Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
UNA FOTO SCATTATA DA UNO SPETTATORE PRESENTE A “SERVIZIO PUBBLICO” SVELA IL MOMENTO IN CUI IL CAVALIERE E IL GIORNALISTA SI STRINGONO LA MANO SORRIDENDO
La foto della discordia è quella in cui Travaglio e Berlusconi si sorridono compiaciuti mentre si stringono la mano.
L’immagine è stata postata sulla pagina Facebook della trasmissione di Michele Santoro, intorno alle 21 di ieri sera, e ha 1200 commenti e 1843 condivisioni ad ora.
Anche Massimo Melica, autore del blog Sotto un cielo di bit, ha pubblicato l’immagine sul suo profilo Facebook scrivendo: «Un lettore di Sotto un Cielo di Bit mi ha inviato una foto, probabilmente era presente ieri sera in trasmissione in cui si vede il sorridente saluto tra il dott. Travaglio e l’onle Berlusconi».
Ed è su questo scatto che il Web si è concentrato particolarmente nel “day after” dell’incontro televisivo tra il Cavaliere e i giornalisti di Michele Santoro.
La maggior parte degli utenti ha un’opinione particolarmente severa nei confronti dell’immagine che è stata immortalata.
Si va da «Sono fatti allo stesso modo» a «Vergogna!», passando a commenti più caustici come «Sono semplicemente complementari».
C’è anche chi chiede: «Ma che strana? Strano è che gli italiani non abbiano ancora capito come funziona il teatrino del tira a campà …… (possibilmente sulle spalle del prossimo!)» o un altro utente Facebook che reagisce allo sdegno degli altri scrivendo: «scusate, dovevano sputarsi? io a volte non le capisco certe cose».
(da “il Secolo XIX“)
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
CHI VA CON SILVIO, CHI, COME QUALCHE EX GRANDE SUD, CERCA BERSANI: MA I GRANDI STRATEGHI DI FLI NON AVEVANO DETTO CHE CON MPA E MICCICHE’ ERA STATA PROGRAMMATA UN’INTESA ELETTORALE ANCHE PER LE POLITICHE?
L’accordo è quasi chiuso: dopo Gianfranco Miccichè, anche Raffaele Lombardo sta per tornare al fianco di Berlusconi.
I due leader siciliani daranno vita – assieme a governatori ed ex ministri del Sud – alla lista meridionalista che sarà alleata del Pdl.
Una trattativa che ha avuto un’accelerazione nelle ultime ore, dopo il no di Massimo Donadi, cofondatore con Bruno Tabacci del Centro democratico, a un’alleanza con l’ex Mpa.
A quel punto Lombardo e i suoi scudieri – Loiero e Piscitello – hanno ripreso a dialogare con Grande Sud, riportando anche peso specifico a un’operazione – l’aggregazione meridionalista – che stava entrando in crisi per la frattura fra Miccichè e alcuni suoi colleghi siciliani come Cimino e Bufardeci e per le perplessità del presidente della Campania, Stefano Caldoro.
La prudenza è ancora molta negli ambienti lombardiani: ufficialmente si rimanda, per la decisione finale, a un incontro di stamattina fra i coordinatori regionali dell’Mpa. Ma Piscitello lascia intendere che la direzione è segnata: “Non c’è ancora un’intesa con Grande Sud – dice – anche se non si può negare che siamo a uno stadio avanzato. Tabacci? Eravamo a buon punto, ma Donadi ci ha chiesto di rinnegare il nostro Dna. In ogni caso è bene ribadire per l’ennesima volta che Lombardo non sarà candidato”.
Più deciso Miccichè: “Sì, insomma, abbiamo chiuso. Mancano solo i dettagli. Credo che questa sia stata da sempre la soluzione preferita da Raffaele Lombardo, che al Pd non ha mai perdonato la mozione di sfiducia presentata nel giugno scorso. Con noi – dice l’ex ministro – ci sono Caldoro, Fitto, Scopelliti e Iorio. Dell’Utri e Cosentino? Non ce la faccio più a ripeterlo: sono ipotesi che non esistono. Nessuno mi ha chiesto di candidarli – conclude Miccichè – e nessuno lo farà sapendo che mi metterebbe in difficoltà “.
Il movimento meridionalista sarà presente alla Camera e al Senato.
Ma, dopo le resistenze di questi giorni da parte dei governatori, è probabile che non prenderà il nome di Grande Sud, la creatura di Miccichè.
