Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
SI DOVREBBERO TROVARE ALTRI OTTO CANDIDATI PER SOSTITUIRLI, IL TEMPO NON C’E’, SI PENSA A UN PRESTITO DA MICCICHE’
Continua nel Pdl lo piscodramma della candidatura di Nicola Cosentino, accusato di corruzione e di collusione con la camorra casalese, oggetto dell’ennesimo vertice febbrile a Palazzo Grazioli mentre si avvicina la scadenza delle ore 20 di oggi, termine improrogabile per presentare le liste.
Secondo il sito di “Il Mattino”, alla fine il partito ha deciso di tagliarlo fuori, ma a questa scelta sarebbe seguito un nuovo colpo di scena: Cosentino sarebbe sparito dalla riunione parallela in corso a Napoli, portandosi via i documenti necessari per presentare le liste, cioè i fogli, già controfirmati dal notaio, sui quali era indicati tutti i nomi dei candidati sia per il Senato che per la Camera.
L’intenzione pare essere quella di far saltare tutti i giochi del partito in Campania se il partito vorrà far saltare lui.
La crisi insomma precipita dopo che le ultime indiscrezioni davano per l’”impresentabile” ex sottosegretario un posto sicuro al numero tre della lista del Senato.
Il Pdl smentisce l’affaire dei documenti: “La notizia relativa a una presunta sparizione delle liste elettorali dellaCampania è destituita di fondamento”, assicura il deputato Pdl Luca D’Alessandro.
“Tutta la documentazione è nelle mani del commissario regionale della campania, senatore Francesco Nitto Palma, che sta provvedendo al deposito”, aggiunge in una nota ufficiale.
In realtà una cosa non esclude l’altra, perchè un altro esponente del Pdl confida all’Adn Kronos che il partito è stato costretto a rimettere insieme quelle carte in fretta e furia: “Abbiamo dovuto rifare le liste in quattro e quattr’otto, cerchiamo di presentare quelle nuove alla Corte d’Appello, è una corsa contro il tempo”.
Alla fine, intorno alle 17,30, Palma è arrivato alla Corte d’appello di Napoli per completare la procedura, in una specie di fotofinish.
Ma la certezza che tutto sia risolto è ancora lontana.
L’esclusione di Cosentino avrebbe portato al ritiro di otto candidati a lui fedeli, che ora andrebbero sostituiti, con tanto di raccolta firme.
A Roma si starebbe studiando di sostituirli con elementi presi dalle liste di Grande Sud, la formazione alleata di Gianfranco Miccichè.
Comunque sia andata, l’hashtag “Ruby le liste“, che mischia due vicende imbarazzanti per il partito di Berlusconi, ha immediatamente spopolato su Twitter.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
SI DOVREBBERO TROVARE ALTRI OTTO CANDIDATI PER SOSTITUIRLI, IL TEMPO NON C’E’: SI PENSA A UN PRESTITO DA MICCICHE’
Continua nel Pdl lo piscodramma della candidatura di Nicola Cosentino, accusato di corruzione e di collusione con la camorra casalese, oggetto dell’ennesimo vertice febbrile a Palazzo Grazioli mentre si avvicina la scadenza delle ore 20 di oggi, termine improrogabile per presentare le liste.
Secondo il sito di “Il Mattino”, alla fine il partito ha deciso di tagliarlo fuori, ma a questa scelta sarebbe seguito un nuovo colpo di scena: Cosentino sarebbe sparito dalla riunione parallela in corso a Napoli, portandosi via i documenti necessari per presentare le liste, cioè i fogli, già controfirmati dal notaio, sui quali era indicati tutti i nomi dei candidati sia per il Senato che per la Camera.
L’intenzione pare essere quella di far saltare tutti i giochi del partito in Campania se il partito vorrà far saltare lui.
La crisi insomma precipita dopo che le ultime indiscrezioni davano per l’”impresentabile” ex sottosegretario un posto sicuro al numero tre della lista del Senato.
Il Pdl smentisce l’affaire dei documenti: “La notizia relativa a una presunta sparizione delle liste elettorali della Campania è destituita di fondamento”, assicura il deputato Pdl Luca D’Alessandro.
“Tutta la documentazione è nelle mani del commissario regionale della campania, senatore Francesco Nitto Palma, che sta provvedendo al deposito”, aggiunge in una nota ufficiale.
