Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
IL FLOP DELLE MANIFESTAZIONI A ROMA, L’INATTESO SUCCESSO DI QUELLA ANTI-BREXIT A LONDRA, LE SCONFITTE DI HOFER E WILDERS A CUI SEGUIRANNO QUELLE DELLA LE PEN E AFD IN GERMANIA, LA SCONFITTA DI TRUMP…. NON A CASO GRILLO E SALVINI ORA SMORZANO I TONI
Il lungo sabato romano dedicato all’Europa è in sè un segnale, per chi lo vuole cogliere, che viene
dalla piazza tanto quanto dal Campidoglio e dai palazzi che ospitano le cerimonie del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma.
È un segnale che prende le mosse da una considerazione condivisa: l’Unione non è agonizzante e, anzi, da oggi riprende a camminare e crescere.
L’Europa è il nostro futuro comune, scandiscono i partecipanti al corteo allegro e ottimista dei Federalisti Europei e a quello, più critico, di Nostra Europa, che si fondono davanti all’arco di Costantino.
Lo ribadiscono i leader dei sei paesi fondatori negli anni Cinquanta della CECA, del MEC e della CEE, dai quali discende la UE. Con qualche distinguo, lo dicono anche gli altri europei, i rappresentanti degli stati ex socialisti che si sono aggregati all’Unione per convenienza più che per convinzione, come la Polonia, e di quelli che hanno sofferto crisi drammatiche, come la Grecia.
La sensazione è che il flop delle iniziative antieuropee nella capitale italiana e la contemporanea manifestazione londinese contro la Brexit concludano un mese che prelude a un turning point, a un significativo cambiamento nella politica e nella società a livello globale.
C’è un “sentiment” nuovo dopo la fase oscura scandita dal sì all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione e dal voto presidenziale negli USA.
Prima l’Austria ha bocciato lo xenofobo Hifer, poi due settimane fa l’Olanda ha riservato la stessa sorte a Geert Wilders, ribadendo la vocazione all’apertura di uno dei paesi che hanno storicamente più creduto nell’Europa.
Poche ore fa Donald Trump, stella polare dei populisti, è stato costretto a ritirare la proposta di legge che, se approvata, avrebbe abrogato la riforma sanitaria di Obama: fosse andato al voto, il Congresso avrebbe bocciato, grazie al no di molti repubblicani, la prima iniziativa legislativa davvero antipopolare del tycoon e showman diventato presidente.
Il vento non più solo distruttivo potrebbe soffiare anche in occasione delle elezioni per l’Eliseo e di quelle politiche tedesche di settembre.
È probabile che i vincitori siano il liberalsociale Emmanuel Macron e uno tra Merkel e Schultz, con le conseguenti sconfitte dei reazionari Marine Le Pen e di Alternative fà¼r Deutschland.
Beppe Grillo e Matteo Salvini se ne rendono conto e ne sono spaventati. Nelle ultime settimane hanno attenuato i toni degli attacchi e delle polemiche.
Attendono anche loro l’onda lunga delle già avvenute sconfitte dei loro punti di riferimento olandesi e americani. Vogliono valutare se il rilancio della UE abbia effetti tangibili.
Soprattutto, guarderanno con qualche ansia ai risultati francesi, che potrebbero sancire la sconfessione di scelte tattiche apparse vincenti per mesi.
In Italia si voterà per Camera e Senato la prossima primavera, anche se le amministrative di giugno saranno un test non marginale. Abbiamo imparato che, nell’era degli smartphone e dei social, in un anno o due può cambiare tutto.
L’ha capito Matteo Renzi, passato dall’esaltazione del 41 per cento alla depressione del brutale no alla riforma istituzionale.
Se ne rendono conto tutte le opposizioni, pur ringalluzzite dal ritorno al proporzionale.
Il basso profilo sta tornando a essere un valore, come dimostrano la campagna elettorale olandese e il lavoro oscuro messo a reddito dai democratici in occasione della battaglia sull’Obamacare.
