Gennaio 4th, 2013 Riccardo Fucile
INCASSATI 4.520 EURO, MA PER LA SCUOLA DI MUSICA DI MIRANDOLA SONO RIMASTE LE BRICIOLE
639,74 euro. È questo ciò che rimane dei 3.800 euro versati in beneficenza da chi, il
20 giugno scorso, ha partecipato al concerto “Musicisti per l’Emilia”, in scena al Teatro Regio di Parma.
Questa la cifra che è stata effettivamente devoluta alla Fondazione Scuola di Musica “Carlo e Guglielmo Andreoli”, situata in una Mirandola devastata dal terremoto, per finanziare le borse di studio dei giovani allievi.
“Una somma di denaro misera” commenta il consigliere comunale Roberto Ghiretti, di Parma Unita, il primo a chiedere spiegazioni al sindaco Federico Pizzarotti che a giugno, con l’allora sovrintendente Mauro Meli, presentò l’evento in conferenza stampa.
“I soldi raccolti dal concerto ammontano, in tutto, a 4.520 euro, perchè ai 3.800 provenienti dalla vendita dei biglietti si sommano i 720 euro donati da Giancarlo Liuzzi, il direttore della comunicazione del teatro, che ha rinunciato al suo compenso per la serata. Com’è possibile, quindi, che non sia rimasto altro da donare, se non 600 euro?”.
I conti, però, non sono difficili da fare, e consuntivo alla mano, è proprio Ghiretti a elencare dove siano finiti i soldi donati dai cittadini di Parma.
“Quando a ottobre, quindi 4 mesi dopo il concerto, la Fondazione Andreoli scrisse una lettera per chiedere l’esito dell’evento e se, come promesso, potesse ricevere in beneficenza i fondi raccolti per integrare le borse di studio dedicate agli allievi residenti nelle zone colpite dal terremoto, il Teatro, un mese dopo tra l’altro, rispose indicando in 639,74 euro la cifra destinata in beneficenza. Questo poichè dal ricavato erano stati tolti i costi ‘vivi’ sostenuti dal Regio”. Tra i quali, ad esempio, 1.200 euro per i vigili del fuoco, 112 euro per il macchinista, 95 euro per l’elettricista, 442 euro in materiali per la stampa, 50 euro per la pubblicità su internet, 102 euro per l’addetto alla biglietteria, 535 euro per pagare le maschere e, ovviamente, 378 euro per la Siae. Per un totale di 3.880 euro.
“Questa non è beneficenza ma carità pelosa — critica Ghiretti — se Liuzzi non avesse rinunciato al suo compenso, il totale dei costi avrebbe superato i ricavi. Quindi qualcuno ci avrebbe dovuto pure mettere 80 euro! Comprendiamo che le casse del Teatro Regio siano vuote ma, allora, non ci si presta a sostenere un evento benefico mettendosi in bella mostra e poi tenendosi quasi tutto l’incasso (e lasciando inoltre trascorrere sei mesi prima di versare le briciole) con la scusa delle spese vive, quando, solo per dirne una, sono venuti a Parma orchestrali da tutta Italia senza alcun rimborso”.
Anche perchè sulla locandina, pubblicata online sul sito internet del teatro, si leggeva che “l’intero incasso” sarebbe stato devoluto alla Fondazione.
Non si parlava, quindi, di beneficenza ‘al netto’ delle spese, nè tanto meno di un’attesa lunga mesi per devolvere la somma.
Giunta effettivamente con diverse settimane di ritardo rispetto all’ultima data utile per finanziare le borse di studio degli allievi terremotati.
Il versamento, infatti, è datato 4 dicembre 2012, peccato che il termine per l’assegnazione dei sussidi scadesse il 22 ottobre, un mese e 14 giorni prima della donazione.
“E’ una vergogna”, “l’evento ai terremotati non ha portato nulla, ma la pubblicità mediatica è servita ai politici, anche perchè l’evento ha avuto rilevanza televisiva” “chiediamo un chiarimento” sono le prime critiche che la rete ha mosso all’amministrazione comunale, “è un concerto benefico senza beneficienza”.