La scelta di Lombardo viene criticata dal suo successore, Rosario Crocetta: “Non credo che sia carino, per uno che ha avuto uno scontro di certe proporzioni con la destra, andare nuovamente con la destra. Ormai sarebbe l’ora che non si parlasse più di Lombardo: o è sparito o non è sparito… “.
I leader dei principali schieramenti chiudono in queste ore il quadro delle alleanze: da oggi a domenica il deposito dei simboli e gli apparentamenti.
Il Pdl dovrebbe schierare Alfano capolista alla Camera e Schifani al Senato.
A Occidente è favorito come numero due Saverio Romano, leader di Cantiere popolare.
Fratelli d’Italia e la Destra dovrebbero correre insieme per Palazzo Madama.
Nel Mir di Samorì, oltre all’ex Mpa Paolo Ruggirello, sarà in lizza Marianna Caronia, esponente di Cantiere popolare ed ex candidata a sindaco di Palermo.
I sondaggi parlano di una sfida all’ultimo voto al Senato.
E anche nel centrosinistra è caccia ai moderati.
È Tabacci a fare da Caronte. Nella sua lista, Centro democratico, sono approdati gli ex miccicheiani capeggiati da Cimino, Savona e Bufardeci.
I tre, dopo aver incontrato lo stesso Tabacci, hanno visto al Nazereno Bersani, il capo della coalizione.
Si va verso un’intesa sui temi del rilancio del Mezzogiorno che porterà , tra l’altro, alla candidatura di Cristina Bertazzo (moglie di Riccardo Savona) alla Camera e di Titti Bufardeci al Senato.
Anche Massimo Russo dovrebbe essere candidato nella lista di Tabacci.
Ma l’elenco di chi tratta con Centro democratico è lungo: e comprende anche il deputato ex Mpa Carmelo Lo Monte e il parlamentare di Cantiere popolare Pippo Gianni.
Ore convulse per la definizione delle candidature anche nella coalizione montiana. Nell’Udc il coordinatore regionale Gianpiero D’Alia passa dal Senato alla Camera (sarà capolista della Sicilia orientale davanti al rettore di Catania Antonio Recca). Nella lista occidentale capolista Cesa.
Eccesso di candidati rispetto agli eleggibili anche in Fli: Fini capolista, Fabio Granata numero due a Occidente e Carmelo Briguglio a Oriente.
Malumori fra i tre ex deputati regionali Aricò, Marrocco e Gentile che rischiano l’esclusione dalle posizioni utili.
Oggi un incontro a Palermo.
Si sta studiando una soluzione che, tramite la candidatura di Granata e Briguglio anche in altre circoscrizioni, possa consentire l’elezione di almeno due dei tre ex inquilini dell’Ars.
Cominciano a delinearsi anche le candidature della lista unica di Monti al Senato: numero uno Casini, poi Rosario Sidoti.
Quest’ultimo è un consigliere provinciale messinese dell’Udc, vicino al deputato uscente Giuseppe Naro, ex tesoriere del partito che non si ricandida anche perchè imputato nel processo sugli appalti Enav.
Al terzo posto l’ex pd Benedetto Adragna.
Quarto l’economista Mario Baldassarri, deputato uscente di Futuro e libertà .
Ancora in dubbio la presenza del rettore di Palermo Roberto Lagalla: fuori dal Senato, potrebbe correre alla Camera per l’Udc.
Emanuele Lauria
(da “la Repubblica“)
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
VITTIMA ANCHE LA LISTA DI INGROIA, OMONOMIA PER QUELLA DEL PROFESSORE… ITALIA RIDOTTA A UNA REPUBBLICA DELLE BANALE, IN NESSUN PAESE EUROPEO SI SOGNEREBBERO DI TAROCCARE I SIMBOLI
Alle 8 in punto più di un centinaio di persone erano disposte in fila davanti al palazzo del Viminale, dietro le transenne.
Con il proprio numero in mano per seguire un ordine di entrata negli uffici, erano in attesa da giorni per depositare i simboli delle liste elettorali in vista del voto del 24 e 25 febbraio.
Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle, è arrivato al ministero dell’interno in anticipo rispetto al programma, intorno alle 8,30.
“Sono due mesi che sto in silenzio. Ce n’è per tutti – ha detto – a casa non mi sopportano più”.