Qualcuno anche in Italia comincia a pensare che convenga darsi da fare senza spararle sempre grosse e senza dare l’impressione di voler decidere per tutti. Come fa Paolo Gentiloni.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
NEL DISCORSO DI BENVENUTO ELOGIA I PADRI DELL’EUROPA CHE HANNO SAPUTO GARANTIRE PACE E BENESSERE… L’OPPOSTO DI QUANTO SCRIVONO GLI ULTRAS CINQUESTELLE SUI SOCIAL
La sindaca di Roma Virginia Raggi ha aperto le celebrazioni per il Sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma con un discorso non antagonistico, pieno di citazioni dei padri dell’ Europa, personaggi lontanissimi dalla “cultura” a Cinque Stelle: De Gasperi, Adenauer, Schuman.
«Sessanta anni fa — ha esordito Raggi — prese il via una avventura straordinaria: i padri fondatori della Comunità Europea animati da uno spirito rivoluzionario non scontato e diedero vita ad un progetto visionario con l’obiettivo di garantire pace e benessere ai cittadini europei». Certo, «la finanza non è tutto», ma «dobbiamo lavorarci tutti assieme».
Nella dialettica sotto traccia nel Movimento Cinque Stelle tra chi (Di Maio) punta al governo e chi considera quella prospettiva come una iattura, il discorso della Raggi appartiene alla “corrente” dei filo-governativi e quello di Roma è un piccolo tassello di un confronto interno che si preannuncia aspro e non scontato.
E anche per il valore politico e simbolico del discorso, lo staff della Raggi ha protestato per il momentaneo «oscuramento» del discorso.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO 10 ANNI DA SINDACO, TOSI LANCIA PATRIZIA BISINELLA
A giugno i cittadini veronesi eleggeranno il loro nuovo sindaco dopo 10 anni di regno di Sua Maestà
Flavio Tosi, l’ex stella della Lega Nord, defenestrato dal partito nel marzo 2015 direttamente dal segretario federale Matteo Salvini via Facebook, decisione cui seguirono una valanga di polemiche e accuse reciproche.
Una cosa è certa, la Lega Nord sa di non poter perdere Verona.
Proprio oggi Salvini è a Verona per lanciare la candidatura del 46enne Federico Sboarina, avvocato, presidente dell’associazione culturale Battiti, come sindaco per Lega Nord, Battiti per Verona e Fratelli d’Italia, con buona pace del senatore veronese Paolo Tosato, forse troppo moderato per la piega impressa al partito da Salvini dopo gli scandali di Belsito&C.
Mai pervenuta la candidatura dell’eurodeputato Lorenzo Fontana, il ‘Kissinger di Salvini’ che ha preferito a sorpresa rimanere in Europa nonostante in molti lo vedessero come il candidato ideale della Lega veronese.
Forza Italia spaccata. Anche se quella di Sboarina dovrebbe essere la candidatura unitaria del centrodestra, Tosi escluso, i ‘Giorgetti brothers’ — il deputato Alberto e il consigliere regionale Massimo, pezzi da novanta di Forza Italia a Verona — non dovrebbero essere granchè entusiasti visto che proprio l’ex sottosegretario all’Economia e finanze nei governi Berlusconi e Letta, Alberto, solo qualche giorno fa non aveva nascosto “un filo di delusione” per la mancata coesione sul suo nome, già benedetto dal Cavaliere in persona nel 2015.
A beneficiare di questi malumori potrebbe essere Flavio Tosi che in questi anni a Verona ha costruito un vero e proprio regno, piazzando i propri uomini in tutti i ruoli chiave dell’amministrazione scaligera e godendo — va detto — di un consenso sostanzioso tra la popolazione per quanto portato a termine nel corso dei due mandati. Incandidabile per aver raggiunto il massimo dei mandati, Tosi manda in campo la sua ‘Michelle’: la compagna Patrizia Bisinella (nella foto la terza da destra), attualmente senatrice di Fare! che può contare, almeno sulla carta, sull’ingente pacchetto di voti del compagno — quasi 100mila voti nella circoscrizione Nord Est alle europee 2014, il grosso del quale proprio da Verona.