In realtà una cosa non esclude l’altra, perchè un altro esponente del Pdl confida all’Adn Kronos che il partito è stato costretto a rimettere insieme quelle carte in fretta e furia: “Abbiamo dovuto rifare le liste in quattro e quattr’otto, cerchiamo di presentare quelle nuove alla Corte d’Appello, è una corsa contro il tempo”.
Alla fine, intorno alle 17,30, Palma è arrivato alla Corte d’appello di Napoli per completare la procedura, in una specie di fotofinish.
Ma la certezza che tutto sia risolto è ancora lontana.
L’esclusione di Cosentino avrebbe portato al ritiro di otto candidati a lui fedeli, che ora andrebbero sostituiti, con tanto di raccolta firme.
A Roma si starebbe studiando di sostituirli con elementi presi dalle liste di Grande Sud, la formazione alleata di Gianfranco Miccichè.
Comunque sia andata, l’hashtag “Ruby le liste“, che mischia due vicende imbarazzanti per il partito di Berlusconi, ha immediatamente spopolato su Twitter.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
IL PDL NON FA IN TEMPO A GARANTIRE CHE HA LE LISTE DELLA CAMPANIA CHE SCOPPIA IL CAOS IN ABRUZZO… CHIODI MINACCIA LE DIMISSIONI: HANNO GIA PRESO RAZZI, NE HANNO BEN DONDE
I vertici Pdl smentiscono di essersi fatti fregare le liste da Cosentino: “le ha Nitto Palma” garantiscono i vertici.
Ma come si chiude una porta, se ne apre un’altra.
In Abruzzo è scoppiato il caos sulla possibile candidatura di Domenico Scilipoti, al punto che il governatore Gianni Chiodi ha minacciato «di prendere altre strade».
Al momento sembrerebbe che Scilipoti, che nella passata legislatura era stato eletto con l’Italia dei Valori e che poi era passato al gruppo dei Responsabili appoggiando il governo Berlusconi, sia stato dirottato in Calabria, candidato al sesto posto nella lista del Senato.
In attesa che scoppi la rivolta in Calabria, vanno segnalati i malumori anche per la presenza di Antonio Razzi in Abruzzo.
Un altro “resposabile” la cui moglie aveva problemi con la dentiera.
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
ENTRO LE 20 DI STASERA VANNO TASSATIVAMENTE CONSEGNATE E A QUESTO PUNTO E’ CORSA CONTRO IL TEMPO PER FAR RIFIRMARE I CANDIDATI
La lunga battaglia delle liste del Pdl alla fine sembra averla vinta chi si è opposto alla candidatura dell’impresentabile Nicola Cosentino, ma potrebbe essere una vittoria di Pirro.
Contemporaneamente alla scelta di escludere l’ex sottosegretario indagato per collusioni con la camorra (ma c’è ancora chi lascia dei margini di incertezza su una possibile inclusione in extremis), sono scomparse infatti le liste con le firme di chi aveva già accettato le candidature in Campania.
Sparizione di cui più di un dirigente del Pdl accusa lo stesso Cosentino.
A questo punto nel partito è caos: entro le 20 di questa sera devono essere raccolte di nuovo le firme di accettazione dei candidati e i candidati del Pdl sono impegnati in una corsa contro il tempo: chi era a Roma sta cercando di tornare il più rapidamente possibile a Napoli per poter firmare nuovamente l’accettazione della candidatura.
Un esito clamoroso, arrivato dopo che questa mattina Berlusconi ha riconvocato i vertici del Pdl per definire le liste del partito. Cosentino nella notte sembrava averl avuta vinta, ma poi è riesplosa la resistenza di Angelino Alfano.
Forsr non si può neanche dire che Cosentino abbia sottratto le liste, in quanto le aveva predisposte lui con i suoi collaboratori e amici.
E’ evidente che se lo escludi lui ritiri anche quelle dei suoi amici: il grave è non aver provveduto parallelamente a far firmare altri a tempo debito.
Con il rischio ora che IL Pdl non presenti in Campania neanche una lista.
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
INDAGATI PER TRUFFA AGGRAVATA, ABUSO D’UFFICIO E FALSO IN BILANCIO
Scartati dal Pdl, alla fine li ha imbarcati il nuovo soggetto politico creato da La Russa, Meloni e Crosetto. Destinazione: Roma.