Il Movimento associativo italiano all’estero (Maie) è arrivato ai cancelli lunedì scorso alle 8,30, i sostenitori si sono alternati giorno e notte per mantenere la posizione.
Sono stati i più veloci ed è loro il primo dei sette simboli esposti in bacheca al Viminale.
Al secondo posto risulta un Movimento 5 stelle ma non è quello fondato e guidato da Beppe Grillo, anche se ne riprende quasi esattamente la scritta con la V in rosso e le 5 stelle di un giallo leggermente più scuro.
L’autentico simbolo del Movimento 5 stelle con la scritta Beppe Grillo.it risulta al sesto posto. “Il primo in alto a sinistra è il simbolo farlocco del m5s che qualcuno ha presentato prima di noi. Come è possibile? chi c’è dietro?”, si chiede sul suo blog Grillo postando un’immagine dei simboli presentati al viminale, in cui si vede chiaramente un simbolo identico a quello del m5s.
“Qualcuno ha fatto il furbo, ma non sappiamo chi siano”, ha detto un esponente del Movimento di Grillo.
“Non sappiamo cosa sia successo – ha concluso – ma si tratta di una vera truffa che vuole danneggiare il nostro partito”.
“La tenevano nascosta, non ne sapevamo nulla ma ce lo aspettavamo”, ha aggiunto il candidato al Senato in Lombardia del Movimento, Vito Crimi, annunciando un ricorso.
Analoga questione di ‘copyright’ si ripropone con il simbolo al terzo posto che riporta la scritta Rivoluzione civile e riproduce stilizzato il quadro del Quarto Stato, simile in tutto al Movimento arancione guidato dall’ex pm di Palermo Antonio Ingroia, salvo per il fatto che il nome del magistrato non compare nel simbolo, mentre è presente in quello ‘autentico’, al ventiduesimo posto nella bacheca affissa al Viminale.
Al quarto posto figura il Partito pirata con il classico teschio e due spade incrociate e al quinto la fiamma verde, bianca e rossa del Msi, Movimento sociale italiano destra nazionale.
I Pirati hanno assaltato il Viminale. Sono ben tre, infatti, i simboli presentati con questa dicitura e affissi nella bacheca.
Il Movimento Pirata ha come simbolo una vela nera, lo stesso che compare nel simbolo del Partito Pirata però in piccolo su fondo arancione e sormontato da un teschio con due spade incrociate.
C’è poi un Partito Pirata con la vela del simbolo su fondo arancio.
Molto meno aggressivo, poi, il simbolo scelto dalla lista PPL ovvero Pane Pace Lavoro: una zattera con cinque tronchi verdi e una vela rossa.
Occupa il settimo posto e si chiama Per l’Europa Monti presidente, ma il presidente in questione si chiama Samuele Monti e vive a Venaria, è consigliere comunale di una lista civica a Frabosa Soprana, in provincia di Cuneo.
E’ la lista non originale che candida un Monti presidente.
Al nono posto, invece, figura quella del premier Mario Monti alla Camera, Scelta civica con Monti per l’Italia.
Il simbolo del partito di La Russa, Meloni e Crosetto, Fratelli d’Italia centrodestra nazionale, si è aggiudicato il decimo posto in bacheca tra i contrassegni che per tre giorni saranno esposti al Viminale.
Gli altri simboli depositati finora sono: all’11esimo posto Liberal democratico, al 12esimo Fermiamo le banche e le tasse, al 13esimo il Movimento europeu rinascida sarda, al 14esimo il simbolo del partito di Mirella Cece, il Sacro Romano Impero, che si presenta dal ’92 per una monarchia costituzionale, al 15esimo Movimento pirata, e infine al 16esimo Liga Veneta Repubblica.
Maroni presidente occupa il posto 40. A depositarlo è venuto Calderoli in persona sostenendo che Maroni “è contento”.
Questo simbolo riguarda solo alcune Regioni.
Un altro – ha annunciato lo stesso Calderoli – sarà depositato domenica.
Il Pd, Democratici di sinistra – Partito del socialismo europeo, con tanto di Quercia e Rosa il 43esimo
Fra i contrassegni depositati questa mattina ce n’è anche uno che si chiama Io non voto, piazzatosi al 26esimo posto e guidato dal palermitano Carlo Gustavo Giugliana. La sua lista è preceduta, al 25esimo posto, da quella di Francesco Rutelli, API Alleanza per l’Italia.
