Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
ANCHE PAPA NON RITIRA LA CANDIDATURA… SALTANO DELL’UTRI, MILANESE E LABOCCETTA
«Dell’Utri, Scajola e Laboccetta sono sicuramente fuori dalle liste, probabilmente anche Milanese e Papa».
Cosentino resta in bilico. «Abbiamo chiesto anche a lui di fare un atto di generosità », spiega Berlusconi. Ma la sua posizione resta «sub judice».
Sono ore cariche di tensione in casa Pdl alle prese con le candidature.
C’è tempo fino alle 20 di lunedì per la presentazione delle liste: ore lunghissime in cui il partito rischia di spaccarsi.
Sul tavolo c’è il dossier «impresentabili», oggetto di un gabinetto di guerra permanente a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e Denis Verdini.
PAPA: NON RITIRO LA MIA CANDIDATURA
«Non intendo ritirare la mia candidatura». È la risposta del deputato campano del Pdl Alfonso Papa «a seguito delle dichiarazioni del presidente Silvio Berlusconi, che su Sky ha fatto cenno alla possibilità di un ritiro della candidatura da parte di Papa e Milanese»
“Com’è noto al Presidente Berlusconi la mia ferma volontà di portare avanti la battaglia per un sistema carcerario rispettoso della dignità umana e per una riforma organica della giustizia nasce dalla mia esperienza e dal desiderio di dare voce ai troppi che soffrono. Mi era stato chiesto di proseguire nel mio lavoro e così ho fatto», aggiunge Papa.`”e il Presidente Berlusconi intenderà far prevalere una linea giustizialista, io ne prenderò atto – conclude – Mi sembra pero’ inderogabile la necessità che sia Silvio Berlusconi e solo lui ad assumersi una tale responsabilità di tipo politico, culturale e storico”.
“ITALIA SUL BARATRO? COLPA DI MONTI”
Dopo un vertice notturno concluso a tarda ora, Silvio Berlusconi si presenta alle 11 negli studi Sky e incalzato dalle domande di Maria Latella fa il punto: «Dell’Utri e Scajola» sono sicuramente fuori dalle liste, «probabilmente anche Milanese e Papa». Quanto a Cosentino, la sua posizione è «ancora sub iudice».
Si parla di prospettive future: «Se vinciamo il premier sarà Angelino Alfano», assicura il Cavaliere. «Bersani che stravince? È fuori dalla realtà ».
Poi l’affondo contro «il trio Monti-Casini-Fini che si è dichiarato ruota di scorta della sinistra» e contro «la dittatura della magistratura».
Nel mirino anche le ultime dichiarazioni del Professore: «Quello che afferma Monti è disdicevole e lontano dalla realtà . L’Italia sull’orlo del baratro? Una mascalzonata. L’Italia sul baratro ce l’ha portata lui con il suo governo dei tecnici».
LA LINEA DURA
A tener banco in casa Pdl però è la battaglia sulle liste.
A sorpresa, il Cavaliere ha sposato la linea dura: fuori chi «ha problemi con la giustizia».
Ma c’è da superare la resistenza dei diretti interessati.
Marcello Dell’Utri si è arreso all’evidenza: «Non mi candido, è una scelta mia che però mi è stata chiesta da Berlusconi».
Più delicata la situazione di Nicola Cosentino in Campania: il deputato casertano non ha alcuna intenzione di cedere il passo. A poco è valso, per il Cavaliere, citare «l’esempio» dato da Claudio Scajola.
Il quale, peraltro, ha dato un addio tutt’altro che sereno allo scranno parlamentare. L’ex ministro ligure ha detto basta agli «esami da parte di qualcuno» ed ha ritirato polemicamente la propria candidatura, dopo una telefonata dell’avvocato Nicolò Ghedini. «È stata una sua scelta, direi generosa», commenta Berlusconi.
LE RESISTENZA DI VERDINI
Berlusconi, che fino a poche ore prima sembrava propenso a «salvare» gli «impresentabili» per garantismo ma anche per calcolo elettorale (hanno un ampio bacino di voti), ha cambiato idea dopo aver letto alcuni sondaggi preparati da Alessandra Ghisleri.
Avere liste «non pulite» avrebbe un effetto zavorra per il Pdl su tutto il territorio nazionale. Ci sarebbero forti ripercussioni in Campania, ma soprattutto in Lombardia, regione chiave per gli equilibri del Senato.
Insomma, sarebbero più i voti persi con le candidature sotto accusa che quelli del loro bacino di preferenze.