Alle prossime elezioni politiche i due assessori (uscenti) della Regione Molise, Gianfranco Vitagliano e Filoteo Di Sandro saranno infatti i capilista nella XVIII circoscrizione (Molise), rispettivamente alla Camera dei deputati e al Senato, di Fratelli d’Italia.
A darne l’ufficialità sono stati ieri gli stessi (ormai) ex esponenti azzurri, nel corso di una conferenza stampa, dicendo addio — con non poco rancore — al partito del Cavaliere. Perchè i due, prima di cedere alle avances dei Fratelli d’Italia, avevano atteso praticamente fino all’ultimo la risposta da via dell’Umiltà (o da Palazzo Grazioli), alla loro richiesta di essere candidati in Parlamento, che però non sembra essere arrivata.
O, meglio, il feedback non è stato quello da loro sperato: “Se volete, potete essere inseriti al terzo posto” o magari, chissà , anche al secondo.
Ma primi di certo no! Davanti a loro ci sarebbero stati comunque gli uscenti Ulisse Di Giacomo e Sabrina De Camillis.
“Alfano mi ha detto personalmente che il partito mi rivuole in Parlamento”, ricordava quest’ultima poche settimane fa.
“Il Pdl ci ha sempre più deluso anche in Molise e soprattutto in termini organizzativi e di gestione — hanno lamentato Vitagliano e Di Sandro — Non è stata mai tenuta in considerazione la meritocrazia e sono stati premiati sempre i soliti noti”.
E così alla fine hanno deciso di prendere al volo l’ultimo treno, che a Roma ce li potrebbe portare — ma dovranno darsi molto da fare in campagna elettorale — in ‘prima classe’.
Le vicende giuridiche dei due non sembrano però sconvolgere il trio La Russa-Meloni-Crosetto.
I due assessori sono infatti entrambi imputati nell’inchiesta Termoli jet, relativa alla nascita di una newco mista pubblico-privato per l’urgente creazione, così come aveva deliberato nell’estate del 2005 la giunta regionale (già guidata da Michele Iorio), di un collegamento marittimo tra le coste molisane e quelle della Croazia.
Per l’operazione — comprendente l’acquisto di un catamarano — la Regione arrivò a sborsare ben 8 milioni di euro, derivanti dai fondi destinati alla ripresa produttiva del territorio dopo gli eventi calamitosi (terremoto e alluvione) dell’autunno inverno 2002-2003.
Un enorme spreco di denaro pubblico, visto che il ferryboat rimase soltanto un sogno.
A trarne profitto, indebitamente secondo i giudici, fu solo la società molisana di autotrasporti Larivera, cioè il partner privato scelto dalla giunta Iorio — ma senza indire un bando — per costituire la newco del mare.
La Larivera infatti sopravvalutò le quote della nuova società , creata dieci giorni prima dell’ingresso della Regione Molise, costringendo quindi quest’ultima a pagare una plusvalenza (illecita) di 3,5 milioni.
Secondo i magistrati Iorio e i suoi assessori, tra i quali quello alla Programmazione e alla Sanità (Vitagliano e Di Sandro), “procurarono intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante entità alla società Larivera”, violando peraltro i principi comunitari della concorrenza.
I reati contestati, a vario titolo, sono truffa aggravata abuso d’ufficio e falso ideologico. Gianfranco Vitagliano, assieme al governatore Iorio, è coinvolto anche nel processo riguardante la cessione di parte delle quote dello Zuccherificio del Molise (di cui la Regione è azionista) all’imprenditore isernino Remo Perna.
Per la Procura il cda della stabilimento, con la complicità di Iorio e Vitagliano, avrebbe favorito il nuovo imprenditore: anche qui infatti non venne indetta alcuna gara.
Le quote dello zuccherificio vennero inoltre deprezzate, in modo che Perna le potesse acquistare al costo di un euro ciascuna, anzichè 10,5.
Ma a fornire i soldi all’imprenditore isernino, attraverso finanziamenti per il rilancio delle attività produttive a due aziende riconducibili sempre a Perna, fu proprio la Regione. Secondo i magistrati Vitagliano, indagato per falso in bilancio e abuso d’ufficio, fu l’ ‘intermediario’ dell’operazione.