Il 2 aprile il Partito democratico sceglierà il proprio candidato sindaco.
A correre sono in tre: Gustavo Franchetto, 64 anni e in campo come civico; Orietta Salemi, 56 anni e consigliera regionale; il 34enne Damiano Fermo, consigliere comunale.
Se la candidatura dell’evergreen Franchetto è più che altro di bandiera, a correre davvero sono gli altri due. La Salemi è in in teoria espressione del renzismo a Verona, ma in realtà sembra più la candidata di mediazione tra correnti interne quelle a cui Renzi, alle prime Leopolde, prometteva rottamazione certa.
Sulla carta dovrebbe essere Damiano Fermo il vero candidato renziano: giovane, imprenditore ed europeista.
E il Movimento cinque stelle? Candidato unico e nominato a furor di popolo — 85 voti su 224 votanti nella consultazione online — è Alessandro Gennari, 33 anni, attualmente consigliere di circoscrizione, ex rugbista, appassionato di musica e teatro. Il M5S a Verona ha già dichiarato di non voler fare alleanze.
Insomma, alleanze rappezzate, correnti interni ai partiti, finti e veri rottamatori, europeisti ed euroscettici.
A Verona si sta per giocare una partita politica esemplare della direzione che gli italiani vorranno prendere, in Italia come in Europa.
Il tutto con un pizzico di sale che solo una città unica come Verona può offrire.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
LA TRISTE PRESENZA IN PRIMA FILA DI UN CONDANNATO A 5 ANNI IN APPELLO PER ABUSO D’UFFICIO E DESTINATARIO DI DUE AVVISI DI GARANZIA, UNA RELATIVA ALL’INCHIESTA “MAMMA SANTISSIMA” SUI RAPPORTI CON LA ‘NDRANGHETA
Sovranisti, militanti di estrema destra, esponenti di Forza Nuova , qualche ambulante e qualche taxista.
Tutti insieme, sono partiti da Piazzale Esquilino per il corteo del nuovo Movimento nazionale per la sovranità lanciato dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e dal leader de La Destra Francesco Storace.
Eppure, nonostante le 5mila persone attese, alla manifestazione si sono presentati un migliaio di persone, non di più.
Tra slogan contro l’Unione europea, i cori “boia chi molla” e pure reminiscenze musicali di inizio ‘900 (“La canzone del Piave”) e anni 2000 (Max Pezzali), il corteo è arrivato a Piazza Venezia senza disordini.
Ma si è rivelato un vero e proprio flop.
“Sa contare?”, si è difeso Storace di fronte alle domande sui numeri dell’iniziativa. “Siamo oltre 8mila, alla faccia del Fatto”, ha azzardato invece lo stesso Alemanno. Ma al comizio finale, al contrario, i numeri bassi della manifestazione erano — a dir poco — evidenti.
Ci sarà stato pure il sovrano, ma i sudditi scarseggiano.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
MINNITI HA TROVATO IL SISTEMA PER EVITARE I CORTEI: BLOCCARE LA GENTE PRIMA CHE ARRIVINO, ANCHE IN ASSENZA DI REATI
Centocinquanta attivisti bloccati in Questura. Pullman di manifestanti in arrivo da Nord Est, Marche
e Val di Susa fermati al check point di Roma Nord.
È partito in ritardo e tra le polemiche il corteo EuroStop, la manifestazione più tesa tra le cinque organizzate in occasione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma.
All’altezza di lungotevere Aventino un gruppo di manifestanti ha cercato di salire lungo Clivio di Rocca Savella ma la polizia li ha inseguiti senza successo, poi un cordone di agenti ha bloccato la salita.
