O cavarsela dicendo “provvederemo”, “ci abbiamo pensato” e poi non fare una mazza.
Occorre avere il coraggio di tagliare i rami secchi, semplice.
Senza guardare in faccia nessuno.
Uno può essere un buon parlamentare ma non valere nulla come responsabile periferico (o nazionale) e viceversa.
Una delle cose da fare è azzerare tutto e mettere le persone giuste al posto giusto: con scadenza annuale.
Dopo un anno si guardano i risultati: se sono negativi, il soggetto va a casa, non viene lasciato al suo posto solo perchè controlla pacchetti di tessere o di peggio.
Fini dovrebbe ritagliarsi un ruolo istituzionale, di padre nobile e nume tutelare e nominare un vice adeguato che buchi il video, che dia l’immagine delle tesi di Fli, che rappresenti il nuovo, che sia benvisto trasversalmente, che sappia rivolgersi all’elettorato femminile parlando di temi concreti.
Il nostro nome? Giulia Bongiorno, tanto per non nascondersi dietro un dito.
Ma non certo sola, bensì con un gruppo ristretto di tagliatori di teste e scopritori di talenti che rinnovi la classe dirigente locale: possibilmente giovani e motivati.
Che firmino una carta: la rinuncia per 5 anni a presentarsi alle elezioni, così evitano tentazioni personalistiche e lavorano per il partito.
Altra regola: hanno diritto di voto ai congressi solo gli iscritti militanti, non quelli taroccati nell’ultimo mese.
Due anni di militanza e si acquisisce il diritto a scegliere i propri dirigenti o a porsi candidati.
Altra novità : Fli dichiari ufficialmente che non accetta il finanziamento pubblico dei partiti. Si deve dare l’esempio concreto di essere diversi dagli altri.
Si creino strutture parallele e cooperative sociali, impegnandosi nell’associazionismo e nel volontariato sociale, attraverso una rete territoriale.
Si crei una radicamento di presenza sul web, attraverso tre testate corrispondenti a zone geografiche con un taglio di denuncia e di informazione.
Si dica chiaramente che Fli non ha preclusioni per alleanze locali ad ampio raggio su programmi concordati:
Ma con altrettanza chiarezza si dica che Fli in ogni caso si presenta con il proprio simbolo perchè non deve vergognarsi di nulla.
Quanto a chi si vuole rappresentare, il discorso sarebbe lungo e lo faremo in altro articolo: ricordiamo solo che il manifesto di Fli era di per sè una sintesi tra varie concezioni, con iniezioni di modernità , ma anche precisi richiami ai valori.
Per come sono concepite attualmente destra e sinistra in Italia, forse sarebbe il momento di saper “andare oltre” e ridisegnare un movimento politico capace di dare risposte alla crisi valoriale ed economica in cui si dibatte l’Occidente.
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Giugno 7th, 2012 Riccardo Fucile
ANNUNCIA CINQUE IDEE CHOC E PER UN GIORNO METTE TUTTI D’ACCORDO ALL’INTERNO DI UN PARTITO LACERATO… INTANTO SONDA LA SOCIETA’ CIVILE PER UN NUOVO SOGGETTO
Sale in auto e si accende una sigaretta. Gianfranco Fini ha appena finito di illustrare la prospettiva politica di Fli al partito e si concede al vecchio vizio tenuto a bada solo per una breve stagione.
Ha appena lanciato alcuni segnali chiari alla sua classe dirigente e già questa è una notizia, visto che al presidente molti rimproverano di non dedicarsi che ai convegni della Camera, negli ultimi tempi.
Stavolta il leader interviene, affronta con approccio ruvido una classe dirigente che da mesi battaglia senza sosta, si lacera al suo interno senza tregua.
Fini, per un giorno, sembra mettere d’accordo tutti.