Di diverso avviso, riferiscono fonti, è Denis Verdini.
Il coordinatore del Pdl avrebbe sottolineato che in Campania il risultato al Senato è in bilico ed i voti di Cosentino sarebbero determinanti.
A dare forza alla tesi delle “liste pulite” arriva la mossa del Pd. I democratici hanno escluso quattro candidati dalle liste elettorali, mettendo così in un angolo il Pdl.
Non adeguarsi – si spiega – significherebbe prestare il fianco agli attacchi mediatici degli avversari.
(da “La Stampa“)
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Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
RIGORE E CRESCITA…”PDL E LEGA SI RASSEGNINO: NOI ANTAGONISTI DELLA SINISTRA”…”AL PRIMO CONSIGLIO DEI MINISTRI RIDURREMO I PARLAMENTARI”
Il presidente del Consiglio Mario Monti è stato accolto dagli applausi al suo ingresso nella
tensostruttura del “Kilometro Rosso” a Bergamo, dove il Professore presenta i 400 candidati della sua lista “Scelta Civica”.
Monti è arrivato insieme alla moglie, mentre il figlio Giovanni è entrato in sala poco prima. All’appuntamento sono presenti tra gli altri il ministro Andrea Riccardi, Luca Cordero di Montezemolo, il ministro della Salute Renato Balduzzi.
L’applauso scrosciante è scattato alla fine della proiezione di un video sulla sua attività di premier che si è concluso con un fermo immagine del tweet attraverso il quale ha annunciato la sua “salita in politica”. In risposta agli applausi, Monti scherza: “Non vorrei che mi aveste preso per un politico. Oggi abbiamo parlato di speranza e di passione e vi assicuro che la passione mi è venuta…”, ha continuato ridendo.
“Associare rigore e crescita”.
Poi, durante il suo intervento, il Professore si fa serio e chiarisce quali saranno i due paletti dell’azione di governo se vincerà le elezioni: rigore e crescita.
“Siamo all’uscita, spero, da una crisi finanziaria grave. Ora dobbiamo associare per prossimi tempi una continuazione della discilina di bilancio, che non è una cosa contabile, ma una serietà di rapporto con le generazioni future. Non possiamo imbrogliare i nostri figli e nipoti gravando sempre più di debito il loro percorso di vita. Dobbiamo invertire questa situazione in cui i giovani si aspettano una prospettiva di vita di benessere più negativa dei loro genitori e nonni”, ha chiarito i premier.
“A questo bisogna associare un nuovo slancio per la crescita, il lavoro e il sociale”, ha aggiunto.
“Tasse giù ma con responsabilità “.
“Ora si può parlare di graduale riduzione delle tasse – prosegue Monti -, ma con responsabilità e senza promesse che non si possono mantenere”.
“Qualcuno è stizzito perchè parlo della riduzione delle tasse – osserva ancora il premier -. Non è incoerente questo, quello che gli italiani hanno fatto nel 2012 era strettamente indispensabile ma non per sempre. Le situazioni cambiano”.
“Napolitano guida sicura”.
“Non so se la mia decisione gli faccia piacere, ma so però che è ispirata da quello stesso amore per il nostro Paese e per il desiderio di riconciliare la società civile con la politica che lo caratterizzano in modo così alto”.
Così Mario Monti, alla convention di Scelta civica in corso a Bergamo, ha omaggiato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Un ringraziamento, ha aggiunto, “per la grande dignità , per l’orientamento civile e la sicura guida che costituisce per la Repubblica italiana”.
“Moderazione? No, riforme radicali”.
“L’Italia non ha bisogno di moderazione, ma di riforme radicali” sottolinea ancora Monti nel suo intervento a Bergamo per l’apertura della campagna elettorale di “Scelta Civica”.
“Non sempre coloro che si dicono moderati in politica sono moderati nel nostro senso” e comunque “l’Italia non ha bisogno di moderazione nel senso di mezze misure, ma di riforme radicali” spiega Monti. “Non si tratta di federare i moderati, ma di federare i riformatori”.
“Riforme, serve sforzo ampio e unitario”.
“Ho sempre sostenuto, quando guardavo la politica da fuori o dall’Europa, che le riforme incontrassero difficoltà e fosse necessario uno sforzo largo e unitario per superare certe emergenze. I nostri segnali della voglia di fare riforme sono stati accolti e seguiti con scelte politiche costose da soggetti che prima militavamo nel polo di sinistra e di destra e non erano a loro agio nella loro casa di appartenenza sulle riforme. Noi li abbiamo voluti, loro sono venuti”.