Ed infine l’assessore alla Programmazione della Regione Molise il prossimo 14 febbraio sarà chiamato in tribunale per rispondere del reato di diffamazione, in seguito alla denuncia sporta contro di lui dal consigliere regionale Massimo Romano.
Ma il partito di La Russa, Meloni e Crosetto evidentemente non ha dato conto ai presunti illeciti commessi dai due nuovi esponenti, preferendo forse guardare un altro aspetto non di poca importanza: la mole di voti che Vitagliano e Di Sabato riuscirebbero a portare, visto che alle regionali dell’ottobre 2011 insieme totalizzarono oltre 6 mila preferenze.
E nel corso della conferenza stampa di ieri, i due non hanno perso l’occasione per ricordarlo, lanciando un’altra frecciatina all’ex partito: “Ancora una volta è stato nominato chi non ha voti e messo da parte chi invece ha il consenso della gente”.
E ora, in quella che hanno definito “la madre di tutte le battaglie”, sono pronti a sfidare tutti. Anche lui, Silvio Berlusconi che nel 2008 scelse di essere eletto deputato proprio in Molise.
Gabriele Paglino
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
NICOLA COSENTINO, ALFONSO PAPA, MARCO MILANESE, ANDREA LABOCCETTA, LUIGI CESARO: L’ACCORDO TRA I BIG NAPOLETANI GUIDATI DALL’EX COORDINATORE
Anche in queste ore, raccontano che il sistema stia funzionando alla perfezione.
Sms, brevi telefonate, comunicazioni per aggiornarsi. Nessuno dei cinque ha vacillato. Per adesso.
E pure lo scorso venerdì mattina si sarebbero visti al solito «Bar del Porto» di Napoli, quello più defilato all’interno dell’area doganale, dove a pranzo ti fanno una veloce frittura di pesce da mangiare ai tavolini esterni.
Sempre loro cinque: Marco Milanese, Amedeo Laboccetta, Luigi «Giggino» Cesaro, Nicola Cosentino e Alfonso Papa.
Cinque nomi del Pdl sulla carta molto diversi, ma accomunati dal bollino, chi più chi meno, di incandidabili.
Tra alcuni di loro, però, c’è da tempo anche una discreta collaborazione.
Si dice, ad esempio, che Cosentino abbia ottenuto l’incarico di sottosegretario all’Economia (anche) grazie all’intermediazione di Milanese con l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
E poi che Cosentino abbia «ricambiato» nominando Milanese commissario provinciale del partito ad Avellino.
Sarebbe poi stato sempre Milanese a iniziare a collaborare con Laboccetta, che a sua volta è legato a Papa dalla comune militanza «pro Agostino Cordova».
Ma l’«alleanza» così come è oggi è nata subito dopo la caduta di Nick Cosentino, segnata dalle sue dimissioni da coordinatore regionale e l’arrivo in Campania del commissario pdl Nitto Palma.
Nell’emergenza serviva un patto di mutuo soccorso: è nato il patto del «Bar del Porto».
I cinque si videro proprio lì la prima volta per definire la strategia di difesa e cercare di non essere spazzati via dal nuovo corso del partito.
L’unione fa la forza, dicevano i 3 moschettieri. E i cinque ci hanno creduto.
Il luogo? Non è stato scelto a caso. Ci puoi arrivare tranquillamente senza nemmeno passare dalla città , appena usciti dalla tangenziale, e lontano da occhi indiscreti.
È lì che il patto, nel corso di questi mesi, si è consolidato e aggiornato sulle vicende politico-giudiziarie di ogni componente.
E si è reciprocamente aiutato.
Seguendo un solo principio: se cade uno cadono tutti.
Se lo ripetono come un mantra anche in queste ore, in cui i loro nomi vengono indicati come un’onta per il Pdl.
Tra i detrattori, non è un mistero, figura il governatore della Campania Stefano Caldoro.
Apparterrebbe ai suoi fedelissimi il copyright di «lista Terzigno», dal nome della famosa discarica, usato per definire la lista con i cinque «incandidabili».
E sempre lui, in questi giorni, ha lanciato messaggi molto chiari a Berlusconi e Alfano per spingerli a creare liste senza indagati.
Avvisando: «Non starò fermo e muto».