La coda della manifestazione, composta da circa 1000 persone, è rimasta indietro e la polizia, forse nel timore di una deviazione verso il Lungotevere, ha diviso in due tronconi la manifestazione con i mezzi. Attimi di tensione, ma nessun contatto tra polizia e manifestanti.
Gli attivisti denunciano perquisizioni e fermi senza reali motivazioni. “Finora la polizia li ha identificati e ha sequestrato alcune felpe con cappuccio. Questo è il loro crimine”, spiega Tommaso Cacciari, militante di un centro sociale veneto, a proposito dei “compagni fermati”. “La cosa più grave è che la Questura ha annunciato che non li rilascerà fino alla fine della manifestazione. Tutto questo è grottesco”.
“150-200 compagni provenienti dalla Val di Susa sono stati sequestrati per essere identificati, senza motivo e non gli hanno trovato praticamente nulla”, dice ad HuffPost Giorgio Cremaschi, tra gli organizzatori di Eurostop.
“Quanto successo è lo specchio di questa Unione Europea che è una dittatura. È una rappresaglia inaccettabile, un elemento gravissimo ai danni della libertà di manifestare. Questa è una libera e democratica manifestazione, non ci faremo intimorire. I nostri compagni non sono accusati di niente, sono stati fermati ingiustamente . Stiamo ritardando il corteo per dare la possibilità ai compagni e alle compagne di raggiungerci e manifestare con noi”.
Al casello di Roma nord sono stati fermati quattro pullman provenienti dal Nord-Est. Gli attivisti e le attiviste sono stati fatti scendere, sono stati identificati e perquisiti.
A Roma est fermato invece il pullman proveniente dalle Marche, e cinque attivisti sono stati portati in Questura. Dopo la perquisizione dei mezzi, due dei pullman provenienti dal Nord-Est sono stati scortati fino alla Questura di Tor Cervara assieme a un’altra macchina di attivisti e al pullman partito dalla Val di Susa.
In totale sono 150 gli attivisti portati in Questura.
(da “Huffingtonpost”).
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
SONO SEMPRE PIU’ GLI INGLESI CHE NON VOGLIONO USCIRE DALL’EUROPA
Mentre a Roma proseguivano le celebrazioni per l’anniversario dei Trattati, a Londra centomila persone si sono riversate sulle strade, mettendo da parte la paura generata dall’attentato terroristico dei giorni scorsi, per manifestare nel nome dell’Europa.
La marcia è cominciata questa mattina e si è conclusa nel pomeriggio proprio in piazza del Parlamento.
A organizzare il tutto è stato Unite for Europe, un gruppo di coordinamento per le organizzazioni che si battono per “limitare i danni della Brexit”.
“Noi siamo il 48% che ha votato per restare”, si legge sul sito, “giovani cittadini europei che vivono, lavorano e pagano le tasse nel Regno Unito. Siamo indignati dal comportamento del governo e da come sta gestendo il risultato del referendum”.
Theresa May, scrive l’Independent, ha commentato l’annuncio della marcia, accusando chi avrebbe partecipato di “dividere il paese”.
Per le strade di Londra, al momento, quello che prevale è tuttavia un senso di unione. Donne, uomini, bambini e ragazzi manifestano pacificamente: qualcuno ha il volto dipinto di blu, con dodici stelle disegnate in cerchio, altri imbracciano ironici cartelli filoeuropeisti. “Domani gli orologi andranno avanti di un’ora. Mercoledì andranno indietro di 40 anni”, recita uno. “Come faremo a vincere l’Eurovision adesso?”, si chiede un altro.
Mentre i 27 capi di Stato dell’Ue sono riuniti Roma, da Londra parte il più accorato grido di amore all’Europa.