Contenta la fazione che auspica il superamento di Fli, visto che Fini lancia per settembre un’assemblea dei Mille rigorosamente senza dirigenti, soddisfatta l’ala ‘identitaria’, dato che il presidente della Camera chiarisce – con una inversione a U rispetto alle ultime uscite pubbliche – che Futuro e libertà si colloca a destra.
La lettura più autentica consegnata dal leader in via informale è però, se possibile, più chiara di come possa apparire leggendo le dichiarazioni.
Dopo Pietrasanta, Fini ha compiuto un nuovo passo verso il superamento di Fli e la costituzione di un nuovo soggetto politico.
Ma siccome al momento i compagni di strada con i quali affrontare l’avventura – se esistono – restano coperti, il leader lascia aperta la porta alla sopravvivenza di Futuro e libertà e concede ai suoi l’etichetta di partito ‘di destra’.
Non è comunque poco, di questi tempi.
Le tappe le sancisce lo stesso Presidente.
La prima è quasi immediata, un’assemblea a fine giugno per presentare 5 idee choc. Un’assemblea dei Mille – dalla quale saranno esplicitamente banditi i dirigenti – per coinvolgere quella società civile e il mondo produttivo più volte chiamati a raccolta da Fini, negli ultimi mesi.
Poi un patto per l’Italia che tanto assomiglia alla lista civica nazionale che Fini sogna ancora di riuscire a proporre.
Magari con Casini, forse con Montezemolo, oppure con chi sarà in grado di mostrarsi pronto a impegnarsi senza correre il rischio di apparire ‘vecchio’, come buona parte dei volti della morente Seconda Repubblica.
Certo suonano parecchio duri alcuni passaggi ‘dedicati’ ai massimi dirigenti del partito: “basta piangersi addossso”; “O le idee vengono fuori, o vi accontentate delle mie. Se vanno bene ok, oppure amen”; “io ho le idee chiarissime e mi impegnerò”.
Si impegnerà , a partire da ottobre, dall’avvio di fatto della campagna elettorale, senza cedere a chi gli chiede dimissioni subito in modo da spendersi per la causa futurista.
E però soddisfa anche chi crede ancora che l’unica scialuppa in vista del 2013 si chiami Fli.
Perchè convoca un’assemblea di partito dopo mesi di calma piatta, soprattutto perchè descrive l’idea di Italia proposta da Fli “di destra”.
Non è poco, fa sapere chi non gradisce il superamento di Fli.
Ma l’obiettivo di Fini resta quello di andare oltre Futuro e libertà , se possibile. Facendo leva anche su quei settori della società civile e del mondo produttivo che pare il Presidente stia ‘coccolando’ e ascoltando da qualche tempo.
Un tentativo ispirato a un approccio poco ideologico e ancor meno identitario, che nelle intenzioni dovrebbe culminare proprio in una lista nella quale non ci sarebbe spazio per sigle di partito.
(da TMNEWS)
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Giugno 7th, 2012 Riccardo Fucile
TRA ESEGETI E PERPLESSI, ENTUSIASTI E INTERESSATI, LE PROSPETTIVE DI FLI, VISTE DALL’INTERNO, ATTRAVERSO ANALISI E SENSIBILITA’ DIVERSE
Enzo Raisi
Certo che se il vertice di Fli e’ contento perchè ha inteso che nelle sua parole Fini abbia usato il termine destra come perimetrazione della nostra azione politica mi chiarisce molto. Ad esempio il motivo per il quale dal quasi 10% di intenzioni di voto siamo scesi al 2,4%. Certo ora capisco l’articolo di Veneziani, gli ammiccamenti di La Russa, etc….
Io penso invece, che Fini, e tutti noi con lui, abbiamo inteso far crescere, partendo dal centrodestra, un grande movimento di rinnovamento, riformatore e modernizzatore per un paese bloccato che attende quei grandi cambiamenti che il berlusconismo ha promesso nei suoi quasi 20 anni di governo e che non ha mai realizzato.