“Voto utile ‘per’ l’Italia”.
Quello per la lista Monti “non è un voto ‘contro’ qualcuno, ma fermissimamente ‘per’ l’Italia.
Ed è un voto utile” ha assicurato Monti. “Tra un po’ diremo che è ‘il’ voto utile”.
“Destra ostacolo contro corruzione”.
Mario Monti ha ricordato gli ostacoli arrivati dal mondo della destra nel corso del suo anno di governo. “Conflitti di interesse, falso in bilancio e corruzione” sono i temi più ostacolati “dalla destra, anche per ragioni storiche che noi tutti conosciamo”, ha detto il Professore, riferendosi indirettamente al Cavaliere Berlusconi.
“Mercato del lavoro, si può fare di più”.
“Sul mercato del lavoro è possibile andare più avanti rispetto a quella strana maggioranza che mi ha sostenuto l’anno scorso” ha aggiunto il premier.
A Pdl e Lega: “Noi antagonisti della sinistra”.
Monti poi si rivolge direttamente a “Pdl e Lega”. “Devono arrendersi: questa volta gli antagonisti della sinistra, e in particolare della sinistra estrema, sono due: loro, i soliti vecchi che da vent’anni promettono e tradiscono la rivoluzione liberale, e noi che con semplicità parliamo il linguaggio della verità , delle riforme e dell’Europa. Starà agli elettori – aggiunge – stabilire chi è più credibile: chi ha fallito per vent’anni o noi”. Per il premier, “la Lega si vergogna dell’Italia e invidia la Germania”.
“Autocritica: ma scherziamo?”.
“Vendola ha dichiarato, dopo una serata molto drammatica sull’emergenza Ilva, ‘in fondo potremmo anche collaborare con Monti e i suoi purchè faccia autocriticà . Ma non scherziamo”. Sottolinea il presidente del Consiglio durante il suo intervento. Comunque, nell’incontro di due giorni fa tra Governo, parti sociali e azienda, c’è stato un “passo avanti significativo sulla spinosissima e drammatica questione dell’Ilva”.
“Da sinistra tardivo apprezzamento mercato”.
Da qualche tempo – osserva Monti – vi sono nella sinistra importanti e apprezzabili istinti e impulsi liberalizzatori, di scoperta dei valori di un’economia di mercato e sociale di mercato. Sono relativamente recenti.
Dopo avere in una fase più antica negato tutte le singole pietre della costruzione europea, c’è stato un apprezzabile avvicinamento.
Ma molti di noi erano in sintonia con la visione culturale dell’economia sociale di mercato europea dagli anni ’70-’80-’90. Dovremmo rinnegare quegli sforzi notevoli?
L’Italia ha bisogno di un impulso liberale che noi non vediamo contradditorio con una visione sociale e cattolica, nel laicismo della politica, perchè dovremmo dare più valore a certi tardivi e apprezzabili riconoscimenti della necessità di andare in quella direzione e non rivendicare invece la nostra cultura che si è forgiata anche nell’operatività nel governo europeo?”.
“Europa, noi sappiamo come fare”.
“Noi sappiamo meglio di altri come l’Europa funziona e come si possa dall’Italia far cambiare l’Europa se quell’orientamento non ci soddisfa pienamente” ha affermato Monti.
“In primo Cdm riforme istituzionali: ridurre parlamentari”.
Questi i ddl di riforma Costituzionale che Mario Monti presenterebbe al primo Consiglio dei Ministri se vincesse le elezioni. “Drastica riduzione del numero dei parlamentari, riassetto dello Stato con un’organizzazione meno onerosa e più proficua”
E ancora, “correzione della riforma del Titolo V della Costituzione con cui – aggiunge Monti – nel concorso di volontà di sinistra e destra la Costituzione è stata riformata sicuramente a fin di bene e in buona fede, ma con il risultato di paralizzare la capacità dell’Italia di essere competitiva con infrastrutture adeguate, rispettose dell’ambiente e con una politica energetica moderna”.
“Astensionismo è regalo ai partiti”.
“Chi si astiene pensa di fare un dispetto alla vecchia politica, ma in realtà fa un grande favore ai partiti” avverte il Professore.
“Vi sono due coalizioni rispetto alle quali riteniamo di essere i migliori, ma ve ne è anche una terza che è quella dei non votanti. Chi non vota pensa di fare un dispetto alla vecchia politica, ma alla fine gli fa un grande regalo. Per questo dirò loro che se non vogliono fare una scelta politica facciano la scelta civica”.