In suo soccorso è sceso ieri poi don Luigi Merola, il prete anticamorra (potenziale candidato del Pdl), ma che ieri ha lanciato l’allarme: «Berlusconi dovrebbe ascoltare Caldoro, che per me è l’unica persona pulita in Campania. Se lo facesse partecipare alla scelta dei candidati farebbe cosa gradita ai napoletani onesti e perbene».
Un segnale che, comunque vada, la scelta di Berlusconi peserà sul futuro del governatore campano e su quello dei caldoriani.
Ma in queste ore i Cinque non ci stanno e fanno quadrato rispetto alle critiche. Attivando un braccio di ferro inaspettato con l’ex premier.
Che mentre ieri incassava il passo indietro di Marcello Dell’Utri, si sentiva rispondere «no grazie» da Alfonso Papa.
Nel silenzio, invece, di Milanese, Cosentino e Cesaro. Silenzio ufficiale.
Perchè dietro le quinte i tre, così come Papa e Laboccetta, si stanno battendo all’unisono per strappare una candidatura.
Spalleggiandosi a vicenda.
Mettendo persino in dubbio l’esistenza del famoso sondaggio Ghisleri (il Pdl sotto di due punti con loro in corsa). Ma consapevoli che il destino di uno, in queste ore più che mai, è legato a quello degli altri quattro.
Con Cosentino testa di serie. Cosentino che non si muove più da Palazzo Grazioli, e che grazie a Verdini e alla sua segretaria, la potente Luciana Scalzi, riesce ad avere accesso alla stanza dell’ex premier.
Un assedio in piena regola, dall’evoluzione imprevedibile.
Un capitolo a parte merita poi Cesaro: ex presidente della Provincia di Napoli, dei cinque, sembra essere quello che ha più chance di essere candidato.
Su di lui pesano soprattutto i 15 anni di anzianità , ma è un amministratore… Dunque più presentabile.
E però, nell’incertezza, Giggino ‘a purpetta avrebbe provato a percorrere anche la strada della «candidatura alternativa», quella del figlio Armando, 30 anni, primi passi nella Giovane Italia, un blog personale, impegnato nelle aziende di famiglia.
Un «sacrificio», secondo Cesaro. Secondo Armando non più necessario: «Non ho nemmeno il certificato elettorale. Non mi candido. Sono giovane, posso aspettare. Ma a Berlusconi voglio dire una cosa: tutti andrebbero candidati fino al terzo grado di giudizio. Quanto a Cosentino, lo candiderei. È una vittima della stampa».
Angela Frenda
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
DOPO UN LUNGO BRACCIO DI FERRO NOTTURNO, L’EX SOTTOSEGRETARIO AVREBBE SPUNTATO UN SEGGIO BLINDATO IN CAMPANIA
Dopo un lungo braccio di ferro durato tutta la notte, sembra esserci una schiarita nella trattativa per le liste del Pdl in Campania.
Secondo le ultime indiscrezioni raccolte in Via dell’Umiltà , sarebbe ritornata in campo la candidatura di Nicola Cosentino per un terzo posto sicuro in Senato.
Tra i seggi blindati, quello di Luigi Cesaro: l’ex presidente della Provincia di Napoli dovrebbe correre al secondo posto in Campania 1, dietro il capolista Gianfranco Rotondi.
L’avrebbe spuntata anche Michele Pisacane, del Pid, nella circoscrizione 2, dove capolista è Mara Carfagna, seguita da Nunzia De Girolamo
Insomma ci aveva visto bene un sito campano, Notix.it, che già ieri sera dava la notizia per certa: nelle liste Cosentino ci sarà .
L’editore di Notix è Nicola Turco, presidente nazionale di Alleanza di Popolo, lista di centrodestra a sostegno di Caldoro alle scorse regionali, che ha rotto con Cosentino a luglio 2011 in occasione della mancata nomina nel cda di Italia Navigando, società partecipata di Invitalia.
“La notizia per noi è ufficiale, ci è stata riferita da una fonte che si trovava direttamente a Palazzo Grazioli durante il vertice”, spiega Rosalia Santoro, direttore del giornale online. “Cosentino ha firmato sabato sera alle 22.15 la sua candidatura, anche se la notizia non è ancora ufficiale”.
Il termine per la consegna delle liste è fissato a lunedì 21 alle 20 e fino ad allora ” non sarà confermato per evitare strumentalizzazioni”.
Da parte di chi? “Degli esclusi”.