Ma se si voleva fare una piccola An con qualche tinteggiatura politicaly correct, come la cittadinanza agli immigrati nati in Italia o con qualche battaglia sulla legalità , dovevamo fare tutta questa fatica?
Io ho sempre pensato in grande scegliendo Fli, da uomo di destra sono salpato verso nuovi orizzonti, verso un mondo che vuole rispondere alle sfide della modernità e della globalizzazione e la mia etichetta l’ho lasciata alle spalle o nel cuore ma certamente non la uso per identificarmi.
Perchè oggi la battaglia e’ tra chi vuole riformare e chi non vuole cambiare nulla. Tra chi vuole far progredire in ns sistema economico sociale e chi vuole una recessione.
Se lo abbiamo fatto e’ perchè fuori esiste un elettorato di opinione che vuole una politica nuova, meno schemi più risposte, meno slogan più soluzioni per economia e lavoro.
Questo voleva e vuol dire essere finiani.
Tutto il resto e’ solo un gioco di potere interno che non ha senso in un partito oggi del 2,4%.
O torniamo allo spirito movimentista che gioca a 360 gradi futuristicamente parlando, oppure il futuro diventa il piattino in mano per qualche seggio alla corte della destra impresentabile che abbiamo lasciato.
Fini o e’ rupture o non e’.
Le prossime settimane ci diranno se ho sentito male io oggi o se qualcuno fa l’esegeta del pensiero finiano pro domo sua.
Filippo Rossi (direttore de “Il Futurista”)
Enzo Raisi ha scritto quello che penso. E a questo punto ve la dico tutta: ho sentito le urla da stadio al sentire la parola “destra”, ho visto gente fare la ola come se la squadra del cuore avesse vinto il campionato, ho visto poveri uomini disperati attaccarsi a quella parola come un feticcio.
Io so quello che è stata l’esperienza finiana di questi anni, io so che i contenuti sono più importanti di qualsiasi definizione.
Mentre piccoli uomini di apparato e piccoli politici paurosi di perdere il posto in parlamento ululano destra alla luna per evitare di capire quello che veramente sta succedendo, io vado avanti per la strada scelta ormai tanti anni fa.
Mentre movimentisti da strapazzo si arroccano sui ricordi e sulla loro storia, mentre rivoluzionari a parole si aggrappano all’apparato per difendere il loro ruolo sociale e politico, io vado avanti alla disperata, senza soldi, senza finanziamenti, senza stipendio.
Con convinzione, senza bisogno di approvazioni dall’alto, senza bisogno di benedizioni, senza tirare la giacca a nessuno, senza dover interpretare nessuno.
Voi attaccatevi a una parola, a quella parola.
Io, da parte mia, proverò a stare dalla parte giusta, dalla parte del futuro. E della libertà . Che, detto per inciso, non sono nè di destra nè di sinistra. vedremo, tra qualche mese, chi ha fatto la scelta giusta.
Ps: leggo i giornali e mi viene da ridere. Le masturbazioni mentali di un piccolo mondo in disfacimento praticamente non esistono. E c’è qualcuno che ha il coraggio di festeggiare perchè è riuscito a dare un nome alla propria tomba…
Fabio Granata
‎Allora….facciamo uno schemino: mai più con il Pdl…mai più con la vetero destra…mai più in attesa di Montezemolo o di Casini…mai più per sciogliere Fli…….e poi….per i diritti civili, la legalità ,la nuova cittadinanza, la difesa della identita culturale, la sovranità della politica sull’economia, il merito, i giovani…. Bastia Umbra… il movimento del Patriottismo repubblicano che nasce dalla nuova destra e dalle culture riformiste,liberali e ambientaliste…
L’identità politica serve delinearla per evitare di scomparire ed essere comprensibili…ma i suoi contenuti sono figli del nostro percorso..questa la strada indicata da Fini..per chi ci sta’.
Gli altri azzerino ciò che ritengono azzerare:ma non questa storia politica.
Flavia Perina
Mi rifiuto di farmi impigliare nel dibattito destra/sinistra.