“Noi ringraziamo comunque chi ci ha aiutato” commenta invece Mirco Besutti, direttore della Fondazione Andreoli, che nel merito della questione preferisce non entrare. Tanti italiani, privatamente, non hanno dimenticato la scuola di musica e complessivamente, ben 111 allievi riceveranno un sussidio per il 2013.
“Aspettiamo una spiegazione dal sindaco” incalza invece Ghiretti “quasi verrebbe da sperare in una bufala, uno scherzo. Ma dati alla mano, è difficile sbagliarsi”.
Annalisa Dall’Oca
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 4th, 2013 Riccardo Fucile
NOVITA’ PER GLI INVALIDI TOTALI CONIUGATI: DAL 2013 SE LA SOMMA DEI REDDITI DEI CONIUGI SUPERA I 16.127 EURO, SI PERDE IL DIRITTO ALLA PENSIONE… FINORA IL LIMITE ERA INDIVIDUALE
Il 2013 si apre all’insegna della novità per gli invalidi civili al 100% titolari di una pensione di invalidità .
Se infatti fino a ieri il limite di reddito considerato utile al conseguimento della pensione era individuale, da oggi viene considerato anche quello del coniuge.
Per il conseguimento della pensione di invalidità dunque sarà necessario che la coppia non superi il limite dei 16.127, 30 euro lordi l’anno.
La novità riguarda solo gli invalidi al 100 per con coniuge.
Per gli invalidi parziali, i non vendenti e i sordi il limite di reddito resta personale. Immutata anche la situazione per l’erogazione di indennità di accompagnamento e di comunicazione continua: nessun limite reddituale è considerato.
A dirlo è la Direzione Centrale delle Prestazioni dell’Inps che, con la Circolare n. 149 del 28 dicembre 2012, fissa per il 2013 gli importi per le provvidenze (pensioni, assegni, indennità ) e i limiti reddituali.
Ogni anno vengono infatti ridefiniti dall’Inps a seconda dell’inflazione e del costo della vita non solo gli importi delle pensioni, degli assegni e delle indennità che vengono erogati a invalidi civili, sordi e non vendenti, ma anche i limiti reddituali per accedere ad alcune provvidenze economiche.
Per il 2013 appunto, l’Inps ha deciso di introdurre una grande novità , ovvero procedere con il cumulo dei reddito nei casi in cui la persona con disabilità totale goda della compagnia di un coniuge.
Il cumulo così previsto non deve superare il limite dei 16.127, 30 euro lordi l’anno, pena la perdita del diritto alla pensione di invalidità (275, 87 euro al mese).
La decisione dell’Inps, su cui tante associazioni a difesa dei diritti delle persone con disabilità stanno già promettendo battaglia, non si basa su un dettato normativo, ma su una Sentenza della Corte di Cassazione del 2011 (n. 4677).
In data 25 febbraio 2011, infatti, la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha respinto l’impugnazione di una cittadina contro Inps e ministero delle Finanze che in precedenza le avevano respinto la domanda di inabilità civile.
A sostegno della decisione presa, la Corte rilevava infatti che, cumulando i redditi del coniuge, la signora superava i limiti di redditi previsti per il requisito economico.
(da “Redattore Sociale“)
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Gennaio 4th, 2013 Riccardo Fucile
RECORD DELLE IMPOSTE: AUMENTANO RIFIUTI, IRPEF REGIONALE, INPS, MA IL GROSSO SARà€ SULLA CASA
Mario Monti, intervenendo alla trasmissione Radio Anch’io sottolinea la necessità di
ridurre di almeno un punto la pressione fiscale in Italia.
Ma è stato il suo governo a portarla ai massimi livelli, il 45,3 per cento rispetto al 44,7 dell’anno precedente.
Il 2013 potrebbe andare ancora peggio per effetto delle disposizioni che rinviano all’anno appena cominciato gran parte degli aumenti e generando così un anno di tasse davvero da incubo.
Tasse che, tra l’altro, scaricano i loro effetti su coloro che già pagano il dovuto sottoponendosi ai vari sacrifici richiesti.
Soprattutto per questi potrebbe quindi avverarsi l’annuncio fatto il 31 dicembre da Angela Merkel secondo cui “il 2013 sarà un anno peggiore di quello che l’ha preceduto”.