Qualcuno tra i manifestanti lascia un fiore vicino Westminster, per ricordare le vittime degli attentati. #WeAreNotAfraid era l’hashtag circolato a poche ore dall’accaduto, oggi la paura non ha bloccato la loro marcia.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
ATTENTATO LONDRA, PARLA LA RAGAZZA DELLA FOTO
Dopo gli attentati di mercoledì a Londra questa foto ha iniziato a circolare sui social: una ragazza
con indosso l’hijab guarda il suo cellulare sul ponte di Westminster.
Insieme a lei c’è un gruppo di persone, riunite intorno a una donna ferita. Qualcuno è in piedi, qualcuno in ginocchio a confortarla.
Nonostante la ragazza musulmana abbia una mano sul volto atterrito, su internet molti utenti l’hanno accusata di noncuranza, rendendola oggetto di attacchi islamofobici.
Lo scatto è stato diffuso su Twitter e su alcuni blog anti-Islam.
Un utente ha postato l’immagine della donna accanto a quella di Tobias Elwood, il deputato conservatore osannato per il suo comportamento in quei momenti difficili, durante i quali non è fuggito, ma è rimasto per prestare soccorso alle vittime.
“La differenza tra cristiani e musulmani”, recitava la didascalia, decidendo solo in base a quello scatto che la ragazza col velo si fosse totalmente disinteressata a quanto le stava accadendo intorno.
Lei racconta una realtà diversa. Lo ha fatto attraverso Tell Mama, un gruppo che monitora gli attacchi contro i musulmani, al quale ha chiesto di rendere nota una sua dichiarazione, in merito a quanto accaduto.
“Sono scioccata e totalmente costernata per il modo in cui una mia foto è circolata su internet”, dice l’anonima ragazza , “Alle persone che hanno interpretato i miei pensieri in quei momenti terribili e dolorosi, vorrei dire che non solo ero devastata, essendo testimone di un attacco terroristico sconvolgente e paralizzante, ma ho subito anche lo shock di trovare la mia immagine attaccata sui social media, da parte di coloro che non sono riusciti ad andare oltre al mio abbigliamento, per trarre conclusioni xenofobe e dettate dall’odio”.
Il quel mercoledì 22 marzo un misto di tristezza, paura e preoccupazione si sono impadroniti di lei. Ha parlato con altra gente presente per cercare di capire cosa stesse accadendo e sapere se servisse il suo aiuto.
Lo scatto è stato immortalato da Jamie Lorriman, che ha parlato in sua difesa.
Oltre a lui molti utenti hanno preso le sue parti, postando immagini di altri testimoni, apparentemente noncuranti: “Non potete giudicare se non vi trovavate lì, non possiamo neanche immaginare cosa stessero provando”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
LA SINDACA NICOLINI HA DIMOSTRATO COSA VUOL DIRE ACCOGLIENZA: L’HA PURE ACCOMPAGNATO AL CIMITERO
La visita di Salvini a Lampedusa è stata fruttuosa: il leader leghista ha potuto comprare (e mangiare) i cannoli siciliani all’aeroporto di Palermo, fare una foto ricordo in spiaggia, immortalare una pompa di benzina e fare una visita al cimitero dove l’ha accompagnato la sindaca Nicolini.
Al netto degli agenti di scorta e degli accompagnatori, ha trovato a contestarlo appena dieci persone con uno striscione “No alla Lega dell’odio”, peraltro sempre in numero superiore rispetto a chi l’ha invitato.
Salvini ha snocciolato per l’occasione un nuovo slogan “riprendiamoci il nostro mare” ma
probabilmente non voleva che nessuno gli rovinasse lo sfondo per la foto ricordo in spiaggia: ma non essendoci nessuno a sentirlo, il pericolo non è esistito.
Da encomiare la signorilità della sindaca Nicolini che l’ha accolto con gentilezza e l’ha accompagnato in un breve giro dell’isola con destinazione finale il cimitero.
Finito lo spot uso media e vomitato le solite banalità , Salvini è dipartito verso il continente.