Non conosco nessuno, fuori dalla cerchia dei partiti, a cui interessi.
Comunque, credo che il ritorno del termine “destra” nell’orizzonte di Fli abbia conseguenze importanti: ogni giorno, in ogni suo atto politico e simbolico, Futuro e Libertà dovrà avere la forza e l’intelligenza di marcare la distanza dalle “altre destre” (Alfano, La Russa, Storace).
Oppure perderà tutto ciò che ha conquistato sfidandole quando erano potenti: credibilità , possibilità di giocare a tutto campo, rispetto. E, ovviamente, pure i voti.
I fatti, come sempre, conteranno più delle parole.
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Giugno 7th, 2012 Riccardo Fucile
DOPO GLI SCANDALI ABBATTUTISI SULLA REGIONE, CI PENSA IL CARROCCIO A TENERE A GALLA IL PRESIDENTE DELLA LOMBARDIA: RESPINTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA, LE SCOPE LE HANNO LASCIATE IN PORTINERIA
Solo un profondo cambio di strategie politiche avrebbe potuto piegare la logica dei numeri che hanno confermato la fiducia a Roberto Formigoni.
Il consiglio regionale della Lombardia ha respinto la mozione di sfiducia al governatore presentata dalle opposizioni di centrosinistra per ottenere le elezioni anticipate, sull’onda delle inchieste giudiziarie che hanno sfiorato il palazzo in questi mesi (a cominciare dalla vicenda delle vacanze che sarebbero state pagate a Formigoni dal faccendiere Pierangelo Daccò).
E lo ha fatto con una netta divisione aritmetica, bollata da sinistra come una vittoria di Pirro: i 49 voti di Pdl e Lega Nord contro la mozione, i 28 delle minoranze (Pd, Idv, Udc, Sel e Pensionati) a favore.
Un risultato che conferma i rapporti di forza e che non ha sorpreso, dopo che in aula il Carroccio aveva assicurato di non voler giocare scherzi agli alleati nonostante alcune dichiarazioni della vigilia (quelle di Matteo Salvini) avessero lasciato immaginare sorprese.
Formigoni va avanti, quindi.
E quasi ha rischiato di vedersi soffiato il ruolo di protagonista quando si è scoperto che il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri, primo firmatario della mozione, non era presente al dibattito in quanto in vacanza in Grecia con la famiglia.
E’ scoppiato un caso – “pretestuoso” secondo lo stesso Gaffuri – che però alla fine Formigoni ha preferito non commentare.
Il governatore, al termine di un dibattito di sei ore, ha voluto invece dire la sua, punto per punto, sulle critiche mossegli dalle opposizioni.
Un elogio del “modello lombardo” iniziato esprimendo la convinzione che “sarebbe un grave danno per la Regione e i suoi cittadini portarla a una crisi di governo destinata a durare mesi”.
E continuato respingendo l’accusa di immobilismo di fronte alle difficoltà economiche e concluso respingendo il “fango mediatico” di cui Formigoni si sente vittima.
Sul piano politico, il presidente della Lombardia ritiene la mozione di sfiducia come ”’l’illusione di dare una spallata definitiva” al centrodestra dopo la caduta del governo Berlusconi.
Sul piano delle inchieste giudiziarie accostate alla gestione dei rapporti fra Regione e sistema sanitario, ha quasi urlato al microfono: se fosse stato usato “un euro di denaro pubblico, dopo un anno di indagini la magistratura avrebbe almeno mandato un avviso di garanzia”.
Considerazioni che, dopo il voto, fanno dire a Formigoni di essere “in sintonia con l’opinione pubblica lombarda” e che sono condivise in toto dal Pdl e appunto anche dalla Lega, il cui capogruppo Stefano Galli ha detto di non essere “interessato alle vacanze di Formigoni, ma a quello che fa come presidente della Regione”, Regione che “resta baluardo più importante della coalizione” nata dal defunto patto Bossi-Berlusconi.