Dell’Utri? “Sì, ma non solo. Insieme a lui ci sono altre persone che saranno tagliate fuori”.
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
PDL AL BIVIO: PER EUROMEDIA RIPRESENTARLI COSTEREBBE UN MILIONE DI VOTI, SE NON LI RIPRESENTI PERDI IL LORO BACINO DI CONSENSI E RISCHI CHE RIVELINO VICENDE IMBARAZZANTI
Più che “sub iudice”, le candidature bollenti del Pdl sono da considerarsi tutte “sub sondaggium“.
Dopo che ieri i dati di Euromedia Reserch di Alessandra Ghisleri hanno messo nero su bianco che con gli “impresentabili” in lista come Dell’Utri, Scajola, Nespoli, Laboccetta, Milanese e Landolfi ma, soprattutto, Cosentino, il partito viaggerebbe con quasi un milione di voti potenziali in meno, per il Cavaliere la strada da percorrere sarebbe una sola: chiedere agli amici di fare “un passo indietro per la causa”. Qualcuno ha dato disponibilità (Dell’Ultri e Scajola) ma altri resistono.
Nick o’ mericano, il plurindagato Nicola Cosentino e Giggino a’ Purpetta, Luigi Cesaro (condannato a cinque anni in primo grado per collusione con il clan di Raffaele Cutolo nel 1984, assolto in secondo grado per insufficienza di prove due anni dopo e infine assolto definitivamente in Cassazione da Corrado Carnevale), non ne vogliono proprio sapere di farsi da parte.
E neppure Alfonso Papa, unico parlamentare finito in carcere preventivo a processo ancora in corso per colpa di Maroni, se la sente di mollare l’immunità che gli garantirebbe il seggio alla Camera.
Dunque, da giorni a palazzo Grazioli è in corso un vero gabinetto di guerra.
Mentre Denis Verdini, l’unico che è certo della candidatura nel collegio Campania 2 per la Camera nonostante i guai giudiziari, continua a compilare la scacchiera regionale delle liste, il Pdl sta vivendo altre ore drammatiche.
E’ vero, c’è tempo fino alle 20 dI oggi per presentare le liste, ma sono ore lunghissime in cui il partito rischia di spaccarsi ancora.
Alfano preme perchè nessuno dei nomi a rischio venga inserito nelle liste e Berlusconi, che fino a poche ore fa sembrava propenso a “salvare” gli “impresentabili” per garantismo ma anche per calcolo elettorale (hanno un ampio bacino di voti), ha cambiato idea dopo aver letto i sondaggi.
Avere liste “non pulite” avrebbe un effetto zavorra per il Pdl su tutto il territorio nazionale.
Ci sarebbero forti ripercussioni in Campania (“”La piu’ importante e popolosa regione del Sud è praticamente terra di nessuno — urlava ieri al telefono Mario Landolfi, il cui seggio è fortemente in bilico — per di un commissario politico, il senatore Nitto Palma, che in meno di un anno è riuscito a dividere un partito unito e vincente”), ma soprattutto in Lombardia, regione chiave per gli equilibri del Senato.
Insomma, sarebbero più i voti persi con le candidature sotto accusa che quelli del loro bacino di preferenze.
Di diverso avviso è Denis Verdini. Il coordinatore del Pdl avrebbe sottolineato che in Campania il risultato al Senato è in bilico ed i voti di Cosentino sarebbero determinanti.
A dare forza alla tesi delle “liste pulite” è arrivata poi la mossa del Pd.
I democratici hanno escluso quattro candidati dalle liste elettorali, mettendo così in un angolo il Pdl. Non adeguarsi — è stato spiegato a palazzo Grazioli — significherebbe prestare il fianco agli attacchi mediatici degli avversari. Insomma, la tagliola sembra inevitabile.
Ma anche Berlusconi ha i suoi dubbi.
E i sondaggi c’entrano solo parzialmente.
Non ricandidare alcuni personaggi chiave della storia politica berlusconiana significherebbe, in qualche modo, lasciare per strada uomini che hanno permesso al Cavaliere di dominare il panorama politico degli ultimi vent’anni a costi piuttosto alti sotto il profilo della legalità , ma con risultati eccellenti sul fronte dei risultati elettorali e della tenuta parlamentare.
E chissà quant’altro.