(da agenzie)
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Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile
MENTRE LA POLITICA SA SOLO ODIARE, GLI ITALIANI SI RACCOLGONO ACCANTO ALL’UOMO CHE SA PARLARE DI AMORE E SOLIDARIETA’
“Incontrarti è un sogno”, gli scrivono sugli striscioni. E lui risponde: “La Chiesa deve andare
incontro a tutti, anche nelle periferie, anche ai non credenti”.
Papa Francesco arriva a Milano. I primi fedeli si sono ritrovati già prima dell’alba nella periferia in via Salomone, Duomo gremito alle 8.
Alle 8.17 Francesco atterra (portando il sole dopo un risveglio nella nebbia), folla di fedeli anche in aeroporto.
Ad attenderlo allo scalo di Linate, oltre all’arcivescovo Angelo Scola, i vertici delle istituzioni – il sindaco Beppe Sala, il govenatore lombardo Roberto Maroni, la prefetta Luciana Lamorgese – che non incontrerà più nel resto della giornata dedicata tutti agli “ultimi”.
La prima tappa è alle ‘Case bianche’ del quartiere popolare di via Salomone, cintura est della città , terra di frontiera dove sono presenti i problemi sociali della città .
Qui la visita a tre famiglie: due anziani, madre padre e tre bimbi musulmani, un disabile gravissimo assistito dai parenti.
Poi la preghiera in strada, davanti alla parrocchia di San Galdino, con gli abitanti arrivati anche dai quartieri limitrofi.
Migliaia di persone, e due doni speciali per Francesco, consegnati dai bambini: una stola da sacerdote e una immagine della statua della Madonnina che da sempre è nel cortile delle case popolari.
E’ al popolo delle case popolari che Francesco lancia il suo messaggio: “La Chiesa deve andare incontro a tutti, nelle periferie, anche ai non credenti e ai non cristiani”.
Alle 11 l’appuntamento con i preti, le suore e i religiosi della Diocesi ambrosiana, in Duomo, sempre con l’arcivescovo Angelo Scola al suo fianco.
Migliaia di persone ad attenderlo, un momento di preghiera silenziosa nella cripta. E poi il discorso al clero, incentrato sul significato di “sfida”: “Non dobbiamo temere le sfide: quante volte si sentono lamentele su quest’epoca, ma non bisogna avere timore”. Le sfide, dice, “bisogna prenderle per le corna, come i buoi: dobbiamo piuttosto temere una fede senza sfide, che si ritiene completa”.
In piazza Duomo alle 11.30, Bergoglio recita l’Angelus sul sagrato della cattedrale, in una piazza gremita da 200mila milanesi arrivati a piedi fin dalle prime ore del mattino per riuscire a trovare posto.
Francesco risponde alle domande fatti dai diaconi e dai preti presenti. E dice: “I nostri giovani sono sottoposti a uno zapping continuo: ci piaccia o no, è il mondo in cui sono inseriti, nostro dovere come pastori è aiutarli ad attraversare questo mondo”.
Il Papa ha donato un calice alla Chiesa di Milano, e il cardinale Scola ha spiegato: “Noi, a nostra volta, abbiamo fatto un altro dono: 50 appartamenti donati dalla Caritas”. Il riferimento è agli alloggi popolari che verranno consegnati a famiglie in difficoltà : Francesco dà le chiavi alle prime quattro famiglie.
Ingenti le misure di sicurezza dal centro città fino al carcere di San Vittore, dove il Pontefice arriva per le 12. Incontro con tutti i 900 detenuti e pranzo con 100 di loro, che hanno anche cucinato.
Un breve riposo nell’ufficio del cappellano don Recalcati e poi alle 14 di nuovo in macchina per raggiungere il parco di Monza, dove alle 15 inizia la messa. Quasi un milione i fedeli presenti.
Ultima tappa, alle 17, stadio di San Siro: 80mila ragazzi cresimandi con parenti ed educatori. Il saluto del Pontefice, alla Milano che verrà .
(da agenzie)
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