Di rimando il governatore ha assicurato di voler andare avanti fino al 2015 e oltre, con l’impegno a stare a fianco dei Comuni “per il superamento del patto di stabilità “.
Consumato l’atto formale, è comunque probabile che il duello sul futuro della giunta regionale (“Formigoni è inadatto a governare”, ha ribadito l’idv Stefano Zamponi) non terminerà .
Lo ha fatto capire Maurizio Martina, segretario lombardo del Pd, per il quale “Lega e Pdl si inorgogliscono per una vittoria di Pirro basata unicamente sugli scontati rapporti di forza: è stupefacente la rimozione dei problemi dell’amministrazione regionale da parte degli esponenti della maggioranza. Formigoni e i suoi hanno deciso di tirare a campare”.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 7th, 2012 Riccardo Fucile
ERA ACCUSATO DI UNA TRUFFA DA 23 MILIONI DI EURO IN CONCORSO CON LAVITOLA… A FAVORE DELL’ARRESTO (A PAROLE) PD, UDC E LEGA, MA I FRANCHI TIRATORI SALVANO IL SENATORE PDL: FINISCE 169 A 109, RIBALTATO IL VERDETTO DELLA GIUNTA SULLE IMMUNITA’
Il Senato dice no alla richiesta di arresti domiciliari per il senatore Sergio De Gregorio accusato di associazione per delinquere, concorso in truffa e truffa aggravata per concorso in erogazioni pubbliche, nell’inchiesta della Procura di Napoli che vede indagato anche Valer Lavitola, ex direttore de L’Avanti.
De Gregorio si è salvato grazie al voto segreto.
Un voto che ha ribaltato il verdetto della Giunta delle immunità che un mese fa si era invece espressa a favore.
Ufficialmente, l’unico gruppo a dichiarare di essere contrario all’arresto di De Gregorio era stato il Pdl.
Ma alla fine i “franchi tiratori”, nella libertà di coscienza e nel segreto dell’urna, sono stati decisivi per le sorti del senatore pidiellino: in ben 169 hanno votato contro il suo arresto; a favore sono rimasti solo 109.
Ufficialmente le dichiarazioni di voto erano state di ben altro tenore: a favore dell’arresto si erano pronunciati Pd, Udc e Lega Nord, l’unico gruppo contrario era rimasto il Pdl (che non ha 169 voti a Palazzo Madama).
Ma nel segreto dell’urna la maggioranza (contro l’arresto) è stata schiacciante.
La maggioranza assoluta dell’Aula.
Il fatto che a “vincere” siano stati i franchi tiratori è un dato che viene dal semplice conto dei componenti dei vari gruppi parlamentari.
I votanti sono stati 294.
Il gruppo del Pdl raggiunge “solo” quota 127 seggi, ma quelli della Lega Nord sono solo 22.
E i 169 non si raggiungono neanche con i 13 voti di Coesione Nazionale (cioè il Grande Sud di Gianfranco Miccichè, il Pid dell’ex ministro Saverio Romano, gli ex Responsabili e altri partiti minori).
Gli altri gruppi parlamentari contano rispettivamente 15 seggi l’Udc, 14 il Terzo Polo (Fli e Api), 104 il Pd, 12 l’Italia dei Valori, oltre ai 14 del gruppo misto.
Aldilà dei calcoli, la certificazione arriva con la dichiarazione dello stesso De Gregorio: “Ringrazio i colleghi del mio gruppo — afferma — e altri che non conosco: non mi aspettavo un sostegno così forte. Evidentemente i colleghi hanno compreso l’inutile sofferenza cui sarei andato incontro. Ho notato un voto forte e deciso, una presa di coscienza del fatto che gli arresti non devono essere comminati senza motivo”.
A chi gli riferisce delle voci di un accordo che avrebbe fatto passare la sua libertà in cambio dell’arresto per l’ex senatore della Margherita Luigi Lusi, De Gregorio replica: “Non baratto la mia libertà con la privazione della sua. Casomai mi farei arrestare subito”.
