LA LEGA SALVA FORMIGONI E LE POLTRONE: E’ INIZIATO IL NUOVO CORSO DI MARONI
DOPO GLI SCANDALI ABBATTUTISI SULLA REGIONE, CI PENSA IL CARROCCIO A TENERE A GALLA IL PRESIDENTE DELLA LOMBARDIA: RESPINTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA, LE SCOPE LE HANNO LASCIATE IN PORTINERIA
Solo un profondo cambio di strategie politiche avrebbe potuto piegare la logica dei numeri che hanno confermato la fiducia a Roberto Formigoni.
Il consiglio regionale della Lombardia ha respinto la mozione di sfiducia al governatore presentata dalle opposizioni di centrosinistra per ottenere le elezioni anticipate, sull’onda delle inchieste giudiziarie che hanno sfiorato il palazzo in questi mesi (a cominciare dalla vicenda delle vacanze che sarebbero state pagate a Formigoni dal faccendiere Pierangelo Daccò).
E lo ha fatto con una netta divisione aritmetica, bollata da sinistra come una vittoria di Pirro: i 49 voti di Pdl e Lega Nord contro la mozione, i 28 delle minoranze (Pd, Idv, Udc, Sel e Pensionati) a favore.
Un risultato che conferma i rapporti di forza e che non ha sorpreso, dopo che in aula il Carroccio aveva assicurato di non voler giocare scherzi agli alleati nonostante alcune dichiarazioni della vigilia (quelle di Matteo Salvini) avessero lasciato immaginare sorprese.
Formigoni va avanti, quindi.
E quasi ha rischiato di vedersi soffiato il ruolo di protagonista quando si è scoperto che il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri, primo firmatario della mozione, non era presente al dibattito in quanto in vacanza in Grecia con la famiglia.
E’ scoppiato un caso – “pretestuoso” secondo lo stesso Gaffuri – che però alla fine Formigoni ha preferito non commentare.
Il governatore, al termine di un dibattito di sei ore, ha voluto invece dire la sua, punto per punto, sulle critiche mossegli dalle opposizioni.
Un elogio del “modello lombardo” iniziato esprimendo la convinzione che “sarebbe un grave danno per la Regione e i suoi cittadini portarla a una crisi di governo destinata a durare mesi”.
E continuato respingendo l’accusa di immobilismo di fronte alle difficoltà economiche e concluso respingendo il “fango mediatico” di cui Formigoni si sente vittima.
Sul piano politico, il presidente della Lombardia ritiene la mozione di sfiducia come ”’l’illusione di dare una spallata definitiva” al centrodestra dopo la caduta del governo Berlusconi.
Sul piano delle inchieste giudiziarie accostate alla gestione dei rapporti fra Regione e sistema sanitario, ha quasi urlato al microfono: se fosse stato usato “un euro di denaro pubblico, dopo un anno di indagini la magistratura avrebbe almeno mandato un avviso di garanzia”.
Considerazioni che, dopo il voto, fanno dire a Formigoni di essere “in sintonia con l’opinione pubblica lombarda” e che sono condivise in toto dal Pdl e appunto anche dalla Lega, il cui capogruppo Stefano Galli ha detto di non essere “interessato alle vacanze di Formigoni, ma a quello che fa come presidente della Regione”, Regione che “resta baluardo più importante della coalizione” nata dal defunto patto Bossi-Berlusconi.
Di rimando il governatore ha assicurato di voler andare avanti fino al 2015 e oltre, con l’impegno a stare a fianco dei Comuni “per il superamento del patto di stabilità “.
Consumato l’atto formale, è comunque probabile che il duello sul futuro della giunta regionale (“Formigoni è inadatto a governare”, ha ribadito l’idv Stefano Zamponi) non terminerà .
Lo ha fatto capire Maurizio Martina, segretario lombardo del Pd, per il quale “Lega e Pdl si inorgogliscono per una vittoria di Pirro basata unicamente sugli scontati rapporti di forza: è stupefacente la rimozione dei problemi dell’amministrazione regionale da parte degli esponenti della maggioranza. Formigoni e i suoi hanno deciso di tirare a campare”.
(da “La Repubblica”)
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