Il timore di Berlusconi, è che questi personaggi, delusi per essere stati lasciati nelle mani dei magistrati senza l’ombrello dell’immunità , parlino.
E raccontino l’irriferibile.
Certo, il Cavaliere questo non lo teme da personaggi alla Papa o alla Milanese, per intendersi.
Ma da Cosentino e da Cesaro sì. E anche, un po’, da Formigoni.
Il “Celeste” si è detto disponibile anche a fare un passo indietro, ma com’è noto le memorie dell’ex governatore della Lombardia potrebbero rivelarsi ingombranti.
Come sicuramente desterà non poche (pruriginose, ma legittime) curiosità l’inserimento in un posto blindato del primo collegio lombardo della Camera della giovane e avvenente Alessia Ardesi, la “dama bionda” del vertice di Marsiglia 2011 e impiegata all’ufficio stampa di palazzo Grazioli. Un volto nuovo, per carità , ma dai meriti incerti.
Anche per questi dettagli il vertice di guerra di palazzo Grazioli sta diventando, nel corso delle ore, sempre più teso.
A quanto sembra, il Cavaliere ha chiesto alla Ghisleri di sondare un possibile “piano B” per non lasciare fuori gli indagati eccellenti.
In pratica, alcuni nomi potrebbero trovare alloggio, come si era detto già in tempi non sospetti, nella lista Grande Sud di Miccichè, federata con il Pdl.
Se in questo caso i sondaggi non evidenziassero seri contraccolpi sul voto, allora sarebbe fatta. Il problema, però, è che l’elettorato non è più così disposto a far finta di non vedere e anche Ghisleri avrebbe fatto capire a Berlusconi che spostare le pedine al lato non elimina affatto il problema.
Anzi, lo rende quasi più evidente: “Sarebbe come mettere la polvere sotto il tappeto — commentavano ieri a palazzo Grazioli — e sperare che nessuno lo alzi mai…”.
I risultati del sondaggio sul “piano B” sono sul tavolo del Cavaliere da questa mattina all’alba, prima che cominci l’ultima e definitiva riunione per dare il via libera alla candidature che, nel frattempo, potrebbero essere anche maturate nella notte.
Alfano è stato chiaro: con gli indagati in lista, la remissione è certa.
Il segretario vuole vincere questa partita della legalità a ogni costo e, in fondo, anche il Cavaliere stavolta sembra propenso a scegliere la strada delle “liste pulite”.
Poi, se qualcuno comincerà a raccontare scomodi altarini in seguito alla bocciatura, si potrà sempre dire che parla per vendetta.
Gli elettori saranno più propensi a perdonare la “vittima dell’ingratitudine” (Berlusconi) rispetto al “garantismo omertoso” del via libera agli impresentabili.
Ma qualcuno sostiene che ci sia anche di più. “Se sono veri alcuni nomi che circolano in queste ore — ha ventilato, velenoso, Alfonso Papa — più che un problema di liste pulite mi sembra che sia in corso una guerra tra Verdini e Alfano per piazzare al meglio i propri protetti…”.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 21st, 2013 Riccardo Fucile
ALLA FINE IL CAVALIERE E’ COSTRETTO A RICEVERLO: “PER ORA SEI DENTRO, FARO’ DI TUTTO”
Piomba a Palazzo Grazioli a fine mattinata, Nick o’ mericano, ed è una furia che in pochi riescono ad arginare.
Il capo non c’è, Berlusconi è fuori, sta registrando l’intervista a Sky in cui racconta, tra l’altro, di aver chiesto a Nicola Cosentino di fare «un passo indietro».
A Palazzo c’è Angelino Alfano, che il ras campano considera il vero artefice, col governatore Stefano Caldoro, di quella che definisce la «trappola» ai suoi danni.
È un’escalation, che culmina nel momento in cui i pochi presenti sono costretti a intervenire tra le urla, per impedire che i due vengano in contatto, come racconterà uno degli spettatori.
Nel salotto del Cavaliere scoppia la rissa. «Hanno rinunciato Scajola e Dell’Utri, non si capisce perchè tu debba essere candidato, ma non hai visto i sondaggi?» incalza il segretario Pdl a muso duro.