In fila questa mattina c’erano anche i rappresentanti del Movimento poeti d’azione, che vorrebbero la fantasia al potere, il Movimento italiano per i disabili e i meno abbienti. Tra le coalizioni maggiori finora ha presentato le proprie carte solo quella di Mario Monti.
La lista ‘Fratelli d’Italia’ ha presentato il proprio simbolo ma non c’è per ora la dichiarazione di coalizione.
Nessuna coalizione anche per Api, Pli, Liga Veneta, Msi, Liberal Democratici e Pensionati.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
IN PUGLIA CAPOLISTI DEL PARTITO DI FINI PROVENIENTI DA ALTRE REGIONI
L’aria che tira nel partito di Fini è di piena burrasca.
Due giorni fa i tesserati baresi si sono autoconvocati per ribadire la necessità che il territorio abbia dei suoi validi rappresentanti in Parlamento.
Il bersaglio delle rivendicazioni è stato il coordinatore regionale Francesco Divella, a cui la base ha chiesto di dimettersi per non aver coinvolto il partito nel processo di composizione delle liste.
Il patron della pasta, che aveva già scelto di non candidarsi, all’ora di pranzo ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni in aperta polemica con i vertici nazionali del partito.
Con lui il blocco dei dirigenti tra cui il vice Giammarco Surico.
“La mancata rappresentanza del territorio pugliese nelle liste per la Camera ed il Senato a vantaggio di candidati forestieri – è detto in una nota a firma del coordinatore regionale, Francesco Divella – costituisce una inaccettabile offesa alla dignità del partito e dei suoi militanti”.
Al momento pare che gli elettori di Fli si troveranno ad eleggere solo dirigenti nazionali.
Alla Camera, oltre Gianfranco Fini (che sembra abbia scelto la Puglia) seguono Italo Bocchino e Roberto Menia.
Stessa cosa dicasi per il Senato, dove c’è il listone montiano con dentro anche l’Udc. Per il terzo posto (che sembra spettare a Fli) ci sarebbe Alessandro Ruben, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, molto legato a Fini.
Dove sono finiti i pugliesi? Che fine faranno?
La base reclama chiarezza, ma da Fini al momento non sembrano provenire diverse indicazioni.
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
IL COORDINATORE RAISI MINIMIZZA: “UNA MINISCISSIONE DERIVANTE DAI POSTI IN LISTA”…CONTROREPLICA: “IL PROGETTO DI FLI E’ STATO DISATTESO DAI VERTICI”
Addio Fli a Ravenna.
Un atto clamoroso ad un mese delle elezioni: il polo montiano perde una delle sue tre gambe con i vertici del partito che si dimettono in massa in polemica con l’Agenda Monti.
“Ci faremo promotori di movimenti e liste civiche”, scrivono gli ormai ex finiani.
A dire addio a Fututo e Libertà sono il coordinatore provinciale Gianluca Palazzetti Gianluca Palazzetti (Vicecoordinatore regionale e coordinatore provinciale), Stefano Cortesi Siboni (vicecoordinatoreprovinciale di Ravenna), Alberto Ferrero (coordinatore comunale di Ravenna), Guido Baldrati Folli (segretario amministrativo regionale) e Massimo Morigi (Responsabile culturale e co-estensore del manifesto di ottobre).
Palazzetti e Baldrati alle elezioni amministrative 2011 erano stati rispettivamente candidati a sindaco del capoluogo e a presidente della Provincia.
“Il nostro impegno politico per Futuro e Libertà finisce qui – scrivono -. Il grande progetto di riforma liberale dello Stato è stato completamente disatteso e non può certamente ridursi ad una sommatoria di liste da prefisso telefonico e senza alcun progetto di lungo respiro, ma solo ed esclusivamente collegate ad interessi politici personali e di casta”.
Nei giorni scorsi Palazzetti, intervistato dalla Voce, si era detto favorevole alla candidatura di Mario Monti ma propendeva per una lista unica da presentare alla Camera.
Aveva anche spiegato di non aver ricevuto indicazioni da Roma.
Dalla nota emerge anche l’offerta che il coordinatore regionale Enzo Raisi a Palazzetti: essere terzo in lista alla Camera.
Non una grande opportunità , a dire il vero: difficilmente Futuro e Libertà arriverà ad eleggere tre deputati in Emilia-Romagna.