Il senatore (ex Forza Italia, ex Dc per le autonomie, ex Idv e ora Pdl) annuncia, comunque, che voterà contro l’arresto di Lusi e sottolinea di non volersi ricandidare, per potersi dedicare alla vicenda giudiziaria “e per favorire il ricambio generazionale di cui il Pdl ha bisogno”.
Su questo risponde lo stesso Lusi: “Escludo l’ipotesi di un accordo politico che ha portato al no all’arresto di De Gregorio. E’ una questione di coscienza, come è giusto che sia”.
Iniziano anche le accuse incrociate.
La prima è del Pd Franco Monaco nei confronti del Carroccio: “Tutto come prima — sottolinea — La Lega di Maroni si conferma un manipolo di imbroglioni, esattamente come la Lega di Bossi: dopo aver dichiarato il sì all’arresto di De Gregorio lo hanno salvato. I numeri sono inequivocabili”.
Il voto, come detto, si è svolto a scrutinio segreto.
La richiesta è stata avanzata dai senatori del Pdl, ma Pd e Idv, contrari, chiedevano che si votasse a scrutinio palese.
L’Idv e il Pd avevano confermato il voto a favore.
Ma intanto nell’aula è scoppiata la polemica: “Perchè lo scrutinio deve essere coperto dal segreto?” ha chiesto Anna Finocchiaro intervenendo in aula. Gaetano Quagliariello (Pdl) ha spiegato: “Se ci fosse stata libertà di coscienza, non sarebbe servito il voto segreto. Ma ogni gruppo ha dato delle indicazioni e quindi è giusto che ci sia un voto segreto perche’ deve esserci assoluta libertà , senza l’obbligo di seguire le indicazioni del proprio partito. C’è un ordine di gruppo, non mi nascondo dietro un dito. Il Pdl voterà contro l’arresto. Ma è doveroso — ha concluso — tutelare la coscienza dei nostri membri e di quelli di altri gruppi”.
La Giunta delle elezioni e immunità di Palazzo Madama il 9 maggio scorso aveva già detto sì alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura di Napoli, ma l’ultima parola spettava oggi all’Aula.
Gli unici a votare contro l’arresto erano stati i senatori del Pdl.
A favore tutti gli altri gruppi. L’Udc in quella seduta era assente ma oggi, secondo quanto si apprende, voterà a favore dell’arresto.
Come farà la Lega, anche se secondo alcune indiscrezioni qualche rappresentante del Carroccio potrebbe voler salvare De Gregorio.
Le carte dell’inchiesta raccontavano di somme erogate alla International Press — la società editrice del quotidiano — sulla base di documenti attestanti spese in realtà mai sostenute (come quelle relative ai dati sulla diffusione e all’attività di strillonaggio), che prendevano altre strade, in gran parte verso paesi del Sudamerica.
L’attenzione degli inquirenti dall’inizio è stata concentrata sulla destinazione reale e sull’uso di oltre 23 milioni di euro, la quantità di denaro complessiva versata al giornale a cominciare dal 1997 e fino al 2009.
Lavitola veniva indicato “quale dominus e coamministratore di fatto della International Press”, mentre De Gregorio era ritenuto “socio effettivo dal 1997 e coamministratore occulto” della stessa società .
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 7th, 2012 Riccardo Fucile
STADIO E TEATRI: TUTTI I TICKET UTILIZZATI IN UN ANNO DA CONSIGLIERI E ASSESSORI COMUNALI… TRA SAN SIRO, SCALA E PICCOLO, RINUNCIANO SOLO IN TRE
Il numero, se si sommano tutte le voci, è impressionante: oltre 20mila biglietti gratuiti messi a disposizione in dieci mesi da Palazzo Marino.
Ingressi omaggio per assistere alle partite e ai concerti a San Siro, ma anche a tutte le rappresentazioni alla Scala e nei teatri del Comune.