“Al Quirinale? Meglio premier per le riforme”.
“Ho pensato che per l’Italia fosse più interessante provare a promuovere questo sforzo, piuttosto che magari andare a esercitare per sette anni un incarico che è meno rilevante per il cambiamento dell’Italia”.
Monti conclude commosso parlando dei nipoti.
Alle ultime battute del suo discorso, Mario Monti accusa un attimo di commozione quando parla dei propri nipoti “troppo spesso trascurati in questi 13 mesi di mio impegno civile. Ho trascurato i miei nipoti – ripete il Professore con voce piegata dall’emozione – ma l’ho dovuto fare perchè altrimenti avrei fatto un torto a tutti gli altri nipoti d’Italia”.
(da “la Stampa”)
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Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
“DA PROSCIOLTO RESTO FUORI, IL PLURINDAGATO FORMIGONI INVECE DENTRO”
«Perchè il sottoscritto non è considerato degno di candidarsi e lo è invece il pluri-indagato Formigoni? Secondo quale logica quello che fa perdere i voti sarei io, ma non viene considerato tale per esempio Verdini? Come mai lo stesso criterio applicato a me non deve valere per tutti quanti i condannati o inquisiti?».
Se Scajola dovesse rompere il silenzio-stampa, e dare libero sfogo a ciò che gli bolle dentro, dalla sua bocca fluirebbero gli stessi ragionamenti uditi ieri dai più fedeli amici e collaboratori, la stessa amarezza per il «doppiopesismo» dell’amico Silvio («soltanto lui è perseguitato dalla giustizia?»), la stessa voglia di mandare tutti quanti a quel paese…
Però l’ex-ministro ha deciso di cucirsi le labbra; a parte l’annuncio del ritiro, zero commenti pubblici; l’entourage incaricato di descriverlo serafico», indifferente alla cadrega, «non ha certo bisogno dei denari pubblici per sbarcare il lunario» conferma il suo combattivo portavoce Andrea Camaiora.
L’ordine di scuderia è tacere. Solo per il momento, tuttavia.
Ogni cosa a suo tempo.
Scajola è un democristiano di lunghissimo corso, più volte finito nella polvere e sempre resuscitato.
Potrebbe tenere corsi di sopravvivenza politica, insomma sa il fatto suo.
Prima di rompersi definitivamente i ponti alle spalle, ha voluto misurare fino a che punto si è spinta la «pulizia etnica» nei suoi confronti.
Berlusconi poteva accontentarsi della sua testa offerta spontaneamente alla ghigliottina, senza depennare dalle liste gli scajoliani, senza mettere a ferro e fuoco un intero sistema di potere.
Poteva, volendo…
Invece la risposta è arrivata ieri sera, quando la fazione avversa (Scandroglio-Minasso-Grillo) ha cantato vittoria, e le prime posizioni della lista sono diventate appannaggio dei nemici giurati di Scajola.
Attendiamoci adesso guerra totale, sabotaggio delle liste compreso.
La scissione è nelle cose, due consiglieri regionali hanno abbandonato ieri sera il partito.
E lui, Scajola, a questo punto non si terrà più dentro nulla, dirà tutto quello che pensa sull’uomo da cui si sente volgarmente tradito.
Con il Cavaliere, nessun contatto telefonico.
La separazione si è consumata senza neppure un «ciao».
L’ultima conversazione vis-à -vis risale a parecchi giorni fa. Silvio, confermano a Palazzo Grazioli, era stato piuttosto evasivo «come fa lui quando ti vuole segare», cioè astenendosi da una parola definitiva, da un impegno con stretta di mano: «Vedremo come si potrà fare…».
Poi sui giornali era stato tutto uno stillicidio di indiscrezioni, Berlusconi non ricandiderà Scajola, non gli perdona la storia della casa acquistata senza saperlo, lo considera una zavorra che frena i sondaggi in irresistibile ascesa; per cui a Claudio «i cosiddetti giravano già non poco», rivelano dalla sua Imperia, e sono girati ancor di più quando sempre sui quotidiani lui s’è letto nel mazzo degli impresentabili, addirittura più in forse di chi (come Dell’Utri, come Papa, come Cosentino) è condannato o inquisito per mafia e camorra.