“Manca il programma politico – riassume al telefono Palazzetti – ed è stata gettata via un’opportunità “.
Nel comunicato si legge che l’agenda Monti è “inadeguata ai reali problemi del Paese” e deve “essere integrata sotto l’aspetto riguardante lo sviluppo”.
Il programma non si può quindi esaurire “nel solo rigore dei conti”.
E gli elettori di Fli che faranno?
“Lasciamo liberi i nostri elettori di votare chi riterranno più opportuno, invitando ad avere attenzione per i candidati locali”.
La politica, scrivono, si deve “riassumere in un servizio per i nostri concittadini e per l’Italia. In tal senso il nostro impegno e passione civica continuerà a livello territoriale dove ci faremo promotori di movimenti e liste civiche”.
Il coordinatore regionale emiliano Enzo Raisi tende a minimizzzare e parla di una “microscissione di vertice” che “finisce per apparire la solita querelle in merito ai ‘posti in lista’, che avviene in ogni partito al momento della presentazione dei candidati
(da “Romagna Noi“)
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
QUELLO TRA SANTORO E BERLUSCONI E’ SEMBRATO LO SCONTRO TRA DUE VECCHI PROFESSIONISTI DELLA POLITICA DA BAR
C’era molta attesa per la puntata di «Servizio pubblico» che vedeva come ospite unico l’ex premier Silvio Berlusconi. In realtà è sembrato lo scontro fra due vecchi professionisti della politica da bar, due tecnici del populismo, fratelli coltelli un po’ guitti.
Claudio Villa? «Granada»? Il torero e l’arena?
Inizia così l’incontro dell’anno, il «The Rumble in the Jungle» della tv italiana, la corrida tra Santoro Vs Berlusconi.
L’ex premier ricordava l’Aldo Fabrizi di «Vita da cani», il capocomico sempre alle prese con la vita difficile di una compagnia teatrale, o «Gastone», interpretato da Alberto Sordi, il danseur mondain che non si rassegna.
Santoro aveva l’aria da rodomonte collodiano di Monsieur Loyal nei «Clowns» di Fellini.
Roba d’altri tempi, insomma. Come Claudio Villa o il Corrado della «Corrida».
Tocca alle vestali di Michele, Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna, porre le prime domande «cattive», con grazia mista a spietatezza.
Berlusconi fatica a conquistare la sua solita sicurezza (è solo in mezzo allo studio su una sedia evidentemente scomoda, senza cuscini a rialzarlo stavolta) e Santoro il ritmo.
La serata rivela presto la sua vera natura: una «cottura a fuoco lento», all’insegna del fact checking.
Berlusconi è messo a confronto con le sue affermazioni puntuali, con le sue idee, con l’operato dei suoi governi, cercando di smentirne la retorica pezzo dopo pezzo.
La conversazione diventa esperimento maieutico, quasi il contrario delle domande e risposte mai verificate e smentite nelle altre interviste.
Poi arriva Travaglio: imputato alzatevi!
La trasmissione che fin qui aveva conosciuto anche momenti di amenità (Silvio assesta la battuta sulle scuole serali di Santoro, Michele abbozza e rilancia), assume il tono della reprimenda. Travaglio si mette in cattedra, sogghigna nei lunghi monologhi del suo perenne bersaglio polemico, poi parte con la lezione «con ditino alzato».
Anche lui con calma olimpica, anche lui a voce bassa, nonostante le interruzioni di Berlusconi.
L’ex premier è un disco rotto, ripete per l’ennesima volta i concetti chiave del Silvio Election Tour 2013 (dagli ospedali da costruire in Africa all’Imu, all’ideologia comunista): la ripetizione anestetizza persino Travaglio.
Santoro preannuncia colpi di scena, ma l’unico coup de thèà¢tre è la lite con Travaglio sulle condanne per diffamazione.
L’atmosfera si surriscalda, Santoro interrompe l’atto d’accusa e il tutto finisce con la gag di Berlusconi che pulisce la sedia su cui era seduto Travaglio.
That’s Entertainment! È solo intrattenimento.
Speriamo che fra due mesi qualcuno si occupi seriamente dei guai dell’Italia.
Aldo Grasso
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
UNA CAMPAGNA ELETTORALE NOIOSA CON ESITI SCONTATI… UN CONFRONTO TRA DUE UOMINI DI TELEVISIONE
Gli amici tienteli stretti, ma i nemici ancora più stretti, consigliava il Padrino. Berlusconi e Santoro erano destinati a incontrarsi di nuovo.