Vediamo alcune delle principali nuove tasse o aumenti di tasse previsti.
LA TARES.
Una tassa nuova di zecca è la Tares, tassa sui rifiuti e servizi urbani, che scatta dal 1 gennaio e assorbe la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e la Tia (tariffa di igiene ambientale).
Si configura come un’ennesima tassa sugli immobili parametrata alle loro dimensioni anche se a pagarla non sarà il proprietario ma il residente (ma per l’80% delle case italiane si tratta della stessa persona).
Riguarderà tutti coloro che “posseggono, occupano o detengano locali atti a produrre rifiuti”.
Ma servirà anche per la manutenzione delle strade e la loro illuminazione.
Secondo la Uil la tassa aggiungerà un aumento di 80 euro l’anno ai 225 euro medi già pagati quest’anno. Si arriverà quindi a una media di 305 euro.
AUTOSTRADE.
Gli incrementi medi nazionali per la rete autostradale saranno di circa il 3%.
Se in alcune tratte gli aumenti sono congelati (Milano- Torino, Brescia-Padova e la Tirrenica) in altre i rincari sono pesanti.
Sale del 14,4% il Raccordo autostradale della Valle d’Aosta, del 13,55% il Passante di Mestre, del 12,63 le Autovie Venete, del 7,39% l’Autostrada della Cisa e del 7,56 la Strada dei Parchi. Più contenuti gli aumenti sull’autostrada dei Fiori (+3,7%) , sulla Torino- Savona (+2,24%), sull’autostrada ligure-toscana (3,93%) e su quella del Brennero (1,21%).
Autostrade per l’Italia avrà un aumento medio dei pedaggi pari al 3,47%.
Beffa ulteriore per chi ha il Telepass nella regione Campania dove pagherà dieci centesimi in più su tutte le tratte, anche per chi percorre pochi chilometri. L’aumento colpirà soprattutto i pendolari.
BANCA, POSTA, TOBIN TAX.
L’imposta di bollo sui conti deposito, i buoni postali cartacei e quelli dematerializzati aumenta dallo 0,10 allo 0,15% l’anno.
Viene inoltre abolito il tetto di 1200 euro che fino all’anno scorso poneva un limite all’aumento.
Resta invece fisso il valore minimo da pagare, 34,20 euro. Esenti i titoli di risparmio più ‘popolari’ come i Buoni postali fruttiferi con rimborso inferiore a 5 mila euro, i fondi pensione e quelli sanitari.
Da segnalare anche il rincaro delle lettere (0,7 euro) e delle raccomandate 3,60 euro) Dal 1 marzo, invece, si pagherà la Tobin tax, imposta sul trasferimento di azioni e altri prodotti finanziari. L’importo dovuto sarà dello 0,12% fino alla fine dell’anno per poi ridursi allo 0,1% nel 2014. Sui mercato non regolamentati l’imposta sale allo 0,22% nel 2013 e allo 0,2 nel 2014.
SALE L’IVA.
Dal 1 luglio è previsto l’aumento dell’Iva ordinaria dal 21 al 22%.
La misura, già definita dal governo Berlusconi nell’ultima finanziaria messa a punto dal ministro Tremonti, è stata ribadita dal governo Monti.
Tra le voci che saranno coinvolte dagli aumenti, i beni di elettronica e i capi di abbigliamento.
ARRIVA L’IVIE.
Scatta l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero
L’imposta si determina applicando un’aliquota dello 0,76% alla base imponibile, rappresentata dal valore dell’immobile, da desumere dall’atto d’acquisto o dai contratti.
È prevista un’aliquota ridotta dello 0,4%, analogamente a quanto accade per l’Imu, per gli immobili adibiti ad abitazione principale, da parte di coloro che lavorano all’estero per lo Stato italiano o per un suo ente, e solo limitatamente al periodo in cui questa prestazione lavorativa viene svolta. Inoltre anche a questo caso si applicano le analoghe detrazioni di 200 euro e di 50 euro per ogni figlio minore di 26 anni che vive abitualmente nell’abitazione.
IRPEF REGIONALE PIÙ CARA.