Lui dice nel comunicato ufficiale di aver reagito contro gli «esami morali», per tutelare la dignità propria e della sua famiglia, quando nessuno gli aveva ancora chiesto un passo indietro: «Come ha dimostrato D’Alema, la politica si può fare anche fuori del Parlamento», è un’altra delle battute che gli vengono attribuite dagli amici. Però anche un bambino capirebbe che, pure senza il nobile gesto del ritiro, l’esito sarebbe stato identico: nel momento in cui Berlusconi ha deciso di fare «piazza pulita», Scajola non aveva più scampo in ogni caso.
«Il bello è che, finora, l’unico a essere stato prosciolto sono io», non si dà pace l’ex uomo-forte di Forza Italia, colui che nel 2000 trasformò il partito di plastica in macchina da guerra.
E che tra i capi d’accusa si ritrova quello di essere «poco affidabile», un potenziale traditore.
«Ecco, questo è ciò che più l’ha ferito», spiegano nel suo fortino, «il dubbio sulla sua lealtà . Mentre hanno candidato Sacconi in Senato, che fino al giorno prima era in trattative con Monti…».
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
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Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
PROTESTA DEI VERTICI DI FLI PER LE CANDIDATURE… LA REPLICA DI NAN
Nessun genovese in pole position, nessuno nelle posizioni di vertice che, in caso di
exploit di Fli, potrebbe andare a Montecitorio.
La protesta serpeggia, i vertici del coordinamento provinciale e genovese si sono autosospesi.
“Non lasciamo il partito, ma sospendiamo tutte le iniziative, a partire dalla raccolta delle firme, in attesa di avere chiarimenti da Roma” è la minaccia lanciata alla vigilia della presentazione delle liste e dell’inizio della campagna elettorale.
“E’ difficile digerire scelte fatte dall’alto, senza che nessuno fosse stato consultato. Noi chiedevamo almeno una terza posizione nella lista, dopo Fini e un candidato paracadutato da Roma” si lamenta il coordinatore provinciale genovese, Giuseppe Murolo che, per inciso, è rimasto fuori dalla lista.
Ce l’ha con la candidatura del toscano Angelo Pollina. E soprattutto con il coordinatore regionale Enrico Nan.
“Non è stato possibile compilare la lista dei candidati di Fli alla Camera in modo democratico e condiviso perchè Nan ha preteso totale discrezionalità nella scelta dei nomi e nella posizione in lista dei candidati proposti dai coordinamenti provinciali”, scrivono i genovesi al coordinatore nazionale Roberto Menia, descrivendo il partito ligure come “proprietà personale del coordinatore regionale che ne dispone con logiche feudali”:
Accuse rispedite al mittente da Nan: “Dovevo candidarmi io, ma per la regola del limite dei tre mandati ho fatto un passo indietro. E anche Murolo dovrebbe pensare di farlo”
E Pollina?
“Ha già detto che lascerà il posto al primo ligure in lista, l’imperiese Giuseppe Fossati: non vedo il problema”.
Annuncia contromosse: “Se si sono autosospesi, nomino imediatamente nuovi vertici: la campagna elettorale andrà avanti comunque”.
(da “il Secolo XIX“)
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IL GIORNALE: “FINI PEGGIO DI SILVIO”. IL FLI DI GENOVA NON FA CAMPAGNA ELETTORALE
«Che fai Fini, ci cacci?»
I finiani di Genova non hanno dubbi: il capo, il Gianfranco nazionale, «ha predicato tanto contro Berlusconi ma fa peggio di lui».
Gestisce il partito come padre padrone e lo schiaffo delle candidature è solo l’ultimo subito.
Per questo si sono autosospesi. Non hanno dato le dimissioni, non hanno lasciato il partito. Hanno smesso di fare attività : niente raccolta firme, niente campagna elettorale, insomma, niente più partito a Genova.
E ora aspettano la voce del padrone: appunto, che fai Fini, li cacci?
Il coordinatore provinciale Giuseppe Murolo passa tra le mani la lista dei candidati alla Camera per la Liguria e scuote la testa: «Passi per Fini capolista, ma perchè già al secondo posto c’è Angelo Pollina, toscano? Neppure un big, manco un deputato – mugugna -. Scelte fatte da chi ha rotto con Berlusconi in nome della meritocrazia, dell’etica, del rinnovamento della politica. Ma almeno Berlusconi poi ha il fiuto per trovare la giusta soluzione politica. Fini neanche questo. Per dirla tutta, non si può criticare l’imposizione della Minetti nel listino e poi fare altrettanto. A livello di metodo è esattamente la stessa cosa».
Il Fli in Liguria sa benissimo di non raccogliere neppure i voti necessari per eleggere un deputato.