Sono due uomini di televisione, quindi il loro conflitto era fondato sulle leggi dello spettacolo e non su presunti valori.
Sono entrambi narcisi sfrenati, di conseguenza sfrenatamente vittimisti.
In fondo si stimano, hanno lavorato insieme, durante uno dei tanti drammatici, ma in genere vantaggiosi periodo di esilio dalla Rai di “Michele chi?”.
Potrebbero tornare a farlo, se fosse conveniente, per esempio dopo una vittoria del Pd alle elezioni.
Per Santoro l’epopea del Cavaliere è stata una manna di share dal cielo, compreso ieri sera ci è facile immaginare.
Berlusconi ha lucrato un’intera carriera politica sui vizi di una sinistra parolaia e gonfia di sè, ma alla fine disponibile al compromesso, che Michele Santoro ha sempre incarnato, fin dalla gioventù nell’unione dei marxisti-leninisti, alla militanza nel Pci, alla carriera di tribuno televisivo.
In questi casi la domanda è chi sta fregando l’altro, una volta stabilito che tutti e due sono geniali nel fregare i seguaci.
La risposta è nessuno.
Berlusconi contro Santoro è un affare per i duellanti. Berlusconi ha bisogno di far notizia da qui alla vigilia del voto, altrimenti è politicamente morto. La sua formula politica è finita.
Accettare la sfida in trasferta è un colpo da maestro. S
antoro ha un parallelo bisogno di far notizia e di sopravvivere a una formula televisiva moribonda, il talk show.
Per anni ha fatto notizia contro Berlusconi, ora l’unica possibilità era di farla con Berlusconi.
La trasmissione parte come uno splendido campionario di repertorio dei duellanti. Santoro comincia con un pezzo classico, la disperazione di imprenditori e operai nelle fabbriche dell’operoso Nord.
La frase chiave è sempre: “La gente non riesce più ad arrivare alla fine del mese”. Oggi è vera, ma siccome nei servizi delle samarcande la sentiamo ripetere uguale da venti anni, l’effetto si disperde.
Manca pathos anche intorno al repertorio del Cavaliere. È sempre molto abile nell’arte di giustificare quanto non ha fatto al governo e nel promettere per il futuro quello che non farà .
Ma ormai non esiste più il rischio che tanta brava gente possa credere alle sue panzane, com’è avvenuto per molto tempo.
Di conseguenza, a guardarlo arrampicarsi sugli specchi, ci si arrabbia molto meno. Non ti prende più allo stomaco, lo osservi con sguardo sereno e annoiato, come vedere il mago Silvan che estrae il foulard dal cilindro.
Toh, l’ha fatto ancora.
Poco incalzato dalle due simpatiche intervistatrici, Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna, che tuttavia lo innervosiscono come tutte le donne normali, Berlusconi comunque se la cava bene.
Per la duecentesima volta spiega nel dettaglio quanto sia pernicioso il sistema parlamentare voluto dalla nostra costituzione bolscevica e quanto sarebbe stato meglio per il Paese se gli italiani l’avessero eletto dittatore, invece di consegnargli per quindici anni sterminate ma inutili maggioranze.
Perfino Santoro capisce a questo punto che gli spettatori a casa, eccitati dagli spot stile corrida, si stanno ammazzando di pizzicotti e cala l’asso.
La requisitoria di Marco Travaglio è al solito documentata e intelligente, ma nella circostanza appare rituale.
Sarebbe stato molto più interessante se fosse stato lui a intervistare Berlusconi, vista l’occasione speciale.
Archiviata la pratica, si torna al repertorio e l’ospite colma una vistosa lacuna con un’intemerata di maniera sulle tragedie del comunismo.
Ci stavamo giusto domandando: e i comunisti?
La recita si chiude secondo copione, con le vignette di Vauro sui difetti fisici degli avversari.
Tanto rumore per quasi nulla, ma era prevedibile.
La campagna elettorale è la più noiosa degli ultimi decenni, con un esito scontato, la vittoria del Pd e alleati.
L’obiettivo massimo delle altre quattro coalizioni in campo, da Berlusconi a Monti, da Ingroia a Grillo, è cercare di impedire che il Pd ottenga una maggioranza al Senato, fosse pure per uno o due seggi.