Sale l’addizionale Irpef regionale per le Regioni impegnate nei piani di rientro dal deficit sanitario e che possono portare l’aliquota fino al 2,33% (che sale al 2,63 per Campania, Calabria e Molise).
Sono esclusi dagli aumenti coloro che hanno redditi fino a 15mila euro ma l’esclusione scatta solo dal 2014.
Per quanto riguarda i Comuni, invece, anche quelli tra i mille e i cinquemila abitanti saranno compresi nel Patto di stabilità che vincola spese e blocca le assunzioni.
LUCE E GAS.
Da aprile 2013 viene riformato il metodo di aggiornamento della componente ‘materia prima’ del gas per le famiglie e le piccole e medie imprese nel regime di maggior tutela.
Secondo le stime la riduzione delle tariffe potrebbe essere del 6-7% per un cliente medio. Il saldo però rischia di essere pari a zero (se non negativo) visto che nel primo trimestre le tariffe del gas aumenteranno dell’1,7%.
Dovrebbero scendere, dell’ 1,4% quelle della luce.
MULTE E RC AUTO.
Con il nuovo anno scatta l’adeguamento biennale delle multe stradali all’inflazione. L’aumento stimato è del 5,7%.
L’aumento medio sulle polizze sarà del 5%, circa 61 euro in più per automobilista. Aumenta il divieto di sosta (da 39 a 41 euro) l’eccesso di velocità (da 159 a 168 euro) il telefonino alla guida per cui si dovrà pagare 161 euro invece di 152.
CANONE RAI.
Sarà di 113,50 euro ”importo per il 2013, con un aumento di 1,50 euro rispetto al 2012.
ALIQUOTE INPS.
Le aliquote contributive per artigiani e commercianti aumentano dalle attuali 21,75 e 21,84%, dello 0,45 per ogni anno fino a raggiungere il 24%. Anche le aliquote del settore agricoltura saranno rideterminate per raggiungere la medesima cifra nel 2018.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 4th, 2013 Riccardo Fucile
MA PER FAMIGLIE E IMPRESE I TASSI D’INTERESSE SONO CRESCIUTI
Il prezzo è stato altissimo: tre manovre per 82 miliardi in un anno e una pressione fiscale cresciuta dal 42,5 al 44,7% in dodici mesi.
La missione però – almeno per ora – è compiuta: lo spettro del caro spread è stato esorcizzato.
E il crollo del differenziale tra Btp e Bund («un imbroglio» per Berlusconi) dai 575 punti dell’era del Cavaliere ai 283 di chiusura ieri regala all’Italia risparmi potenziali di 50 miliardi in tre anni e una bella boccata d’ossigeno alla vigilia delle elezioni. In attesa messianica che i benefici del calo dei tassi, già evidenti nei conti del Tesoro, si facciano sentire nelle tasche di famiglie e imprese.
I RISPARMI DELLO STATO
Quanto vale lo spread per le casse dello Stato è evidente nei numeri.
A fine 2011, con l’Italia nella bufera e la forbice tra i decennali tricolori e quelli tedeschi a quota 501, via XX settembre era stata costretta a pagare interessi del 3,25% per riuscire a collocare sul mercato i Bot semestrali.
Oggi l’aria è cambiata, “l’imbroglio” viaggia 200 punti più in basso.
E una settimana fa 8,5 miliardi degli stessi titoli sono stati venduti senza difficoltà con un tasso crollato allo 0,94%.
Solo su quest’operazione, facendo i conti della serva, il Tesoro ha risparmiato 200 milioni.
E visto che la voce degli interessi sul debito è una delle principale uscite del-l’Italia Spa (nel 2012 sono stati pari a 86 miliardi, il 5,5% del Pil, otto in più dell’anno prima) ogni centesimo di calo dello spread si traduce istantaneamente in un ritorno netto per i conti tricolori: 100 basis point di differenziale in meno tra Bund e Btp – calcola Banca d’Italia – regalano all’Italia 3,1 miliardi di risparmi sul servizio del debito il primo anno, 6,2 il secondo e 8 il terzo.
Come dire che il dimezzamento dello spread ci ha evitato un salasso di una cinquantina di miliardi in più in tre anni.
L’emergenza, naturalmente, non è alle spalle.