Gli ammutinati del Gianfry peraltro sono quelli che erano rimasti fedeli a Fini quando, pochi mesi fa, un’altra bella fetta di attivisti se n’era andata lanciando più o meno le stesse accuse di verticismo e di assenza di democrazia.
(da “il Giornale“)
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Il commento del ns. direttore
Leggendo il resoconto del maggior quotidiano locale sull’auto-sospensione del coordinamento provinciale genovese di Fli (al netto di sei dissidenti da questa linea di protesta) e la successiva replica del coordinatore regionale Enrico Nan, qualche riflessione emerge e qualche precisazione è opportuno farla.
1) Quando si ritiene che “la misura sia colma” e che non esistano i presupposti di coerente linea politica tra i principi enunciati e la prassi seguita, le strade percorribili sono due: o uno se ne va, creando al limite un organismo o una associzione che porti avanti quei principi, ma liberandosi così dalla struttura causa del disincanto, o si “cavalca la tigre” sperando di mutare la rotta, laddove ne esistano i presupposti.
Le vie di mezzo non portano a un bel nulla: l’autosospensione è solo un favore a Nan che coglierà l’occasione per crearsi un solido alibi in caso di “sconfitta annunciata” e colpevolizzare i “disertori” che hanno ingenuamente aggiunto il carico del “Fini peggio di Silvio” che immaginiamo quanto sarà gradito al presidente.
2) Si confida in “chiarimenti da Roma” quando mai come in questo caso la posizione dei vertici nazionali è stata chiara: si legge che “Nan ha preteso la totale discrezionalità nella formazione della lista”.
Lui poteva anche “pretendere”, ma è evidente che qualcuno gliel’ha concessa, altrimenti non avrebbe avuto mano libera.
Quindi è una pia illusione attendere la Befana, visto che ormai le feste natalizie sono passate e quella della sepoltura dei morti per opera del Bocchino è ancora lontana.
3) Nan è sincero quando sostiene che “il secondo posto era di sua proprietà “, come da accordi nazionali, meno sincero quando il “passo indietro” lo attribuisce a se stesso.
Sarebbe meglio dire che “è stato costretto a farlo”, grazie a Monti che ha bloccato i candidati con tre legislature alle spalle e a qualche piccione viaggiatore che ha segnalato l’anomalia.
Ha ragione Nan quando sostiene che tutti avrebbero dovuto fare un passo indietro, peccato che poi sbagli lo svolgimento del tema: ci aspettavamo che si sarebbe speso per una lista di giovani, come da noi proposto, e invece che fa il Nan?
Come le signore attempate che salgono sul bus e posano subito la borsa sul posto libero per fare con calma il biglietto, Nan ha “occupato il posto” con lo scopo di impedire che potessero sedercisi altri a lui sgraditi.
Lasciandolo poi a disposizione “solo di chi dico io”, come direbbe Pippo Baudo.
Ecco allora uscire dalle mani del prestigiatore il nome del lontano Pollina che in Liguria nessuno conosce e che la Liguria non frequenta.
Salvo che non sia forse quel Pollina con cui Nan tempo fa organizzo’, in occasione della visita di Fini per un convegno istituzionale a Genova, una cena esclusiva di finanziamento con invitati selezionati e di cui dovette inviare a Roma in anticipo i nominativi per essere vagliati.
Che poi Pollina lasci il posto al primo ligure che occupa la terza posizione è opinabile per almeno due motivi: primo, perche non verrà eletto nessun deputato di Fli in Liguria, secondo perchè se, per una improvvisa pazzia degli elettori, Pollina fosse eletto a Montecitorio non crediamo proprio che mollerebbe (peraltro giustamente) il posto sul bus.
Fantascienza a parte, concordiamo con gli autosospesi con la constatazione che “Nan fa quello che gli pare”: infatti coerentemente qualcuno se ne è andato a suo tempo per coerenza e non ricordiamo grandi attestati di solidarietà allora.
Per carità , non erano dovuti, c’è chi ha bisogno di più tempo per comprendere le cose.
4) Se ci poniamo dalla parte di un osservatore neutrale o di un sempice potenziale elettore, l’immagine che emerge, volenti o nolenti, è che questa diatriba abbia una sola origine: una lotta di potere, visto che non esiste neanche una poltroncina sfatta da contendersi.
Domanda: ne valeva davvero la pena o forse sono stati sbagliati tempi e strategie?
Se Nan ottenesse il commissariamento di Genova che risultato avrebbero ottenuto gli autosospesi?