Precisamente 20.712 biglietti che dal 2 giugno 2011, giorno in cui il sindaco Giuliano Pisapia ha indossato per la prima volta la fascia tricolore, al primo aprile 2012 sono stati riservati ad assessori, consiglieri comunali, dipendenti comunali, presidenti dei Consigli di zona e ad associazioni no profit che operano nella promozione sociale e culturale.
Di questi, ne sono stati utilizzati 14.186, pari al 68 per cento.
Non sarà un benefit della casta – lo stipendio di chi lavora in Comune, a partire dai consiglieri, non è paragonabile a quello dei politici regionali o nazionali – ma un privilegio sì, l’opportunità di usufruire tutte le settimane di due biglietti per il Meazza validi per le partite del campionato, Champions, Coppa Italia e concerti, e poi per la Scala, gli Arcimboldi e le tre sale del Piccolo Teatro.
Biglietti non nominali che possono essere ceduti a chiunque senza che il Comune sappia chi è l’utilizzatore finale.
Posti concessi gratuitamente e riservati: nel caso dello stadio, quando non vengono sfruttati restano vuoti.
Il calcio resta l’intrattenimento più richiesto e, grazie a una convezione del 2000 con Inter e Milan, Palazzo Marino può usufruire di 320 ingressi per ogni partita.
In totale, in dieci mesi, a San Siro i biglietti a disposizione sono stati 14.080, di cui 11.049 davvero utilizzati.
Non si può dire abbiano avuto lo stesso successo i teatri.
La Scala resta in pole position con il 40 per cento dell’utilizzo, 1.097 posti occupati su 2.608 a disposizione, seguono gli Arcimboldi con 274 biglietti staccati su 530 offerti. Interessano poco invece gli spettacoli del Piccolo visto che al teatro Grassi, allo Strehler e allo Studio, ognuno con poco più di 500 biglietti gratuiti, ne sono stati assegnati rispettivamente 31, 47 e 17.
Boom di richieste invece per i concerti a San Siro, dove l’estate scorsa sono entrati senza pagare in 1.671 contro i 1.920 biglietti in dotazione.
La spiegazione, data dagli stessi consiglieri, è semplice: «I biglietti dello stadio arrivano tutti i venerdì a Palazzo Marino, gli altri vanno richiesti di volta in volta. Molti neanche sanno che ci sono».
Ma chi usufruisce di questo benefit? Un po’ tutti.
La giunta, quest’anno, ha preso 2.255 ingressi omaggio in tutto, di cui 2.027 per il Meazza, il consiglio comunale 5.854 – di cui 537 extra rispetto ai due per lo stadio consegnati in automatico a tutti i consiglieri – , i nove presidenti dei Consigli di zona ben 792 (88 a testa) per lo stadio e otto per teatri e concerti, 2.041 le associazioni e 2.182 i dirigenti e dipendenti del Comune. In consiglio comunale rinunciano allo stadio Mattia Calise (Movimento 5 stelle), che neanche ritira i coupon, Carlo Monguzzi (Pd), che li mette all’asta su Facebook tutte le settimane, e Marco Cappato (Radicali) , he da mesi chiede «più trasparenza nell’assegnazione dei posti».
Anche lui organizza una lotteria gratis su Internet dove ha appena messo all’asta i due posti per il concerto di domani di Springsteen.
Patrizia Quartieri, di Sel, non condivide la scelta dell’asta – «Non sai a chi vanno, potrebbero essere anche venduti» – la maggior parte delle volte li lascia nel cassetto, mentre Carmela Rozza (Pd) aveva spiegato di cederli ai residenti delle case popolari. Molti vengono regalati alle associazioni, e don Virginio Colmegna (Casa della Carità ) qualche mese fa, dopo l’ennesima polemica, dichiarò di non volerli più.