A far calare la febbre dei Btp, oltre al lavoro del governo Monti, è stato il bazooka di Mario Draghi: l’iniezione di mille miliardi di liquidità nel sistema e il varo dello scudo salva spread che hanno fatto respirare tutti i titoli dei Paesi in difficoltà .
La crisi dei debiti sovrani però non è risolta e non a caso il Tesoro ha deciso di approfittare di questa tregua e del ritorno degli investitori stranieri (nelle ultime aste avrebbero acquistato circa il 40% di Bot e Btp) per riorganizzare il nostro debito pubblico.
Obiettivo: riallungarne la “vita”.
A fine 2011 la scadenza media della nostra esposizione era di 7,2 anni.
Adesso, complice l’emissione di molti titoli a breve per non pagare interessi stellari, è scesa a 6,5.
Approfittando di un 2013 di aste “leggere” – quest’anno sono previsti 400 miliardi di emissioni contro i 440 dello scorso anno – si proverà a rialzare l’asticella verso i sette anni.
IL REBUS DI FAMIGLIE E IMPRESE
L’Italia, insomma, festeggia il mini-spread.
Gli italiani, per ora, un po’ meno.
L’onda lunga dei cali dei tassi non è arrivata ancora a lambire le tasche di famiglie e imprese.
I rendimenti dei nostri titoli di Stato sono crollati, quelli dei mutui no. Il costo medio di un prestito per comprare casa, certifica Banca d’Italia, è salito dal 3,4% del 2010 al 4,2% di oggi.
Perchè? Perchè le banche – malgrado l’aiutino di Draghi – faticano a finanziarsi a prezzi accettabili e hanno aumentato dall’1,5% di tre anni fa al 4,1% lo spread che applicano all’Euribor a tre mesi, il parametro su cui si calcolano gli interessi dei prestiti per la casa.
Risultato: l’Euribor è crollato, ma i consumatori pagano oggi tassi superiori di 80 centesimi rispetto a quelli di fine 2010, quando lo spread viaggiava ai livelli attuali. Stesso discorso per le imprese che, causa caro- tassi, nel 2012 hanno pagato un pedaggio di 15 miliardi di interessi in più al rialzo dei tassi.
Cento punti di spread in meno, dice via Nazionale, dovrebbero tradursi in tre mesi in una riduzione di 70 centesimi del costo del loro debito.
E invece “nisba”: a novembre 2011 – quando lo spread era a quota 575 – gli imprenditori tricolori pagavano interessi medi (dati Bce) del 5,85%.
Oggi, con il differenziale a 283, siamo poco sotto a questo livello da incubo
Ettore Livini
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 4th, 2013 Riccardo Fucile
NEL 2012 SI FERMA A QUOTA 48,5 MILIARDI
Conti pubblici in miglioramento. 
Il fabbisogno del 2012, secondo i dati provvisori diffusi ieri dal ministero dell’Economia, ammonta a circa 48,5 miliardi, 15,2 miliardi in meno rispetto all’anno precedente che aveva chiuso con un fabbisogno annuo di circa 63,8 miliardi.
È un risultato significativo, oltre mezzo punto di Pil che pone le condizioni per il raggiungimento del pareggio di bilancio.
Tuttavia, come precisato nel comunicato del Mef, è stato ottenuto soprattutto per l’andamento più favorevole degli incassi fiscali.
Al netto del versamento al capitale Esm (European Stability Mechanism), rileva il Tesoro, il fabbisogno dell’anno si sarebbe attestato a circa 42,8 miliardi.
Inoltre, rispetto al valore riportato nella nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Def), pari a 45,4 miliardi, il fabbisogno del 2012 risulta superiore di circa 3 miliardi per effetto dell’anticipazione, al mese di dicembre, del pagamento delle quote dei mutui da parte delle amministrazioni centrali e degli Enti territoriali alla Cassa depositi e prestiti.
Per quanto riguarda il dato mensile, relativo a dicembre 2012, si segnala un avanzo del settore statale provvisoriamente determinato in circa 14,1 miliardi, maggiore di circa 8,4 miliardi rispetto a quello realizzato nel dicembre 2011 che fu di circa 5,6 miliardi.