In ogni caso il problema non si porrà : appena costituito un gruppo “centrista” unico , con una minuscola rappresentanza di “finiani”, riteniamo che Fli confluirà nel nuovo soggetto politico e “buona notte ai suonatori”.
Cesserà così il motivo del contendere, per il venir meno dell’orchestra, sia per aspiranti tromboni che per sedicenti direttori d’orchestra.
In alto i cuori… e quando qualcuno dei contendenti volesse parlare di programmi, di contenuti e di idee ci citofoni pure.
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Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
RIVOLTA SIA DEI MILITANTI DE “LA DESTRA” CHE DELLA BASE RADICALE: PERO’ HANNO DATO SFOGO AL LORO ESIBIZIONISMO
Finisce in farsa il tentato e già abortito accordo Radicali-Storace.
Il candidato della Destra nel Lazio solo ieri nel pomeriggio ha potuto portare a Pannella un simbolo che però non poteva affiancare il logo radicale al suo.
Storace ha comunque offerto di inserire – direttamente nella sua lista – uno dei due consiglieri radicali, Berardo o Rossodivita.
A quel punto Pannella ha ringraziato, ma era chiaro che l’accordo era tecnicamente fallito: «Non siamo noi che ci siamo ritirati; Storace si è scusato, credo abbia avuto tanto casino dalla sua parte”.
E loro? Continueranno la difficile raccolta delle firme: «Usciamo da questa vicenda col merito di aver fatto esprimere, a un fascista, uno spirito più liberale del Pd».
E così l’anziano leader col codino riesce nella specie di salto mortale che consiste nel non chiudere un accordo ormai scomodissimo, e di evitare di presentarla come una sua ingloriosa retromarcia.
Da canto suo Storace ha preso qualche titolo in più sui media e qualche “traditore” in più dalla sua base.
Per due rappresentanti della vecchia politica degli inciuci buona la prima.
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Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
GIALLO SUL MANUALE PER I CANDIDATI: RIGORE, POCO TRUCCO E PROFILI ONLINE
Una società americana che lavora per Monti ha calcolato che il 50% degli indecisi,
che in Italia al momento sono diversi milioni di cittadini, tentenna sul nome del Professore.
In altri termini: o non andrà a votare o se lo farà darà il voto all’ex rettore della Bocconi.
Il committente ha accolto il dato con soddisfazione.
L’altra metà di coloro che non hanno ancora deciso, che stanno valutando, che attenderanno l’ultimo momento per sciogliere la riserva, si dichiarano oggi propensi a votare per tutti tranne che per Monti, ammesso che alla fine decidano di recarsi alle urne
Il moderato ottimismo che si coglie fra chi lavora per il premier dimissionario è fatto anche di queste cose.
I numeri dei sondaggi attuali vengono analizzati con un certo distacco.
Sono forse non confortanti, la forchetta resta al momento ferma fra il 13% e il 15%, ma è quella che viene individuata come «la prateria degli indecisi» a dare motivi di speranza.
Altra speranza è offerta dal valore attuale delle rilevazioni: «In gran parte su utenze fisse, con campioni obsoleti».
E dunque? «E dunque non valgono molto, anzi quasi nulla».
Alcuni negli anni passati ci hanno azzeccato: «Siamo ufficialmente in corsa da appena 16 giorni, abbiamo iniziato con il 3% e siamo arrivati ai numeri attuali, siamo stati sempre in crescita, almeno nel trend complessivo. Abbiamo rilevazioni nostre, che teniamo per noi, che sono profondamente diverse dalle cifre che ogni giorno pubblicano i quotidiani e le televisioni».
Domenica a Bergamo, con tutti i candidati, Monti presenterà una sorta di gemmazione della sua Agenda.
Poi, dopo qualche giorno, dovrebbe prendere forma una versione più concreta, elettorale.
Al programma declinato con numeri, cifre, proposte dettagliate stanno lavorando in tanti: dall’esperto di spending review Enrico Bondi, sui costi del Paese, a Linda Lanzillotta, sulla semplificazione amministrativa; da Lorenzo Dellai (riformulazione delle autonomie) all’economista Marco Simoni.
Il team di coloro che scrivono, offrono contributi, inviano schede, è molto ampio: nomi meno noti si affiancano a quelli di personaggi conosciuti dalle cronache, il ministro Riccardi e Andre Olivero, Mauro Mario e Pietro Ichino.
A caccia di idee forti, in grado di far breccia sugli indecisi, si formano in queste ore vari capitoli di intervento.