Se si realizzerà questo grandioso progetto comune, favorito da una schifosa legge elettorale, ciascun gruppo di opposizione dal giorno dopo le elezioni potrà trasformarsi in un nuovo Ghino di Tacco e contrattare posti con i vincitori.
Non è esattamente come nel ’48 e si comprendono gli sforzi dei salotti della tele politica per drammatizzare l’evento.
Finora è andata male, perfino nel big match di ieri sera.
Chissà se poi è finita col terzo tempo come nelle partite di rugby, con Berlusconi e Santoro a brindare insieme agli ascolti in trattoria.
“Lo vedi, là c’è Marino…”.
Curzio Maltese
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
“NOI E VOI CONTROPARTE DEL PALAZZO”… “IO ANTIFASCISTA? VOSTRE IDEE CONDIVISIBILI”
“Avete idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo di Casa Pound vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi”.
Lo dice Beppe Grillo al candidato alla Regione Lazio per Casa Pound Italia.
Riuniti di fronte al Viminale per la presentazione del simbolo elettorale.
Al leader del M5S viene chiesto se si considera un antifascista: “È un problema che non mi compete, questo è un movimento ecumenico, se un ragazzo di Casa Pound volesse entrare nel Movimento Cinque Stelle e ha i requisiti, ci entra”.
E ancora: “Questa è democrazia”.
Poi scambia con il candidato di Casa Pound alla Regione Lazio alcune idee di politica economica: “Non possiamo non essere d’accordo sui concetti”.
E conclude: “C’è una violenza che sta per esplodere. Lo Stato deve prendersi in mano l’energia, non le multinazionali. Deve gestire sanità , strutture, scuola, autostrade, informazione. Noi siamo la controparte strutturale del Palazzo: sto parlando con te che sei un esponente di estrema destra, ma sembri un delegato del Movimento Cinque Stelle”
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 11th, 2013 Riccardo Fucile
“NESSUNA RESPONSABILITA’ PER LA CRISI, NEL 2009 RISTORANTI PIENI, L’IMU SIAMO STATI COSTRETTI A VOTARLA”… ALLA FINE SULLE CAUSE DI DIFFAMAZIONE CON TRAVAGLIO CADE LA MASCHERA RASSICURANTE DEL CAVALIERE CHE SCATENA LA RISSA
Prima le strette di mano con Michele Santoro e Marco Travaglio. Poi Granada, la famosa canzone cantata dagli altri da Claudio Villa.
Inizia così l’attesa puntata di «Servizio Pubblico», in onda su La7 con ospite Silvio Berlusconi che scende nell’«arena nemica».
Non mancheranno i momenti di tensione con Santoro e Berlusconi che quasi vengono alle mani sulle cause di diffamazione a Travaglio.
Ma tanti sono anche i siparietti.
Uno su tutti quello sulle scuole serali, che diventerà un vero e proprio tormentone della serata.
ACUSTICA E IMPRESA
L’avvio è faticoso. Partono le prime scintille. Tra i due c’è uno scambio di battute sull’acustica in studio. «Non sento, c’è un rimbombo… Sono diventato anche sordo, colpa dell’età », dice il Cavaliere.
E Santoro replica: «Segua il labiale». E il Cavaliere: «Benissimo cercherò di sforzarmi».
Ma i problemi di audio proseguono, è lo stesso Santoro a comunicarlo e quindi viene mandata in onda la pubblicità .
Intanto nel pubblico si siede anche l’attrice Isabella Ferrari.
I RISTORANTI PIENI DEL 2009?
A pausa finita, finalmente, arriva la prima domanda sulla crisi di Giulia Innocenzi, investita con Luisella Costamagna del compito di intervistare il Cavaliere: «Non ho nessuna responsabilità per la crisi. I ristoranti nel 2009 erano pieni, era difficile prenotare un aereo», risponde Berlusconi riprendendo la sua dichiarazione del 4 novembre 2011 a Cannes, dopo il G20. C’è confusione sulle date.
«La recessione è stata internazionale, gestita male dal governo dei Professori.
Poi sempre sul governo dei tecnici: «I professori sono stati sordi a ogni nostro intervento e hanno determinato questa situazione di crisi, diciamocelo chiaro si erano tutti montati la testa.
L’IMU E LE SERALI
Poi Luisella Costamagna chiede al Cavaliere di rispondere all’operazione memoria sull’Imu.