«Il problema è la trasparenza – spiega Chiara Bisconti, assessore allo Sport a cui è stato dato mandato di mettere ordine nel caos delle gratuità – Da settembre ci sarà un nuovo regolamento. I biglietti dovranno essere nominali, resteranno quelli di rappresentanza perchè è giusto che chi lavora in Comune possa usufruirne. Tutti gli altri verranno assegnati a rotazione alle associazioni e alle scuole che ne faranno richiesta: faremo un calendario pubblico che tutti potranno consultare».
Teresa Monestiroli
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Giugno 7th, 2012 Riccardo Fucile
INVECE E’ UN’INIZIATIVA DI ASSOCIAZIONI E CENTRI SOCIALI GIUNTA ALLA SECONDA EDIZIONE: “IL CARROCCIO? AFFARI E FOLKLORE FARSESCO”
A Cunardo, in provincia di Varese, torna la festa popolare antileghista.
Dopo la prima edizione dello scorso anno, sabato 30 giugno e domenica 1 luglio, in concomitanza con il congresso federale della Lega Nord che dovrebbe sancire il passaggio del partito dalle mani di Umberto Bossi a quelle di Roberto Maroni, viene riproposta la manifestazione nata in contrapposizione al leghismo e alle sue derive.
“Negli anni passati — spiegano gli organizzatori dell’evento -, il leghismo ha cercato di trasformare le tradizioni locali in una specie di folklore farsesco, a cui nessuno crede più. Anni di retorica tradizionalista, anni in cui il Carroccio ha creato un proprio sistema di potere, con al centro Varese”.
Anni che ora sono finiti: “A questa cultura di partito, strumento per dividere, governare e fare affari, noi preferiamo una cultura popolare genuina, libera, rispettosa di sè e degli altri. Una cultura attenta ai luoghi in cui vive, cosciente del proprio passato quanto del proprio futuro, generosa, accogliente. Ci raccontavano che il problema delle nostre terre era il “diverso”, il “terrone”, lo “straniero”. E tanti ci credevano. Ora è evidente che i problemi sono altri: la casta politica, intenta ai propri affari; l’economia e la finanza, che governano in nome del proprio profitto; la lotta di tutti contro tutti per la ricchezza, che ha peggiorato le nostre condizioni di vita, deteriorando l’ambiente e la salute, la vivibilità dei paesi, la qualità dei prodotti e del cibo, le paghe e le condizioni di lavoro”.
Il comitato della festa popolare antileghista, animato da giovani e meno giovani di varia estrazione (associazioni culturali, centri sociali), ha le idee molto chiare e vuole proporre un modello differente, sentendo l’urgenza di continuare a mostrare alla gente cosa c’è dietro alla Lega Nord: “Ci raccontino ancora, mentre si riempiono le tasche, che il nostro problema è l’immigrazione. Che la soluzione sono la discriminazione e la disuguaglianza. Per noi no. Noi pratichiamo la solidarietà , l’uguaglianza, l’equità fra tutti gli esseri umani. Il leghismo blaterava di territorio e di regionalismo, ma non si è mai opposto alle peggiori opere di inquinamento e devastazione imposte dallo Stato alle popolazioni locali, anzi le ha accolte come una manna. La nostra regione è una colata di cemento continua: chi ci guadagna? Noi no. Noi crediamo in un rapporto coi territori in cui viviamo che sia di simbiosi e non di sfruttamento. Che sia di cura, non di svendita. Che sia di custodia per le generazioni a venire, non di consumo scellerato”.
Nell’edizione dello scorso anno, andata in scena a Brenta (a poche centinaia di metri dalla casa di Umberto Bossi a Gemonio), la festa era stata un successo.
Quest’anno l’impegno degli organizzatori è raddoppiato e la festa è stata organizzata su due giorni che vogliono essere un’occasione di incontro, solidarietà e scambio di idee.
Un appuntamento con buona cucina, musica, giochi, cultura, divertimento.
Una festa nel segno dell’uguaglianza e della libertà .
Alessandro Madron
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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