Una grande parte sarà sicuramente riservata al welfare e al lavoro, ma in questo caso fermarsi alle modifiche possibili alla legge Fornero è fuorviante. «Non è quella la traccia, non è solo questione politica, non è quello che ci guida: chi dice che il Pd non ci ha consentito di fare delle cose che invece presenteremo nel programma non ha capito ancora lo spirito dell’iniziativa montiana. Certo, aumenteremo la flessibilità in entrata, ma non siamo concentrati su questo, o solo su questo».
Un esempio è sul sistema del collocamento: in Italia non funziona, la Fornero non l’ha toccato, all’estero è integrato fra lavoro pubblico e privato, incrocia realmente domanda e offerta, si offre come trasparente ai disoccupati.
In sintesi: «Fuori dall’Italia funziona, da noi no e occorre una grande riforma».
Ci sarà poi tutto un capitolo articolato di detassazione: delle contribuzioni per i nuovi assunti, probabilmente, secondo un sistema a scalare; degli utili reinvestiti, in ragione del lavoro nuovo creato dalle imprese.
Per ora sono idee all’attenzione del Professore, provenienti da diversi soggetti, articolate in modo diverso: entro pochi giorni dovranno definirsi come ossatura di un programma molto dettagliato.
Una strategia elettorale definita anche con gli esperti all’Akpd sta spostando la maggior parte delle novità nelle ultime settimane: sarà allora che gli indecisi forse si decideranno, magari ascoltando Monti che spiegherà le proposte che si appresta a pubblicare.
Sul fisco invece si procede su due fronti: cercare di aumentare la progressività di alcune imposte, a partire dall’Imu, in modo da togliere meno risorse al ceto medio e basso; introdurre una fiscalità di vantaggio con qualche segnale, sulla famiglia, magari riuscendo a rimodulare il carico tributario in relazione al numero di figli.
A fine giornata un piccolo giallo su un presunto kit per i candidati distribuito in Lombardia: un filo di trucco, pochi gioielli, mai interrompere i giornalisti, o gli altri ospiti, in un talk show.
Ma non solo: poche spese, sobrietà non solo davanti allo specchio, e dunque anche negli acquisti, con lo stile di vita, con i comportamenti pubblici. E infine un pizzico di tecnologia: aprite un profilo su un social network.
Anche Monti si è convertito all’idea, importata anni fa da Berlusconi?
Nemmeno per sogno: l’iniziativa c’è stata ma è locale e disconosciuta in modo secco dal team elettorale del Professore.
«È una cultura che non ci appartiene; l’unico materiale che distribuiamo è il programma».
Marco Galluzzo
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
LA LETTERA CHE L’ASSOCIAZIONE HA INVIATO ALLA PARLAMENTARE ANTIMAFIA CHE HA LASCIATO FUTURO E LIBERTA’
Egr. On.le Angela Napoli,
come Lei sa, il Coordinamento Provinciale dell’Associazione LIBERA — Associazioni , nomi e numeri contro le mafie- è un’Associazione apartitica, aconfessionale e senza scopo di lucro che persegue finalità di valorizzazione delle associazioni , enti e altri soggetti collettivi che quotidianamente si impegnano in attività di lotta ai fenomeni mafiosi e ai poteri occulti nonchè di educazione alla legalità , di promozione della cultura della legalità , della solidarietà e dell’ambiente basata sui principi della costituzione.
Il coordinamento provinciale Libera Vibo Valentia riconosce il valore politico ed umano della Sua attività e perciò sente di esprimerle vicinanza e solidarietà ringraziandola per quanto ha sempre fatto sul tema della lotta alla criminalità organizzata locale e alla corruzione: temi molto cari sia a Don Luigi Ciotti che a tutti gli aderenti a questo coordinamento
Lotta da Lei condotta senza confini e senza quartieri, in modo assolutamente trasversale, con interventi che hanno avuto l’unico scopo di sensibilizzare, correggere e richiedere interventi delle istituzioni statali che spesso e volentieri, se non erano colluse, erano semplicemente assopite.
Abbiamo sempre apprezzato e continueremo a farlo la sua lotta condotta con chiunque avesse voluto condividere i medesimi scopi , anche se di colore diverso ma a cui di volta in volta veniva richiesto solo ed esclusivamente un requisito: l’onesta’.
Con sincera stima e riconoscenza,
Il Coordinamento LIBERA VIBO VALENTIA
argomento: Futuro e Libertà, mafia | Commenta »