A tenere i tempi delle risposte è il giornalista Sandro Ruotolo. «L’Imu doveva comprendere tutte le imposte locali, doveva colpire gli immobili ad eccezione della prima casa, che consideriamo sacra» ma «non potevamo assumerci la colpa di far cadere il governo, un disastro dopo avergli votato la fiducia». Santoro gli contesta la risposta. È la prima polemica tra i due: «Facile parlare per lei davanti a una telecamera…».
Ma il diverbio rientra subito tra battute e frecciatine sulle scuole serali che Santoro avrebbe frequentato, al contrario di lui, il Cavaliere, che ha «studiato all’università ». Un tormentone che ritornerà durante tutta la serata.
LIRE O EURO A VERONICA?
Non manca poi un accenno alla vicenda degli alimenti alla ex moglie Veronica Lario. Dopo aver annunciato, ospite da Lilli Gruber, che la cifra da corrispondere per la separazione ammontava a 200 mila euro al giorno e non a 100, Berlusconi torna sui suoi passi e dice: «Mi sono sbagliato, sono 100, io ragiono in lire».
E via di nuovo con le battute «Santoro siamo da lei o da Zelig?», chiede Berlusconi a Michele Santoro.
E il conduttore: «Lei è molto più Zelig di me…».
ARRIVA TRAVAGLIO, SPALLUCCE E APPUNTI
Ed è sulle donne di Silvio che interviene per la prima volta Marco Travaglio. Mentre il giornalista gli ricorda che per le sue ragazze paga 105 mila euro al mese, il Cavaliere fa spallucce.
Intanto però prende qualche appunto per replicare meglio. Quella delle donne è la prima parte della “congiura”.
Si passa alla «congiura di Monti».
Travaglio gli ricorda le prime dichiarazioni in cui parlava «di una crisi, la peggiore del ’29». E di una continuità tra il suo esecutivo e quello del Professore.
Ma il Cavaliere non cede e grida: «Non ha sentito Monti che nella conferenza stampa prima di Natale ha detto che se uno toglie l’Imu sulla prima casa è un pazzo e dopo un anno bisogna rimetterla doppia? Era una testa dura da convincere e non siamo riusciti a convincerlo».
LA MERKEL CHE ASPETTA?
Altro momento di ilarità quando Santoro mostra a Berlusconi la registrazione della Merkel che lo aspetta, spazientita, a un vertice Nato mentre lui è parla al cellulare. «Lei, Santoro, si sta scavando la fossa. Ero al telefono con Erdogan», ricorda il Cavaliere che minimizza.
«La Merkel non era spazientita, era contenta».
TREMONTI E LA LETTERINA A TRAVAGLIO
In un video Santoro mostra a Berlusconi la ricostruzione della crisi fatta da Tremonti.
La replica? « La realtà è che abbiamo ricevuto una lettera dalla Bce firmata da Trichet, tutto il resto sono cose che non hanno alcun fondamento, sono cose che non corrispondono alla realtà . Non è che se una cosa la dice Tremonti è per forza vera».
Poi è di nuovo il momento di Travaglio, e il Cavaliere svela il contenuto dei fogli tenuti in mano per tutta la puntata: «E’ una letterina per lei, Travaglio». Berlusconi risponde alla “requisitoria” del giornalista sui suoi rapporti con la mafia, dopo essersi scambiato di posto con Travaglio.
E non manca l’ironia: «Caro Travaglio, io ho fatto la sua fortuna, sono il suo core business».
LA RISSA FURIOSA
Dopo le battute, la situazione si surriscalda.
È la rissa televisiva. Salgono i toni.
Petto contro petto Santoro e Berlusconi quasi si toccano, come a sfiorare lo scontro fisico.
Sull’elenco delle cause di diffamazione contro Travaglio elencate da Berlusconi, Santoro si infuria, grida, si rifiuta di stringere la mano al Cavaliere. «Lei non sta rispettando gli accordi presi, i suoi hanno chiesto di non entrare nel merito dei processi», perde il controllo il conduttore.
Intanto Berlusconi si scambia di nuovo posto con Travaglio ma prima di sedersi pulisce la sedia con un fazzoletto.
È uno degli ultimi momenti topici di una serata che in parte delude le aspettative di chi pensava a un Berlusconi show.
A chiudere, come da tradizione, è Vauro con le sue vignette.
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