È la miccia che fa esplodere tutto, anche perchè in quegli stessi momenti le agenzie di stampa stanno rilanciando la richiesta del passo indietro formulata da Berlusconi. Cosentino perde le staffe, sbotta: «E questo sarebbe il partito garantista? Ma io vi rovino, ritiro i miei consiglieri e faccio saltare decine di giunte in Campania: poi vi faccio perdere le elezioni. Lo capite o no che per darla vinta a quattro giustizialisti io finisco in galera?»
Già , la galera.
L’ex coordinatore del partito in Campania, l’ex sottosegretario di Tremonti all’Economia, fuori da quelle maledette liste non può finirci.
Se per lui non si aprono le porte di Palazzo Madama o di Montecitorio, dal 25 febbraio si schiudono quelle di Poggioreale.
Si piazza lì, nell’appartamento del Cavaliere. La sponda di Verdini e Nitto Palma non bastano più, il forfait di Scajola due giorni prima e di Dell’Utri a sorpresa ieri gli complicano l’operazione salvataggio.
Non se ne va da Grazioli finchè il padrone di casa non rientra.
È a lui che deve chiedere conto e ragione. È con lui che deve parlare a quattr’occhi. Lo farà a ora di pranzo e il deputato di Casal di Principe sarà l’unico con cui Berlusconi accetti di parlare, fatto salvo con i quattro che nella stanza di fianco lavorano da 48 ore alle liste.
A un certo punto è sembrato che Cosentino avesse preso in ostaggio il capo, ironizza ma neanche tanto uno dei dirigenti che ha accesso alle stanze riservate.
E il Cavaliere cede, smorza, lo calma.
«La mia era una richiesta, figuriamoci se ti metto fuori: farò di tutto per tenerti dentro» gli garantisce il leader.
Torni pure tranquillo a casa, perchè «al momento sei in lista».
Il vertice decisivo (su Puglia, Lazio e Sicilia, oltre che sulla Campania) ancora in nottata era in corso.
«Sto andando a Palazzo Gazioli per la riunione, che vuol dire Cosentino sub-judice? Chiedetelo a Berlusconi» taglia corto prima di raggiungere il vertice delle 22 Francesco Nitto Palma.
A quello stesso portone bussa il governatore Caldoro, viene ricevuto dal suo amico Alfano. «Se Cosentino resta in lista, io coi miei otto consiglieri regionali di area socialista usciamo dal Pdl. Restiamo nel centrodestra, ma non posso rimanere in un partito di cui quello lì mantiene il controllo».
Ai suoi Berlusconi confida che vorrebbe tenere la linea dura, far cadere anche l’ultima testa tra i tre super «impresentabili».
Ma è la più dura, non sarà facile.
La tensione è altissima, nella stanza dei bottoni a Grazioli. Chiusi da giorni e notti ormai, compresa quella appena conclusa, ci sono solo Alfano, Sandro Bondi, Denis Verdini, Renato Schifani.
Di tanto in tanto fa capolino Cicchitto. Nessuno può entrare.
La sede di via dell’Umiltà invece è un porto di mare.
Deputati e aspiranti onorevoli calabresi, laziali tengono sotto assedio il responsabile elettorale Ignazio Abrignani chiuso lì al quarto piano.
Berlusconi invece è blindato nel suo studio in via del Plebiscito.
Non riceve nessuno, eccetto Verdini e i quattro di fianco.
Ci prova di nuovo Maurizio Gasparri, invano. Si presenta il sindaco di Roma Gianni Alemanno per protestare: quasi tutti i suoi vengono fatti fuori, con l’eccezione di Piso e della Saltamartini.
Altero Matteoli, inviperito per l’esclusione di alcuni suoi uomini, non trova udienza e torna in Toscana d’umore nero.
È un’ecatombe di ex An, nelle liste.
Raccontano che il vero «angelo vendicatore» sia Sandro Bondi, più che Verdini. «Spietato », raccontano le cronache da dentro.
Tanto che perfino un ras del Lazio come Andrea Augello finisce borderline.
Le ultime grane su Sicilia, Campania, Liguria e Calabria a notte fonda, man mano che si chiudono le liste però scoppiano rivolte ovunque.
L’exploit dell’ex direttore del Tg1 Minzolini, capolista in Liguria-Senato al posto di Scajola manda per aria il partito in quella regione.
Il Cavaliere è esausto, raccontano.
Stamattina l’ultimo visto alle liste, a pranzo vuole essere già ad Arcore.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
argomento: Berlusconi, elezioni | Commenta »