In particolare, si legge nella nota del ministero dell’Economia, dal lato degli incassi nel mese di dicembre è da segnalare il buon andamento delle entrate fiscali, il versamento per circa 400 milioni di tributi, contributi previdenziali e assistenziali e premi per l’assicurazione obbligatoria, sospesi per favorire il superamento delle conseguenze del sisma del maggio 2012 e l’incasso di 13,5 miliardi di imposta municipale unica.
Si è realizzato, inoltre, l’introito di circa 1,7 miliardi di euro per la vendita di quote Sace e Simest alla Cassa depositi e prestiti.
Dal lato dei pagamenti, rispetto all’analogo mese di dicembre 2011, si segnalano l’aumento della spesa per interessi e il pagamento delle quote dei mutui da parte delle amministrazioni centrali e degli Enti territoriali alla Cassa depositi e prestiti che nell’anno 2011 slittarono al mese di gennaio 2012 per una diversa calendarizzazione. Se il ministero avesse rispettato quelle scadenze, il fabbisogno del 2012 sarebbe stato ancora migliore.
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 4th, 2013 Riccardo Fucile
UN DOCUMENTO DELLA CONFERENZA STATO-REGIONI PREVEDE L’ISCRIZIONE AL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PER I FIGLI DEGLI IMMIGRATI SENZA PERMESSO DI SOGGIORNO
D’ora in poi non sarà più una concessione, ma un diritto sancito per legge.
Per i minori stranieri figli di immigrati privi di permesso di soggiorno, l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale diventa obbligatoria.
Assistenza e cure che si estendono anche alle donne straniere in stato di gravidanza, per le quali viene è previsto un permesso di soggiorno fino a quando il bambino non avrà compiuto un anno. E’ quanto prevede un documento approvato alla Conferenza Stato-Regioni, e al quale si aggiunge lo stanziamento da parte del ministero della Salute di un fondo di 30 milioni di euro da destinare alla salute degli immigrati irregolari.
«In questo modo – ha spiegato il ministro per la salute Renato Balduzzi – si concretizza l’articolo 32 della Costituzione, perchè nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali in un’ottica di equità e di giustizia».
Se si pensa ai tempi in cui la Lega tentò di vietare anche l’assistenza del pronto soccorso agli immigrati irregolari, il passo in avanti non è da poco.
Fino a oggi, infatti, era previsto che il figlio di un immigrato irregolare potesse essere curato ma senza un riconoscimento ufficiale all’interno del Sistema nazionale sanitario.
Il che, ad esempio, implicava l’impossibilità per il piccolo di essere seguito con continuità da parte di un pediatra.
Una realtà mandata adesso in soffitta dall’accordo della Conferenza Stato-Regioni, che prevede massima assistenza ai bambini e un permesso di soggiorno fino a un anno di età del bambino per la donna immigrata incinta (adesso una volta che il piccolo è arrivato a se mesi viene espulso insieme alla madre).
«Si è dovuto raccogliere in un unico strumento operativo le disposizioni nazionali e regionali relative all’assistenza sanitaria agli immigrati – ha spiegato Balduzzi – anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari, poichè sul territorio è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata, che può essere in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione»
In base a quanto previsto dalla legge Turco-Napolitano sull’immigrazione, hanno infatti diritto a iscriversi al Servizio sanitario nazionale solo gli immigrati regolari. Per tutti gli altri è previsto solo l’accesso alle «cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti ed essenziali per malattia o infortunio». Questo pur garantendo la tutela della gravidanza e della maternità .
Secondo l’Istat i minori stranieri residenti in Italia sono 932.675, dei quali 573 mila sono nati nel nostro paese.
Nessuna cifra, invece, per quanto riguarda gli irregolari. «E’ molto difficile, se non impossibile, stimare il numero dei minori stranieri irregolari presenti in Italia», spiega l’associazione Save the children.
«Queste cifre non esistono perchè si tratta di bambini e ragazzi ‘invisibili’, che ufficialmente non risultano. Ma l’accordo che estende l’iscrizione obbligatoria al Servizio sanitario nazionale a tutti i minori stranieri, anche quelli senza permesso di soggiorno, è molto importante».
Leo Lancari
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